Natasha osservò la giovane
piegarsi, con le ginocchia in
fuori e la vide tenere le braccia aperte. Si appoggiò alla
parete, la figura
della giovane si rifletteva nel vetro sulla parete
“Oggi ho trovato dei resti
di vestiti bruciati nel camino”
disse. Elektra si alzò sulle punte e piroettò sul
posto, tenendo le mani unite
sopra il capo.
“Erano miei”
rispose. Saltò, tenendo le gambe allungate.
Natasha dilatò le narici, espirando rumorosamente.
“Questo, come posto di lavoro, mi piace. Posso assentarmi per
mesi e tornare qui quando voglio, venendo pagata regolarmente.
Qualsiasi sia il
motivo per cui li hai bruciati non andrò a dirlo in
giro” disse. Elektra
raggiunse un palo dorato, allungò la gamba e vi
appoggiò la punta del piede.
“Lo so che non andrai a
dirlo in giro. In fondo, ho notato
molti dettagli su di te e non ti piacerebbe se decidessi di andare a
dire le
conclusioni che ne ho tratto” rispose. Si piegò in
avanti e si toccò la punta
del piede con le mani.
“Erano sporchi di sangue, sensei” rispose la mora.
Natasha assottigliò gli occhi.
“Avevi già
ucciso quando ci siamo conosciute, vero?”
domandò. Elektra rimise il piede sul pavimento di legno ed
annuì.
“Sì. Un uomo
veniva a trovarmi ogni tanto a scuola, per
questo mio padre ha deciso di rinchiudermi su quest’isola e
farmi studiare a
casa” spiegò. Rifece l’esercizio con
l’altro piede.
“Mi ha insegnato a
combattere e a dodici anni ho messo in
pratica quello che sapevo uccidendo un uomo”. Si
voltò, dando le spalle alla
sbarra, mise le mani sui fianchi ed iniziò a piegarsi in
avanti ripetutamente.
“Però non avevo
il tuo stile perfetto”.
Concluse la giovinetta. Natasha strinse le labbra rosse.
“Avevo sei anni la prima
volta che ho ucciso” le svelò.
Elektra rizzò la schiena, tolse le mani dai fianchi e
strinse i pugni.
“Però
tu l’avrai
fatto per motivi validi. Magari per sopravvivere, per legittima difesa,
per
proteggere qualcuno o per missione. Io l’ho fatto
perché mi andava” rispose con
voce atona. Natasha le si avvicinò.
“Per dimostrare che
potevi?” domandò. Elektra ghignò, la
frangetta le rendeva in ombra il viso.
“No, per noia”
sibilò. La Romanoff trattenne il respiro.