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Autore: __aris__    11/08/2016    7 recensioni
Una strega malvagia ti maledisse facendoti sprofondare in un sonno simile alla morte per molti anni, fino a quando il bacio del vero amore non ti ha liberata. Ci fu una violenta lotta con la strega che non era disposta a farsi sconfiggere. Alla fine la vostra spada, Altezza, le trapassò il cuore ma, prima di morire la strega vi maledisse entrambi: vi sareste rincontrati ogni mille anni rivendo il primo sortilegio, senza ricordarvi l’uno dell’altra fino a quando il bacio del vero amore non vi avrebbe liberati entrambi.
--scritta per il gioco estivo del gruppo fb Il Giardino di EFP, seguendo il prompt "scrivere una versione moderna della propria favola preferita".spero vi piaccia e che mi lascerete un commento.
Genere: Fluff, Satirico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aurora/Rosaspina, Filippo, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La stanza 408 era occupata da una paziente in coma irreversibile da diversi anni. Philippe la ricordava lì fin dal tirocinio: il suo nome era Rose Thorn, ma tutti la chiamavano Bella Addormentata. Nessun incidente l’aveva fatta finire in quello stato: i genitori dissero che si era semplicemente sentita male, ma, proprio come la protagonista della favola, nulla era servito per farla risvegliare. Così, dopo anni di speranze infrante, Stefan Thorn, il re delle macchine da cucire, e sua moglie avevano deciso di considerala morta ed avevano smesso di andare a trovarla.
Ogni volta che Philip entrava in quella camera controllava la temperatura corporea, il battito cardiaco e esaminava gli altri parametri per vedere se c’era attività cerebrale importante. Ma le condizioni di Rose non miglioravano mai e tutto rimaneva immutato: il volto sempre sereno, circondato da una cascata di boccoli biondi; sul suo corpo nessun segno di consunzione o di piaghe da decubito. Sembrava davvero addormentata da pochi minuti!
A essere sinceri non era una sua paziente, però andava da lei tutte le sere prima di tornare a casa.
Forse ha solo bisogno di amore.”
Il medico si girò verso la porta dove si trovava l’anziana infermiera che aveva appena parlato. Una delle tante con il camice verde acqua che si occupava di quel reparto. “Quello che le serve è una cura.” Disse tornando a guardare Rose.
Lei è l’unico che viene a trovarla.” La donna rimaneva sulla porta osservando il suo interlocutore con occhi gentili.
Non lo sapevo.” Invece lo sapeva, quello che non capiva era perché tutte le sere si trovasse in quella stanza.
Perché lo fa?
Perché è un caso unico.”  Anche se sapeva di non essere mosso da interesse scientifico cercò di essere più convincente possibile.
L’infermiera sorrise e gli augurò una buona serata prima di allontanarsi.
Philippe la seguì dopo pochi minuti. Arrivato a casa si scoprì a ripensare alle parole della donna: tutto ciò di cui Rose aveva bisogno era amore. Se fosse stata davvero la bella addormentata probabilmente avrebbe avuto ragione, ma nel mondo reale le persone non si svegliano solo perché ricevono un bacio. Ogni malattia ha una causa, e ogni causa porta alla cura. Ma non c’era causa apparente per il morbo che affliggeva quella ragazza.
 
 
Il giorno dopo Philip tornò nella camera 408 notando per la prima volta che era l’unica priva dei regali che i familiari portano ai parenti. Lo aveva sempre dato per scontato, dopo tutto erano anni che i genitori di Rose non andavano a trovarla. Probabilmente il dolore era stato troppo forte perché potessero tornare. Per qualche tempo si era chiesto come fosse possibile abbandonare in quel modo la propria figlia; poi aveva pensato come avrebbe reagito lui a quella situazione incredibile. Perché c’era qualcosa di incredibile in quel coma. Come faceva il tempo a non toccare Rose?
Sapevo che sarebbe venuto anche oggi.” L’infermiera della sera prima entrò nella stanza con un cambio per la flebo “Ci sono novità?” Era una donna di mezza età con un vaporoso caschetto castano e gli occhi neri.
Nessuna.” Disse il medico osservando i monitor “Non mi sembra di averla mai vista in ospedale, è appena arrivata?
