Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel
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Autore: Berlin__ED    26/04/2009    0 recensioni
‘ciao…’ ‘ciao. ’ Si strinsero la mano, e si sorrisero. Se poteva chiamarsi sorriso quello che Bella cercava di fare. Sorridere per lei era già qualcosa di arduo, figurarsi con Tom. ‘non ti ho già vista?’ Abbiamo scopato sei mesi fa. ‘forse qualche mese fa. Ero nella tua stanza d’albergo per una partita a briscola.’
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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** Quel giorno tutto sembrava passare lentamente. Una giornata come tante, quelle in cui ritorni a scuola,in cui ritrovi gli amici, quelli di sempre e quelli che non vuoi neanche vedere. La scuola, appunto. Un posto strano, un posto dove ci si scambia sguardi che cambiano intere giornate o interi periodi, sguardi positivi, sguardi di chi si è amato, di chi si ama, di chi non vuole dirlo,oppure sguardi di curiosità,di indiscrezione, provocatori e disprezzanti…ma anche irritanti sguardi di chi guarda troppo, quelli che servono solo ad un invito a soddisfare un semplice bisogno virile e sporco. Dopo due anni, da quando era arrivata a Berlino, riusciva ancora ad attirare gli sguardi interessati e intriganti di ogni ragazzo nella scuola. Oh, certo, anche delle ragazze, ma solo perché era magra –anoressica,per meglio dire- e la invidiavano. 18 anni, magra, un corpo da far paura. Bella Schmitt era questo. Qualcosa di fragile –soprattutto fisicamente- che si nasconde dal mondo e dalle attenzioni di tutti, anche se rimaneva dell’idea di voler essere una modella ben pagata. Al centro dell’attenzione?. Bhè, almeno sapeva che sarebbe stato per i vestiti che indossava. Dopotutto, lei non è che si vestisse in modo appariscente o singolare, una giacca nera – rigorosamente con cappuccio- le bastava per uscire di casa. L’incontro con sua zia, Klivia, nel pomeriggio sembrava qualcosa di allettante se messo a paragone con la lezione di scienze della natura nella quale, guarda caso, si parlava di problemi alimentari. E lei voleva solo ridere, dopo tanto, sentendo i commenti delle ragazze ottuse che la circondavano. “Le anoressiche sono stupide, ai ragazzi piacciono le forme” Lui non si è fatto tanti scrupoli. Ogni cosa riusciva a farle riconsiderare quel che era successo sei mesi prima. Lei e un chitarrista donnaiolo. Questo si, che la faceva ridere. Tom Kaulitz non era affatto il ragazzo per lei, e ripeteva che era solo stata un notte delle sue, in cui si divertiva a fare stupidaggini. Bere, ubriacarsi, e andare col primo che capita. Anche se la storia non era precisamente così: ubriaca sì, ma Tom non era il “primo che capita”, lei aveva bevuto per colpa sua e si ritrovava a insultarlo fuori da un locale, sebbene la sua migliore amica glielo avesse-o almeno ci aveva provato- impedito. Insulti e rabbia a lui non davano che divertimento, una specie di sfida da vincere, e lei per quella sera lo sarebbe stata. Uscì dalla sua aula, con il cappuccio nero rigorosamente sistemato sulla testa, e si diresse al suo armadietto, al quale era poggiata Amelie. Il suo rapporto con Amelie era strano. Non che si odiassero, accidenti era la sua migliore amica, e neanche litigavano spesso, ma Amelie era una delle poche persone che le dava torto quando era giusto che fosse così, la faceva ragionare anche a costo di litigare e la rimproverava sempre. Senza dimenticare che era andata da lei quando era appena uscita dall’hotel in cui era stata con il “SexGott”. ‘mi preoccupi sai?’ ‘motivo?’ ‘sempre annoiata, monotona…’ ‘sarei una prolissa?’ ‘potrebbe essere.-cominciò- so che stai male per questi idioti, ma tu sei fantastica Bella, ti guarderanno sempre.’ Non rispose, non ce n’era bisogno, era un discorso rimacinato chissà quante volte,e lei rimaneva dell’opinione che queste attenzioni-prima o poi- sarebbero dovute finire, sarebbero diventate meno insistenti, meno assillanti…ma si sbagliava. Salutò Amelie con un bacio alla guancia e quasi corse verso il cancello d’uscita, come per voler scappare subito da quella struttura che le aveva portato tanto rammarico. Per quanto la sua angosciante giornata scolastica fosse finita, c’era qualcosa che le dava noia, qualcosa che la rendeva consapevole del fatto che la sua vita sarebbe potuta essere qualcosa di più. In taxi si accese l’i-pod. Amelie le aveva proposto, o meglio ordinato, di darle l’i-pod per metterci buona musica. Rock, Punk e qualsiasi canzone piacesse ad Amelie, e per finire…Tokio Hotel. Odiosi. Come se le miriadi di interviste che andavano ogni giorno in onda non fossero abbastanza, come se vedere ragazzine con giornaletti pieni di Tokio-scritte non fosse abbastanza…come se sapere che spesso e volentieri si rifugiano nel loro appartamento berlinese, nel loro studio berlinese, non fosse abbastanza. E pensare che quando loro erano ancora i devilish lei già sapeva della loro esistenza, delle loro canzoni, di Tom, di ogni cosa…anche grazie a Kristian- cugino di primo grado che considerava un fratello e figlioletto poco prediletto di zia Klivia- che con Tom era amico da un bel po’. Soffocò una risata pensando a quando era andata a Leipzig per il suo compleanno e lo aveva incontrato, la prima volta in cui incontrava il suo idolo. Ne era felice, poi, dopo anni,le aveva involontariamente messo in testa che niente è come pensiamo, nemmeno le persone a cui teniamo di più. Sapeva della sua fama da playboy, ma sapeva che non ci sarebbe mai cascata e dovette, però, pensare di non conoscere neanche se stessa. Non ne sono innamorata, lo odio. Soliti pensieri, solite parole dette a chiunque osava dire che magri gli abiti scuri che portava di continuo, la poca cura dell’abbigliamento, le occhiaie e tanti altri sintomi di costernazione erano la prova che lei era cotta a puntino di Tom. Quando arrivò davanti a casa di sua zia, nel centro di Berlino, notò subito e con immensa gioia il mezzo di trasporto di Kristian, un Hummer che lei ADORAVA. Andare da sua zia, alla fine, non era poi una così pessima idea. Hummer, Berlino centro, un po’ di svago, caffé, ma soprattutto tanto Kristian, l’unico che riuscisse davvero a farle spuntare una specie di smorfia, molto somigliante ad un sorriso. ** Spero vi piaccia...E in base ai commenti potrò postare il prossimo capitolo (già pronto ^^)
  
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