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Autore: Arwen297    11/08/2016    2 recensioni
Il personaggio di Michiru è uno dei più misteriosi della serie. Nel manga non viene approfondito il suo passato. L'intento di questa fanfiction è proprio quello di andare a colmare questi vuoti narrativi, con dei piccoli flash che accompagneranno Michiru da quando aveva 8 anni alla fine della quinta serie, flash che non sono legati tra loro ma che concorrono a formare una trama comune finale; mettendo in rilievo il percorso di crescita personale come donna ma anche come guerriera del mio personaggio preferito in assoluto.
Haruka sarà presente da quando si arriva al loro incontro in poi.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Haruka/Heles, Michiru/Milena | Coppie: Haruka/Michiru
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più serie
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Panico

 

Quella notte aveva dormito poco come ormai era abituata da anni e spesso si chiedeva come poteva il suo corpo andare avanti senza le dovute ore di riposo, la sua attenzione nello studio e in classe tuttavia non era venuta a mancare nel corso del tempo. Era arrivata dunque alla conclusione che era sufficienti.

Certamente lo erano dal punto di vista dei rapporti interpersonali, non che ne avesse stretti tantissimi in quei tre anni. In molti la definivano strana, alcuni inquietante o troppo snob, se nei cinque anni precedenti quei titoli l'avevano fatta soffrire notevolmente, ora ci rideva quasi su. Dopo tutto snob lo era, la sua famiglia non era di certo sconosciuta nel panorama cittadino, i suoi nonni erano benvoluti da tutti e spesso si preoccupavano delle voci al limite del malevolo che le orbitavano intorno.

Quel pomeriggio, tuttavia, una delle sue compagne di classe l'aveva invitata a fare un giro insieme ad altre sue amiche che abitavano fuori città. Avevano deciso di fare un giro in centro per comprare qualcosa nei negozi, o almeno il suo intento era quello.

« Ragazze che ne dite? Andiamo in spiaggia? Fa talmente caldo». Propose una delle due a lei sconosciuta, di cui non ricordava nemmeno il nome sebbene qualche ora prima la sua compagna di classe avesse fatto le dovute presentazioni.

Si bloccò all'istante. Come se qualcuno avesse fermato il tempo e lo spazio: non potevano andare al mare, o sarebbe sicuramente impazzita. Era da quando era era uscita quasi illesa dall'incidente che non metteva più piede sulla spiaggia.

E no. Non le sembrava il caso di metterlo per la prima volta in compagnia di perfetti sconosciuti.

La voce era parte integrante delle sue giornate. Il richiamo del mare non si era ancora rassegnato, ma ormai era chiaro che a chiamarla fosse una voce femminile e non maschile come inizialmente aveva pensato.

E chiunque fosse, la sentiva legata profondamente a lei.

Più volte aveva avuto il sospetto di essere bipolare. Specie nell'ultimo anno che aveva iniziato a navigare in internet, sempre in rete aveva letto le cose più strambe riguardo alle possessioni demoniache e si era fatta l'idea che probabilmente lei era uno di quei casi. La voce che sentiva in testa era donata di mentalità propria, molto diversa dalla sua. Percepiva la sua determinazione nell'ottenere ciò che voleva: lei.

« Michiru per te va bene?». Era Shizua, la sua compagna di classe, a chiederle se accettava.

« Ragazze per me non è il caso davvero, se volete andare andate pure io torno a casa senza alcun problema, io ormai non vado più in spiaggia da quando... beh, da un po' di anni!». Rispose lei, cercando di essere il più convincente possibile.

Aveva paura di come avrebbe reagito l'altra lei, alla vicinanza così grande con l'Oceano. Paura di non saper controllare la sua presenza, o di non saper controllare i cambiamenti della massa d'acqua.

Sentì salire una strana inquietudine mista ad ansia e agitazione.

Aveva paura. E molta anche.

« Stai tranquilla, non ti succederà niente, sarà solo un modo per avvicinarti a me, figlia mia».

Il sentirla nuovamente le gelò il sangue.

