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-POV LIV-
<> io e Mason ci
eravamo allontanati da scuola dopo che aveva scavalcato il cancello,
non voleva essere visto. Si era acceso una sigaretta e me ne aveva
offerta una. Con una smorfia la presi e lasciai che me l'accendesse.
<> mi portai la
sigaretta alla bocca e tirai su il fumo che mi arrivò alla gola,
tossì.
<> lo
guardai male e forse anche un po' spaventata <> con uno sguardo
triste mi strappò la sigaretta di mano e la buttò a terra
<> si allontanò lungo il marciapiede
bagnato dalla pioggia che quella notte si era abbattuta su Seattle e
poi si voltò a guardarmi <> lasciò la frase in sospeso e mi affrettai a
raggiungerlo. Mi sentì a disagio nella sua macchina ordinata,
odorava di ragazzo e limone
<> chiesi cercando di riempire il
vuoto che mi stava facendo venire i brividi. Cercavo di tenere la
calma, ma avevo l'impressione che mi stessi cacciando davvero nei guai,
stavo andando nella fossa dei leoni. Alcune volte nella vita si doveva
tentare il tutto per tutto per cercare di proteggere le persone che si
amavano. Credevo di star facendo abbastanza, abbastanza per me, per lui.
<> mi lanciò un'occhiata e mi
sorrise. Non capì bene perchè lo fece, ma non ci pensai
su a lungo, non aveva molta importanza. Guardai fuori il finestrino, la
strada sfrecciava veloce, era confusa come la mia testa. <> alllungò una
mano verso il mio ginocchio, aveva uno sguardo malizioso
<> urlai scacciando la sua mano con un gesto veloce.
Mason frenò bruscamente l'auto al centro della strada e si
slacciò la cintura di sicurezza
<<
Se vuoi arrivare da Brenton con tutte le dita, devi stare zitta>>
si sporse verso di me e trattenni il respiro <> annuì quasi subito. Quando ritornò al
posto di guida e si riallacciò la cintura di sicurezza mi
lasciai sfuggire un sospiro di sollievo silenzioso, quasi
impercettibile. Dovevo evitare di parlare, e anche quando mi disse di
essere arrivati e di scendere non dissi nulla. Percorremmo una stradina
ripida e ricordai di aver pensato di non aver mai percorso quella
strada. Mason prese un mazzo di chiavi dalla tasca che tintinnarono
quando inserì quella giusta nella serratura. Un grande corridoio
ci accolse quando la porta si spalancò. <> urlò Mason. Mi guardai in torno e riuscì a
percepire la freddezza di quella casa, come se non fosse mai stata
abitata veramente da qualcuno.
<>
Brenton si interruppe quando non vide entrare in salotto solo suo
cugino. Si alzò in fretta dal divano e spense la televisione. Fu
la prima volta che lo vidi veramente stupito e senza tutta la sua
sicurezza, come fu la prima volta che lo vidi con solo il pantalone di
una tuta. Distolsi lo sguardo da lui all'ambiente circostante e notai
quanto fosse tutto molto disordinato. C'erano bottiglie di birra sparse
dappertutto e non mi sorprendeva il fatto che bevesse anche la mattina
presto. In qualche modo la sua casa lo rispecchiava parecchio.
<> mi chiese Brenton mentre Mason
andò verso il frigo e cominciò ad analizzarlo
<>
Brenton alzò un sopracciglio incuriosito e fece uno strano
sorrisetto
<> mi prese per un braccio e
mi fece avvicinare a lui, deglutì e lo lasciai fare. Mason ci
guardava interessato.
<> balbettai insicura
<> Brenton non staccò gli
occhi dai miei anche quando parlò a suo cugino
<>
<> il tono di voce di Brenton era gelido, e
cominciai a pensare che anche Mason avesse paura di lui e non la
trovavo una cosa normale. Dopo aver dato un morso ad un panino, Mason
uscì borbottando parole non gentili.
<> mi incitò Brenton con una mano <> scossi la testa sentendo di aver perso l'uso
della parola. Mi poggiai sulla punta del divano, non volendo toccare
assolutamente nulla in quella casa, poteva essere nociva.
<> mi costrinsi a
cacciare un po' di forza, lui mi si accomodò accanto e mi
toccò un boccolo che mi ricadeva sulle spalle
<> annusò il
mio riccioletto artificiale e continuò a parlare <> rise. Aveva un'espressione
di potere sul viso, come se si sentisse Dio sceso in terra.
<> mi alzai in piedi nervosa
<> strinsi gli occhi cercando di capire il senso delle
sue parole e capì che questo piano non aveva funzionato. Dovevo
uscire di lì al più presto. Una parte di me sapeva che
qualcosa non avrebbe funzionato e quindi avrei dovuto pensare ad
un'altro modo per aiutare Justin.
