Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Lost on Mars    12/08/2016    1 recensioni
[SPOILER CAPITOLO 84]
Dopo l'inferno vissuto nel distretto di Shiganshina, ad Eren viene ordinato con gelida autorità di fare una solenne promessa.
Sarà in grado di mantenerla?
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Eren, Jaeger, Hanji, Zoe, Irvin, Smith, Levi, Ackerman
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Ignore your feelings
NdA: Hi everyone! È la mia primissima volta in questo fandom e sono contenta e nervosa allo stesso tempo. Diciamo che la mia mente bacata mi ha portato ad essere totalmente ossessionata da SnK in tipo... un mesetto scarso? Ho visto prima l’anime, sotto consiglio della mia saggia sorella, mentre studiavo per la maturità. Dopo essere diventata una donna libera ho divorato il manga perché sì, insomma, dovevo capire come continuasse. E niente, ho letto il capitolo 84. E vorrei non averlo fatto. Non volevo esordire nel fandom con questa OS (sto scrivendo una AU Eren/Levi e volevo pubblicare prima quella), ma i vari eventi di questo capitolo mi hanno portato a scriverla. Piccola precisazione, non ho idea di chi sarà il prossimo comandante, ma ho voluto immaginare che sia Hanji.
Okay, ho parlato anche troppo, vi auguro buona lettura!
Mars
 
Distretto di Shiganshina, Wall Maria.
 
“Levi. Dobbiamo andare, ho ordinato la ritirata.” La voce di Hanji giunge alle sue orecchie come un eco lontano. Levi non si muove di un centimetro. È seduto sulle tegole pericolanti di quel tetto da un tempo incommensurabile. Gli sembrano giorni interi. Non ha intenzione di risponderle.
“Levi” lo richiama di nuovo lei. Non ha intenzione di risponderle. A mezzo metro da lui c’è il corpo di Erwin, freddo e senza vita, immobile, vuoto. Come farà ad alzarsi da lì?
Sente Hanji sospirare, oppure lo ha solo immaginato. Non sarebbe strano, così tante cose gli sembrano assurde in quel momento, persino l’esistenza stessa gli pare una contraddizione.
“Capitano Levi, in quanto nuovo Comandante della Legione Esplorativa ti ordino di unirti agli altri soldati nella la ritirata” asserisce la donna, con voce ferma e tagliente.
“Non me ne frega un cazzo dei tuoi ordini, Hanji” mormora flebilmente. Non c’è rabbia nella sua voce, non c’è niente di niente. Solo muta sofferenza, troppo sottile perché Hanji possa evincerla dalle sue parole.
“Smettila di comportarti così egoisticamente” lo riprende ancora lei. Levi sembra tornare alla realtà.
“Egoisticamente?” domanda, incredulo. “Vieni a dire proprio a me che mi sto comportando con egoismo?”
“Vorremo tutti del tempo per compiangere Erwin, ma non lo abbiamo. Non ora. Adesso, dobbiamo fuggire e metterci al sicuro. Tu non rappresenti un’eccezione, Levi. Non sei l’unico che sta soffrendo per lui.”
E Levi Ackerman, non sa dove, non sa come, riesce a trovare la forza che gli serve per alzarsi in piedi, per guardare un’ultima volta il corpo di Erwin, per fare un passo verso Hanji, per lasciare che la sua mano calda si posi gentilmente sulla sua spalla. E infine, trova la forza per andarsene con lei da quel posto maledetto.
 
