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Autore: Martachan 55    09/08/2016    2 recensioni
Sono felice di presentarvi Hi to Umi: Le Origini. Con questa piccola raccolta andremo ad esplorare i passati dei membri della ciurma dei Pirati dell'Onda. Scaveremo nei ricordi più profondi e dolorosi in modo da poter capire appieno il legame forte e soliodo che li unisce. Dal testo:
" Prese l'eternal pose e stabilì la rotta, impugnò i remi e con un ultimo sorriso si allontanò dalla costa.
Mentre remava la sua mente iniziò a vagare tra i ricordi dell'ultimo periodo.
La faccia preoccupata del ragazzo che l'aveva salvata gli si ripresentò quasi davanti agli occhi, mentre uno strano calore le s'infondeva dentro al cuore. Aveva una voglia pazzesca di incontrarlo e di dirgli grazie, eppure al momento non doveva pensarci. Doveva concentrarsi sul suo prossimo obbiettivo: distruggere il Governo Mondiale. "
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Portuguese D. Ace
Note: Raccolta | Avvertimenti: Violenza
- Questa storia fa parte della serie 'Il demone rosso'
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- Signore...*pant*...*pant*...L-la ragazzina è scappata -
Un ragazzo sudato e col fiatone aveva appena fatto il giro del castello per comunicare quell'orribile notizia.
- CHE COSA?! -
Un ragazzo sulla trentina con una folta chioma biondo cenere inveì contro il più piccolo.
- La ragazz... -
Ripetè l'altro impaurito ma venedo subito interrotto dal pugno del moro che sbatteva sul muro bianco e limpido di marmo, facendolo sobbalzare.
- Ho capito razza di ignorante! Dobbiamo recuperarla prima che il collare esploda! -
Urlò irato iniziando a correre come una furia giù dalle scalinate andando dritto verso la stanza in cui era rinchiusa la ragazza.
- Se lo è tolto Signore -
Sussurrò debolmente cercando di stare al passo del più grande.
- Come accidenti ha fatto quella mocciosa?! -
Domandò retorico irrompendo aspramente nella camera della ragazza raccogliendo da terra il collare esplosivo che era stato spaccato a metà. Osservandolo meglio si potevano notare dei segni di bruciature dove era stato diviso.
- Interessante...Toccalo un po' Jean! -
Il ragazzo mingherlino e dai capelli mori toccò il collare portando subito la mano indietro, soffiandosi sui polpastrelli ustionati.
- Signore, è bollente -
Affermò intimorito.
- Già...Andrò a comunicare a San Jalmack della fuga di sua figlia e Jean, prova a dire a qualcuno del collare e non esiterò a torturarti -
Lo minacciò facendolo tremare.
- Non lo dirò a nessuno S-signore -
Balbettò spaventato.
- Molto bene, adesso vedi di liberarti di questo stupido affare di metallo -
Si incamminò verso i piani superiori della fortezza superando diverse guardie ma venendo fermato davanti ad un'alta porta di legno massiccio.
- Noah, non puoi passare -
Un uomo robusto armato di un'appuntita lancia gli si mise davanti, impedendogli il passaggio.
- Devo comunicare una cosa importante a San Jalmack -
Rispose irritato sostenendo lo sguardo infuocato del capo delle guardie.
- Adesso sta parlando con i cinque astri, quando avrà finito potrai entrare -
Rispose freddamente.
- Dai Clar, è una cosa che interessa anche a loro -
Cercò di convincerlo ma fallendo miseramente.
- Non se ne parla, ma se vuoi posso comunicarlo io -
Rispose sempre in modo ligio non smettendo di tenerlo d'occhio.
- La ragazzina è scappata -
Sussurrò passandosi una mano fra i capelli.
- Sua figlia è scappata?! -
Rispose incredulo allentando la presa sulla lancia dando occasione a Noah di entrare. Infatti il biondo fece leva sul bastone di legno intarsiato in argento spingendo malamente Clar sul portone massiccio aprendolo.
Gli sguardi di tutti si concentrarono sul corpo muscoloso e ricoperto da degli stracci neri, macchiati di sangue, di Noah.
- Scusate se interrompo la vostra importante conversazione ma purtroppo, ho il compito di informarvi che la signorina San Tori è scappata -
I presenti sgranarono gli occhi mentre la temperatura della sala calava drasticamente.
- Mia figlia è scappata?! -
Domandò incredulo, San Jalmack dal suo alto scherno ricoperto di diamanti e pietre preziose.
- Esattamente signore -
Rispose Noah inchinandosi.
- Come ha fatto la ragazzina a scappare? -
Domandò uno dei cinque astri grattandosi la folta barba.
- Non lo sappiamo ma ho trovato queste nella stanza in cui era rinchiusa -
Estrasse dalla tasca dei pantaloni delle pesanti chiavi di ferro.
- Ma quelle sono... -
Iniziò la frase il Drago Celeste bloccandosi.
- Esattamente, sua maestà. Sono le chiavi di vostro figlio -
Completò la frase lasciata in sospeso dal nobile sorridendo malignamente. Era stata una passeggiata rubare le chiavi a quel ritardato del figlio di San Jalmack.