Voi medici non prestate mai troppa attenzione a noi infermiere.” Si limitò a rispondere cambiando la flebo “Sa dottore? Io credo che le sue visite le facciano bene. Tutti dovrebbero sapere che c’è qualcuno che tiene sinceramente a loro.”
Il mio interesse è esclusivamente professionale.” Affermò l’uomo con voce severa.
L’infermiera sorrise in modo enigmatico senza rispondere, poi uscì. Philip per un attimo non si chiese se le parole di quella donna avessero un significato che gli sfuggiva, ma prima ancora che la sua figura scomparisse nel corridoio pensò che a tutte le infermiere piace parlare troppo. Probabilmente le sue visite erano oggetto del chiacchiericcio di tutte le infermiere del piano, ma non gli importava. Qualcosa gli diceva che doveva andare da Rose tutti i giorni. Se solo avesse saputo cos’era quello strano richiamo!
 
 
Trovate la principessa! Solo il vostro amore potrà spezzare la maledizione.”
Philip si svegliò scoprendosi completamente sudato. Aveva fatto un sogno strano del quale ricordava solo una voce che gli diceva di trovare la principessa e una corsa attraverso una fitta foresta di rovi.
Probabilmente si era solo fatto influenzare troppo da quell’infermiera pettegola.
Con gesto nervoso scostò le lenzuola e andò ad aprire il mobile dove conservava i super alcolici. Dopo aver acceso una lampada da tavolo si versò due dita di brandy e iniziò girare il bicchiere osservano le piccole onde create dal liquido ambrato.
Lui era un medico che viveva nel mondo reale, non il principe di una favola per bambine. Tuttavia, per quanto si ripetesse questa banale verità, non poteva scacciare la sensazione di deja vu che lo aveva sopraffatto all’improvviso. Ani, più si ripeteva che quel sogno era solo il frutto di una suggestione, più il suo cuore batteva veloce.
Un lampo squarciò l’aria e Philip avrebbe potuto giurare di aver visto nel vetro della finestra il volto di Rose. Spaventato indietreggiò; il bicchiere cadde sulla moquette frantumandosi in mille pezzi. Oltre quella finestra un violento temporale iniziava a flagellare la città.
Andate da lei principe! Solo il vostro amore potrà spezzare la maledizione.”
Di nuovo la voce del sogno! Ma adesso era sicuro di essere sveglio. Forse stava impazzendo?
Presto Principe! Se non farete in tempo tutto ricomincerà da capo e passeranno altri mille anni prima che possiate rivedere colei che amate.”
Io non sono un principe, smetti di chiamarmi così!” Urlò al nulla.
Lo siete stato in una vita passata.” Rispose la voce imperturbabile e altera.
Un altro lampo fece apparire nuovamente l’immagine di Rose. Adesso poté vedere che non indossava la tunica dell’ospedale ma un sontuoso abito di seta e che  le sue mani stringevano una rosa rossa. Tra i capelli lucenti, accanto a un orecchio, era posato un fiore bianco.
Guardò il vetro tornare normale con la certezza di stare impazzendo. Nulla di quello che stava succedendo aveva senso. Sapeva di essere solo in casa e che le finestre non possono trasformarsi in schermi ad alta definizione. L’unica spiegazione che riusciva trovare era una sindrome neurodegenerativa. “Quello che dici non ha senso. Esci dalla mia testa!”
Andate da lei Principe, poi tutto sarà più chiaro.”
Philip sapeva che prima di tutto sarebbe dovuto andare da un bravo neurologo per curare le allucinazioni, ma il bisogno di fare ciò che la voce gli suggeriva era troppo impellente. Semplicemente doveva andare da lei, anche se non c’erano perché che fosse in grado di capire.
Guidò fino all’ospedale sfidando la tempesta che sembrava farsi sempre più violenta mano a mano che si avvicinava alla sua meta. Le strade erano diventate canali pieni d’acqua che si infrangevano sul veicolo impedendogli di vedere la strada. Sentiva il vento ululare e immaginava le fronde degli alberi piegarsi sotto quella furia, ma la pioggia era tale che poteva solo intuire i loro contorni. Parcheggiò davanti all’ingresso e corse fino alla camera 408. Sentì qualcuno chiamarlo ma quello che stava facendo era troppo importante. Ma cosa stava facendo? Perché andare da Rose Thorn era così importante?
