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Autore: olivia301203    11/08/2016    0 recensioni
Cherokee è una ragazza comune, spirata in circostanze anomale a soli diciotto anni.
Da quel che ne sa dovrebbe essere morta ormai da centocinquant'anni, ma incredibilmente non lo è più.
Dietro questa novità apparentemente gioiosa, si nasconde però un orribile segreto, che combatte con le unghie e con i denti per essere svelato.
Difatti in questi anni l'umanità si è estinta lasciando la Terra in eredità agli Automi, che incapaci di provare sentimenti hanno distrutto il Pianeta.
Ma perché fanno resuscitare i ragazzi?
Questa è la domanda a cui Cherokee deve rispondere, e ne vale la vita di tutti.
******
«La vita è fatta di scelte.
Io ho scelto di vivere».
Genere: Azione, Drammatico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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III.






"La solitudine o ci fa ritrovare
o ci fa perdere noi stessi."

Roberto Gervaso





Dopo il funerale di mia madre mi ero rintanata alle pendici di un cipresso, accucciandomi in una posizione che non credevo fosse possibile. Non piansi, non mi disperai, non feci niente. Rimasi immobile a fissare i sette colli che circondavano la mia città senza chiedermi il perchè di quell'accaduto.
I giorni successivi feci come se niente fosse successo, ingnorando le lacrime di mio padre e le domande di mio fratello, che era ancora troppo piccolo per comprendere una morte.
Ma piano piano la consapevolezza della mia crudeltà iniziò a farsi largo nei meandri del mio cuore, distruggendomi. Iniziai ad osservare il vuoto, cercando la sagoma di mia madre, annusavo i suoi vestiti per conservare il ricordo del suo odore di pulito e di resina. Fissavo le sue foto per ricordarmi il suo viso. E ben presto scesi in depressione.
Mio padre mi portò dallo psicologo, per paura che fosse grave. Avanzarono delle ipotesi, tra cui la schizofrenia. Non ero schizofrenica, mi sentivo soltanto... sola.

Come adesso.
La vista di mamma nel sogno mi ha portato un'immensa euforia, per poi scemare in un complesso di solitudine.

Mi basterebbe un abbraccio, una carezza, non da qualcuno a cui suscito compassione ma da qualcuno che mi vuole bene.
Rimango così, nell'asetticità della mia camera a pensare come dovrebbe essere una vita normale.

*****

Victor Hugo. Mi ha sempre aiutato nei momenti difficili. Le sue parole colmavano i silenzi, e lo fanno tutt'ora.

"La collera può essere pazza e assurda e si può essere irritati a torto; ma si è indignati solo quando, in fondo, si ha ragione per qualche aspetto."

Tengo in mano una copia de I Miserabili, lo leggevo assieme a mia mamma. Papà lo reputava un volume troppo complicato per una bambina di dieci anni, ma lo trovavo puro. Sia nel testo che nella storia. E'stato l'ultimo libro che ho letto assieme a mia madre. Ammiro Jean Valjean per la sua capacità di cambiare e di come ha cresciuto Cosette con le proprie forze, mantenendo fede alla parola data alla madre Fantine, e Javert, che appena comprese di essere nel torto si suicida.
Uno scatto e la porta della mia camera si apre sbuffando. Una cosa appare alla porta, reggendo un vassoio colmo di cibo, scatolame più che altro.
I circuiti luminosi si intravedeno al disotto della corazza in titanio candido. La forma umanoide e la struttura massiccia li fanno assomigliare sorprendentemente ad un uomo. La cute l'hanno liscia e levigata: plastica. Sono silenziosi, i loro meccanismi non fischiano o stridono. Si muovono leggermente a scatti, ma armoniosi nei loro movimenti.
Adesso ho capito perché la cena si fa in camera, da soli. Benché in questo momento soffra di solitudine, stare assieme a qualcuno mi terrorizzerebbe.
L'Automa esce silenzioso com'è entrato, chiudendosi la porta alle spalle.
Non ho fame, perciò mi limito a giocherellare con l'insalata e la fettina di carne. Mi sforzo, devo farlo, e inizio a tagliare il pollo mettendomene in bocca i pezzi staccati.
Un conato, poi due. Mi precipito in bagno e vomito il poco che avevo mangiato assieme ai succhi gastrici. Mi lavo i denti e li sciacquo, per eliminare i residui di cibo.
Metto il vassoio sulla cassettiera e mi infilo sotto le coperte. Non ho voglia di leggere, non più, così mi limito a chiudere gli occhi. Mi addormento immediatamente. Sogno di stare in acqua.

Sto annegando. Di nuovo.


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SPAZIO AUTRICE sì, qualcuno sta scrivendo questa storia.

Spero che la mia storia vi piaccia e che non vi annoi. Ancora non è entrata nel vivo e dovrete pazientare ancora un po' per questo.
Commentate in molti con le vostre impressioni!

Olivia.

 

   
 
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