Anime & Manga > Haikyu!!
Ricorda la storia  |      
Autore: Dainoza    08/08/2016    1 recensioni
Con il suo fidato retino in mano e i capelli sparati da tutte le parti, il piccolo Hajime è pronto a catturare il più grande insetto mai visto. Già, peccato che gli occhioni che spuntano dalla rete non siano quelli di un piccolo animale.
[Childhood!Iwaizumi/Oikawa]
Genere: Comico, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hajime Iwaizumi, Tooru Oikawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 Catching a boy in the grass


Spiò da dietro il cespuglio, i piccoli occhietti saettarono da destra a sinistra in pochissimi istanti, per poi tornare giù, nascosto tra le foglie verdi e pungenti del nascondiglio. Un leggero venticello lo fece rabbrividire, il suono di fogliame in movimento gli fece perdere per un momento la concentrazione, ma quando si abituò alla distrazione tornò vigile come prima, dalle sopracciglia contratte in un'espressione di serietà pura. Tra le mani abbronzate, il retino stava rigido e quasi fremeva per l'impazienza. Il manico era un po' rovinato, e le cordicelle della rete erano sfilacciate e ormai sporche, ma era stato compagno di mille avventure, non lo avrebbe di certo rottamato proprio durante una missione così importante.

Alzò di nuovo la testa, facendo sbucare i capelli a punta oltre il bordo. Aveva visto qualcosa nel giardino della casa accanto, un movimento oltre la siepe di separazione era bastato per metterlo in allerta, aveva intuito che i vicini avevano nel proprio territorio un affare bello grosso. La sua collezione, ordinata ed etichettata sul davanzale della sua finestra, era piena di scarabei di ogni dimensione e colore, ovviamente trattati con la massima cura, ognuno nel proprio barattolo e con un letto di foglie sotto le loro zampette. Tutti quegli insetti, catturati da lui e lui soltanto, erano il suo più grande vanto, se ne andava in giro con la sua più recente scoperta tutto trionfante, faceva vedere i barattoli agli amichetti di scuola, che esclamavano ammirati “Sei un grande, Hajime!”. Era venerato da tutti i bambini del quartiere, ogni volta che lo vedevano passare col retino in mano gli davano la buona fortuna, sicuri di vederlo, qualche oretta dopo, con un bello scarabeo in un barattolo e con tanti lividi sulle ginocchia. La vita da cacciatori era dolorosa e difficile qualche volta, ma poi la soddisfazione era enorme.

Sobbalzò quando, dalla siepe dei vicini, un movimento brusco attirò la sua attenzione. Riusciva a vedere una macchia marrone muoversi, e si convinse di aver trovato il suo obbiettivo. Strinse forte il retino tra le dita paffute, e tirò fuori la lingua, concentratissimo. “Ecco, è il mio momento!”.

Con cautela iniziò ad avvicinarsi, percorrendo il giardino con passi felpati e trattenendo il respiro. Le scarpe, dai lacci slacciati, calpestavano l'erba quasi con rispetto, la schiacciavano sotto le suole ma senza emettere rumore, mentre il piccolo Hajime, preso com'era dal momento di suspance, non si accorse di fare dei suoni sibilanti, come se stesse cercando di zittire qualcuno. Era il suo momento, doveva per forza prendere quel mostro, il fallimento non era tra le sue opzioni. Se ce l'avesse fatta, tutta la fama e la gloria sarebbe stata sua, sarebbe diventato il consigliere di tutti i bambini del vicinato, sarebbe stato il primo a salire sullo scivolo, e il capitano ogni qual volta decidessero di giocare a calcio o a pallavolo. Sì, già si vedeva da grande, al liceo, circondato da ammiratori per le sue doti da cacciatore di insetti. Il suo futuro sarebbe stato così radioso!

Alzò il retino sopra la testa, chiuse gli occhi e… “Eeeeeechk, che cosa fai ai miei capelli??”. In effetti, si sarebbe dovuto accorgere prima che quello scarabeo faceva troppo rumore per essere solo un piccolo insetto. Hajime aprì di scatto gli occhietti grigi, per rendersi conto di aver preso qualcosa, sì, ma che non assomigliava affatto ad un insetto. Intrappolato dal retino, c'era il capo di un bambino, inginocchiato per terra proprio dietro la siepe. Aveva una zazzera di capelli castani e due occhi enormi del medesimo colore, che lo guardavano con stupore. Il viso era contraffatto da un'espressione arrabbiata, ma allo stesso tempo comica, considerato che era intrappolato in una rete per insetti. Il ragazzino col retino in mano lo identificò come il figlio dei vicini – visto che era nel loro giardino – e per questo lo liberò subito dalla sua “prigione”, arrossendo per l'imbarazzo. “Scusa, scusa, non volevo farlo apposta!”. Disse dispiaciuto, indietreggiando di qualche passo. Era tutto finito, la sua fama era stata contraffatta e la collezione avrebbe sempre avuto un buco incolmabile. Aveva perso tutto un pomeriggio di primavera dietro un insetto non reale, che si era rivelato solo un bambino dagli occhi enormi.