- Quell'incapace... -
Sussurrò irato mentre la sua faccia incominciava a diventare rossa dalla rabbia.
- Non è stato suo figlio a liberarla, Signore. Piuttosto direi che vostra figlia gliele abbia sottratte in un momento di disattenzione -
Cercò di far calmare il sovrano, anche se suo figlio era un ritardato che meritava solo tutte le torture che aveva subito la mocciosa era un ragazzo influente. Bisognava sempre avere paura delle persone potenti e stupide.
- Quella puttanella...Guardie! Andete a cercarla! -
Un branco di guardie, addestrati come cani alzò le proprie lance inchinandosi e partendo subito alla ricerca della fuggitiva.
- San Jalmack... -
Uno dei cinque astri lo guardò sconsolato lisciandosi uno dei suoi grandi baffi.
- Lo so, se perdiamo quella ragazzina potremmo dire addio al mondo che conosciamo ora -
Ammise mentre Noah sorrideva di soppiatto. Era sicuro che prima o poi la ragazzina sarebbe scappata e in quel momento non ne poteva essere più felice, finalmente avrebbe avuto la sua vendetta.
- Noah! Quella cosa...è sparita! -
Jean tornò di corsa dal biondo annunciandogli un'altra ottima notizia.
- Ha rubato il Mizu Mizu?! -
Esclamò sorpreso seguito da un forte grugnito da parte del nobile.
- Appena la ritrovano vedrete come desidererà non essere mai nata -
Affermò con la voce tremante per via dalla rabbia. Come aveva potuto, il suo stesso sangue, scappare da lui e rubargli il frutto che gli avrebbe fatto guadagnare milioni di berry?! Per non parlare che se avesse incontrato Lui, la sua vita sarebbe stata rovinata per sempre.
- Noah, porta qua quell'idiota di mio figlio e puniscilo come si deve -
Ordinò indicando con un gesto della testa la lunga frusta nera appesa alla cintura del biondo.
- Subito mio Signore -
Fece un mezzo inchino per poi dileguarsi velocemente.
Quando i passi pesanti sulle scale di marmo non si sentirono più i Cinque Astri si guardarono tremendamente arrabbiati.
- Jalmack, il potere che racchiude quella ragazzina... -
Iniziò uno venendo prontamente interrotto dal Drago Celeste.
- Lo so, quel potere potrebbe aiutarci a conquistare il mondo ma se cadesse nelle mani sbagliate ci distruggerebbe, è per questo che ho ordinato alle mie guardie di ucciderla se le cose si mettono male -
Bevve un sorso di vino dal suo calice dorato.
- San Jalmack, è una scelta molto pericolosa quella che hai compiuto -
Commentò il vecchio con la tunica bianca.
- Non abbiamo alternative, se anche quei bastardi...come si chiamano i riv...Aiutatemi, sù! -
Cercò di concludere la frase ma venne colto da un conato di vomito appena cercò di pronunciare il nome dell'organizzazione che tanto lo disgustava.
- Intendevate i rivulozionari? -
Chiese un uomo con la barba e i capelli biondicci.
- Esattamente, sapete solo sentire il loro nome mi fa venire la nausea. Mi fanno tornare in mente quella puttana di mia moglie! -




In un isola sconosciuta, lontano da Marijoa.
- Hey ragazzi! C'è lo Striker del capitano! -
Un piccolo ometto con un turbante bianco e due spade incrociate dietro la schiena ed un bazooka, anch'esso dietro, richiamò i suoi compagni dalla coffa.
- Passami il binocolo, Flow -
Un ragazzo biondo con un cappello da cowboy bianco lo aveva raggiunto sulla coffa strappandogli dalle sue piccole mani il binocolo.
-Mmm, lo Striker...Il fuoco...Il suo capello arancione...I capelli rossi di una ragazza...Una ragazza?! -
Escalmò esaminando la figura del suo amico creando stupore nella ciurma.
- Ecco dove è stato per tutto questo tempo! -
Esclamò un uomo grassottello con la barba nera e stamapato sulla maglietta, color topo, il simpolo dei pirati di Picche.
- Dammi qua, Mon! Voglio vederla anche io la ragazza! Chissà se è carina... -
Un ragazzo sulla ventina con una bandana gialla che gli teneva dietro la folta chioma color pece s'impossessò del povero binocolo.
- Emerald! Non sbirciare quella povera fanciulla! -
Lo rimproverò un alto signore con un cilindro in testa.
- Al posto di sgridarmi va a preparare dell'acqua calda e delle bende. Non capisco cosa abbia ma è messa piuttosto male -
Ordinò ridando il binocolo al suo propritario e scendendo giù dalla coffa con uno spettacolare salto mortale, rifugiandosi poi in infermeria a prepare tutto ciò di cui aveva bisogno per curare quella povera ragazza.

