Videogiochi > The Elder Scroll Series
Ricorda la storia  |      
Autore: TheManiae    09/08/2016    2 recensioni
Draghi dalle ali scure solcano i cieli di Skyrim.
Impavidi eroi si scontrano nei tumuli profondi e sulle vette più alte.
Qualcosa si muove nell'ombra, e furtiva tira i fili.
Un piccolo scontro nato dalla mia fantasia.
Il protagonista è l'avatar che uso in Skyrim appunto.
Opportunamente modificato si intende.
Genere: Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dovahkiin, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
Le strade di Solitude erano come sempre vivaCi e piene di gente di ogni razza e ceto sociale. Nobili imperiali con sgargianti e costosi abiti di seta multicolore passeggiavano accanto a mercenari argoniani e senzatetto khajiit. Le bancarelle cariche di frutta e verdura erano assalite da clienti paganti, mentre nella piazza centrale un bardo seduto sul palco di pietra intratteneva il pubblico cantando canzoni su antiche leggende nordiche.
In tutto questo caos generale della vita cittadina, una figura scura avanzava a passo lento, osservando l'ambiente attorno dipinto di bianco dalla neve sui tetti. Il corpo era nascosto da un lungo mantello marrone un po rovinato sul fondo, che faceva intravedere grossi stivali di metallo scuro, mentre il volto era nascosto da un grosso cappuccio.
La figura incappucciata camminò in mezzo alla folla, ignorato da tutti quei normali cittadini che pensavano solo ai loro affari e ai loro bisogni. Meglio così. Sarebbe stato complicato avanzare a volto scoperto.
Qualcuno però lo osservava, e l'incappucciato lo avvertì e si voltò di scatto.
Su una pietra, intento a tenere in mano un piccolo pugnale che roteava abilmente, un ragazzino lo osservava con un sorrisetto curioso. Non sembrava niente di strano. Aveva gli abiti scuri e pensanti di ogni ragazzino nord di ogni città di Skyrim, ma gli occhi ne tradivano la vera natura. Gialli, con un inquietante bagliore che trasmetteva una sensazione di sete inumana di sangue.
La figura si avvicinò al giovane figlio della notte, con tutti i sensi in allerta in cerca di altri compagni notturni del ragazzino. Non ne avvertì nessuno, ma mantenne comunque la guardia alzata.
"Ci si rivede Grom-gro-Dushnikh" disse il bambino, ma con una voce che sembrava più da adulto, o addirittura da vecchio. Era antica e potente, e faceva gelare il sangue. Il tutto contrastava di molto col viso angelico che parlava, e questo avrebbe fatto venire i sudori freddi a chiunque. Tranne Grom.
"Cosa vuoi Holaf?" Chiese l'incappucciato con voce rude e profonda, e con un tono che normalmente si rivolgerebbe a un adulto.
"Lo sai amico mio..." mormorò il nord fissandolo con uno sguardo carico d'odio "Hai tradito il clan"
"Me ne sono solo andato. Trovatevi un altro orco da corrompere." Sbuffò Grom con tono seccato, cercando di finire quel discorso in fretta. Non avvertiva nessun'altro figlio della notte li attorno, ma sentiva che tra poco sarebbe accaduto il finimondo.
"Stupido. Nessuno esce dal clan. Persino i cadaveri restano per l'eternità"
I due si fissarono negli occhi per interminabili secondi. Quelli gialli del vampiro cercavano di scavare nella mente dell'orco attraverso i suoi occhi azzurri come ghiaccio, ma non servì a nulla. La sua mente era troppo forte per essere piegata da un semplice sguardo.
"Siamo in pieno giorno, in una delle città più affollate di Skyrim, in una società che disprezza a morte i vampiri ed è estremamente superstiziosa. Cosa mi impedisce di urlare a tutti cosa sei e godermi la vista della tua testa che rotola sul selciato nevoso?" Chiese Grom sorridendo da sotto il cappuccio, ma il sorriso innocente del mostro davanti a lui rimase sfrontato e sicuro di se.
"Semplice. Il mio piccolo Drake" 
Prima che l'orco potesse rispondere e chiedere spiegazioni, un ruggito squassò l'aria, zittendo in un istante ogni rumore proveniente dalla città. Tutti guardavano il cielo impauriti. Erano ormai 3 anni che conoscevano e temevano quel suono.
Un secondo ruggito rimbombò nell'aria, facendo tremare i vetri delle finestre di ogni casa, e tutti videro un ombra nera sbucare da dietro la montagna che incombeva sulla città. Man mano che si avvicinava, Grom iniziò a riconoscere i dettagli, mentre attorno a lui le persone correvano disperate urlando e nascondendosi dentro le loro case.
