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Autore: BlackRainbow26    09/08/2016    2 recensioni
Regalo di compleanno per ZannaBianca22, auguroni Kaya!
Kaya trascorre il compleanno a casa da sola, ma il suo amico Nathan decide di farle una sorpresa .
Dal testo:
Era il posto della città che preferiva, quello in cui si erano conosciuti, tanti anni prima, e lui, armato di paletta e secchiello, le aveva proposto di essere la sua compagna di giochi. Era un grande parco, rivestito di tenera erba verde, e con al centro, un bellissimo laghetto, nel quale sguazzavano magnifici cigni con i loro piccoli. Attorno erano messe in fila una decina di aiuole, che sfoggiavano dei rosari, ognuno di una tonalità diversa, ma tutti sulle tinte del rosa, arancione, e rosso. C’erano anche alcune panchine, dove Kaya trascorreva i pomeriggi quando voleva stare sola. Nell’acqua si rifletteva l’arancione del tramonto che era arrivato da pochi minuti, creando bellissimi giochi di colori.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nathan/Ichirouta, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Stava sdraiata nel tiepido letto, scaldato dal sole che passava dalla finestra e dal calore che emanava il corpo della ragazza. I capelli lisci e castani si espandevano nella fodera viola del cuscino, mentre gli occhi color cioccolato fissavano il soffitto bianco. Il filo degli auricolari bianchi era ingrovigliato attorno alle sue dita, un anti-stress improvvisato, mentre lo smartphone riproduceva Paradise dei Coldplay.

 

In quel giorno compiva quattordici anni, peccato che a casa non ci fosse nessuno. La madre ed il padre al lavoro dalle 7.30 di mattina, quando invece lei si era svegliata alle nove abbondanti, mentre la sorellina era andata da un’amichetta a sguazzare nell’acqua della piscina sicuramente tenuta nel loro spazioso giardino circondato di aiuole. Dio, quant’era bella quella casa.

 

La musica si interruppe per un secondo, lasciando spazio allo squillo delle notifiche. Fece scorrere la sequenza della password, ed il suo cuore ebbe un sussulto quando lesse il nome del mittente: Nathan.

 

Lesse piano il messaggio, composto da tre, ma chiare, parole:

 

Affacciati alla finestra.

 

Un po’ confusa da quella richiesta, mise i piedi atterra, ed un brivido le percorse la schiena a contatto col pavimento stranamente gelido della stanza. Procedette fino ad arrivare alla finestra, e se quello di prima era un sussulto, ora il cuore le saltò in gola. Fuori dal cancelletto, c’era il turchese, vestito con una fine camicia dalle maniche corte azzurra, ed un paio di pantaloncini panna che gli arrivavano fin sotto il ginocchio.

 

“Non lo sai che è illegale festeggiare il compleanno da soli?” le chiese il ragazzo. Lei sbuffò rassegnata, e sorridendo con una lieve malizia rispose: “Beh, se non vuoi farmi finire al fresco, sarà meglio che tu mi faccia compagnia”. Il sorriso del ragazzo si allargò, e attese che la festeggiata varcasse la porta principale, fissando il legno come cercando di aprirla con la telecinesi. Poi successe: Si era messa un’adorabile vestitino smanicato celeste, con una sottile cintura blu a segnarle il punto vita.

 

“Cos’è, resterai lì per molto?” Chiese la ragazza, vistosamente arrossita, e solo in quel momento, Nathan si rese conto di starla fissando da venti secondi buoni.

 

“Scusa, Kaya, allora, andiamo?” domandò, tendendole la mano rivolta verso l’alto. Kaya, se possibile, arrossì ancora dipiù, leggermente intimorita da quel gesto, ma allo stesso tempo curiosa di scoprire cosa avesse in mente il turchese. Così appoggiò il suo caldo palmo sopra quello del ragazzo; “dove si va?” chiese titubante. Nathan le rivolse un altro dei suoi bellissimi sorrisi, e rispose: “Lo scoprirai presto.” Poi strinse la ferrea presa alla mano della ragazza ed iniziò a camminare, conducendola ad est di dove si trovava la sua casa. Per tutto il tempo non si parlarono, concentrati sulle emozioni che provavano. Erano amici da quando erano due piccoli bambini di tre anni, frequentarono asilo, elementari e medie assieme, e presto avrebbero affrontato anche il primo anno di liceo delle scienze umane. Erano molto legati, su questo non ci piove, ma erano entrambi stanchi di vedere l’altro come un amico, anche se era il migliore amico. Un’altra cose che però, gli accumunava, era la paura di essere rifiutati, perdendo così una delle persone più care della propria vita. Il contatto delle due mani era strano, ma piacevole, emanava un lieve tepore, che faceva imporporire ad entrambi le gote. Kaya si fissava i piedi fasciati dai sandali di cuoio, ma alzò il viso ad un lieve strattone del turchesino. “eccoci.” disse lui, sorridendo soddisfatto. Era il posto della città che preferiva, quello in cui si erano conosciuti, tanti anni prima, e lui, armato di paletta e secchiello, le aveva proposto di essere la sua compagna di giochi. Era un grande parco, rivestito di tenera erba verde, e con al centro, un bellissimo laghetto, nel quale sguazzavano magnifici cigni con i loro piccoli. Attorno erano messe in fila una decina di aiuole, che sfoggiavano dei rosari, ognuno di una tonalità diversa, ma tutti sulle tinte del rosa, arancione, e rosso. C’erano anche alcune panchine, dove Kaya trascorreva i pomeriggi quando voleva stare sola. Nell’acqua si rifletteva l’arancione del tramonto che era arrivato da pochi minuti, creando bellissimi giochi di colori.

