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Autore: soffio di nebbia    12/08/2016    0 recensioni
«Sono tuo amico» bisbigliò Hyoga «Lo sai che puoi parlarmi... cos'è che ti turba?»
Le iridi smeraldine di Shun tremolarono impercettibilmente, come ribelli a quel contatto visivo così diretto.
Esitò a lungo prima di rispondere, le labbra leggermente schiuse e frementi nell'indecisione.
«Lo sai» rispose infine con un filo di voce.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Andromeda Shun, Cygnus Hyoga
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The wall


Un principio d'estate, sospinto da un sospiro di vento, si confuse nella notte assieme al profumo della primavera ormai prossima al termine. La volta celeste era trapuntata di stelle ma Shun, silenzioso e solitario, non vi prestava attenzione. Con sguardo perso in un punto indefinito di fronte a sé, quasi trapassando i riflessi argentati che il chiaro di luna dipingeva sulla soffice erba del giardino, il giovane pareva totalmente assente dal mondo che lo circondava.
«Restare qui fuori a tormentarti non servirà a impedire al sole di sorgere»
La calma voce di Hyoga giunse inaspettata alle sue spalle. Shun sussultò, voltandosi di colpo all'indietro. Appena pochi metri più in là, gli occhi chiarissimi di Hyoga brillavano nella notte come stelle su un deserto di sabbia. Lo guardava senza timori e senza censure, forte della sicurezza di chi non ha nulla di cui vergognarsi. Per contro, fronteggiando quello sguardo, Shun si sentiva più che mai esposto e vulnerabile.
Un alito di vento si insinuò sotto la camicia di Hyoga. La stoffa leggera vibrò debolmente, scoprendo un barlume di pelle all'altezza dell'ombelico. Improvvisamente a disagio per il dettaglio appena percettibile delle cesellature di quel piccolo frammento di corpo, Shun distolse lo sguardo sentendo, per un attimo, il cuore martellargli prepotentemente il petto.
Come inconsapevole delle sensazioni che in quel momento si agitavano nel corpo e nella mente del ragazzo più giovane, Hyoga mosse pochi passi nel silenzio, sedendo accanto a lui sull'erba.
«Stai tremando» notò.
Shun lanciò una rapida occhiata alle proprie mani adagiate sull'erba. Incapace di mantenere il controllo su di esse, incrociò le braccia sul grembo, come a voler nascondere ogni segno visibile della propria irrequietezza.
«Abbiamo affrontato sfide peggiori» tentò di rassicurarlo Hyoga «Non abbiamo nulla da temere»
Shun si morse le labbra continuando ad evitare accuratamente di incrociare gli occhi del compagno.
Non aveva ancora trovato la forza di rivolgergli la parola. Quando finalemente si decise a farlo, dovette fare uno sforzo enorme per mantenere ferma la propria voce.
«Non è la battaglia di domani che mi preoccupa» disse «Almeno, non solo»
Alcune ciocche di capelli ricadevano ai lati del suo viso, celandogli parte della visuale. Non ebbe nemmeno il tempo di rendersi conto di quanto stava accandendo quando Hyoga allungò una mano verso il suo volto per forzarlo delicatamente affinché lo sollevasse.
Quando si rese conto di quanto stava accadendo, era ormai troppo tardi: suo malgrado, Shun si ritrovò con gli occhi inchiodati in due specchi ghiacciati.
«Sono tuo amico» bisbigliò Hyoga «Lo sai che puoi parlarmi... cos'è che ti turba?»
Le iridi smeraldine di Shun tremolarono impercettibilmente, come ribelli a quel contatto visivo così diretto.
Esitò a lungo prima di rispondere, le labbra leggermente schiuse e frementi nell'indecisione.
«Lo sai» rispose infine con un filo di voce.
E la sua risposta ricadde nel silenzio.
Dopo una lunga pausa, Hyoga si alzò in piedi, dandogli le spalle.
«È meglio che tu vada a dormire, Shun. Domani ci aspetta una lunga giornata»
Mentre lo vedeva allontanarsi, il cuore di Shun perse un battito. In un improvviso stato di allarme, si alzò di colpo afferrando il polso di Hyoga. Quest'ultimo si immobilizzò all'istante lanciandogli un'eloquente occhiata di rimprovero.
Shun vacillò, scostando immediatamente la propria mano da quella del compagno, con aria colpevole e ferita.
«Sei stato tu a dirmi che potevamo parlare» mormorò in propria difesa.
«Non di questo però, soprattutto non alla vigilia di una battaglia» scandì bene Hyoga «Avevamo fatto un patto, eravamo d'accordo di non toccare più l'argomento per nessuna ragione al mondo»
Le lacrime cominciarono a pizzicare gli occhi di Shun.
«Lo so, lo so...» rispose con voce rotta, portandosi le mani al viso nel tentativo di arginare il pianto.
Hyoga rimase immobile dinanzi a lui. Distante. Incurante.
«Vai a letto» suggerì freddamente Hyoga «O domani finirai per pentirti di aver sprecato tutte le energie su queste puerili sciocchezze»
«Se pensi che siano sciocchezze perchè hai così tanta paura di affrontarmi?!» esclamò Shun, al culmine dell'esasperazione.
Gli occhi di Hyoga scintillarono, mettendolo immediatamente a tacere. Shun deglutì, pentendosi quasi subito delle proprie parole così azzardate.
«Mi dispiace» pigolò allora, incassando la testa tra le spalle e asciugandosi le lacrime con il dorso della mano «Mi dispiace, Hyoga, non è colpa mia se mi sono innamorato di te»
Questa volta, Hyoga non si risparmiò:
«Non provarci, Shun. Non provarci nemmeno a fare la vittima, sai bene che non te ne ho mai fatto una colpa. Ti ho solo chiesto di non complicare ulteriormente la situazione, di evitare di l'argomento per non rovinare un'amicizia cui teniamo entrambi. Che cos'altro ti aspetti che faccia? Non posso costringermi ad amarti nella tua stessa maniera! »
Shun avvolse le braccia attorno al proprio corpo, come per proteggersi da un freddo improvviso. Il suo discorso aveva senso, ma avrebbe mentito se avesse detto che il rapporto tra loro due non era cambiato dal giorno in cui la verità riguardo i reali sentimenti di Shun era venuta a galla.
Hyoga era sempre stato corretto nei suoi confronti. Non l'aveva accusato in alcun modo, non aveva mai cercato di farlo sentire a disagio. Shun gli era sempre stato grato per la discrezione con cui aveva affrontato da allora ogni aspetto del loro rapporto di amici e compagni di battaglia. Tuttavia, per quanto entrambi tentassero di negarlo, qualcosa si era definitivamente spezzato e Shun se ne era accorto più di ogni altro. Se ne era accorto nei momenti in cui il silenzio era diventato più pesante. Se ne era accorto quando Hyoga aveva cominciato ad essere infastidito dalla sua vicinanza, se non quando era egli stesso a ritenerla opportuna, o quando aveva cominciato a recarsi in Siberia con frequenza sempre maggiore. Ormai Shun non era più in grado di stabilire in cosa si fosse trasformato il rapporto che li lagava.
Per questo, quando le parole di Hyoga lo colpirono con tutta la loro violenza, Shun non poté far altro che incassare.
«Non mi aspetto che tu ricambi i miei sentimenti, Hyoga» disse infine, con un velo di rassegnazione «Mi basterebbe solo che tu li accettassi»
Hyoga sospirò. Rimase in silenzio, scrutandolo in volto con un'espressione indefinibile. Cosa c'era in quel volto, Shun non avrebbe potuto dirlo con esattezza: amarezza, nostalgia, forse perfino pietà... nonostante tutto, però, per una frazione di secondo, Shun si sentì abbastanza audace da concedersi il lusso dell'illusione. Allungò le dita verso la sua mano e, per un istante fugace come un battito di ciclia, riuscì a sfiorarla. Poi Hyoga si scostò, scuotendo tristemente la testa.
«Mi dispiace» disse.
E Shun non poté far altro che raccogliere, per l'ennesima volta, i cocci del suo cuore andato in frantumi.