- Capitano, chi è lei? -
Domandò Flow appena lo Striker del moro si avvicinò alla nave permettendogli di salire a bordo. Tra le forti braccia di Ace era tenuta una piccola ragazza magrissima, indossava una tunica bianca tutta lacerata e sporca di sangue che lasciava intravedere le costole e le ferite sul suo corpo di porcellana. Il collo era marchiato da un grosso livido violaceo coperto in parte dalla folta chioma disordinata, color del fuoco. Ma la parte più spaventosa erano i tagli sulle braccia da cui uscivano piccole perline vermiglie che scendevano lungo il suo braccio fino a cadere dolcemente sulle assi sudice del ponte.
- Ve lo spiego dopo. Dove è Emerald? -
Chiese preoccupato stringendo di più a sè l'esile il corpo della fanciulla dal viso così familiare.
- è in infermeria -
Rispose il ragazzo soprannominato Mon guidando il suo migliore amico verso la stanza più pulita della nave. Il pirata di fuoco posò la ragazza su un lettino lasciando che Emerald se ne occupasse.
- Ace, hai intenzione di startene lì impalato ancora per molto? -
Domandò irritato mentre le levava delicatamente la veste logora in modo da curarla più agevolmente.
- Prendimi due asciugamani, veloce! -
Ordinò in modo da poterle coprire le sue parti intime. Lui nella sua vita aveva visto un infinità di persone nude ma avrebbe preferito che la ragazza avesse avuto la sua privacy davanti al capitano.
- Ecco, che cosa devo fare? -
Domandò mentre il dottore aveva iniziato a lavarle il braccio insanguinato disinfettandolo.
- Me lo chiedi pure? Coprila! -
Il moro fece come gli era stato ordinato.
- Ace, guarda qua... -
Il medico lo chiamò sorpreso indicando il braccio: guardandolo da più lontano riuscivi a vedere una scritta formata dai tagli, "PERFECT" , ma la cosa più straordinaria era che i tagli sui polsi si stavano riempendo d'acqua sparendo.
- Ha mangiato un frutto del diavolo -
Constatò estasiato il più grande non venendo minimamente ascoltato da Ace che si era perso ad osservare quella scritta incisa nella pelle.
- Ace! Dove l'hai trovata? -
Domandò curioso riprendendo il suo lavoro e facendo allontanare Pugno di fuoco.
- Era rinchiusa in una stanza di Marijoa... -
Venne interrotto da un forte pugno in testa.
- Ti sei infiltrato a Marijoa?! Ma che cazzo hai in quella tua fottuta testa! Hai idea di quanto sia pericoloso?! -
Lo sgridò ricevendo come risposta una misera alzata di spalle.
-Non mi ha visto nessuno e poi ho dovuto salvarla -
Ammise sedendossi sul lettino affianco al suo afferrandole una mano ricordando la prima volta che s'incontrarono.
- La conosci? -
Domandò mentre iniziava a fasciarle le braccia.
- L'ho incontrata circa quattro anni fa a Foosha, il mio villaggio natale -
Spiegò continuando ad accarezzarle il gelido dorso della mano mentre i ricordi di quella notte riaffioravano nitidi nella sua mente.
- Li hai visti quei tagli sui polsi? -
Domandò accarezzando la cicatrice ormai scomparsa.
- Si, erano molto profondi. Le vene erano quasi recise, menomale che ha mangiato un frutto del diavolo altrimenti non so se ce l'avrebbe fatta -
Ammise asciugando i tagli che formavano quell'insolita scritta.
- Le ho impedito di suicidarsi. I nobili la tenevano rinchiusa in una stanza delle torture -
Il dottore sgranò gli occhi immobilizzandosi.
- Nella stanza affianco c'era una teca contenente un frutto del diavolo, e visto che le sue ferite erano così gravi gliel'ho fatto mangiare a forza -
Ammise incrociando le sue dita con quelle della ragazza priva di sensi.
- Sei stato molto coraggioso Ace... -
Iniziò Emerald ma venendo fermato subito dal suo capitano.
- No, Em...Sono solo un vigliacco! Avrei dovuto salvarla anni fa, prima che arrivasse al punto di uccidersi! Scusa Tori, è tutta colpa mia! -
Delle calde lacrime avevano incominciato a solcargli le guance rendendolo così vulnerabile. Non si era mai perdonato di non essere riuscito a portarla in salvo quando ne aveva avuto l'opportunità e il suo viso scarno e pallido era sempre rimasto nella sua mente lasciandogli un vuoto terribile che mai sarebbe riuscito a colmare, neanche adesso, con lei distesa al suo fianco.
- Oh Capitano! -
Tutta la sua ciurma entrò con le lacrime agli occhi, commovendosi per vie delle parole toccanti e tristi di Pugno di Fuoco.
- Ci dispiace così tanto! Avremmo dovuto apoggiare la sua scelta di andare a Marijoa fin da subito! -
Urlò disperato Flow seguito a ruota dagli altri.
- Risparmiatevi i commenti toccanti per dopo! Ho una paziente da curare! Fuori! -
Emerald spedì tutti via assestando diversi pugni sulle loro teste.
Continuò a fasciare le ultime ferite non ancora rigenerate e le fece diverse iniezioni. Le attaccò una flebo di sangue ed una di vitamine in modo da rivitalizzarla un pochettino.
