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Autore: La Mutaforma    13/08/2016    1 recensioni
"Voglio che tu sappia perché non ti ho lasciato morire. Perché sono tornato per te”
Ora saresti morto Jim.
Ora saresti morto, senza dirglielo.
[Post Into Darkness]
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James T. Kirk, Spock | Coppie: Kirk/Spock
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Aspettami all'alba


Jim non amava stare in silenzio e riflettere.

La sua mente doveva essere sempre impegnata, in un'overdose di immagini, pensieri, vecchie canzoni.

Purtroppo in ospedale non c'era molto da fare, oltre a leggere brutte riviste e fare cruciverba. Dormiva per gran parte del giorno, sopportava le aggressive visite di Bones (da quando si era risvegliato non aveva smesso di comportarsi come una madre in pena) e restava sveglio tutta la notte.

E comunque non gli piacevano i cruciverba.

 

Di notte entrava una grigia luce dalla finestra che sfiorava i mobili e le pareti estranee in quella stanza che non conosceva e che sembrava tanto diversa da come gli era parsa durante il giorno. Dietro ogni ombra si nascondeva una triste consapevolezza.

Tutto sembrava essersi risolto.

Khan era stato sconfitto. L'Enterprise e il suo equipaggio erano salvi, l'universo era di nuovo in equilibrio, la guerra era stata sventata.

Lui era sopravvissuto, contro ogni aspettativa.

Jim fece una smorfia nel buio e chiuse gli occhi.

Aveva fissato quel soffitto troppo a lungo.

 

Bones gli aveva detto che durante il suo periodo di coma Spock era venuto tutti i giorni per controllare come stesse, se si fosse risvegliato.

Jim strinse le labbra immaginando il suo rigido primo ufficiale seduto accanto al suo letto, su quella sedia adesso vuota, spostata contro la parete per fare spazio.

“Diavolo dal sangue verde” aveva borbottato Bones, una volta, cambiando la soluzione della sua flebo “Gli ho detto mille volte di spostare la sedia quando se ne va. Mai una volta che mi ascoltasse! Resta seduto per ore in silenzio, chissà cosa gli passa nella testa!”

Si era innervosito perché aveva urtato la sedia col ginocchio e l'aveva spostata con un calcio contro la parete. Jim aveva fatto una smorfia perché i rumori gli davano fastidio.

 

Spock non faceva rumore.

Jim lo immaginò seduto accanto al suo letto, in silenzio, a fissarlo, ad aspettarlo, con l'espressione turbata e spaventata che gli aveva già visto in volto.

Forse gli parlava.

E si domandò quali parole potesse dirgli in quei momenti.

Jim era convinto di averlo sentito. Forse lo aveva solo sognato, o forse nonostante il coma aveva avvertito i suoi pensieri. Era possibile?

 

“Ti prego, non essere morto.”

 

Aveva capito le parole di Pike, e il senso della Kobayashi Maru.

Ed era solo morto per riuscire a capirlo!

Adesso si chiedeva se anche suo padre si fosse sentito così.

Per quanto ne sapeva, suo padre era morto da solo sulla Kelvin.

Lui era riuscito a vedere gli occhi di Spock un'ultima volta.

 

“Voglio che tu sappia perché non ti ho lasciato morire.”

 

“Perché sono tornato per te”

 

Ora saresti morto Jim.

Ora saresti morto, senza dirglielo.

 

È brutto restare svegli di notte. La coscienza sa come tormentarti, perché ti conosce più di chiunque altro, e vede in profondo, dove nessuno dovrebbe vedere.

Avrebbe dovuto impedirsi di ritornare su quei pensieri.

Ma Jim era solo un essere umano, e i sentimenti erano tutto ciò che possedeva.

La paura di morire, l'ansia che quella sarebbe stato l'ultima occasione gli avevano tolto il timore di esprimerli. E lo stesso era accaduto a Spock.

Paradossalmente, era stata la paura di perdersi a dargli il coraggio di sentire quei sentimenti.

Ma solo a metà.

L'ultimo respiro gli aveva spezzato la voce, e tutto era rimasto inespresso, intrappolato nella fredda gola senza fiato, inghiottito dal buio della morte.

Adesso aveva una seconda possibilità, ma la disperazione che aveva provato in quel momento era svanita e i suoi timori erano ritornati. Si nascondevano nelle ombre di quella stanza.

Aveva capito? Lo aveva sentito anche lui? Stava fingendo di non capire per mantenere il suo posto come primo ufficiale? Stava cercando di dimenticare? Forse Spock pensava davvero che fosse stato solo un gesto di amicizia.

Non che quella fosse una constatazione sbagliata.

Affannato, Jim si girò su un fianco, voltando le spalle alla sedia.

“Smettila di fissarmi. Tanto lo so che non sei lì.”

 

Non glielo avrebbe detto.

Ci sono cose che possono essere vere solo di notte, ma alla luce del sole non possono essere pronunciate, perché la luce avrebbe pietrificato ogni tentativo, ogni timida parola che avrebbe cercato di rivolgergli.

Sì, la guerra era stata evitata, tutto l'universo era salvo. Bravo Jim Kirk, tu sì che sei un uomo coraggioso.

Presto sarebbe tornato alla sua vita normale, nella sua casa a San Francisco, e sarebbe stato come se non fosse accaduto. Khan? Chi era Khan? Lui di certo non lo sapeva. Problemi al nucleo di curvatura? Cazzate, Jim Kirk nemmeno sapeva com'era fatta quella roba.

 

È proprio vero, ci sono cose che non possono essere vere tutto il giorno.

Quindi Spock si sarebbe seduto accanto al suo letto ogni giorno e Jim l'avrebbe amato ogni notte.

Si chiese se un giorno il sole avrebbe atteso qualche istante in più all'alba per permettergli di incontrarsi.

 

 

 

 

 

Note:

Ho disperatamente cercato una fanfic su questo momento e ho dovuto scriverla da me. Sono troppo nel mood di Star Trek in questi giorni e Into Darkness mi rende emotiva.

Chiedo perdono per il poco simpatico cameo di Sherlock che ho lasciato.

La tentazione era troppa.

Spero di essere stata abbastanza IC, nonostante non possa smettere di pensare che Jim sia canonly innamorato di Spock. Ah Jim Kirk, chissà se ce lo dirai mai perché sei tornato indietro per Spock. 

   
 
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