Grazie al cielo è qui!” nella camera c’era l’infermiera con cui aveva parlato poche ore prima. “Sta collassando!”
Philip diede un occhiata ai monitor capendo che se non faceva qualcosa alla ragazza non sarebbero rimasti che pochi minuti. “Atropina!” comandò iniziando un messaggio cardiaco.
È ancora asistolica.” Disse l’infermiera dopo pochi secondi, appena fu chiaro che l’atropina non aveva funzionato.
Sul fianco! Defibrillatore a trecento!” l’infermiera avvicinò prontamente il defibrillatore e aiutò Philip a preparare Rose per la rianimazione “Libera!
Il torace della ragazza si sollevò dal materasso nel momento in cui fu pervaso dall’elettricità, per riabbassarsi immediatamente dopo. La serie di beep si trasformarono in un unico suono ininterrotto mentre qualsiasi cosa accadeva fuor da quella stanza cessava di esistere.
Ancora! Defibrillatore a trecento.” La scossa fu ripetuta ma anche questa volta senza sortire effetto. Philip ricominciò il massaggio cardiaco, sperando che facesse ripartire il cuore di Rose. “Vivi! Non morire.” ripeteva come un mantra.
Sono passati quasi cinque minuti.” Disse l’infermiera preoccupata.
Altra atropina e defibrilliamo a 340!” Con determinazione maggiore di prima Philip ricominciò un’altra serie di massaggi cardiaci per permettere al sangue di continuare a circolare. Rose doveva vivere! Il suo destino non era morire in quel letto d’ospedale. Lei, più di tutti gli altri uomini e donne a cui aveva salvato la vita, doveva vivere. Doveva vivere perché … Perché? Perché lei era più importante di tutti? Perché si sentiva morire anche lui? Perché una parte di lui era certo che ogni scelta aveva compiuto nella sua vita era servita a portarlo lì e in quel momento?
Sono passati più di cinque minuti dottore. Ammesso che si riprenda…
Philip si fermò, puntando gli occhi in quelli grevi dell’infermiera. Le mani ancora premute sul petto della paziente. Anche se il cuore di Rose avesse ricominciato a battere avrebbe potuto riportare danni cerebrali permanenti. Nella camera calò il silenzio, perfino quei maledetti macchinari sembravano essersi ammutoliti. La tempesta che aveva continuato a imperversare tacque.
 “Non lei!” Supplicò il medico a un Dio nel quale non aveva mai creduto. Tutte le domande che si era posto questo non importavano più. Solo la ragazza esanime sul letto aveva valore e per qualche ragione, senza lei, Philip sentiva che la sua vita non avrebbe alcun senso.
L’infermiera appoggiò la mano su quelle del medico “Dovete lasciarla andare.”
Non può finire così.”
Deve finire con l’amore, ditele addio Principe.”
Il medico non capì quelle parole, cercò di scrutare quegli occhi neri ma vi trovò solo altro mistero. “Tu.
Datele l’ultimo saluto. Ma fate presto perché non avete molto tempo.”
Philip abbassò lo sguardo sul corpo esanime di Rose sospirando. Anche nella morte era bellissima, sembrava ancora addormentata. “Non so cosa dovrei dirti.” Disse accarezzandole una guancia con la punta delle dita “Non so nemmeno perché sono qui. Temo di non sapere più niente. L’unica cosa che so è che, per quanto possa sembrare strano o incredibile, in qualche modo siamo legati. Forse se lo avessi capito prima avrei potuto salvarti.” Quelle parole racchiudevano un rimpianto amarissimo che non lo avrebbe mai abbandonato “Mi dispiace di non essere il tuo principe, Bella Addormentata.” Lentamente si abbassò, attirato da quelle labbra ancora rosee “Addio Principessa Rose.” Concluse sigillando quel saluto con un bacio.
Un’onda di luce si propagò dai due giovani e, come in un miracolo, le apparecchiature segnarono nuovamente i battiti del cuore di Rose.  Philip li guardò susseguirsi incredulo, anche dopo aver tastato il polso della ragazza: il suo cuore batteva forte e con un ritmo talmente regolare da poterci ballare un valzer.
Chi sei? E dove mi trovo?” la voce di Rose lo sorprese ancora di più. Lo osservava confusa, ad occhi spalancati, inconsapevole di essere appena morta.