Appena uscì dall'infermeria venne avvolto dai suoi compagni curiosi di sapere alcune notizie riguardanti la ragazza.
Il moro assestò ancora qualche pugno facendoli tacere e decidendo di spiegargli tutto davanti ad un caldo piatto di spaghetti alle vongole.
- Allora, il suo nome è Tori e no, non vi dirò le sue misure, non ostante siano ottime -
Un colletivo sospiro deluso prevalse dalla folla.
- Ha riportato diverse ferite da taglio su tutto il corpo, tutte abbastanza superficiali a parte un profondo taglio sul braccio sinistro -
Emerald tirò un'occhiata ad Ace che capì subito.
- Ho dovuto ricucirla perchè stava perdendo troppo sangue e il frutto del diavolo che ha ingerito ha smesso di riparare le ferite. Grazie ad Ace so che era una schiava dei Nobili Celesti, come confermato dal livido che ha sul collo e dai segni delle frustate che ha sulla schiena -
Continuò consultando la sua cartellina medica.
- Quando si riprenderà? Le ferite sono gravi? L'hanno torturata? -
Un mare di domande si alzarono dai suoi compagni facendogli perdere il conto di quello che gli stessero chiedendo.
- Alt, alt, alt! Piano, uno per volta -
Li fermò massaggiandosi le tempie.
- Em, hai mica notato segni di stupro? -
Domandò il signore elegante col cilindro.
- Ma che cosa chiedi Nath! -
Lo rimproverò Mon, sconcertato dalla sua domanda così inadatta al suo essere gentil'uomo.
- Nathan non ha fatto una domanda stupida e peversa. Dovrei ricordarvi che su questa nave siamo solo maschi ed essendo stata violentata non reagirà benissimo, per cui vi chiedo di andarci piano con lei -
Spiegò il dottore fulminando tutti con lo sguardo.
- Si, signore! -
Risposero in coro gli altri scherzosamente.
- Scuate, non ho fame -
Ace si alzò di scatto dalla sedia, sotto gli occhi perplessi dei suoi compagni andando a rifugiarsi nella sua cabina. Per la prima volta, dopo la morte di Sabo, non era riuscito a toccare cibo. Solo l'odore della pasta e del pesce gli aveva messo una nausea assurda.
- Money! Fermati. Ha bisogno di riposo -
Il medico fermò il biondo che sospirò afflitto.
- Non credevo che proprio Ace potesse stare male per una ragazza -
Affermò sedendosi a tavola e scolandosi tutto d'un fiato un grande boccale di birra.
- Mon, ha avuto una giornata stressante, non affligerlo più di tanto -
Si raccomandò il dottore ottenendo solo un'alzata di spalle.

Sentiva caldo, le fiamme la stavano inseguendo ma ormai le sue gambe stanche non riuscivano più a muoversi. Cercò disperatamente di scappare da quell'inferno ma le sembrava che i suoi piedi fossero attaccati a terra con della colla. Una risata rimbombò nell'edificio bollente facendola tremare. Cercò disperatamente di chiamare aiuto ma i fumi dell'incendio si erano infilati nella sua gola, impedendole di emettere anche il minimo suono.
- Tu sei solo un mostro, demone! Non saresti dovuta nascere! Avrei dovuto uccidere tua madre quando era ancora gravida! -
Le urla di suo padre le rimbombavano in testa creandole un dolore lancinante. Con le poche forze rimaste si strinse la testa con le mani e si sedette con la schiena attaccata alla parete di marmo bianco. Le lacrime sgorgarono dai suoi occhi rossi, ormai era finita. Presto il fuoco l'avrebbe raggiunta bruciandola viva.
Un sorriso malinconicò prese possesso delle sue labbra, ormai mancava poco. Ancora qualche minuto e poi avrebbe lasciato quel mondo così crudele. Le fiamme avanzavano, ma il calore pungente si era trasformato in un altro tipo di calore. La temperatura era diminuita facendolo sembrare più un dolce tepore. Chiuse gli occhi avvicinandosi a quella strana sensazione che aveva iniziato ad abbracciarla e a cullarla, facendole tornare in mente i limpidi ricordi della sua infanzia.


Aprì gli occhi di scatto, sbattendo diverse volte le palpebre in modo da abituarsi alla luce cristallina del sole. Si portò una mano alla testa dolorante notando che il suo braccio era fasciato.
- Ma che è successo? -
Sussurrò con la voce rauca mentre passava un dito sulle bende bianche sentendo le piccole protuberanze dei punti. Si tirò su a sedere strappando con i denti le fasce che le circondavano il braccio lasciando allo scoperto la scritta che si era intagliata. In un attimo tutti i ricordi della giornata precedente le tornarono alla memoria: ricordava ancora bene la sensazione di piacere nell'affondare la lama nei suoi polsi cercando di tagliare le vene mentre un grosso fiotto di sangue bollente le scendeva dall'avambraccio.
- Sono morta? -
Si domandò guardandosi intorno non credendo di essere riuscita a sopravvivere a dei tagli del genere.
