When the night comes
Non appena Kristoff la
lasciò scendere a terra –
l’aveva portata con estrema facilità in braccio
dalla sala da ballo fino alla soglia della camera da letto –,
Anna si affrettò a liberare i capelli
dall’impiccio del velo: nonostante la leggerissima
consistenza e il finissimo lavoro di ricamo del pizzo, non vedeva
l’ora di sbarazzarsene. Nel mentre, scalciò anche
le scarpe con i tacchi più alti che avesse mai indossato,
responsabili di un atroce male ai piedi.
Sospirò di sollievo e, al pensiero che in quella stanza non
sarebbe più stata sola, rivolse un impacciato sorriso
all’uomo che aveva giurato di amare davanti tutta Arendelle.
Il giovane tagliatore di ghiaccio le rispose con un cenno di imbarazzo,
le gote e le orecchie rosse anche a causa del vino bevuto al banchetto.
Abituato al rigore della vita in montagna, la più sontuosa
festa del regno – Elsa in persona si era accertata che lo
fosse – lo aveva intimorito più del previsto.
Eppure, credeva di essere ormai avvezzo allo sfarzo della vita di
corte: erano trascorsi mesi dalla promozione a Mastro Tagliatore del
Ghiaccio e altrettanti li aveva vissuti accanto alla donna che era
appena diventata sua moglie – come fosse riuscito a chiederle
la mano, o con che coraggio avesse prima presentato tale richiesta alla
Regina in persona, rappresentava ancora un mistero.
Durante la cerimonia nuziale e il successivo banchetto era riuscito a
mantenere i nervi saldi e a non farsi prendere dal panico soltanto
grazie a lei: bastò vederla avanzare lungo la navata della
cattedrale in un tripudio di bianco, bella da togliergli il fiato, con
un sorriso così radioso da inorgoglirlo e al tempo stesso
riuscire a farlo sentire insignificante al confronto –
dovette intervenire Sven con un verso spazientito affinché
si riscuotesse e si affrettasse così a prenderle la mano da
quella di Elsa. Incrociare i suoi grandi occhi azzurri, lucidi di
emozione, gli fece dimenticare ogni ansia.
E fu quel sì, pronunciato
così in fretta da
troncare sul finale la formula recitata dal vescovo, a intenerirlo
più delle lacrime di commozione che non era riuscita a
trattenere alla fine della cerimonia.
«Stai pensando a qualcosa di bello?»
La sua voce lo riportò di colpo al presente e
così si affrettò a risponderle in un balbettio
sconnesso: «Bello, sì. Tu sei bella.
Cioè, bellissima. No, volevo dire-».
Anna gli schioccò un bacio sulla guancia accaldata.
«Anche tu sei bellissimo con questi vestiti», gli
sorrise per ringraziarlo del complimento.
«Davvero? Pensavo di soffocare con questo
colletto». Kristoff tirò il bavero per allentarlo,
sentendo all’improvviso una forte mancanza d’aria.
«Non sono abituato».
La principessa emise uno sbuffo divertito. «Mi dispiace che
tu abbia sofferto, eppure è di ottima fattura»
commentò, lisciando con le mani la stoffa della sua giacca
per tutta l’ampiezza del petto.
Quel gesto intensificò il rossore e la timidezza di lui.
«Be’, sì. Certo. Ottima»
balbettò tutto d’un fiato, allontanandosi dalle
sue carezze.
Anna dapprima si sorprese di quella sua reazione, ma poi
realizzò cosa avesse fatto e batté anche lei in
ritirata, ridacchiando nervosa per alleggerire l’atmosfera
tesa.
«E… E così, eccoci qui»
sospirò di gioia, ancora incredula. «Sai, ho
sempre, sempre, sognato tutto questo. Questi giorni
felici con Elsa. E
tu. Tu, che fantasticavo come un magnifico principe su un bianco
destriero, pronto a salvarmi – e invece no. Non è
stato così, ma… ma… Sei tu»,
s’interruppe per respirare e calmare il battito frenetico del
cuore, mentre gesticolava con le mani e fuggiva il suo sguardo per
paura di non riuscire più a continuare, perché
quando parlava riempiva il silenzio e di silenzi aveva vissuto fin
troppo. «Ah, non nel senso che non sei magnifico! Oh,
be’, Sven non sarà un bianco destriero, ma senza
di lui mi sarei sfracellata al suolo, giù dal dirupo!