Sei in ospedale perché sei stata in coma per molto tempo.
No! Io ero con i miei genitori! Noi stavamo … stavamo …” portando una mano alla fronte chiudendo gli occhi con gli occhi, cercando di visualizzare qualcosa che continuava a sfuggirle.
Non preoccuparti Rose, la perdita di memoria è normale in questi casi. Presto ricorderai tutto.” La rassicurò Philip posando una mano sulla spalla della ragazza.
E voi ricordate, Principe?” la stessa voce che lo aveva svegliato prima risuonò nella stanza mentre davanti ai suoi occhi sgomenti appariva una donna. Lunghi capelli neri le ricadevano fin sui seni in morbide onde sopra un prezioso abito bianco. La pelle era molto chiara mentre gli occhi neri come la notte. Sopra all’abito un mantello con cappuccio ricamato con fili d’argento la faceva sembrare il personaggio di qualche racconto fantasy.
 D’istinto Philip si portò tra lei e Rose “Chi sei?
La donna sorrise “Non dovete temermi: io sono una fata e mi chiamo Elivine. Il mio compito era aiutarvi a spezzare la maledizione e ridarvi i vostri ricordi.” Dicendo queste parole fece volteggiare elegantemente una mano per portarla sotto al mento e ci soffiò sopra creando una polvere scintillante che avvolse i due giovani come una nuvola “Voi siete stato un principe in una vita passata e tu, sfortunata ragazza, una principessa. Una strega malvagia ti maledisse facendoti sprofondare in un sonno simile alla morte per molti anni, fino a quando il bacio del vero amore non ti ha liberata. Ci fu una violenta lotta con la strega che non era disposta a farsi sconfiggere. Alla fine la vostra spada, Altezza, le trapassò il cuore ma, prima di morire la strega vi maledisse entrambi: vi sareste rincontrati ogni mille anni rivendo il primo sortilegio, senza ricordarvi l’uno dell’altra fino a quando il bacio del vero amore non vi avrebbe liberati entrambi.”
Mano a mano che parlava la polvere formava immagini che diventavano immediatamente ricordi: il loro primo bacio, la lotta con Malefica e la maledizione che la strega gli aveva lanciato con le ultime energie prima di diventare cenere nera.
Rose e Philip si guardarono con l’amore negli occhi, cancellando gli ultimi mille anni in pochi istanti.
Sapevo che mi avresti ritrovata!” Rse era raggiante, con gli occhi velati di lacrime di gioia.
Perdonami, amore mio.” Philip si abbasso per raccogliere con il pollice una lacrima che stava sfuggendo dalle ciglia della ragazza. “Stavo per non fare in tempo.”
Non importa, sei qui.” Rispose cullandosi in quella carezza. “Possiamo tornare nel nostro reme, fata?
Elivine fece qualche passo in avanti “Purtroppo i miei poteri non sono tanto grandi, Principessa. Siete stati mandati in un tempo dove Malefica credeva che il lieto fine non esistesse per nessuno ma tornare indietro richiede una magia di cui non dispongo.”
I due innamorati si guardarono negli occhi per qualche secondo sorridendo “Ti ringraziamo per ciò che hai fatto per noi, fata Elivine.” Iniziò Philip prima che Rose desse voce a ciò che entrambi avevano pensato “Ma se Malefica credeva che oggi nessuno possa trovare il proprio lieto finne vogliamo dimostrale che si sbagliava.”
Credo che sia la cosa più giusta. Addio Vostre Maestà.” Disse la fata prima di svanire in uno scintillio.
Philip sdraiò accanto a Rose per abbracciarla provando una pace che gli era sempre stata sconosciuta. Non era la gioia di aver ritrovato la propria amata, ma la sicurezza di aver capito chi era e di aver trovato un senso per tutto.
Cosa faremo adesso?” chiese Rose quando l’alba iniziava a filtrare dalle veneziane.
Qualsiasi cosa tu voglia.”
Allora vorrei darti un bacio.” Disse avvicinandosi alle labbra di Philip. Che però l’anticipò. “Dovevo essere io a baciare te!” protestò Rose.
Quando sarai dimessa potrai darmi questo bacio assieme a quelli degli ultimi mille anni.”
   
 
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