 
Interno del Wall Maria
 
Dopo mezza giornata di cammino, hanno finalmente trovato una vecchia fattoria abbandonata ai limiti di una foresta. Un buon luogo dove trovare riparo per una notte. Armin non si è ancora ripreso del tutto e dorme, non appena arrivati, lo hanno delicatamente adagiato su un giaciglio di fortuna. In questo istante, Connie e Jean sono di guardia. Eren e Mikasa non riescono a perdere di vista il loro migliore amico, il fatto che sia ancora lì con loro, vivo e sereno, gli sembra ancora un miracolo. Tuttavia, sono ben consapevoli che non è stato così. È stata la scelta di Levi a salvarlo e allora Eren si chiede se il suo capitano abbia fatto quella famosa scelta, quella di cui si pentirà di meno. Allora si alza, decide di abbandonare per un momento il capezzale di Armin e comincia a vagare per la modesta tenuta, in cerca di Levi.
“Dove credi di andare, Eren?” Il ragazzo si gira di scatto, per scorgere in penombra la sagoma del loro nuovo comandante.
“A parlare con il capitano. Io... volevo ringraziarlo” risponde Eren, abbassando lo sguardo a terra.
“Non penso che Levi voglia parlare con te” dice Hanji schiettamente. “Sii comprensivo.”
“Mi dispiace per ciò che è successo al comandante Smith” inizia Eren. “Per questo, oltre ai miei ringraziamenti, vorrei porgere anche le mie scuse.”
“Per il tuo bene, non credo dovresti andare da lui. Lascia passare qualche giorno.”
“Hanji.” È la voce di Levi quella a riprendere la donna. È comparso da chissà dove, dopo aver ascoltato la breve conversazione tra i due. “Lascia stare il ragazzo.”
E Hanji non dice nulla, sparisce dal corridoio e lascia Eren solo con il capitano. Chissà per quale motivo, credeva che Levi non avrebbe più voluto guardarlo in faccia.
“Accetto le tue scuse” dice semplicemente Levi. La testa alta, la schiena dritta. Ogni muscolo del suo corpo è teso, non riesce a darsi pace. Eren, d’altra parte, è appoggiato al muro, ricurvo su se stesso. Prova una schiacciante vergogna, non riesce nemmeno a guardare Levi negli occhi. Si sente tremendamente in colpa.
“Volevo... volevo anche ringraziarti, perché...”
“Non sprecar fiato.”
“Capitano...”
“È un ordine, Eren.”
Ma Eren e gli ordini vanno difficilmente d’accordo, questo lo sanno entrambi. Lo sa Levi mentre cerca tutta l’autorità che possiede per riversarla nelle sue parole e lo sa Eren mentre decide di ignorare quell’ultima frase pronunciata dal suo capitano.
“Armin è il mio migliore amico. Ti ringrazio per averlo salvato, senza di lui... sarebbe stato troppo doloroso” dice Eren, cerca di non bloccarsi. Sa che Levi in quel momento vorrebbe solamente ucciderlo, o in alternativa picchiarlo duramente, ma non può e non vuole fermarsi. “Ti ringrazio, perché il suo sogno rimane vivo assieme a lui.”
Levi raggela. Sogni. Eren parla di sogni, di mere illusioni che muoiono sul nascere, di futili obiettivi che gli uomini inseguono, per cui muoiono eroicamente e con orgoglio. Stringe il pugni: Erwin è morto, ben consapevole di star rinunciando al suo. Ed Eren è ancora lì, a parlargli di sogni.
“Anche Erwin era il mio migliore amico” si lascia sfuggire Levi. Forse, perché a quel punto non conta più niente mostrarsi così apatico. “E quel dolore che tu mi ringrazi di averti evitato, lo sto provando in questo istante. Accetto le tue scuse, ma non me ne faccio un bel niente.”
Eren abbassa la testa. Non trova niente di adatto da dire.
“Devi farmi una promessa, Eren” dice ancora Levi. “La prossima volta che ti dico di ignorare i tuoi sentimenti, tu lo fai e basta. Sono stato chiaro?”
“Te lo prometto, capitano. La prossima volta... non esiterò.”
 