E-».
Kristoff la interruppe con un bacio, chiudendole le labbra con le
proprie, soffocando il resto del suo dolce sproloquiare a vanvera e
assaporando così il cioccolato della torta di cui sapeva
ancora la sua bocca.
Aveva capito, certo. Alcun dubbio al riguardo. Non dopo tutte le
litigate e gli attriti di cui era stato costellato il loro cammino fino
all’altare, non dopo le inevitabili riappacificazioni: erano
entrambi due teste calde, spesso di diverse vedute, ma senza il suo
sorriso e la sua presenza mai discreta – eppure
indispensabile – la vita avrebbe avuto tutt’altro
colore.
La principessa si aggrappò alle sue spalle, preda di quel
bacio e di quell’abbraccio che riuscì a farle
dimenticare cosa stesse dicendo, dove fossero, cosa fosse successo
prima o sarebbe accaduto poi. Esisteva soltanto quella pura sensazione
di appartenenza che lui riusciva sempre a trasmetterle, solo Kristoff e
il suo adorabile carattere un po’ burbero, il suo affetto
smisurato per Sven e la sua venerazione per il ghiaccio.
Non desiderava null’altro: tra le sue braccia trovava sempre
riparo, le sue mani erano fautrici di piacevoli brividi ovunque
vagassero, la sua bocca tornava a tormentarla ogniqualvolta prendevano
fiato, reclamandola come sua – sua moglie.
«Possiamo…» mormorò contro le
sue labbra, che stava viziando di tanti, piccoli e morbidi baci.
«Possiamo spostarci sul… sul letto» gli
propose con voce tremante e velata più di imbarazzo per
quell’audacia che di insicurezza.
«Oh, sì. Certo». Kristoff le sorrise e
sciolse l’abbraccio con una naturalezza che la confuse.
«Sarai parecchio stanca, immagino. È stata una
giornata molto lunga».
Anna annuì con perplessità: sembrava fosse appena
scoppiato un improvviso temporale, di quelli inopportuni che le
impedivano di uscire fuori dal castello a divertirsi.
«Starà anche per sorgere l’alba, ormai!
È tardissimo e ho voglia anche io di una bella dormita. Sai,
penso che domani sarà la prima volta che mi
sveglierò tardi», rise appena.
Il tuono esplose nella testa della principessa, insinuandole un
fastidioso dubbio: la pioggia non sarebbe cessata presto.
«Kristoff, tu… Tu-» cercò di
spiegarsi con voce troppo sottile.
«Buonanotte, Anna» le augurò il
montanaro, schioccandole un bacio sulla guancia.
«Buonanotte?!» squittì lei.
Kristoff parve di nuovo non sentirla, diretto verso la porta.
«Aspetta!!» esclamò Anna
d’impeto, buttandosi con tutto il corpo su di essa prima che
lui potesse afferrarne le maniglie ed aprire.
Le riservò uno sguardo così sorpreso da
suscitarle una vergogna tale da pregare il pavimento di inghiottirla.
Quando realizzò che ciò non sarebbe mai stato
possibile, si arrese all’evidenza e, dopo aver preso un
grosso respiro per distendere i nervi, proferì:
«Stai dicendo… Stai dicendo che non sai
cosa… Sai, quello che succede tra due… Tra noi
due, che dovrebbe succedere. Non che ne sappia
molto, ecco,
sì. Oh, è una cosa mostruosamente imbarazzante!
Non mostruosa, solo imbarazzante. Tanto. Io lo sono».
Inspirò, accorgendosi della sua espressione più
confusa di prima, e buttò fuori d’un fiato:
«Kristoff, non sai come nascono i bambini?!» E
subito corse a tapparsi la bocca per il tono alto che aveva utilizzato:
qualcuno avrebbe potuto sentirla! Elsa!
A quell’esclamazione il montanaro sgranò gli occhi
scuri e ribollì di imbarazzo, tornando al vano tentativo di
allentare il colletto della giacca: non credeva possibile ci fosse un
tale caldo ad Arendelle!
«Non lo sai?» esalò la principessa,
coprendosi il volto con entrambe le mani, sopraffatta da tutta quella
assurda situazione.
«So… So come nascono i piccoli di troll»
balbettò lui. «Bulda mi ha anche fatto assistere
al rito».