- No, sei sulla nostra nave -
Una voce maschile le rispose facendole accapponare la pelle e portarsi le ginocchia al petto cercando di nascondersi.
L'uomo si sedette sul suo letto sorridendole.
- Non avere paura, non ti farò niente -
Cercò di tranquillizzarla notando come fosse spaventata.
- Chi sei? -
Chiese rilassandosi un pochettino.
- Sono Emerald, il medico dei Pirati di Picche e tu sei Tori, giusto? -
Si presentò non smettendo di sorriderle dolcemente mentre la rossa lo guardava sempre più confusa.
- Il ragazzo che ti ha salvata ti conosce -
Spiegò mostrandogli una foto di Ace.
- Uh è il ragazzo di quella notte! -
Esclamò sollevata strappando dalle mani del moro la foto per osservarla meglio.
- Sai quel ragazzo ti ha fatto mangiare un frutto del diavolo per riuscire a salvarti -
Le confessò sorprendendola.
- Ecco perchè non ci sono più i segni -
Sussurrò guardandosi i polsi.
- Credo ti abbia fatto ingerire il Mizu Mizu no Mi -
Affermò Emerald prendole il braccio ferito rifasciandolo.
- Aspetta, il Mizu Mizu hai detto?! Se Lui lo scopre... -
Inizò a urlare venendo subito fermata dal maggiore.
- Tranquilla, abbiamo tutto sotto controllo. Non ti farà più del male -
La guardò serio nei suoi occhi lucidi che incomiciarono a brillare di gratitudine.
- Grazie mille Emerald -
Sussurrò con un filo di voce portandogli le braccia al collo mentre le lacrime uscivano incontrollate dai suoi occhi color rubino.
- Da quanto tempo stavi lì -
Chiese quando finì di sfogarsi.
- Otto anni -
Ammise mentre si asciugava gli occhi con il dorso della mano.
- Emh...è incredibile quanto tu sia forte -
Esclamò sconcertato mentre la ragazza abassava gli occhi stringendo con le mani le lenzuola bianche e fresche.
- Non sono forte Emerald, sono arrivata al suicidio -
Si mise dietro l'orecchio una ciocca che le copriva la visuale mentre faceva una smorfia per via del dolore alla testa.
- Adesso riposa Tori, tra qualche ora ti porto da mangiare. Desideri qualcosa in particolare? -
La aiutò a stendersi rimboccandole le lenzuola e lasciandole un veloce bacio sulla sua fronte coperta dai capelli color del fuoco.
- No, mi va bene qualsiasi cosa -
Rispose salutandolo con la manina e girandosi su un lato non appena il medico chiuse la porta.
- Gli uomini non sono tutti uguali -
Sospirò sorridendo e tornando a guardare la foto del suo salvatore.


Nella settimana seguente fece conoscienza di tutti gli altri membri della ciurma, si presentarono dolcemente cercando di non metterla a disagio, ricoprendola di complimenti.
Alla fine l'unica persona che non era andato a farle visita, non ostante le lamentele e preghiere della rossa, fu proprio il suo salvatore, che rifiutò di uscire dalla sua cabina per tutto il tempo in cui la ragazza fu a bordo.


- Dai Em! Ti prego! -
Ormai erano circa venti minuti che i due ragazzi litigavano sotto lo sguardo divertito di Nathan, che era andato a farle compagnia.
- Ti ho detto di no! -
Continuò il medico facendo finta di non ascoltare li strilli acuti della più piccola.
- Ti giuro che faccio la brava, vado solo sul ponte poi torno indietro! -
Promise facendo gli occhi da cucciolo.
- Non mi guardare così Tori! Sei ancora troppo debole! -
Si girò dall'altra parte incrociando le braccia.
- A dire la verità mi sembra tutto fuorchè debole. Non vedi come è energica e piena di voglia di vivere? -
Esclamò il maggiore avvicinandosi alla ragazza che gli sorrise grata.
- Esatto! Ti giuro che se sento anche un dolorino minuscolo torno indietro! Anzi, Nath mi accompagnerà per cui devi stare tranquillo! -
Continuò cercando di convincere il medico che alla fine si lasciò andare.
- Ok, ma anche se senti un dolorino torni indietro, capito?! -
Incomiciò a darle mille istruzioni pur sapendo che non gli avrrebbe dato retta.
- Stai tranquillo, me ne occupo io. A dopo! -
Nathan afferrò per un braccio Tori aiutandola ad alzarsi dal letto e portandola alla porta, salutando il moro.
- Tori, se non te la senti... -
Iniziò interrompendosi subito appena la rossa avanzò sulle assi gonfie dall'acqua espirando il forte odore di salsedine.
- wow, certo che il mare è prioprio bello -
Sospirò sporgendosi per vedere meglio l'acqua cristallina che si infrangeva contro le pareti della nave.
- Tieni -
Nathan le posò il suo mantello celeste sulle spalle preoccupandosi del vento.
- Nath... -
Provò a rispondere ma venendo subito fermata dal maggiore.