Questo, dopo essersi scrollato di dosso qualche foglia, si alzò traballante in piedi, e Hajime, con una punta di fastidio, notò che era più alto di lui di qualche centimetro, nonché dalla pelle più pallida e praticamente perfetta, senza nessun livido o graffio, segni che, invece, adornavano le braccia e le gambe del piccolo avventuriero, ancora ferito dalla tragica scoperta. “Quel retino si usa per gli insetti, e io non sono un coso verde e schifoso!”. Sentenziò il bambino, incrociando le braccia e facendo assumere al viso un'espressione di sufficienza. Hajime lo guardò, prima con aria assente, poi indurendo la faccia ancora acerba, dai tratti rotondi e paffuti. “Gli insetti non sono schifosi, e poi hanno colori differenti!”. “Non è vero, sono tutti brutti e mi fanno schifo!”.

Quel bambino già lo odiava, e non sapeva neanche il suo nome. Come si permetteva di insultare parte della sua collezione? Il suo tono di voce era davvero sgradevole, sembrava quasi quello di una femmina, e Hajime odiava le femmine! In effetti, anche i capelli arruffati sembravano quelli di una femmina! Avrebbe voluto dirglielo, ma la mamma gli aveva insegnato che doveva sempre comportarsi bene con gli altri, altrimenti i Kami lo avrebbero punito con l'avanzare degli anni.

Mise le mani sui fianchi, guardando in cagnesco l'altro. “Quindi anche le farfalle ti fanno schifo?”. Chiese allora, avvicinandosi di qualche passo al bambino. Questo, inaspettatamente, fece scomparire l'espressione di sufficienza dal suo viso, facendo spazio ad un leggero sorriso sdentato. Il repentino cambio d'umore dell'altro lo confuse, ma in una parte della sua mente si disse che quel sorriso non stava poi così male sul suo viso. “No, le farfalle sono colorate e delicate… possono anche volare, incredibile! Nel giardino di mia nonna ce ne sono tantissime, si appoggiato sui fiori colorati e, se sono abbastanza silenzioso, riesco ad avvicinarmi per guardarle da vicino!”. Fu come se quelle parole riuscirono ad eliminare l'astio che provava nei suoi confronti. Certo, non aveva elogiato le cavallette o gli scarabei, ma le farfalle erano pur sempre insetti, e piacevano anche a lui. Non era molto, ma erano riusciti a trovare un compromesso su cosa era schifoso e cosa no. Hajime abbozzò un sorriso e iniziò a dondolarsi sul posto, imbarazzato. Non era bravo a scusarsi, ma era il minimo per quello che aveva fatto. “Sono d'accordo con te, sono davvero belle…. M-mi scuso per quello che ho fatto...” borbottò a voce bassa, guardando da un'altra parte. Non sapeva perché, ma gli occhi enormi dell'altro bambino lo mettevano a disagio, perché erano sempre stati fissi su di lui per tutta la durata del battibecco. Era un tipo davvero strano, aveva un aspetto – e gusti – da femmina, ma anche l'aria stralunata, come se fosse stato mandato sulla Terra dagli alieni.

Il bambino non disse nulla, ma si chinò dietro la siepe e, quando si raddrizzò, aveva in mano un pallone da pallavolo e un enorme sorriso sul volto. Aveva già dimenticato tutto. “Ti piace la pallavolo?”.

 

Hajime qualche volta si perde nei suoi ricordi d'infanzia, gli piace pensare che sono parti della sua vita che non vanno dimenticate, perché racchiudono sogni e speranze infantili, che gli donano sempre il buon umore e, sì, anche qualche sorriso sul viso burbero, ormai levigato grazie al corso degli anni. Ha abbandonato il retino da tempi immemori, lo ha appeso letteralmente al muro, come un quadro, e sul davanzale ha fatto spazio ai trofei di pallavolo e alle varie foto scattate con la squadra.

Va ormai al liceo, Hajime Iwaizumi, è cambiato in meglio, si è fatto più maturo e responsabile, ma non tutti hanno avuto questa stessa fortuna. “Iwa-chan, muoviti o faremo tardi!”. Quel bambino, che aveva scambiato per uno scarabeo tanti anni prima, era cresciuto di altezza, ma era rimasto il solito idiota di sempre, amante delle farfalle e dai capelli scompigliati. Erano diventati amici, erano cresciuti insieme e continuano a condividere un sacco di cose, come ad esempio la stessa forza che hanno nei polmoni quando devono urlare. “Zitto, Shittykawa, sto arrivando!”.

Tooru Oikawa, anche chiamato “Shittykawa” dal suo migliore amico, e Hajime Iwaizumi, chiamato affettuosamente “Iwa-chan” dal suo peggior incubo, sono legati dalla pallavolo, divenuto il loro obbiettivo nella vita, dai battibecchi e da un giorno di primavera tanto lontano, ma ancora così vivido nei loro ricordi. Se si concentra abbastanza, Hajime riesce ancora a sentire la delusione nel non aver trovato ciò che stava cercando, ma anche l'irritazione e alla fine il divertimento, perché guardare l'amichetto alzare una palla, per poi colpirsi da solo sul viso era stata la cosa più esilarante che avesse mai visto. Da quel giorno, non si erano più separati.

--------------------------------------------
Il titolo non è il massimo, me ne rendo conto, ma sempre meglio di niente, giusto?
Spero che vi sia piaciuta ^O^ Se è così lasciate un commentino se vi va e date un'occhiata anche a il resto delle mie storie, mi raccomando <3
Dainoza

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Haikyu!! / Vai alla pagina dell'autore: Dainoza