Anna sospirò e lasciò scivolare mollemente le
braccia lungo i fianchi, sconfitta. «Suppongo che, se tu
abbia assistito, non sia… Non funzioni come…
be’, allo stesso modo per troll ed esseri umani».
«No», si affrettò a negare lui.
«Bene. Non voglio sapere altro». La principessa
espirò con rassegnazione, prima di appoggiarsi al suo petto
alla ricerca di conforto: Kristoff non aveva tutti i torti prima e si
sentiva veramente stanca.
Il giovane si mosse un po’ inquieto e posò le mani
sulle sue spalle con l’intenzione di allontanarla, ma il
proprio corpo era di tutt’altro avviso e il risultato fu
accarezzarle la pelle nuda, setosa sotto le dita irruvidite dal lavoro
e profumata di fiori: Anna aveva sempre un buonissimo odore –
tranne quando tornava dalle cavalcate o dalla stalla, ma non poteva di
certo biasimarla… d’altronde, lui puzzava sempre
di renna.
«Potresti aiutarmi con il vestito, prima di andare? Per
favore, non mi va di disturbare Elsa a quest’ora».
Kristoff si riscosse al suono della sua voce appena udibile e le
rispose con un mormorio di assenso, lasciandola libera di allontanarsi
un po’ a malincuore.
Insieme si sedettero sulla sponda del letto: lei gli diede le spalle e,
mentre le sue piccole mani andavano a sciogliere
l’acconciatura, gli spiegò cosa fare:
«Le perle sono dei bottoni».
Il montanaro annuì con un mugugno, mentre avvicinava al
corpetto le dita tremanti, terrorizzato dalla delicatezza del ricamo
che avrebbe potuto rompersi al minimo tocco. Prese un paio di profondi
respiri per calmarsi e così riuscì a liberarne
una dall’asola con successo. Esultò appena,
sentendosi un po’ sciocco: la risatina di Anna gli diede tale
conferma, incoraggiandolo al contempo.
Bottone dopo bottone, con sollievo vide attraverso il corpetto aperto
la seta lucida della sottoveste.
«Fatto» sussurrò appena, perso nel
contemplare l’elegante curva dell’incavo tra spalla
e collo, prima che morbide onde ramate ricadessero sulla sua schiena.
La principessa lo ringraziò timidamente e con una grazia
molto spesso offuscata dalla goffaggine si alzò.
Kristoff fece per imitarla, ma lo spettacolo che si presentò
davanti i propri occhi ebbe il potere di inibire ogni
facoltà mentale e fisica, eccetto la vista: Anna aveva
lasciato l’abito bianco libero di formare sul pavimento una
nuvola di veli e raso attorno ai piedi nudi. Trattenne il respiro in un
ansito, incantato dal suo incarnato che sotto la luce della luna e
delle candele assumeva un colorito ancora più chiaro e
seducente, mettendo così in evidenza le graziose lentiggini.
«Meglio… Meglio che vada adesso»
mormorò in un tono che stentò a riconoscere, roco
più del solito.
Anche la principessa se ne accorse e, dopo aver riposto in fretta il
vestito nell’armadio, racimolò quel coraggio che
l’aveva animata prima: lo raggiunse in pochi passi e lo
fermò appoggiando una mano sul suo petto. Dalle labbra
schiuse non uscì alcun suono, soltanto gli occhi
comunicarono la sciocca paura che aveva di essere abbandonata, di
nuovo. Era ben consapevole che ciò non sarebbe accaduto mai
più e che, lasciandolo andare, l’avrebbe ritrovato
l’indomani, ma…
«Vorrei che ti fermassi qui a dormire, per questa notte e per
le successive» sussurrò senza alcuna traccia di
tentennamento.
Kristoff le avvolse la mano con la propria. «Sì,
lo so, ma-».
Anna scosse con forza la testa e lo guardò negli occhi con
rinnovata determinazione. «Siamo sposati: è giusto
così».
Fu a quel punto che il tagliatore di ghiaccio realizzò con
certezza che non ne sarebbe più uscito vivo.
«Allora, vado a cambiarmi» acconsentì e
le regalò una carezza sulla guancia con le nocche della mano
libera.
«La servitù ha portato tutto qui» gli
riferì lei in un sospiro appagato, premendo la guancia sul
suo palmo aperto.
Kristoff sentì una stretta al cuore per
quell’abbandono così spontaneo e le sorrise.
