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Autore: Ciuffettina    11/08/2016    5 recensioni
Gabriel si stupì molto quando aveva ricevuto l’incarico di annunciare ad Anna e Gioacchino che avrebbero avuto una bambina: nella sua millenaria esistenza, le nascite che aveva annunciato, non erano mai state di umani qualsiasi ma sempre speciali che avevano cambiato la storia o avevano contribuito a farlo ma erano sempre stati uomini, non donne. Doveva essere una creatura più che speciale!
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gabriel, Nuovo personaggio
Note: Cross-over, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
- Questa storia fa parte della serie 'Il dietro le quinte del Vangelo'
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Gabriel si stupì molto quando aveva ricevuto l’incarico di annunciare ad Anna e Gioacchino che avrebbero avuto una bambina: nella sua millenaria esistenza, le nascite che aveva annunciato, non erano mai state di umani qualsiasi ma sempre speciali che avevano cambiato la storia o avevano contribuito a farlo ma erano sempre stati uomini, non donne. Il fatto che fosse nata senza Peccato Originale, faceva presagire che sarebbe stata una creatura più che speciale.
Anna aveva fatto voto che appena Maria fosse stata più grande, sarebbe stata allevata nel tempio del Signore ma per farla entrare, senza che si voltasse perché i genitori sono rimasti fuori (cosa che sarebbe stata di pessimo auspicio), occorreva che all’interno vi fosse già qualcuno a lei familiare, perciò Gabriel, per farsi conoscere, le compariva ogni sera, quando veniva messa a letto, nei primi mesi per cantarle in enochiano e più avanti per tenerle compagnia.

Quando Maria compì 3 anni, i genitori decisero di adempiere il voto, perciò i sacerdoti fecero accendere delle fiaccole per illuminare i 15 gradini del tempio.
Potete mettere tutte le lanterne che volete ma ciò che occorre è un arcangelo con delle bellissime ali luminose.
Infatti, quando la piccola aveva visto che la aspettava, accovacciato, appena oltre la soglia, con le ali e le braccia spalancate, era subito corsa da lui, con grande sorpresa di tutti gli altri ai cui occhi era, invece, invisibile.

Maria si era subito abituata alla vita lì dentro e, nonostante fosse così piccola, si era data questa regola: dalla mattina sino all’ora terza pregava; dalla terza alla nona tesseva; dalla nona in poi di nuovo pregava fino a quando non le appariva lui per distrarla un po’, verificare i suoi progressi e portarle da mangiare. Che altro avrebbe potuto fare? Di certo era impensabile schizzarla d’acqua o insegnarle ad arrampicarsi sugli alberi…

«Ho imparato il Salmo numero 119, vuoi sentirlo?» gli chiese la bambina un pomeriggio, dopo aver distribuito, come di consuetudine, ai poveri il cibo che le era stato destinato dal sacerdote.
«Certo» sorrise Gabriel, rassegnato. Per quanto adorasse sentirla cantare non poté fare a meno di domandarsi: “Ma con tutti i salmi che ci sono, doveva proprio scegliere il più lungo?” Per le sue orecchie d’arcangelo, abituato alle melodie celesti, gli umani erano per lo più stonati e anche quelli che non lo erano, avevano comunque voci umane, mentre quella piccola cantava divinamente e non era un modo di dire, però 176 versi erano sempre centosettantasei versi…
«L’hai imparato davvero bene» le disse, quando ebbe finito. «Migliori di giorno in giorno, mangia ora, te lo sei meritato.» Le mise davanti un cestino pieno di fichi. Stava per mangiarne uno, quando si accorse che Maria lo stava fissando dubbiosa. «Qualcosa non va?»
«Sei sicuro di essere un angelo?»
«Certo, non vedi le ali?» Le guardò perplesso, che le avesse rese invisibili? Ma no! Si vedevano ed erano splendide e poi lei lo conosceva già da 5 anni… «Perché me lo chiedi?» le domandò, infilandosi il frutto in bocca.
«Gli angeli non si rimpinzano di cibo» disse, guardandolo seria.
Quasi si strangolò col boccone. «Che cos…?» Ma per la miseria! Già doveva sorbirsi le osservazioni dei suoi fratelli (migliaia!) su questa sua stranezza e ora ci si metteva anche quella mocciosa?
«L’ha detto il sacerdote.»
L’arcangelo tossicchiò, battendosi un pugno sul petto. “Fortuna che non sono un umano” rifletté, pensando al fico che gli era andato di traverso. «Ti svelerò una cosa che non tutti sanno…» Si protese verso di lei, con aria cospiratoria: «Sai chi fa maturare i frutti?»
«Il Signore!» rispose lei sicura.
«Eh no! Però ha affidato questo incarico a me(1), quindi devo sapere se i frutti son giunti al giusto stadio di maturazione e se sono buoni, pertanto son obbligato a mangiarli, capito ora?» ridacchiò.
«Davvero?» chiese lei, sgranando gli occhi.
«Certo! Non ti fidi del tuo arcangelo custode? Su, mangiamo ora che devo verificare se son buoni.»
Mentre la guardava, Gabriel rifletté sul futuro della piccola, non sapeva ancora quale sarebbe stato il suo ruolo nel grande disegno divino, anche se era un arcangelo, c’erano molte cose che restavano ignote a lui e agli altri (“Metatron compreso” pensò con una punta di soddisfazione) ma di una cosa era certo: qualunque fosse stato il suo destino, lui sarebbe stato al suo fianco per proteggerla.

 
*****

Racconto ispirato al capitolo 7 del Protovangelo di Giacomo
1) Secondo la tradizione ebraica tra i compiti dell’arcangelo Gabriel c’era anche quello di far maturare i frutti, questo, però, non implicava che fosse costretto anche ad assaggiarli ;-D
Visto che tra qualche giorno è l'Assunzione, ho pensato di scrivere questa storiella.
   
 
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