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Autore: Gagiord    11/08/2016    5 recensioni
Tutte le volte che ritornava se stesso non poteva fare a meno di sudare, e di certo non sarebbe uscito da quella casa con enormi aloni di sudore sulla camicia. Sì, era ormai sera, ma avere un tessuto appiccicato alla pelle – che, per quanto bella e profumata potesse essere, traspirava – non era esattamente confortevole.
Ma ora che le sua fobia era stata finalmente sgominata, aveva deciso di intraprendere per la prima volta una vita. Sì, perché, in realtà, non ne aveva mai vissuta una; sin da piccola era stata identificata dagli Uomini in Nero come un genio, un prodigio per la scienza, e, quindi, anche per i loro subdoli progetti. Non aveva vissuto infanzia, non aveva vissuto adolescenza. Viveva solo quando sua sorella era accanto a lei, ma, poi, loro avevano deciso di portarle via anche lei.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Shiho Miyano/Shinichi Kudo
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Si alzò dal letto, con tutta l’intenzione di andare a farsi una doccia. Tutte le volte che ritornava se stesso non poteva fare a meno di sudare, e di certo non sarebbe uscito da quella casa con enormi aloni di sudore sulla camicia. Sì, era ormai sera, ma avere un tessuto appiccicato alla pelle – che, per quanto bella e profumata potesse essere, traspirava – non era esattamente confortevole.
Camminò, superando la soglia della stanza, fino ad arrivare davanti all’entrata del bagno. Aggrottò la fronte alla vista della porta chiusa: lei sapeva che era solito lavarsi dopo aver assunto l’antidoto; quindi, perché era entrata in bagno? Era a conoscenza della temporanea assenza del professore, perciò poteva essere solo lei.
Decise, comunque, di chiedere conferma.
«Shiho?» la chiamò, alzando leggermente la voce per farsi sentire. Udì la serratura dell’ingresso del bagno scattare, e si raddrizzò automaticamente, rivolgendo lo sguardo all’altezza delle sue ginocchia.
Creò un’espressione seccata sul suo volto, assottigliando lievemente lo sguardo. «Dovresti sapere che dopo aver assunto l’antidoto voglio sempre rinfr…» Si bloccò all’improvviso.
Alzò gradualmente il capo – che prima teneva chino, data la presunta altezza della ragazza –, e strabuzzò gli occhi, passandovi sopra una mano, come se stentasse a credere ciò che stava vedendo: una figura alta e slanciata si trovava proprio dinanzi a lui, con una spalla appoggiata allo stipite della porta. Alcuni ciuffi ramati le ricadevano umidi sulla fronte del viso stanco e prostrato; la maglia scarlatta le fasciava delicatamente i lineamenti perfetti del suo corpo, così come i jeans color blu notte.
Lei corrugò le sopracciglia, mettendo in evidenza i suoi freddi occhi azzurri, sempre pronti ad esaminare qualunque cosa intorno a lei. «Scusami tanto, signor detective.» Resse nuovamente il suo peso sui piedi, riallineandosi, ed incrociò le braccia sotto al seno.
Il ragazzo la fissava con occhi sgranati, meravigliato da quella visione. Poche cose riuscivano a fargli perdere le sue consuete calma e freddezza, e Shiho Miyano era indubbiamente fra quelle: era bella anche in quella condizione: sudata e spossata. Aprì la bocca, sforzandosi di far uscire delle parole – possibilmente sensate – da essa. Fatica vana. Scelse, quindi, di serrare le labbra, evitando di sembrare più imbecille di quanto non fosse già risultato.
La scienziata si servì del suo momentaneo silenzio. «Ho preso anche io l’antidoto definitivo, stasera» lo informò, con voce gelida. «E il professore mi ha appena chiamato: ha detto che l’acqua calda è sufficiente solo per una doccia.»
Lui, se possibile, spalancò ancor di più le palpebre. «Stai scherzando, spero» riuscì, infine, a pronunciare.
Shiho scosse la testa in senso di diniego. «Perciò, decidi: puzzare finché l’agente Jodie non lascia il tuo appartamento, oppure ghiacciare sotto l’acqua fredda.» Fece una breve pausa, mentre un ghigno beffardo si faceva strada sul suo viso. «Ghiacciare ciò che ancora non è stato gelato, come il tuo cervello, per esempio.»
L’investigatore arricciò le labbra in una smorfia buffa, inspirando lentamente. «Non ho ben capito cosa ci fa l’agente Jodie a casa mia, ma… perché dovrei essere io a congelare?» Si rese conto solo un attimo dopo delle parole appena pronunciate, e se ne pentì amaramente.