Anna ridacchiò nervosa sotto il suo sguardo perso e lo
colpì giocosamente sul braccio. «Cambiati,
su» lo spronò, ammiccando con
complicità.
Lui colse al volo il messaggio nascosto e scoppiò a ridere.
«Mi sento così ridicolo!»
Anche la principessa si unì al suo divertimento,
allontanandosi per lasciarlo libero di svestirsi. «Almeno tu
non hai travolto i poveri invitati con quell’enorme vestito
che io ho dovuto indossare. Elsa è
pazza!»
esclamò, prestandogli aiuto nel vederlo in
difficoltà con la giacca.
«È stata la Regina a sceglierlo?» le
chiese, sorpreso dalla velocità con cui gli
sbottonò il colletto e dalla cura con cui lo
aiutò a toglierla dalla testa per non fargli male ed evitare
anche di rovinare i vari stemmi e nastri appuntati sopra.
«Non proprio… Elsa mi ha aiutata nella scelta. E
il vestito mi piace, ma-».
Kristoff la interruppe con un’esclamazione incredula:
«Tu non hai pestato i piedi a nessuno!» Fu con
un’enorme soddisfazione che abbandonò la maledetta
giacca sul pavimento.
«Oh, sai quante volte è successo con il mio
insegnante di valzer?» Anna assunse una smorfia infastidita
al ricordo.
«Immagino sia lo stesso a cui mi hai gentilmente affidato per
l’occasione?»
«No! Ma ti pare!?» esclamò lei,
fingendosi indignata.
Kristoff ghignò sornione, stando al gioco: «Oh,
sì. Penso proprio di sì».
Anna indietreggiò con un risolino per sfuggire alle sue mani
protese, che era certa volessero farle il solletico per vendetta.
«Non potevo certo sapere che anche tu avessi la mia stessa
inclinazione» tentò di blandirlo.
«Bugiarda» l’accusò lui,
pronto ad attaccarla.
La principessa riuscì a spostarsi prima di essere catturata
e, nel breve momento di pausa che ne seguì, gli rispose:
«Come osi dare della bugiarda alla tua principessa? Sai che
posso farti esiliare per questo?»
Kristoff si lasciò distrarre da quel tono serio e pomposo,
fermandosi in una posizione di attacco che Anna trovò
terribilmente buffa, e lei ne approfittò per porre ancora
più distanza tra loro. La fuga ebbe vita breve: si
trovò presto prigioniera, le sue braccia strette in vita per
trattenerla. Un brivido le sfuggì al contatto della propria
schiena con i suoi muscoli coperti dal lino della camicia.
«Hai freddo?» le chiese subito con premura,
sentendola tremare. Nonostante fosse estate inoltrata, la notte
risultava sempre abbastanza fresca ad Arendelle.
Lei scosse la testa. «Ti amo» sussurrò,
persa in quell’abbraccio a respirare il suo odore muschiato,
fresco come la neve appena caduta.
Kristoff aumentò appena la stretta, sopraffatto dalla
spontaneità di quella confessione.
«Anna» sospirò per raccogliere
quell’ingenuo coraggio che tanto ammirava in lei e lo faceva
molto spesso preoccupare. «Sono cresciuto tra i troll, ma ho
sempre svolto il mio mestiere. Non ricordo neanche la prima volta in
cui ho tagliato il ghiaccio!» Rise in maniera nervosa per
sdrammatizzare.
«La tua ossessione per il ghiaccio…
Diverrà proverbiale un giorno» commentò
lei con malcelato divertimento, agitandosi appena per riuscire a
voltarsi.
«Aspetta, furia scatenata», la fermò con
la voce e con una leggera stretta.
Anna sbuffò e si rilassò subito dopo,
comprendendo che ogni sforzo sarebbe stato vano: nonostante la
delicatezza con cui la trattava sempre, i suoi muscoli erano forti
abbastanza da rompere ed estrarre blocchi di ghiaccio per tutto il
lungo inverno di Arendelle.
Il montanaro nascose il viso tra i capelli di lei, inebriandosi del
loro piacevole profumo. «Quando vado a tagliare il
ghiaccio… Be’, è normale incontrare
altri tagliatori – anche per un asociale come me –
e, sai, capita che ci si scambi qualche saluto, qualche battuta,
qualche parola. Molti se ne stanno sulle loro, ma altri chiacchierano a
ruota libera». Emise un sospiro prima di continuare:
«Ecco, quello che sto cercando di dirti è
che… Uhm, Anna, io-io credo di sapere». Non ebbe
il coraggio di addentrarsi nei particolari, così
sperò che lei riuscisse a cogliere ogni sottinteso.