<> mi voltai e
avanzai il passo verso il corridoio d'entrata, ma Brenton mi
seguì
<> mi strappò il cappellino che
portavo e senza volerlo urlai dallo spavento <> il mio respiro avanzò quando invece del
cappello afferrò i miei capelli. Urlai una seconda volta
sperando che mi lasciasse andare.
<> intervenne Mason spuntando dal
nulla. Le mie grida avevano sovrastato il rumore della porta. Brenton
lasciò la presa con mia sorpresa e Mason mi si parò
davanti. <> presi
la palla al balzo per correre verso la porta ed uscire da
quell'inferno. Respirare l'aria fredda era un sollievo e mi
sentì più sicura all'esterno.
<>
chiesi quando avvertì la presenza di Mason dietro le mie spalle.
Ero curiosa di sapere perchè mi aveva aiutato.
<> alzò le spalle mentre lo disse e
mi sembrava che ne avesse abbastanza delle sue prepotenze. <>
<> ridemmo cominciando a
camminare verso la sua macchina <>
<> era strano il suo nuovo
comportamento, non lo capivo. Era sempre stato cattivo nei miei
confronti, e non avevo mai pensato prima di quel momento, che fosse
Brenton a dirgli quello che doveva fare. <>
strabbuzzai gli occhi
<> ammisi
<> mi disse quando salimmo in macchina
<> gli risposi sospirando sonoramente
<> con un sorrisetto imboccò l'autostrada
<> era tutto così strano
<>
xxx
Quel
pomeriggio ero sicura di essere diventata un tutt'uno con il divano di
casa mia. Ero spaparanzata da un paio d'ore e le coperte erano
diventate la mia dimora preferita. Mi ero promessa che per quel giorno
non avrei fatto altro, ero troppo fragile per parlare persino con mia
madre e francamente non ne avevo ne la voglia ne la forza. La mia mente
ripercorreva gli avvenimenti di quella mattina e non facevo altro che
pensare a quanto fosse tutto complicato e a quanto Brenton fosse
sbagliato. L'amore della famiglia era qualcosa di fondamentale, ma
forse lui non sapeva neanche che cosa fosse o dove abitasse. La cosa
che mi consolò profondamente fu la cioccolata calda che
preparai, la definivo la mia piccola "Nuvoletta di piacere".
<> Rob era tornato prima da
lavoro. Durante la giornata aveva accusato diversi dolori alla schiena
e si era visto costretto a dimezzare la giornata. Da quello che
raccontava ogni sera a cena, fare il medico era la cosa più
bella del mondo. Sia alla mamma che a lui piaceva molto aiutare le
persone nel momento del bisogno, e proprio per questo un sabato al mese
andavano in parrocchia e accudivano i meno fortunati.
<> risposi senza un briciolo di emozione nella voce
<> lo guardai male per un istante e poi mi alzai dal
divano <> chiese mettendosi le mani
sulla parte di schiena che gli doleva
<> prima di salire le scale, afferrai il mio telefono e
riposi la tazza sporca nel lavello. Sbattei la porta della mia stanza
senza nemmeno farci caso, poi sentì urlare
<> sbuffai ignorando il mio patrigno.
Cercai di addormentarmi per spegnere la mente, ma anche quando
riuscì a dormire non fu così piacevole. Gli incubi erano
sempre dietro l'angolo pronti a tormentarmi e il campanello di casa mia
non smetteva di suonare. Mi ero decisa a traslocare perchè
detestavo quel maledetto affare che ogni volta rovinava la quiete.
Sentì Rob parlare con qualcuno e mi incuriosì.
Uscì dalla mia camera e cominciai ad origliare
<> mi sentì
chiamata in causa <>
<> trattenni il respiro riconoscendo la voce del mio fidanzato
<>
sentì Justin ringraziare Rob e salire le scale. Non feci
abbastanza in fretta che me lo ritrovai davanti senza la
possibilità di rientrare in camera e chiudermi la porta alle
spalle. Ci guardammo per qualche minuto senza dire una singola parola,
poi si decise a parlare.
<>
cominciò avvicinandosi <> aveva
gli occhi lucidi e mi sentì morire
<> alzò gli occhi al cielo e sospirò
<> scossi la testa <> si fermò per
scrutare la mia espressione, poi continuò. <> diede un calcio alla ringhiera delle scale e
sobbalzai. Lo presi per un braccio e lo trascinai in camera
<> chiesi nervosa
<> in una frazione di secondo mi prese il viso tra
le mani e mi baciò <>