Tre mesi dopo, interno del Wall Maria
 
Hanji ha ordinato la ritirata. Ci sono troppi giganti e troppi pochi soldati. È stata l’ennesima missione suicida. Si guarda intorno: ci sono tutti? Sì, li vede uno ad uno mentre corrono a pardifiato. All’improvviso, si blocca. Ne mancano due all’appello. Eren e...
“Capitano Levi!” Eren grida con tutto il fiato che si ritrova nei polmoni. Quello che sta vedendo deve essere parte di un incubo, deve essere un’allucinazione. Vede il suo capitano, steso a terra, ha esaurito le lame, forse anche il gas. Ha uno squarcio sulla gamba destra. Da lontano non riesce a capire quanto sia grande o profonda, quella ferita, ma la stoffa chiara dei pantaloni è macchiata di rosso scarlatto. Se fosse rimasto lì, sarebbe morto dissanguato, o l’avrebbero divorato i giganti.
Eren ignora l’ordine di ritirata, si lancia verso Levi, corre più veloce che può e finalmente lo raggiunge. Le ginocchia cedono sul suolo duro e polveroso, l’aria si fa quasi irrespirabile, Levi nemmeno si accorge della presenza di qualcuno al suo fianco. Si sente debole, lontano dal mondo, lontano dal rumore della battaglia, e così vicino alla morte, alle stelle.
Così vicino ad Erwin.
“Capitano! Ce la fai a camminare?” chiede Eren, in preda al panico. Che domanda stupida, si maledice interiormente.
“Eren?” domanda Levi. La sua voce è un sussurro, così debole da essere inudibile. Eren, però, riesce a sentirlo e cerca di calmarsi.
“Sì, sono io. Sono lo stupido moccioso che tanto odi. Adesso, trovo un modo per portarti dagli altri” dice Eren.
“Eren” ribadisce Levi, cercando di alzare di poco la voce. Si sforza, si sente sfinito. “Smettila.”
“Ma che dici? Devo salvarti!” esclama ancora il ragazzo, mentre si guarda intorno. All’improvviso, rabbrividisce: c’è un gigante di classe sette metri nelle lontananze. Hanno pochi minuti, se vogliono tornare sani e salvi dal resto della squadra.
“La tua promessa” sospira il capitano, cerca di tenere gli occhi aperti. “Ignora i tuoi sentimenti. È un ordine.”
“N-non posso” mormora Eren. “Non posso proprio adesso! Sei proprio stupido, stai morendo!”
“Me lo hai promesso, Eren.”
“Ma chi se ne frega!”
“Dov’è il tuo onore di soldato? Dov’è il tuo giuramento di eseguire gli ordini che ti vengono dati per il bene dell’umanità?”
“Se ti lascio morire, l’umanità non ne trarrà un gran vantaggio. Non capisci, capitano? Sei il miglior soldato di tutti i tempi, sei l’uomo più forte del mondo! Non posso lasciarti morire, non è arrivato il tuo momento!”
“Ho giurato di morire combattendo a servizio della Legione Esplorativa. Stare qui, ferito e in fin di vita, è ciò che mi spetta. Non puoi combattere il destino, Eren. Vattene, prima di morire insieme a me. Il tuo futuro... ha in serbo grandi cose. Non rischiare di morire per me.”
Eren non sa più come controbattere. Non riesce a credere che l’ultimo desiderio di Levi Ackerman sia quello di essere lasciato da solo a morire sul campo di battaglia. L’uomo che Eren ha conosciuto non avrebbe mai desiderato una cosa simile. Eppure, adesso lo riconosce a stento. Negli ultimi mesi, l’incarnato del capitano si è fatto ancora più pallido, i suoi occhi si sono spenti, persino le sue parole in quegli ultimi giorni hanno prodotto un suono diverso.
“Se questo è il tuo ultimo desiderio,” inizia il ragazzo, solleva una gamba, poggiando saldamente il piede sul terreno, mentre con l’altra rimane ancora in ginocchio. “io eseguirò gli ordini. Ignorerò i miei sentimenti e ti lascerò qui a morire.”
“Allora non sei così stupido come pensavo, moccioso.”
“Addio, Levi” dice ancora Eren. Ha un nodo in gola, un peso insostenibile nel petto. Cosa sta facendo? Sta abbandonando il suo capitano? Si sente già oppresso dal senso di colpa, da questo fardello che non si scrollerà mai di dosso. Ma si tratta di un ordine. Deve farsi coraggio e lasciarlo andare. Deve lasciare Levi, una volta per tutte. “Hai servito bene questo mondo. Questo mondo... così crudele.”
Il ragazzo si alza in piedi, non sa dove, non sa come, trova la forza di girarsi e di tornare in fretta dai suoi compagni. Levi cerca di tenere gli occhi aperti, finché Eren non scompare e si confonde con la polvere che si alza da terra. Poi, li riposa, li chiude, beandosi del buio che lo avvolge.
Sto arrivando.
Il suo ultimo gesto è stringere forte il mantello. Le sente, le ali della libertà. Le sente mentre lo sollevano dal terriccio polveroso e lo trascinano lontano. Lontano dall’Inferno, lontano da quel mondo crudele.
 
 
   
 
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