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Autore: Notteinfinita    12/08/2016    1 recensioni
Neanche Diana può sottrarsi al "mostro dagli occhi verdi" e si sa che quando ci si mette di mezzo la gelosia la razionalità va a farsi benedire.
*****
Piccola OS in attesa di pubblicare le altre one-shot della Dartin week
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Diana Lombard, Jenny, Martin Mystère
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Jealousy – gelosia



Diana si asciugò gli occhi con un gesto rabbioso.

«Sei la solita stupida!» esclamò, parlando a se stessa. «Tu qui a sfacchinare per entrambi e lui in giro a divertirsi. E il bello è che gli hai anche creduto quando ti ha detto che Billy aveva bisogno di un favore.»

Mentre parlava le immagini dell'episodio accaduto qualche ora prima tornarono a torturarla.


Martin era venuto di corsa a cercarla in cortile dove lei stava chiacchierando con Jenni, si era seduto giusto il tempo di riprendere fiato per dirle che doveva dare una mano a Billy e dopo l'avrebbe raggiunta per fare insieme la ricerca di scienze e poi era fuggito via.

Qualche minuto dopo lei si era accorta che aveva dimenticato il cellulare, così aveva salutato l'amica e si era messa alla sua ricerca.

Era stato allora che li aveva visti.

Martin stava andando verso il parcheggio e, abbarbicata al suo braccio, c'era una biondina, sicuramente più grande di lui, vestita in modo sexy e forse anche mezza ubriaca, a giudicare da come barcollava.

Si era sentita il mondo crollarle addosso ed era corsa via senza farsi vedere.


Scrollato il capo per allontanare quei cupi ricordi, si rimise a lavoro.

Per dieci minuti batté freneticamente sui tasti sibilando improperi a mezza bocca in direzione del suo amico.

Dopo una rilettura veloce, per accertarsi che non ci fossero errori, stampò il frutto della propria fatica.

Aveva appena finito di firmarlo quando un lieve picchiettio alla finestra attirò la sua attenzione.

Aprì l'anta senza neanche guardare chi fosse, non ne aveva bisogno. Quella era l'entrata abitualmente usata da Martin per venirla a trovare dopo il coprifuoco.

«Cominciavo a pensare che avrei dovuto anche falsificare la tua firma oltre a fare la ricerca da sola.» sibilò, dandogli le spalle.

«Scusa, il problema di Billy ha richiesto più tempo del previsto.»

«Si, un problema biondo con tacco dodici. Almeno non mentirmi.» rimbeccò Diana, sbattendo i fogli della ricerca sul petto del ragazzo.

«Ci hai visto?» chiese lui, grattandosi la nuca e ridacchiando.

«Avevi dimenticato il cellulare.» spiegò lei, indicando l'oggetto poggiato sulla scrivania.

«Oh grazie!» esclamò lui, recuperandolo e approfittando della superficie piana per firmare il compito. «Comunque era davvero quello il problema, Nikky, la cugina dodicenne di Billy.»

«Ma mi prendi per scema!» urlò Diana, esasperata.

«No, ha davvero dodici anni ma ha rubato l'esoscheletro terrestre della sorella venticinquenne ed ha deciso di farsi un giretto qui da noi e non sarebbe tornata a casa se non le avessi fatto fare un piccolo tour della Terra. Volevo chiedere il tuo aiuto ma con te c'era Jenni!»

Ripensando all'andatura della ragazza comprese che non era ubriaca, semplicemente non aveva mai portato i tacchi.

Si sentì molto stupida per la sua reazione e le venne da ridere ma lo sguardo divertito che lesse negli occhi di Martin la gelò sul posto.

«Non mi aspettavo una scenata di gelosia da parte tua, però!» esclamò, punzecchiandola.

A quella battuta, Diana si sentì arrossire mentre un sorriso compiaciuto si dipingeva sulle labbra di lui.

«Ok, ok adesso vai via!» urlò, spingendolo verso la finestra.

«Ma perché?» chiese Martin perplesso

«Ho detto vai via!» urlò, spalancando la imposte.

Compreso che in quel momento non avrebbe potuto ottenere nulla, il ragazzo saltò sul davanzale e si dileguò nella notte.