"Tu brutto..." Le parole morirono in bocca a Grom, quando vide che il bambino-vampiro era scomparso del tutto. Allora concentrò tutte le sue attenzioni sul drago che si avvicinava rapidamente alla città. Lo sguardo da predatore puntato su di lui. L'ombra delle ali che oscurava il sole.
YOL-TOOR-SHUL!
L'urlo assordò la maggior parte dei cittadini, mentre un torrente di fiamme violacee colpiva in pieno il tetto di una casa accanto all'orco. Le urla terrorizzate degli abitanti riempì l'aria, mentre l'enorme figura del demone alato atterrava bruscamente su una cosa, piantando gli artigli nella paia e nella roccia.
Ora che Grom lo vedeva meglio, un brivido freddo gli percorse la spina dorsale. Aveva la forma di un normale drago, ma il colore delle scaglie era di un rosso morto tendente al grigio, così come le imponenti ali piene di strappi e fori di freccia. Lungo il lungo e sinuoso collo le scaglie lasciavano spazio a un'ampia ferita, nella quale carne e vertebre venivano esposte alla gelida brezza della città. Inoltre, la parte finale della coda era stata strappata, e l'unico occhio, il sinistro, era posseduto da una malevola luce violacea.
"Pazzi" Pensò Grom osservando l'abominio davanti a lui. Non era più un fiero e maestoso drago proveniente da un mondo oramai lontano e quasi dimenticato, no. Ora era solo una massa di carne morta e ossa antiche schiava dei figli della notte. Lui che era colui la cui anima era più in sintonia coi draghi che chiunque altro a Tamriel, vide che oltre l'occhio posseduto il maestoso essere soffriva per le catene in cui era imprigionato.
"Ti libererò dal tuo tormento..." mormorò l'orco, per poi levarsi il mantello di dosso con un unico fluido movimento del braccio, gettandolo a terra sulla strada. Una lunga coda di cavallo nera come il carbone partiva dal capo e arrivava alle spalle. Un'armatura liscia copriva il petto e le gambe, nera come una notte senza stelle e senza luna, con una strana aura di fredda oscurità che la circondava, mentre un lungo arco di fattura elfica era legato alla schiena. Al fianco un lungo fodero di pelle scura.
La bestia spostò il suo sguardo mortifero verso la pattuglia di soldati imperiali che era corsa a intercettare il drago, e che ora lo bersagliava senza sosta con un torrente di frecce. Ma le punte d'acciaio rimbalzavano sulle dure scaglie dell'animale, mentre quelle che colpivano le ali venivano ignorate alla strenua di moscerini fastidiosi. 
La creatura prese un respiro profondo, inarcando il lungo collo serpentino, per poi urlare, scatenando un torrente di fiamme purpuree che colpì in pieno la pattuglia, gettando quattro dei cinque soldati a terra con la pelle carbonizzata dal fuoco corrotto. L'ultimo sopravvissuto, un semplice soldato armato di spada e scudo, si era nascosto all'ultimo secondo dietro il muro di una casa, evitando di pochissimo la fiammata. 
Mentre l'essere oscuro puntava l'imperiale, che ora tremava come una foglia fissando completamente terrorizzato la creatura mostruosa davanti a se, ruggì di dolore e si voltò. Nella sua spalla, conficcata per una buona metà, una grossa scheggia di ghiaccio lunga almeno un braccio, con attorno un'aura di freddo e gelo. Spostando lo sguardo, vide a terra l'orco con un braccio alzato verso di lui, la mano ancora piena di venature azzurre dovute all'incantesimo, mentre nell'altra reggeva una lunga katana completamente nera, ricoperta da una ragnatela di venature luminose che cambiavano costantemente colore: Rosso, Blu, Verde e Viola.
Il drago non-morto lo fissò furioso per alcuni istanti, per poi, con un solo battito delle enormi ali, alzarsi in volo, ruggendo la propria rabbia a tutta la città. L'orco iniziò a corrergli dietro. Doveva fermarlo prima che causasse una strage.
Corse per le vie della città, seguendo i ruggiti della bestia, le urla dei cittadini in fuga e il clangore delle spade sulle scaglie della creatura. Lo trovò nel cortile interno della caserma imperiale, proprio nel quartier generale dell'Impero a Skyrim. Con le zanne stava infierendo su un cadavere di un soldato, agitandolo a destra e sinistra come una bambola di pezza, finché il torso senza vita non si strappò e finì contro la parete, dipingendola di sangue. Con la coda invece scagliava a terra vari soldati in un colpo solo, ignorando del tutto le frecce e le spade che colpivano le scaglie.
"MOSTRO!"