- Non se ne parla. Col vento che sta tirando e i tuoi abiti leggeri rischi di prenderti un raffredore, e tu non vuoi stare ancora a letto, non è vero? -
La guardò inarcando l'angolo delle labbra. Tori si guardò, effettivamente era tutto fuorchè vestita pesante. Indossava una larga camicia nera e dei larghi pantaloni neri che le arrivavano a metà polpaccio.
Si strinse di più nel mantello, sorridendogli grata da quel bel tepore.
- Nath, quando arriveremo in quell'isola, che cosa farò? -
Chiese diventando malinconica.
- Ti lasceremo dalla maestra di Emerald. Ti rimetterà in sesto facendoti recuperare gli ultimi chili -
Le spiegò acarezzandole le spalle con le sue manone.
- Ma io voglio restare con voi -
Piagnucolò continuando a guardare le onde azzurrine.
- Anche noi vorremmo, ma è troppo pericoloso. Lì sarai al sicuro -
Le posò un bacio sulla nuca asciugandole una lacrima.
- Va bene, se è per il mio bene lo farò ma sappiate che non vi dimenticherò mai -
Ammise buttando le mani al collo del moro abbraciandolo.
- Neanche noi ti dimenticheremo mai -
La strinse tra le sue grandi braccia tranquillizzandola.
- Starò benone, davvero -
Lo guardò sorridendogli.
- Hey Nath, ma perchè non mi volete dire il nome del capitano? E perchè non posso ringraziarlo? -
Chiese tutto ad un tratto, sorprendendo il maggiore che si grattò la testa imbarazzato.
- Bhe...Ecco...Diciamo che il capitano non si sente bene per cui non può riceverti -
Balbettò nervoso mentre Tori inarcava un sopracciglio.
- Ma almeno il suo nome! -
Esclamò per niente convinta dalla risposta del suo amico.
- Sai, il suo vero nome non lo conosciamo neanche noi per cui ci sembrava stupido dirti un nome finto -
Mentì guardando supplichevole la ragazza che smise di fargli domande, facendolo sospirare di sollievo.
- Ok, farò finta di credere a tutto ciò che mi hai detto e smetterò di chiederti cose imbarazzanti -
Gli sorrire facendolo rimanere di sasso. Più tempo stava in sua compagnia più scopriva nuove faccettature di lei.
- Tori...Quando ti lasceremo dalla maestra dovrai spiegarci che cosa è successo quella notte di quattro anni fa -
Le sussurrò ad un orecchio facendola tremare.
- Come... -
Sussurrò la rossa con un filo di voce, intimorita dal moro.
- Non posso dirti neanche questo, ma ti prego, continua a fidarti di noi -
Le rispose accarezzandole i capelli e lasciandola sola, tornando in infermeria.



Qualche giorno più tardi...
-
Tori! Muoviti! -
Le urla di Money la incitarono a darsi una mossa. Coprì il suo esile corpicino con una leggera camicia di seta, troppo grande per lei, e con dei piccoli pantaloncini blu scuro che le arrivavano sotto il ginocchio. Si strinse in un mantello color seppia e si precipitò sul ponte per salutare i suoi amici.
- Ma lui dov'è? -
Chiese guardandosi intorno cercando un familiare viso spruzzato dalle lentiggini.
- Dobbiamo andare mocciosa -
Il biondo l'afferrò per un braccio stringendolo fino a farle mano e trascinandola giù dalla nave.
- Hey Tori! Ci mancherai! -
Gli altri si sbracciarono dal ponte con le lacrime agli occhi salutandola energicamente.
- Anche voi mi mancherete! -
Rispose al loro saluto saluto agitando il braccio libero sorridendo.
- Hai intenzione di camminare o vuoi che ti trascini per tutto il tragitto? -
Le domandò sgarbato Money facendole aumentare subito il passo mentre teneva gli occhi per terra. Money era stato l'unico che l'aveva sempre trattata male e adesso, stando sola con lui, aveva una paura enorme.
- Mon, mi fai male -
Sussurrò riferendosi al braccio ancora chiuso in quella morsa dolorosa di carne, ossa e cartilagine.
Il biondo sbuffò irritato stringendo la presa facendole contrarre i muscoli.
- Mon, ti prego! -
Lo pregò guardandolo con paura.
- Allora mocciosa chiariamo subito le cose -
La trascinò in un vicolo sbattendola al muro e bloccandole gli avambracci sulla parete.
- Tu non piaci a me ed io non piaccio a te, per cui prima che mi dimentichi della promessa che ho fatto l'altra sera a Emerald e decida di spaccarti quel tuo bel faccino innocente, dimmi che cosa hai fatto al capitano! -
Le urlò contro facendola tremare. Spalancò gli occhi dalla paura e si sentì immediatamente ferita: Emerald le aveva detto che nessuno le avrebbe fatto più del male mentre adesso stava rischiando per l'ennesima volta di morire.
- Io...Io non lo so... -
>Ciack!
Un forte schiaffo le arrivò sulla guancia sinistra facendole girare il volto mentre una lenta lacrima le rigò la guancia ferita.