La ramata lo fulminò con sguardo algido, provocando autentico terrore nel corpo del fidanzato. Strano a dirsi, ma, sì, erano fidanzati. Stavano insieme da settimane, ormai; dato, però, il forte vincolo d’amicizia che li aveva sempre legati – un po’ per via della loro stessa pericolosa situazione nel giro dell’Organizzazione, un po’ perché la loro intelligenza non era sicuramente nella media –, non si facevano mai problemi a prendersi in giro. Più che altro, era lei a schernirlo, ma il moro era quanto mai abituato alle sue frecciatine sarcastiche.
«Kudo, decidi» gli ricordò la giovane. Ancora non si era accostumata nei panni della sua ragazza, e continuava a chiamarlo per cognome, come aveva sempre fatto. Non che a lui dispiacesse più di tanto: sapeva che Shiho non soleva esternare le proprie emozioni, e riusciva più che bene a celarle, anche al ragazzo che conosceva da ormai più di un anno, con cui aveva condiviso più timori e dolori, che gioie e soddisfazioni. Ma ora che le sua fobia era stata finalmente sgominata, aveva deciso di intraprendere per la prima volta una vita. Sì, perché, in realtà, non ne aveva mai vissuta una; sin da piccola era stata identificata dagli Uomini in Nero come un genio, un prodigio per la scienza, e, quindi, anche per i loro subdoli progetti. Non aveva vissuto infanzia, non aveva vissuto adolescenza. Viveva solo quando sua sorella era accanto a lei, ma, poi, loro avevano deciso di portarle via anche lei. Perché non bastava sottrarle i genitori, sconvolgerle l’esistenza, no: dovevano anche strappare l’unico aggancio che l’ancorava alla realtà, tagliare il sottile filo che la legava al mondo. Ma, da quando aveva conosciuto lui, il professor Agasa e i bambini stessi, quel filo si stava ricucendo, e lo stavano tessendo tutti insieme, fino a renderlo robusto, fatto di sentimenti ed emozioni. E, ora, poteva finalmente considerarsi felice. Certo, non ne dava atto; era pur sempre Shiho Miyano.
Shinichi sbuffò, contrariato da quelle ostili opzioni che lei gli aveva appena presentato. «Sei una scienziata, no? Dovresti sapere che, se facessi una doccia fredda a dicembre, mi verrebbe sicuramente il raffreddore!»
«Allora, grande genio, dimmi un po’ cosa dovremmo fare.» Inarcò un sopracciglio, sfidandolo.
Lui portò una mano al mento, massaggiandolo lentamente, come era solito fare quando ragionava. Un ghigno cominciò a crearsi sul suo viso scevro d’imperfezioni, mentre un’idea gli balenava in testa. Fece per aprire bocca, ma lei lo bloccò, raggelandolo con un’occhiata.
«Non ci pensare nemmeno» gli intimò, affilando lo sguardo e riducendo gli occhi a due fessure.
Lui sogghignò, divertito: doveva convincerla, ad ogni costo. «Dai, Shiho, siamo fidanzati!» Le avvolse la sottile vita con le sue braccia, facendola quasi rabbrividire. Non poteva farci nulla: il suo tocco le provocava sempre quest’effetto. Non perse, però, la sua usuale flemma, mantenendo gli angoli della bocca leggermente curvati.
Quando un machiavello cominciò ad affiorare nella sua brillante mente, il sorriso si fece più luminoso e sardonico. «Cosa ti fa pensare che io voglia vederti in quello stato?» Sillabò le ultime due parole, accentuandole.
Il detective avvampò, ma non cedette: doveva ottenere lui quella causa, almeno per una volta.
La avvicinò ancor di più a sé, facendo scontrare e combaciare splendidamente i loro corpi; Shiho, doveva ammetterlo, ebbe l’impulso di buttargli le braccia al collo. Ma, si sapeva, la Miyano non agiva d’istinto: calcolava ed analizzava la situazione, uscendone vincente.
«Oh, non penso proprio nulla» obiettò, ironico, avvicinando pericolosamente il suo viso a quello della giovane donna. «Io ne sono sicuro.»
Il volto della ragazza si fece, se possibile, ancora più fulgido: voleva sostenere e gustare ulteriormente il gioco. «A quanto pare, non sbagli mai, eh, detective?»
Shinichi le baciò il mento, lasciando una scia di baci infuocati lungo il suo collo, scendendo con meravigliosa lentezza verso la clavicola sinistra della ramata. Lei curvò il capo dal lato opposto: d’altronde, lo doveva assaporare anche lei, quel gioco. Un brivido, suo malgrado, la percorse. Il ragazzo mugugnò, compiaciuto, mentre il suo ego si acuiva eccessivamente: adorava provocarle quelle reazioni, lo facevano sentire… importante. E ne traeva ancora più soddisfazione, se sapeva che l’unico a destarle era e poteva essere solo lui.