*****

L'orizzonte accolse il sole morente che era stato testimone di un'ennesima giornata di guerra.
Con le ferite ancora fresche e l'armatura distrutta, Shun cadde in ginocchio, oppresso dal peso dell'ennesimo sangue versato.
Un filo di vento soffiò sulla terra arida facendola danzare dinanzi a lui.
Un'ombra familiare si allungò sopra la sua testa. Quando Shun alzò il viso, riconobbe subito il volto di Hyoga in controluce.
Non disse nulla, si limitò a chinarsi di fronte a lui.
Poi, dopo un attimo di esitazione, oltrepassò lentamente l'invisibile muro che parecchi mesi li divideva. Lo strinse a sé, abbracciandolo come un
fratello. Quel contatto fu talmente inaspettato che, per alcuni secondi, Shun si sentì mozzare il respiro. Poi si sciolse in un pianto silenzioso aggrappandosi alle sue spalle come ad un'ancora di salvezza.

Hyoga non lo allontanò. Per la prima volta dopo quello che sembrava un secolo, accettò di stringerlo contro il proprio petto senza dire una parola.
Solo allora capì: a Shun bastava quello. Non c'era bisogno d'altro.


Note:
Inizio sempre con le migliori intenzioni, poi qualche volta finisco per perdermi lungo la strada!
Spero comunque che qualcuno troverà modo di apprezzare questa storiella che giaceva in cantiere da un po' di tempo ^^
  
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