 

“Ci sediamo?” chiese Nathan. Ma non indicava le panchine, bensì il prato, stranamente desolato, che sembrava essere programmato per lasciarli soli. Kaya annuì e si sedette con il ragazzo nell’erba, appoggiando le gambe al petto.

 

“Perché mi hai portata qui?” disse finalmente.

 

“Non lo so, volevo passare un po’ di tempo con te, e non mi andava di lasciarti sola ed annoiata nel giorno del tuo quattordicesimo compleanno.” concluse, parlando velocemente, quasi intimorito di rivelare le intenzioni di quel gesto.

 

“Chi ti ha detto che mi annoiavo, eh Nacchan?” Lo interpellò la castana, e lui si sentì avvampare, sentendo il nomignolo affettuoso che lei gli aveva dato da piccola.

 

“Che altro avevi da fare, scusa?” sgamata. Kaya stette in silenzio, raggiungendo pian piano le tinte porpora dell’altro, che si lasciò scoppiare in una risata liberatoria, vedendo l’espressione che teneva in quel momento la bellissima ragazza che aveva affianco. Inizialmente lei mise su un falso broncio incazzato, ma poi si mise a ridere come lui, quel ragazzo aveva proprio il potere di farla sorridere in qualsiasi momento.

 

Poi Nathan smise, ed assunse un tono serio. “Kaya…da quant’è che ci conosciamo?”

 

Lei aggrottò un sopracciglio e riflettendo velocemente rispose: “undici anni”.

 

“Ti devo dire una cosa che mi porto dentro da almeno sei di essi. Ma ti prego, non voglio che ciò rovini questi preziosi anni passati assieme, ok?” Ancora non capiva. Cosa avrebbe dovuto dirle di tanto importante? Che le aveva usato lo spazzolino al loro primo campo scuola? Che cosa avrebbe dovuto essere per essere rimasto chiuso nel silenzio del turchese per sei anni? Mai avrebbe pensato quello che stava succedendo: Nathan aveva preso da una tasca interna della camicia un sottile anellino di oro bianco, con un piccolo diamante nel mezzo, che rifletteva i colori del tramonto. Le prese nuovamente la mano e con l’altra fece scorrere il piccolo gioiello nel dito anulare di lei. Poi con la mano con cui aveva appena compiuto il gesto le accarezzò la guancia destra, tanto arrossata che ormai poteva fare concorrenza ai capelli di Hiroto.

 

Poi sussurrò: “Kaya, sono tanti anni che te lo voglio dire, ma non ho mai trovato il coraggio. Sono un codardo, lo so, a non avertelo chiesto prima. Se rifiuterai capirò, ma desidero che la nostra amicizia non svanisca per ciò. Quello che ti voglio confessare è che sei la ragazza più fantastica che io conosca, e che io…io ti amo. Ti amo più di quanto io ami me stesso, e ti prego, vorresti essere la mia ragazza?”

 

Kaya spalancò, la bocca, incredula, non sapendo cosa rispondere. Felicità, timore, sorpresa, gioia, la assalirono in un colpo solo, facendole battere il petto tanto forte che credette si sarebbe sentito rimbombare per tutto il parco. Il groviglio di emozioni che l’avevano accanita si sciolsero in una sola parola, quasi urlata in mezzo al silenzio che avvolgeva i due: “si!”

 

Poi lei avvolse le braccia attorno al muscoloso petto dell’altro, sorridendo felice come non mai.

 

 Poi successe un’altra cosa bella.

 

Le distanze tra i loro visi si ridussero millimetro dopo millimetro, fino ad unirsi in un unico, magico, caldo bacio. Le labbra di Kaya sapevano di cioccolato, e Nathan ci si tuffò contro, approfondendo sempre dipiù il bacio.

 

Dopo alcuni secondi, che sembrarono ore, ma allo stesso tempo sembravano troppo pochi, si spararono per mancanza di fiato, uniti in cuore solo, come un’unica meravigliosa cosa, amandosi come mai avevano fatto.

 

“Kaya?”

 

“Sì?”

 

“Buon compleanno.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLINO PERVY:

 

Eccoci qui, scusate se la fic fa schifo, ne sono totalmente consapevole, non c’è limite all’incapacità, lo so.

 

Spero recensirete, le critiche sono sempre ben accette, perché voglio continuare a migliorare, e per farlo, mi servono delle bacchettate o.o

 

Ringrazio anche chi ha letto e se ne è rimasto in silenzio, grazie mille <3

 

Kaya, ti faccio tanti auguri, questo è il mio schifosissimo regalo, ma porta pazienza. All’inizio il boy doveva essere Masaki, ma con lui non mi veniva “-.-

 

Vorrei tanto essere lì da te e strizzarti di abbracci ma…ci dividono un po’ di ore ^^”  immagina che sia lì u.u

 

Ti faccio ancora tantissimi auguroni, tanti tanti baci che sanno di nutella(?) e tante torte color Nathan(?)

 

Un Bacione

 

Chiara

 

   
 
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