Arrivò, finalmente, alla base del collo della ragazza, trovandola fastidiosamente coperta dalla maglia di lana bordeaux. Abbassò, dunque, le spalline – sia del maglione che del reggiseno in pizzo nero –, continuando a strusciare le labbra sul petto della sua donna; le sue mani, però, avevano perso ogni intenzione di stare ferme, avviando una nuova e piacevole tortura. S’insinuarono sotto l’indumento che le cingeva il busto, carezzando lentamente le sue curve, arrivando sul dorso, per poi tornare sul ventre piatto e sui fianchi giunonici.
Shiho si trattenne, nuovamente, di abbracciarlo a sua volta, e sommise un sospiro – che, in realtà, prendeva la forma di un ansimo. Amava quelle sensazioni: percepire le sue mani blandire la sua pelle, le sue labbra bramose adularla. La facevano sentire sua. Ma, ne erano a conoscenza entrambi, non lo avrebbe mai ammesso. Si sforzò di serbare quel poco algore che il piacere della lussuria che il suo ragazzo le stava preservando non le aveva ancora divorato. Lo lasciò fare e chiuse gli occhi, restando immobile ed apparentemente imperturbabile.
Il moretto giocò un po’ con l’orlo della maglia, mentre, con la bocca, risaliva progressivamente e lentamente il collo ardente della scienziata, la quale tentò, invano, di reprimere un gemito, che sfuggì dalle sue labbra flebilmente. Le sfilò adagio la veste, gettandola a terra, e il suo viso giunse a quello della Miyano, donandole un tenero bacio sulle labbra rosee. Certo, tenero; tenerezza che poi sfumò in focosa passione. Le mani del giovane si arrampicarono lungo il corpo di lei, vezzeggiando la sua schiena e ricercando il gancetto del reggiseno. La lingua di Shinichi scivolò nella bocca della compagna, che più che mai stava assaporando quel momento d’intimità, auspicando di renderlo infinito. Ma sapeva meglio di chiunque altro che l’eternità non esisteva.
Shiho si allontanò dal suo corpo – sebbene la maggior parte del suo essere le gridasse di rimanere in quell’abbraccio sicuro e squisito –, lenta, lasciandolo interdetto e allibito. Si esibì in un sorriso sghembo e pieno di sarcasmo, mentre lui la fissava con gli occhi color mare e le labbra totalmente spalancate. La giovane, viceversa, si crogiolò nel più puro divertimento, lasciandosi andare ad un risolino sbeffeggiatore.
«Non hai detto tu stesso che mi sarebbe piaciuto vederti in quello stato, Kudo?» Rise, volgendo il corpo – ma non la testa – verso la porta del bagno. Fece un passo avanti, afferrando la maniglia della porta aperta. Si voltò un’altra volta verso il suo uomo, il quale pareva essere stato pietrificato, se non fosse stato per la bocca che si apriva e chiudeva comicamente ad intervalli regolari, come quella di un pesce. «Allora goditi la doccia fredda!» Gli strizzò l’occhio, sbattendogli la porta in faccia.
Shinichi, dopo circa quindici secondi di attonimento, seppe riacquisire la facoltà di parola. Lanciò un’occhiata alla maglia vermiglia, ancora abbandonata sul pavimento freddo, come se faticasse a credere che tutto ciò era avvenuto, volendone una conferma. «M-ma…» mormorò, risentito, sollevando una mano, quasi volesse raggiungere la sua adorata ragazza. Increspò le labbra ed il naso in una goffa espressione, che doveva sembrare un broncio. «La nostra doccia insieme!»




Eccomi con una nuova shot, ragazzuoli! Dai, mi faccio perdonare per il ritardo nella long (sorry, ma in questi ultimi giorni ho scritto solo 1800 parole, sto perdendo ispirazione ç_ç)... Sì, certo, perdonare. Perdonare con questa cosa che mi diverto a chiamare one shot? No, seriamente, è la prima volta che scrivo una lime, quindi non ho molta dimestichezza... sì, insomma, per quelle scene. Anzi, faccio piuttosto schifo x'D Però un parere dall'esterno non guasta mai, no?
Ma ora voi vi starete chiedendo (e perché mai?): "Ma questa non era ShinxRan?" Sì, lo ero e lo sono ancora! Ma adoro anche la ShihoxShinichi xP Diciamo che spero nel finale con Ran per quanto riguarda il manga, ma non mi dispiace mai leggere storie con Shiho, soprattutto se scritte bene.
E niente, a parte il fatto che ho decisamente torturato il nostro povero tonno, spero che la shot vi sia piaciuta! 
Alla prossima! ;D

Baci
Shizuha
  
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