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Autore: shira21    11/08/2016    2 recensioni
Anna Rubliov, non è solo una pittrice russa dalla grande belleza, è soprattutto una donna che sa cosa vuole nella vita ed disposta a tutto per ottenerlo. Anche quando sa che le conseguenze potrebberò essere drammatiche lei va avanti, sia che si tratti di ritrovare la sua libertà che di tenere al sicuro la persona più importante della sua vita.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era giunto il momento di liberare il terrazzo dalla neve, decise quel pomeriggio John Wilmont. Aprì cauto la porta del ripostiglio, preparandosi al peggio, e poco ci mancò che gli cascasse addosso la lucidatrice insieme a una moltitudine di altri oggetti che niente avrebbero dovuto avere a che fare con quello stanzino. Tali oggetti erano stati impilati in maniera tale che al minimo spostamento di corrente l’audace malcapitato si sarebbe trovato travolto da una valanga domestica.
Sua moglie era stata l’ultima a mettere a posto il ripostiglio. Ormai John era convinto che stesse facendo di tutto per uccidersi. Ogni giorno che passava la vedeva sempre più magra; gli occhi un tempo vivaci adesso passavano su di lui con indolenza, come se non lo vedesse davvero. Come se non vedesse più niente davvero, e fosse persa in un mondo di spiriti maligni che la logoravano lentamente giorno dopo giorno, togliendole ogni scintilla di vita.
Con un sospiro stanco rimise automaticamente tutto al suo posto. Erano mesi che continuavano ad accadere questi piccoli incidenti e la situazione lo stava logorando. Finora aveva sopportato tutto questo, convinto che con il tempo le cose si sarebbero risistemate da sole, ma adesso capì che la sua era stata una flebile illusione. Decise che era arrivato il momento di parlare con lei, su quello che si stava facendo. Sì, doveva parlarle prima che fosse troppo tardi.

La trovò seduta nella serra che dipingeva. I lunghi capelli setosi così simili a raggi di sole erano legati in una stretta coda di cavallo che faceva apparire la pelle del volto ancora più tesa. Guardandola con attenzione, si accorse che gli occhi grigio spento erano ancora più scavati di quanto ricordasse e si chiese preoccupato se prendeva ancora quelle pillole per riuscire a dormire la notte. Le labbra erano contratte, ma non capiva se per una sofferenza interiore o era solo concentrata sulla tavola su cui stava lavorando.
– Anna, devo parlarti – riuscì a dire con la bocca arida.
A quelle parole la donna sussultò come se fosse stata punta da un’ape e con la lentezza di un automa si girò verso di lui. John sentì lo stomaco contrarsi. Dio, perché? Perché ho aspettato tanto?
Il senso di colpa si sollevò strisciante dal suo petto e lo avvolse in spire tanto strette che la sentì appena sussurrare un tremante: – Cosa succede, tesoro?
John era paralizzato. Aprì e chiuse la bocca un paio di volte con sguardo perso mentre la mente si rifiutava di collaborare. No, doveva smettere di scappare. Se finora non avesse voltato la testa da un’altra parte, facendo finta di non vedere quello che stava accadendo a sua moglie, forse non si sarebbe giunti a tutto questo. Era giunto il momento di parlare chiaro per il bene di tutti e due.
– Anna, ascoltami. È da qualche tempo che mi sono accorto che c’è qualcosa che non va. Credo… Anna, tu non stai bene – Signore, l’aveva detto! Oh, l’aveva detto, finalmente! – Ascoltami, ti prego. Hai bisogno d’aiuto. Devi parlarne con qualcuno. Sai che puoi confidarmi qualsiasi cosa. Oppure… ecco, io conosco una persona… un amico… che risolve i problemi. Potrebbe aiutarti a sentirti meglio se magari parlassi con lui di quello che ti affligge.
Per quanto si sforzasse, non riusciva in alcun modo a chiederle se stava tentando di mettere fine alla sua vita. Una sua risposta sarebbe stata troppo per lui da sopportare. Ma a quel punto notò l’espressione di Anna. Lo sguardo perso di chi si sforzava di comprendere una parte importante del discorso che le era sfuggito si tramutò, quando comprese, in un dolore tale che John si sentì stringere il cuore, e scoppiando in lacrime la vide fuggire con il volto coperto dalle mani, lasciandolo solo con l’eco dei suoi singhiozzi.
Sentendosi il peggior uomo sulla faccia della terra, John si lasciò cadere sulla sedia della moglie, osservando il dipinto lasciato incompleto. Raffigurava una rosa gialla in un campo erboso così perfetta da sembrare reale. Senza pensare, allungò una mano per toccarla, quasi aspettandosi di percepire la delicatezza vellutata dei petali sovrapposti in modo concentrico, raccolti in un bocciolo mai del tutto schiuso. Anna gli ricordava molto quella rosa: bellissima e al tempo stesso irraggiungibile. Si ricordò che sua moglie una volta gli aveva detto che tutti i fiori contengono un messaggio, e che la rosa era quella che nascondeva più significati. Per un momento gli venne in mente la voce di Anna che gli spiegava che una rosa gialla rappresentava un amore che si affievoliva… No, era stato tanto tempo fa. Sicuramente si ricordava male.
Anna, mio povero amore! Cosa doveva fare con lei? Come si doveva comportare? Come poteva aiutarla se non gli confidava i suoi problemi? L’unica cosa che ora poteva fare era rimanerle il più vicino possibile, sperando di comprendere il suo problema e aiutarla prima che lei... Oh, Signore, no, non l’avrebbe permesso. Lei era tutta la sua vita, non avrebbe mai e poi mai sopportato di perderla. Andasse al diavolo il lavoro! Avrebbe preso delle ferie anticipate e le sarebbe stato il più vicino possibile, facendo di tutto per difenderla dai suoi demoni interiori. Per ora non avrebbe più fatto parola di “aiuti esterni”. Con questa decisione John uscì dalla serra e andò in cucina, con la fievole speranza che se le avesse preparato qualcosa le sarebbe aumentato l’appetito.