« Michi, sei sicura di stare bene? Sei diventata pallida all'improvviso». Le chiese l'altra, senza celare un velo di preoccupazione. Aveva più volte ascoltato le dicerie che si sentivano in zona sul conto dell'altra, ma aveva sempre creduto che era meglio viverle di persona. Quel cambiamento repentino la preoccupava e non poco.

« Sssi..tutto a posto, credo ». Mentii lei, cercando di tornare il più serena possibile.

« Bene allora dai, puoi venire al mare con noi». Esclamò la ragazzina felice, prendendola per mano.

Avrebbe voluto scomparire improvvisamente, senza lasciare traccia. Sapeva che avvicinarsi al mare sarebbe stata una pessima idea. Ma non poteva dire alle altre che sentiva delle voci nella sua testa, anzi non poteva dire che sentiva lei.

Essendo in centro impiegarono pochi minuti per raggiungere la passeggiata e scendere la scalette che portavano in spiaggia.

Man mano che procedevano verso il fronte mare la sensazione di pericolo cresceva in lei, avrebbe voluto scappare via. Lontano, scappare via e non rimettere più i suoi piedi in spiaggia. I suoi occhi blu si posarono sulla distesa d'acqua che aveva quasi il loro stesso identico colore.

« Non avere paura, il mare è la tua casa». Di nuovo lei, sentì il battito accelerare senza che lei riuscisse a controllarsi. « Avvicinati a lui, non ti farà del male, vuole solo ciò che gli appartiene fin dall'alba dei tempi».

No, non poteva continuare. Non poteva avanzare insieme alle altre.

Doveva andare a casa.

Doveva allontanarsi da quella immensa distesa d'acqua.

Sentiva il mare bramarla più di un'altra cosa.

« Non scappare, fidati di me».

Il mal di testa le aumentò improvvisamente, costringendola ad abbandonare la mano dell'amica per massaggiarsi le tempie.

Si sentiva a corto d'aria, come se qualcosa spingesse sulla sua cassa toracica. E più si avvicinava alla battigia più il malessere aumentava.

« Sicura che vada tutto bene?». Una delle altre tre la guardava preoccupata.

« Si.. tutto bene... è solo..credo solo sia un attacco d'ansia...niente..niente di più ». Mormorò lei.

« Vieni da me, non avere paura, lasciati andare, segui il tuo destino.. fidati di me.. ».

Basta!! Esci dalla mia testa ti scongiuro. Mi stai facendo impazzire, lasciami in pace non otterrai mai quello che vuoi. Non entrerò in acqua.

A quella sua battaglia silenziosa, alla sua reazione combattiva improvvisamente il mare da calmo divenne agitato.

Come se fosse stato mosso da una scossa di terremoto.

Era consapevole che lui la sentiva.

Ma era più forte di lei, nonostante fosse attratta probabilmente a causa della sindrome della sopravvissuta, l'acqua la spaventava.

La sua volontà la spaventava.

« Lasciami in pace, vattene via!! Non è casa tua la mia mente!!». Urlò al mare, cercando di ignorare l'affanno e l'emicrania.

Non era mai stata così male in vita sua.

Le sembrava di rivere gli attimi in cui stava annegando nell'acqua gelida.

A ogni respiro la sensazione di mancanza d'aria era sempre più forte.

Le tre ragazze la guardarono impaurite, quasi come se avessero visto un fantasma. Ai loro occhi la cosa giusta era scappare, il fatto che il mare si fosse agitato dopo il suo urlo le aveva spaventate e non poco.

Sarebbe stata anche per loro una strega.

Anche per loro sarebbe diventata la pazza da evitare.

E sarebbe piombata nuovamente nella solitudine.

Avrebbe nuovamente vissuto in compagnia delle sue voci interiori.

Dei demoni che si erano impossessati di lei chissà quando.

Magari proprio mentre stava annegando.

In cambio della vita.

Non si sarebbe più fidata e aperta con nessuno da quel momento in poi.

Una che sente voci non può avere amici.

Può solo cercare di non farsi trasportare nella follia più nera.

   
 
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