Storie originali > Storico
Ricorda la storia  |      
Autore: MadLucy    12/08/2016    1 recensioni
{Rimbaud/Verlaine | summarize your otp}
Paul cammina con l'osso della dottrina di Arthur come prima stampella e con il fossile su cui è invecchiato il mondo prima della sua nascita come seconda, e lui si diverte a scappare lì dove chi lo insegue con esse non riesce a raggiungerlo.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: L'Ottocento
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Gingerbread man




Non si sa più chi dei due tiri troppo la corda, e chi torni strisciando a supplicare.
Paul ha bisogno di tenersi nel medaglione sotto la camicia il cammeo del messia pagano che non segue, Arthur ha bisogno di crogiolarsi nel cratere che ha dilatato sulla moquette uguale dei salotti e dei circoli letterari. È una forma di narcisismo ed egoismo, è un chinare la testa ad una constatazione più grande che li azzoppa entrambi. Un fregarsi il gruzzolo che serve a sopravvivere, più un bicchiere di autoindulgenza.
Paul gesticola con l'assenzio, spande sulla federa, sulla sua coscia. «Tu non capisci i sacrifici che ho fatto per te, non li hai mai capiti...» Tira su con il naso, si dondola un po' in quella pena carica di gravità. «Sei un ragazzetto, non hai una moglie tu, non ami nemmeno un cane.»
Arthur scruta quei sacrifici, con sguardo contratto e supponente. Cosa gli si può imputare di averlo spinto a fare, ammesso che se non l'avesse fatto per lui sarebbe stato per rottami di gran lunga meno meritevoli? A dedicargli le contraddizioni dei suoi fondali, i fori nella sua creanza, il modo in cui riempie le redingote, dà le cene, si presenta puntuale a teatro. A perdere il posto fra quelli che fanno la coda affinchè la regola borghese e dignitosa elargisca i suoi spiccioli. Paul rinuncia a tutto ciò che ha per lui, a tutto ciò che ha ancora meno valore, fascino e sincerità del loro fango.
«Neanche tu, ma ti appendi emotivamente alle sottane delle persone come se avessero il dovere morale di trascinarti. Le bestie hanno una nobiltà che ti manca. Ma non temere, manca quasi a tutti.» Soffia il fumo, che impastandogli la visuale dà un quadro molto più verosimile della situazione.
«Quindi adesso sarei come tutti?» ridacchia Paul, senza rammarico.
«Voi che parlate. Che colmate la vostra mediocrità di chiacchiere.» Arthur chiude gli occhi, cerca un calco più comodo nel guanciale. «Almeno tu ti scopi me.»
È consapevole di averlo sottratto alla stasi artistica ed esistenziale, di avergli dato quella botta che gli umidificasse la cornea, però non intende essere un santo amabile, dà calci, sputa sentenze e calunnie per mantenere tutto liquido, impedire che la scena poggi su una crosta di risultato conseguito e sicurezza colonizzata, come il resto dell'umanità. Si dà e poi si cambia, si indispettisce. «E io non mi mento mai e mi confesso alla luce del sole, ho meno paura, è questa la differenza.»
Negli intermezzi di sarcasmo devastatore e distratto come una farfalla labirintitica, Paul l'ha anche visto diventare da un secondo all'altro frivolo, capriccioso e pidocchioso sull'attimo, sulla fame di adesso, sul piegamento di una malinconia di passaggio, spogliato di ogni saggezza. In ogni caso, la sua mente non si dimentica mai di rispettarlo. Cammina con l'osso della dottrina di Arthur come prima stampella e con il fossile su cui è invecchiato il mondo prima della sua nascita come seconda, e lui si diverte a scappare lì dove chi lo insegue con esse non riesce a raggiungerlo.
Paul sghignazza senza ritegno. «Tu hai delle sottane molto più irretenti di mia moglie, è questa la differenza.»
Arthur sorride con freddezza. Da lui vuole solo la conferma, frugare nel vicolo cieco che può essere un individuo, ridondante di un'unica eco e incapace di stupirsi. Il fallimento di chi scorge lo spiraglio di cielo tra le mecerie che lo seppelliscono e non si muove per uscire da là sotto. C'è una menomazione che avrebbe potuto essere la sua. Non vuole lui, vuole solo il desiderio di una natura così ibrida su di sè.
«Anche questo tuo insistere che tua moglie sia l'erotismo per antonomasia è patetico» commenta.
«E però me ne torno da lei stasera, guarda un po'.»
Paul, invece, non sarà mai consapevole del fatto che nella sua vita la consolazione disorganica della moquette possa solo coesistere con la putrefazione dello sporco sottostante, dello sbugiardamento di tutto quanto che entra senza bussare. Cercherà sempre, nei momenti di sobrietà o di sbornia più fonda, di rimediare ai torti inflitti all'ordine o al disordine, di pretendere indietro l'uno o l'altro come chi bara al banco dei pegni.
«Guarda un po' quanto me ne importa.»
La verità che entrambi fissano dal letto sbracato su cui sono svaccati, a margine, è che il mondo non ha niente da impegnare, che si accalcano in troppi con frastuono su un palco piccolo. Paul si butterà sempre in quella mischia di nuovo. Arthur considera l'idea di cadere nell'iposcenio. L'elasticità da gatto albino, da ninfa malata. La tomba del classicismo coperchiata da quella fronte d'alabastro.
«Atterreresti sui due piedi anche all'inferno» mormora Paul, avvolgendo il filo di quei pensieri.
«Ma che inferno e inferno» sbuffa Arthur, spingendolo sdraiato sul letto e facendosi di nuovo spazio sul suo petto. «Le realtà alternative sono parte del vostro cabaret. Nessuno più di me è così ancorato a questa Terra.»
Tacciono per un po'. Forse entrambi staranno coricati, forse nessuno si è mai mosso. Forse la contemplazione è qualcosa di eterno.
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Storico / Vai alla pagina dell'autore: MadLucy