Diana aprì la porta della propria camera cercando di prepararsi mentalmente ad una nuova giornata e, sopratutto, alle battutine di Martin che, ne era certa, non sarebbero mancate.

Aveva appena varcato la soglia quando vide il biondo dirigersi di gran carriera verso di lei.

Per sua fortuna il corridoio era piuttosto affollato e così riuscì a dileguarsi prima che lui riuscisse a raggiungerla.

Sapeva bene quanto Martin odiasse stare seduto in prima fila e così, per tutto il giorno, i primi banchi delle aule la videro sempre presente almeno fino al secondo esatto in cui suonava la campanella e lei sgusciava fuori dalla classe con lo scatto di un centometrista per poi trovare rifugio nei bagni femminili in attesa della prossima lezione.

Per tutto il giorno fu un continuo inseguirsi, senza alcun successo da parte del biondo.

Finite le lezioni, Diana si rifugiò nella biblioteca. Sapeva quanto il suo amico detestava quel posto, senza contare i diversi richiami ricevuti dalla bibliotecaria, la signorina Pince. Non avrebbe rischiato di farsi buttare fuori di nuovo.

Rassicurata da questa prospettiva, Diana prese posto al suo solito tavolo, posizionato alla fine di un corridoio cieco, nel punto più lontano dall'ingresso; disertato dagli altri studenti per la distanza dai bagni e la mancanza di campo del telefonino ma amato da lei per la sua tranquillità.

Era a metà di un difficile esercizio di matematica quando qualcosa di frappose tra lei e la luce.

Alzati gli occhi, si ritrovò davanti lo sguardo furente dell'amico.

«Ho due cosette da dirti. Primo devi smetterla di sfuggirmi e secondo devi finirla di interrompermi quando parlo.»

«Ma io...» iniziò a balbettare Diana, esterrefatta, alzandosi in piedi e gettando uno sguardo in giro alla ricerca di una via di fuga.

«Che ti ho detto? Ora ferma, taci e ascolta.» le ordinò, parandolesi davanti.

Stupita dal suo atteggiamento, Diana si arrese lasciando ricadere le braccia inerti lungo i fianchi e alzando gli occhi su di lui, non lo aveva mai visto così arrabbiato.

Per evitare che le sfuggisse di nuovo, Martin le poggiò le mani sulle spalle.

Rimase qualche secondo immobile a fissarla per poi prendere un grosso respiro, quasi si accingesse a fare qualcosa di particolarmente faticoso.

«Ieri ti ho detto che non mi aspettavo una scenata di gelosia da parte tua.» iniziò, ammonendola con lo sguardo di non interromperlo. «Ciò che non sono riuscito a dirti è che ne sono stato felice perché almeno questo vuol dire che non sono solo io a essere geloso di te.» confessò, arrossendo vistosamente.

«Cosa vuoi dire?» chiese Diana, confusa.

«Bé, ecco...io pensavo di essere stato chiaro.» rispose Martin, cominciando ad impanicarsi e ritraendo le mani dalle sue spalle.

«Si, solo volevo essere certa di non aver di frainteso le tue parole.»

Rincuorato dalla risposta della ragazza, Martin riprese a sorridere.

«Se vuoi io so come darti la certezza di non aver frainteso.» ribatté lui, facendola arrossire.

Rassicurato, Martin portò una mano alla guancia di Diana e l'attirò a se per poi baciarla con passione mentre lei gli gettava le braccia al collo rispondendo con entusiasmo.

La ragazza aveva sempre amato la biblioteca ma da quel giorno per lei quell'angolino della Torrington divenne il posto più bello del mondo.





Angolo dell'autrice: In teoria dovrei essere impegnata nella scrittura delle one-shot per la Dartin week (tranquilli, le prossime due sono già pronte) ma quelle le potrò pubblicare solo quando EvelynWolfman mi darà il via così, visto che i nostri piccioncini mi mancavano tantissimo, ho deciso di scrivere questa cosetta che spero vi sia piaciuta.

A presto.

Notteinfinita.

PS:Non è un caso che la bibliotecaria si chiami Pince, è un chiaro riferimento alla bibliotecaria di Hogwarts.


  
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