- Ma se non conosco neanche il suo nome... -
Ribattè trattenendo un urlo quando un altro schiaffo le marchiò la guancia.
- Razza di mocciosa buona a nulla! Vi siete già incontrati una volta! -
Urlò preso da l'ira mentre la sua faccia iniziava a diventare bordeaux.
- Si, quattro anni fa, ma lui non mi ha mai detto il suo nome -
Rispose guardando dritto negli occhi Money che fece un passo indietro. Stava dicendo la verità.
- Non mi frega un cazzo! Tu...è tutta colpa tua se lui si è completamente innamorato di te, mentre lui sarebbe dovuto essere solo mio! -
Riprese a schiaffeggiarla mentre le calde lacrime della rossa scendevano sulle sue mani.
- Mi d-dispiace, io n-non avevo alcuna intenzione di rubarti il ragazzo. Io non sono innamorata di lui, gli sono grata per avermi salvato la vita ma non volevo assolutamente che s'innamorasse di me, per cui è tutto tuo -
Singhiozzò appena il ragazzo smise di picchiarla.
- Che cosa? -
Domandò col fiatone restando immobile per diversi secondi.
- Se sei innamorato di lui perchè non glielo hai detto? -
Chiese mentre lo sguardo del biondo si rattristava.
- Lui non mi ama, e poi a lui piacciono gli uomini. A lui piacciono solo le ragazze belle con delle tette grandi ed un bel culo, proprio come te! -
Ritornò ad urlarle contro la ragazza estraendo un coltellino dalla cintura ed avvicinandolo pericolosamente al suo sterno.
- Ti prego...Non farlo... -
Sussurrò con un filo di voce mentre cercava di liberarsi dalla ferrea presa del più grande.
- Adesso, pagherai per quello che hai fatto... -
Ripetè imbambolato mentre faceva aderire la fredda lama contro la sua pelle.
- Fermo! Lasciala stare! -
Una donna sulla quarantina sbucò all'improvviso colpendo Money con un potente pugno che lo scaraventò contro un edificio, spaccandogli il naso.
- Sei un compagno di Emerald, non è vero? -
Commentò velenosa guardandolo male mentre il biondo si teneva il naso sanguinante con una mano.
- Vedi di andartene e di lasciare in pace questa ragazzina -
Posò le sue mani sulle esili spalle di Tori. Mon si alzò a fatica e scappò di corsa verso il porto.
- Vieni con me -
La prese per mano e dolcemente la portò verso un edificio color panna con un insegna di legno. Sopra era stata dipinta a caratteri cubitali la scritta "Madame Julie".
La donna la fece sedere su un divano di pelle nera mentre cercava il ghiaccio nel congelatore in cucina.
- Grazie mille -
Si ricordò solo ora di essere stata salvata dall'ennesima violenza nei suoi confronti.
- E di cosa? Sarei dovuta arrivare prima! Guarda come ti ha ridotto le guance quel bastardo! -
Esclamò irata mentre le poggiava delicatamente il freddo ghiaccio sulle sue guance gonfie e rosse, provocandole un gemito di dolore.
- Odio gli uomini -
Sussurrò stringendo i pugni e conficcandosi le unghie mangiucchiate nella carne.
- Lo so, gli uomini sono terribili. Ci trattano come giocattoli approfittando di noi e del nostro corpo, senza alcuna vergogna. Lo so che è dura, ci sono passata anche io ma devi andare avanti -
Le accarezzò i capelli e le asciugò una lacrima, sorridendole dolcemente.
- Emerald mi aveva promesso che nessuno mi avrebbe di nuovo fatto del male -
Singhiozzò levando il ghiaccio e guardandosi i piedi.
- Molto spesso si fanno promesse che non si riescono a mantenere, però Em vuole davvero il tuo bene -
Le spiegò la dottoressa accarezzando la guancia ormai guarita.
- Ok, ma questo non mi farà cambiare idea sugli uomini -
Affermò guardando dritta dentro gli occhi color smeraldo della donna.
- Ricorda Tori, gli uomini non sono tutti uguali. Sono sicura che anche tu troverai colui che ti ruberà il cuore -
Sospirò malinconica osservando una vecchia fotografia sul comodino. Raccolse i suoi capelli ramati in uno chignon e si diresse verso la cucina velocemente, nascondendo la lacrima che le rigò una guancia.
- C'è un bagno sù, al secondo piano. Usalo pure e rilassati, ti porterò dei vestiti -
Le urlò mentre frugava nel frigo. La rossa si alzò dal divano e si avvicinò alle scale posando il suo piccolo piedino nudo sul primo scalino. Improvvisamente aveva iniziato a sentire la mancanza di quei dieci chili.
Si aggrappò al corrimano, sostenendosi ed incominciò a salire i gradini, facendo attenzione a non perdere l'equilibrio.
Appena arrivò in bagno aprì l'acqua calda della vasca e si spogliò immergendosi tra i vapori che emanava l'acqua.
Liberò la mente provando a concentrarsi sui suoi prossimi obbiettivi.
