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Autore: VeronicaFranco    08/08/2016    2 recensioni
Inghilterra, 1947.
Claire ricorda Jamie.
Genere: Poesia, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Love poems'
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Il suono di un fiume spaccato tra le pietre –

L’aria gelida e la stoffa ruvida –

Ferite sulla pelle e cicatrici.

La tua saliva: il tuo odore fatto rete,

e questa rete cattura viscere e sensi.

Cresce in grembo un piccolo bozzolo di veleno

fiorente tra l’amore e il vuoto dell’assenza.

Flutti e brezze mi spolpano il cuore all’osso,

bestie d’acqua rugose e voraci.

 

Non mi volto indietro,

sebbene una Scozia immacolata mi attenda

in ogni sogno.

Pesci d’argento guizzano tra i nostri piedi immersi.

Le rapide lavano via il fango, il sangue, il dolore.

 

Ti ho graffiato per cacciarti, ti ho graffiato per amarti.

Ti ho desiderato

per lasciarti.

E come poteva esistere in me un mostro simile,

innamorato di te e affamato

del tuo vigore –

e come ti ho accolto tra le gambe e nell’anima,

nemmeno fossi selvatica anch’io,

e come amavo il suono basso della tua voce a ferirmi i sensi…

Nel vino il desiderio di te s’è ubriacato di verità.

 

Un anello di ferro è la chiave,

di ferro è la catena che mi lega a te in un piccolo cerchio.

E quando il cerchio si allarga

io svanisco in una tomba di pietra,

dove tu non sei più.

 

Questa deve essere la mia punizione

per quanto ti ho amato.

Perderti è il prezzo della felicità di essere tua.

 

E lo sono ancora.

Tua come un cuore nel suo guscio di carne.

Tua come tua figlia ignara di te.

Tua in ogni modo possibile, fino a sentirmi

tremare le gambe

per il vuoto che mi spezza.

 

Senza rimpianto affronto i carboni accesi della solitudine.

Ti tengo vivo come l’ultimo fiato di candela nella tenebra spenta.

Quando non c’era elettricità a confortare le notti,

capivo quanto fosse benedetto il fuoco.

E quando anche il fuoco moriva,

benedetto era il tuo corpo così caldo, i tuoi baci così fondi, le tue mani così sagge.

Il freddo non veniva mai.

 

Invece

in questo mondo elettrico e moderno

mando scintille sterili

nel grigiore della mia alcova.

 

La ferita del mio tradimento non ha lasciato Frank,

esiste in lui come una malattia costante.

Mi tocca cercando qualcuna che non sono più.

Mi dono a lui sperando di potere, per un attimo solo, recuperare

almeno il suo sorriso.

 

Ma c’è una nota di roccia

nel mio respiro,

raschia via i segni della quiete.

Ha tutto, Frank:

la pazienza,

la coscienza,

la presenza,

eppure –

anche nel più dolce abbraccio ti insinui tra noi

e grido per te, non per lui.

Grido canti

rochi come i tuoi sussurri, quando

mi chiamavi con gemiti indecisi

tra l’estasi e il comando.

Gaelico.

La lingua del mio amore

era un pugno di parole apprese a stento

tra un bacio, una carezza, un amplesso e un colpo

al cuore, al corpo.

 

Quando nessuno mi guarda,

e Brianna respira nel sonno

il tuo profumo,

io le dico ancora, quelle parole.

Mi si seccano in gola, ma resisto perché

mi venga un colpo se ti lascio andare,

dannato Fraser,

possano venirmi ad ammazzare

se dovessi scordarmi

uno solo di quei suoni

che mi versavi in bocca come vino.

 

Se potessi morire,

se non avessi amore da donare ancora

alla creatura nata da me e da te,

verrei a Culloden

a seppellirmi nella tua cruenta terra,

affinché le ossa e il sangue nostro si uniscano da morti

come da vivi.


Questo mi hai lasciato, James Fraser:

un cuore di belva ridestata,

e che io lo usi per proteggere Brianna

(lo giuro, Dio, che mai nessuno le farà del male;

Dio, mi hai trasformata in te)

o per insultarti mentre sogno di averti nudo dentro l’anima

non importa, dico davvero,

è lo stesso,

è tuo.

Outlander 109

   
 
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