«Scusami» sospirò poi, quando un pesante
silenzio li annichilì entrambi.
Anna si sforzò di decifrare quel suo strano discorso e il
perché dovesse farsi perdonare: conosceva la sua storia,
sapeva quanto lui fosse legato ai troll e quanto amasse il ghiaccio,
e… Era ovvio che non fosse
l’unico tagliatore di
ghiaccio in tutto il regno! Che storia era mai quella?
Sbuffò di frustrazione e, in quel momento di pausa dalle
proprie elucubrazioni, percepì con chiarezza Kristoff dietro
di lei, teso e rigido come una statua di marmo. Tentò
nuovamente di sgomitare affinché lui comprendesse che il
modo migliore per affrontare un discorso serio non fosse quello, ma
faccia a faccia, mettendo da parte la cocente vergogna che lo stava
tormentando.
Attanagliato dai sensi di colpa, il montanaro non oppose più
alcun resistenza, lasciando che lei si voltasse e gli scagliasse contro
qualsiasi cosa, anche uno schiaffo. Le aveva omesso volutamente la
verità, prima, scegliendo di darsi alla fuga piuttosto che
soccombere all’ignoto, e perciò avrebbe sopportato
ogni tipo di punizione.
Trovandosi davanti quegli occhi da cucciolo bastonato, Anna
dimenticò in fretta il suo farfugliare su ghiaccio,
tagliatori e chiacchiere a ruota libera: si trovavano entrambi
lì, uniti ormai in sacro vincolo e da un sentimento che non
smetteva di sfarfallarle nello stomaco.
Per la prima volta, desiderò soltanto che quel calmo
silenzio risuonasse per sempre e con la stessa insistenza delle grida
scagliate alla porta della camera di Elsa in un tempo lontano,
dimenticato.
Sorrise, quieta come il mare in bonaccia, e gli accarezzò
una guancia per spingerlo a rivolgerle attenzione.
Kristoff riportò così lo sguardo sul suo viso e
fu vinto dai suoi luminosi occhi, in cui vi lesse tutto ciò
di cui aveva bisogno in quel momento: come lei facesse, non sapeva
spiegarselo ancora e forse mai ci sarebbe riuscito. E in fondo, neppure
gli importava.
«Ti amo», fu l’unica cosa che
sentì di doverle in risposta.
Anna fece per contraccambiarlo, ma lui l’anticipò:
«Non te l’avevo ancora detto».
Sentì il fiato morirle in gola per lo sguardo colmo di
promesse che le regalò. «Forse,»
deglutì un ansito di aspettativa, «ma adesso
potresti… Potresti dimostrarlo, se ti va».
Gli sfuggì un risolino divertito: «Oh, direi
proprio di sì».
*
«Cosa stavi cercando
di dirmi prima?»
Anna rotolò sul letto sfatto per portarsi più
vicina a lui e così accoccolarsi sul suo petto.
Kristoff le avvolse un braccio attorno alla vita con una risata.
«Questa non è una risposta» lo
rimproverò bonariamente.
Non avrebbe dovuto ridere anche lei, assecondandolo, ma la
felicità era troppa e contagiosa.
«No, certo» finalmente le rispose.
«E allora?» lo incalzò lei.
Il giovane tagliatore di ghiaccio atteggiò le labbra in un
pigro sorriso.
«Ha importanza ormai?» le chiese.
Anna ci pensò su e decise che no, non le importava: era
giusto per curiosità, ma stava così bene in
quell’abbraccio che… Be’, era tutto
perfetto così com’era.
Oh-oh! Una Kristanna! Sorpresa sorpresa ;)
Chi se l’aspettava? Non io, sono ancora sotto shock xD Da brava multishipper non è che la Kristanna non mi piaccia! Anzi! Leggo su di loro molto volentieri. Ma be’, fa sempre un certo effetto cimentarsi con cose nuove.
Non ho molto da dire questa volta, tranne che come al solito il titolo non mi piace, ma ormai ci ho fatto l’abitudine… Grazie mille per aver letto ♥
Calime