Delle settimane erano passate dall’ultimo incidente e John iniziò a sentirsi più tranquillo. Forse stava riuscendo veramente ad aiutare Anna. Quella sera sarebbero arrivati numerosi amici per cena e lei appariva più serena, come se fosse arrivata a patti con se stessa. John la osservò dall’altro capo del tavolo e le sorrise teneramente. Aveva lasciato i capelli sciolti che le cadevano in dolci boccoli sulle spalle, facendola sembrare ancora la dolce ventenne che aveva conosciuto. Era anche riuscita a nascondere le occhiaie con un velo di trucco e le labbra rosse distoglievano l’attenzione da quegli occhi tristi, simili a un cielo plumbeo che non conoscevano il calore del sole. Anche dal suo posto a fondo tavolo John riusciva a cogliere quel profumo di fiori così familiare, segno che aveva passato diverse ore nella serra prima di venire ad accogliere gli ospiti.
Era stranamente orgoglioso della bellezza della moglie, quasi fosse merito suo, forse perché lui non si era mai considerato niente di speciale. In quel momento John notò che il collo aggraziato, ultimamente sempre nascosto da sciarpe e maglioni, era adornato da sei giri di perle. Le riconobbe subito come quelle che lui gli aveva regalato per il loro primo anniversario, e per un momento venne preso da una profonda commozione.
Continuava a conversare con i loro ospiti ma non la perdeva mai di vista, prendendo nota, come ormai si era abituato a fare, che non aveva quasi toccato cibo e che ora era impegnata a sorseggiare un po’ di vino.
Il suo interlocutore doveva aver indovinato l’oggetto dei suoi pensieri perché d’un tratto sorrise e dandogli una sonora pacca sulla spalla, gli confidò: – Amico mio, tu sì che sei stato fortunato in materia di donne.
John sorrise, imbarazzato come sempre quando riceveva quel tipo di complimenti, anche perché non si poteva certo dire la stessa cosa di lui. Con poco meno di una decina d’anni di differenza, i suoi colori prematuramente ingrigiti creavano un netto contrasto con la dorata bellezza russa della moglie. In preda a un’ispirazione improvvisa John alzò il bicchiere, e guardando fisso negli occhi l’ambigua creatura che regnava incontrastata nei suoi pensieri, richiamò l’attenzione dei presenti.
– Vorrei fare un brindisi alla mia splendida moglie, immune al passare del tempo. Ad Anna!
– Ad Anna! – esclamarono tutti, e si levò uno scroscio d’applausi verso la coppia ancora così innamorata.
Lei però fece una piccola smorfia e bevve un altro sorso di vino senza riuscire a reggere il suo sguardo, cosa che lo turbò molto anche se fece del suo meglio per non darlo a vedere.
Dopo alcune ore gli amici se ne andarono, e la casa ritornò ad essere più simile ad un silenzioso mausoleo. Anna aveva messo tutto in ordine e si era rannicchiata sul divano davanti al camino. John si sentiva osservato, e girandosi di scatto trovò ad attenderlo un chiaro sorriso, l’ultima cosa che si sarebbe aspettato di trovare. E le sorprese non erano ancora finite.
– Tesoro cosa ne dici di un brindisi per il successo della serata?
A John sembrava una magnifica idea, tanto più visto la fonte di tale iniziativa, e fece per versare il vino rimasto nei bicchieri ma questo era finito. Deciso a prendere un'altra bottiglia fece per incamminarsi verso la cucina ma la voce di lei lo fermò. Girandosi per chiederle cosa non andava, si accorse che il volto di Anna si era oscurato in una smorfia di delusione.
– No, ci vuole qualcosa di speciale per una serata così interessante. Era da tempo che non ne facevamo una, e l’occasione merita il meglio.
John sorrise entusiasta. Ecco, quella era la donna che conosceva! Anna si stava riferendo ai vini conservati in cantina, una piccola riserva molto pregiata che avevano collezionato nel corso degli anni. Se lei voleva festeggiare con qualcosa di speciale, lui l’avrebbe accontentata. Qualunque cosa pur di vedere quel suo adorabile sorriso.
– Fortuna vuole che la cantina è fornita di tali vini nati solo a soddisfare un’intenditrice come te – disse facendole l’occhiolino.
A quelle parole Anna s’illuminò nuovamente e gli regalò uno di quei suoi sorrisi che erano cosa rara in quei giorni. John si sarebbe messo a ballare per la felicità.
Ebbro di allegria attraversò il corridoio che portava alle scale della cantina, cominciando a scenderle con sicurezza nonostante il buio tetro – doveva proprio far riparare quella lampadina –, ed era ancora in preda ai fumi della gioia quando mise il piede su uno skateboard che era sicuro non avrebbe dovuto trovarsi lì. Mentre ruzzolava giù per le scale, una parte lucida della sua mente fu folgorata dalla rivelazione che sua moglie in tutti questi mesi non stava affatto cercando di suicidarsi. Come aveva potuto essere così cieco da non capire che… La sua testa sbatté a terra e John morì, senza poter vedere sua moglie in cima alle scale che sorrideva e chiudeva piano la porta, andando a dormire serena dopo tanto tempo.

   
 
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