I drago si voltò, ancora con la metà inferiore del soldato tra i denti, e fissò con furia animalesca l'orsimer. Con un orrendo scricchiolio di ossa spezzate, masticò la carcassa e la ingoiò, per poi lanciare contro l'orco un nuovo getto di fiamme purpuree. Grom alzò il braccio, e dalla mano si sprigionò un'accecante luce bianca. Le fiamme gli passarono accanto, fredde e innocue, come fossero solo un venticello d'inverno. Poi passò al contrattacco.
L'orco corse verso la bestia con la spada stretta in pugno,la mano libera che sprigionava un torrente di ghiaccio che ricoprì il collo e l'ala destra del non-morto. Con un capriola evitò per un soffio la bocca irta di zanne, e alzandosi di scatto colpì con la spada il collo del drago, lasciando un taglio verticale nel quale risplendeva una luce azzurrina. L'animale alzò il muso ruggendo di dolore e rabbia, ma quando cercò di mordere Grom, l'orco si era già ritirato oltre la sua portata d'attacco ravvicinato.
L'orco in armatura nera usò questa tecnica mordi e fuggi altre tre volte. Si avvicinava evitando gli attacchi, colpiva con un singolo e rapido attacco di spada e si ritirava prima che potesse colpirlo, continuando nel mentre a bersagliarlo di schegge di ghiaccio affilate che si conficcavano nella carne del mostro. Ma alla quinta volta, qualcosa andò storto. Mentre stava per colpirlo con la lama, il drago si sollevò sulle zampe posteriori, per poi ricadergli addosso. Ora Grom si ritrovava bloccato dagli artigli enormi della bestia, che avvicinò il muso al suo viso, assaporando la vittoria. Nell'ombra, una figura sorrise.
"ORA!"
L'urlo risuonò nel cortile, seguito da quattro sibili e subito dopo dal ruggito di dolore del drago, che si sollevò arretrando, permettendo a Grom di alzarsi e allontanarsi. Ora sulla schiena della bestia si vedevano grossi arpioni bronzei piantati nella carne in profondità. Erano stati lanciati con forza inumana da quattro grosse baliste, anch'esse bronzee, montate sulle torri ai lati del cortile. L'orco le riconobbe. Erano antiche baliste di fattura nanica, o dwemer, che venivano usate secoli prima proprio per fronteggiare la minaccia draconica. Mentre ci pensava, Grom vide gli addetti intenti a ricaricarle, preparandosi alla prossima salva letale di arpioni che avrebbero ucciso all'istante un gigante. 
Riscuotendosi dai suoi pensieri, l'orco si ricordò che c'era ancora una minaccia da eliminare, e tornò sulla difensiva. Il drago si era spostato nell'angolo del cortile, ruggendo minaccioso alle guardie che lo stavano mettendo all'angolo con le lunghe lance. Ma il suo tono era quello di un animale che si faceva grosso per paura e disperazione. A Grom fece quasi pietà.
Quasi come qualcuno avesse rotto l'incantesimo, l'enorme bestia allontanò le minacce con un possente battito d'ali, e alzandosi in volo afferrò uno dei soldati con gli artigli posteriori, lasciandolo cadere a terra solo quando superò le mura. Ma l'orco non aveva intenzione di lasciarlo scappare. Doveva liberare quella nobile bestia da un tormento peggiore della morte. Così prese un forte respiro, e urlò.
"MAAR-IIZ-UL!"
La sua voce si propagò per tutta Solitude, e oltre. Raggiunse gli angoli più lontani della regione, facendo rompere le finestre e tremare la terra. Ma oltre questo, non sembrò accadere nulla. Poi si udì una risposta.
Molto in alto, oltre le nubi e le nevi del nord, un ruggito squassò l'aria e tutti si zittirono. Poi una figura sbucò dalle nubi, e con una velocità incredibile si gettò sul drago non-morto, avvinghiandolo in un abbraccio letale e facendolo precipitare.
Il nuovo arrivato era un secondo drago, ma era molto diverso dai normali esseri alati. Questo aveva le squame di un bianco candido, così come le enormi ali, decorate da alcune macchie azzurrine. La punta della coda presentava una specie di lama piatta, mentre sul muso, una lunga cicatrice pallida andava da sopra l'occhio destro al labbro inferiore. E parlando di occhi, quelli del drago bianco erano di un azzurro chiarissimo, sormontati da 4 lunghe corna ricurve verso l'alto, delle quali una spezzata a metà.