Dopo una ventina di minuti decise di uscire, coprendo il suo piccolo corpo in un grande asciugamano bianco ed entrando nella stanza affianco. Sul letto erano posati dei semplici shorts di jeans ed una canotta nera. Si vestì e si asciugò i capelli giusto in tempo per il pranzo.
- Tori! Vieni a mangiare! -
La dottoressa la chiamò dalla cucina facendola scendere di corsa dalle scale.
- Che cosa si mangia? -
Domandò entrando come un fulmine e sedendosi sulla sedia.
- Alzati un attimo -
La fece alzare e le fece fare una piroetta osservandola meglio.  
- Meno male, ho azzeccato la taglia! -
Sospirò sollevata scrutandola per bene.
- Grazie mille per i vestiti! -
Si risedette sorridendole.
- Figurati! Dopo andiamo a comprarti delle scarpe, non puoi andare in giro scalza! -
Spense il fuoco sotto la pentola ed iniziò a servire i pasti in dei grandi piatti di porcellana, posandoli sul tavolo di legno.
- Non è niente di elaborato, giusto un po' di tagliatelle al ragù -
Spiegò mentre la rossa iniziava a mangiare di gusto.
- Grazie mille per il pasto! -
Unì le mani simulando una preghiera, lasciando ricadere la forchetta nel piatto.
- Senti stellina, volevo parlarti di una cosa importante. Emerald mi ha raccontato tutto e un uccellino mi ha detto che alcuni cani dei nobili ti stanno cercando -
La rossa quasi non si strozzò con il boccone che aveva in bocca.
- Noah? -
Domandò con un filo di voce sgranando gli occhi.
- Non lo so, ma devi andartene via al più presto -
Affermò seria la dottoressa continuando a mangiare come se nulla fosse.
- Ma come faccio? Non ho una nave ed un posto in cui andare! -
Esclamò sbattendo i pugni sul tavolo.
- Penserò io a tutto, adesso finisci di mangiare -
La guardò con uno sguardo severo, non voleva essere troppo dura con lei ma non poteva fare nient'altro.

La sera...
- Questo è un eternal pose, segui la direzione dell'ago e arriverai in un posto sicuro. Parla con Violet e fatti portare dalla regina, se le mostrerai questa ti aiuterà -
Le diede una pergamena ingiallita e con i bordi bruciacchiati, legata da un filo dorato.
- Non so davvero come ringraziarti -
Sospirò prendendo ciò che la donna le offriva senza esitazione.
- Tra donne ci si aiuta -
Sorrise facendole un occhiolina ed invitandola a partire con un gesto della mano.
- Sei proprio sicura di voler partire adesso Tori? Puoi restare da me per la notte... -
Chiese guardandola preoccupata ma interrompendosi appena la rossa le fece un grande sorriso.
- Hai già fatto fin troppo per me. Adesso è il momento che inizi a darmi da fare anche io -
Affermò prendendo una bandana bianca dallo zaino scuro, donatogli dalla dottoressa, e legandosela in testa, a mo' di fascia.
- Immagino che sia inutile ribattere per cui non mi resta altro che augurarti buona fortuna -
Le posò le mani sulle spalle avvicinandola a sè e le scoccò un bacio sulla fronte accarezzandole una guancia.
- Farò attenzione -
Le promise prima di voltarle le spalle e saltare sul piccolo guscio di noce attraccato al molo. L'impatto fece dondolare la piccola imbarcazione increspando leggermente la superficie piatta e liscia del mare. Le dita sottili di Tori si racchiusero subito intorno alla corda che teneva ferma la barca. In pochi minuti riuscì a disfare il nodo raccogliendo la corda e sedendosi.
Prese l'eternal pose e stabilì la rotta, impugnò i remi e con unltimo sorriso si allontanò dalla costa.
Mentre remava la sua mente iniziò a vagare tra i ricordi dell'ultimo periodo.
La faccia preoccupata del ragazzo che l'aveva salvata gli si ripresentò quasi davanti agli occhi, mentre uno strano calore le s'infondeva dentro al cuore. Aveva una voglia pazzesca di incontrarlo e di dirgli grazie, eppure al momento non doveva pensarci. Doveva concentrarsi sul suo prossimo obbiettivo: distruggere il Governo Mondiale. 

Angolo autrice
Buona luna a tutti! Chiunque sia arrivato fin qua verrà ricompensato con un biscotto *guarda sconsolata la scatola di biscotti da cui dovrà separarsi*
Ok, diciamo che questa è la lunghezza (se non di più) che avranno i "capitoli", visto che è una raccolta di One-shots. (Se lo volete sapere avete letto ben 5518 parole, bravi!)
Non so quando aggiornerò Hi to Umi visto che sono in vacanza ma farò il possibile per non restare tropp indietro con i capitoli.
Prima di salutarvi volevo condividere con voi questo regalino che mi ha fatto una mia cara amica: 
                                      
Ma non è bellissima?! é Tori versione Chibi ed è troppo pucciosa! Mi viene voglia di prenderla e stritorarla!
Va biene, mi dileguo prima che mi affoghi mentre dormo. Bacioni!
Martachan
   
 
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