Le due bestie rimasero attaccate, precipitando in un abbraccio letale dove entrambi i contendenti mordevano e calciavano senza sosta. Infine, fu il bianco a staccarsi, ma afferrò l'altro con le zampe posteriori, piantando gli artigli nella carne del collo in putrefazione, e con un rapido movimento scagliò l'avversario contro il ponte di pietra che reggeva metà della città. Il quartiere blu tremò quando l'enorme essere colpì la roccia, e più di un vaso cadde a terra. Il non-morto emise un ultimo ruggito di dolore, prima di precipitare senza vita, stavolta per davvero, nel fiume sottostante. L'acqua esplose in ogni direzione, quando l'essere colpì la superficie liscia del fiume, sparendo infine nelle scure acque sotto la città di Solitude, perdendosi alla vista.
Dopo pochi secondi però, una luce sepolcrale emerse dal fiume, e una sinuosa figura si librò in aria, fermandosi proprio davanti al volto stranamente calmo dell'orco. 
"Drem Yol Lok Dovahkiin." disse la figura, che si delineò in una testa di drago fluttuante simile alla bestia appena caduta, ma ora sana e più vitale di prima. Dal retro partiva una coda eterea che sfumava nell'aria. "Mi hai liberato dalla schiavitù, Ogiim. Sarò lieto di darti la mia forza"
La figura eterea iniziò come a essere risucchiata all'interno del petto dell'orco, mentre poco a poco il muso di drago svaniva nell'aria, finché di tutta quella figura alta due metri rimase solo una piccola sfera di luce cremisi che pulsava al ritmo di un cuore. Grom accarezzò la sfera un paio di volte, sentendola calda al contatto. Quel genere di calore che rende sereni e felici. Poi la piccola palla di luce si librò verso l'alto, dirigendosi verso il sole e svanendo alla vista.
L'orco sentiva una nuova energia scorrergli nelle vene, mentre tutta la fatica e la stanchezza della battaglia sembrava svanissero come nebbia. Attorno a lui, soldati e cittadini iniziarono a riconoscerlo. L'orco in armatura nera. Colui che porta la lama del caos. Il sangue di drago. 
Grom non sopportava che la gente lo chiamasse così. Non aveva di certo scelto lui il suo fato. Avrebbe voluto vivere in santa pace nella sua casa nella fortezza di Dushnikh. Magari avrebbe battuto il capo e sarebbe diventato lui il nuovo sovrano del clan. Ma da quando quel drago nero megalomane aveva attaccato la sua casa, non gli restava più nulla se non la vendetta.
Vendetta. Per vendetta si era anche unito alla Gilda del sangue. In quel gruppo di pazzi aveva trovato nuove armi, e aveva perfino imparato a usare la magia. E quando finalmente, dopo almeno un anno e mezzo di viaggi e imprese negli angoli più remoti di quella terra di neve e ghiaccio, era riuscito a distruggere quel verme nero. Purtroppo, quelli della gilda non avevano preso bene il suo abbandono.
Un tonfo sordo fermò la folla, che si zittì vedendo l'enorme dragone bianco in mezzo alla piazza del boia, fermo a fissare l'orco. Una bestia magnifica, direbbero gli studiosi. Un demone infernale, direbbero le persone comuni. E su questo non sbaglierebbero.
Quella bestia era stata chiamata tempo prima Demone Bianco, ed era un esemplare rarissimo di drago antico albino. Le leggende su di lui erano ancora vive nella memoria nord, perché dicono addirittura non fosse mai stato ucciso, e quindi avesse imperversato nel Nirn per oltre 4 ere. 
Nessuno sa come quell'orco fosse riuscito a comandarlo. Alcuni dicono lo ingannò. Altri che combatterono finché entrambi furono stremati, e riconoscendo in ognuno un degno rivale formarono questa strana alleanza. Si sa solo che da quando iniziarono a collaborare, i nemici del sangue di drago venivano distrutti e dimenticati.
Grom si portò accanto alla testa dell'enorme essere, accarezzandone il muso con la mano dolcemente. Ad alcuni sembrò quasi facesse le fusa.
"Andiamocene" Mormorò l'orco, sedendosi in groppa al drago albino, che con un battito delle possenti ali si sollevò da terra, per poi sparire oltre le mura della città. Dovevano andare a trovare dei vecchi amici.
Intanto, una figura nell'ombra fissò la figura sinuosa del rettile sparire all'orizzonte, fissando lui e il cavaliere con odio. Poi si dissolse nelle tenebre. Aveva molto da fare.








Angolino orchesco
Piccola storiella scritta per caso e per allenarmi
Spero vi piaccia
Alla prossima


"La letteratura è la fede delle persone intelligenti. Ecco perché in pochi la praticano"
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > The Elder Scroll Series / Vai alla pagina dell'autore: TheManiae