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Autore: giamma21    13/08/2016    2 recensioni
Quando la migliore amica scompare, una ragazza incomincia un gioco pericoloso con un individuo che la conduce in un luogo abbandonato. Ma lei non sa cosa la attenderà...
Genere: Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Ehi Kat! Coprimi per qualche minuto, devo andare al bagno, è urgente!- disse sottovoce Melanie all’amica Kat, che stava servendo dei ragazzi alla zona bar del locale notturno “The Beat”.
-Ok, ma fai presto, stasera è pieno di neo-laureati in vena di follie- replicò Kat, senza neanche voltarsi verso l’altra.
Melanie raggiunse il bagno del personale passando da una porta nera vicino alle bottiglie dei super alcolici.
-Posso prepararvi qualcosa, ragazzi?-chiese Kat ad un gruppo di giovani che attendevano di essere serviti.
Kat Manning aveva 24 anni, ed era alta e in forma. Ogni mattina, prima di andare a lavoro, faceva il giro della città correndo con le cuffie nelle orecchie e l’Ipod che riproduceva la sua playlist preferita di musica Rock. Abitava in un modesto appartamento moderno, ideale per una ragazza single appena trasferitasi nella grande città. Questo però era accaduto due anni prima, Kat aveva preso il diploma al liceo e fatto due anni di college, per poi allontanarsi dalla sua città natale dopo l’omicidio della madre. Nel suo stesso edificio vivevano una coppia di fidanzati, un tizio che non si faceva mai vedere, e una signora anziana con la quale Kat andava alla messa di Domenica e passava la maggior parte delle giornate libere.
Inoltre l’appartamento distava una ventina di minuti a piedi dal locale, in cui lavorava come barista.
-Sì, grazie. Vorrei due bicchieri di Vodka liscia- disse il ragazzo che le stava davanti. Sembrava un ventenne, forse uno studente del college, era vestito bene e la barba che copriva parte del viso scolpito (con due occhi azzurri da perdere il fiato) lo rendeva eccitante.
-Documenti, prego- esclamò Kat, oltrepassando il volume alto della musica, guardandolo negli occhi.
Il ragazzo sorrise, e le passò la carta d’identità.
-Ryan Johnson, vai al college, e hai 20 anni. Come vanno gli studi?- chiese Kat ridacchiando, prima di riconsegnare il documento al ragazzo.
-Tutto fila liscio, e per la cronaca, i documenti li ha già chiesti all’entrata quella sottospecie di scimmione dall’aria minacciosa- rispose Ryan, puntando l’entrata con la mano sinistra.
-Già, beh, controlli di routine. Sai com’è!- replicò lei, prendendo la bottiglia di Vodka.
 -Non è che forse volevi sapere il mio nome? Sto solo tirando a indovinare…- ribatté Ryan, mostrando i denti in un sorriso carino.
Kat fece lo stesso.
-Passano tante persone per questo banco, devo pur sapere con chi sto parlando- spiegò avvicinando due lunghi bicchieri di plastica.
-Non fa una piega! Ma tu sei di qui? Non mi sembri familiare- chiese lui, appoggiando i gomiti sul banco del bar.
-Forse è la prima volta che vieni in questo posto, comunque vivo qui solo da un anno. Tu invece?- ribatté la ragazza, scolando la Vodka nei bicchieri.
-Frequento il college fuori città, e vivo con un paio di amici in un appartamento vicino a Main Street- spiegò Ryan.
Melanie tornò dal bagno del personale, sistemandosi l’acconciatura.
Lei era una ragazza dalla pelle scura, di origini afro-americane, e lavorava al The Beat da quando si era iscritta Kat.
Da allora, le due erano diventate migliori amiche.
-Era un falso allarme, credo di avere solo bevuto il drink sbagliato- disse, riprendendo a servire i clienti.
-Main Street, sei molto esposto alla gente…-, continuò Kat.
-Sì, siamo praticamente nel centro della città, ma non è male. Considerando che non beviamo né paghiamo prostitute…- disse lui, prendendo i bicchieri.
-Non bevi? E questi sono per un’occasione speciale?- chiese Kat, prendendo i soldi del ragazzo.
-Sì, un appuntamento con una ragazza- rispose lui, sorseggiando l’alcool dal bicchiere, -Uh! E’ forte…-.
Quando Kat sentì dell’appuntamento si sentì scoraggiata. Quel ragazzo le stava piacendo.
-E’ Vodka, puoi trovare di peggio. Allora, non raggiungi il tuo appuntamento?- chiese, avvicinandosi a una ragazza vicina a lui.
-Stavo scherzando, non c’è un appuntamento, sono qui con un amico. Si è appena lasciato con la ragazza e vuole rimettersi in gioco- spiegò Ryan, seguendo Kat nel suo percorso.
Il locale non era troppo grande, ma sembrava piccolo quando conteneva così tante persone. Quella sera, erano particolarmente affollati.
Le luci stroboscopiche illuminavano ogni angolo, e la pista cambiava colore gradualmente. Il dj suonava musica psichedelica, ad alto tasso di follia.
-Mi hai raccontato una bugia! Ci ho creduto sul serio, sai? Ed è difficile mentirmi- disse Kat ridendo. Preparò una Coca Cola Light e la consegnò alla ragazza davanti al banco, poi le strappò lo scontrino.
-Sono colpevole- replicò Ryan ridendo, -Vado dal mio amico, magari ci vediamo dopo?-.
Kat lo guardò, e pensò a cosa intendesse con quel “ci vediamo dopo”.
-A dopo!- concluse con un bel sorriso.
Ryan si allontanò tra la folla, e Melanie si avvicinò all’amica.
-E lui chi era?- chiese, sovraeccitata.
-Uno che ho appena conosciuto, si chiama Ryan- rispose Kat, sospirando.
-Si chiama Ryan!- la mimò Melanie, con un tono di voce eccessivamente romantico, -State insieme?-.
-Ma che dici? Lo conosco appena!- esclamò Kat ridendo, poi tornò a lavorare.
Quando alle due del mattino la musica era finita, il locale si era ormai svuotato di tutte le persone ubriache o esaltate.
Kat aveva guardato di sfuggita in giro per trovare Ryan, ma nei paraggi era rimasto solamente il personale che metteva in ordine.
-Bill ha detto che possiamo andare a casa, e ha anche aggiunto che abbiamo lavorato bene oggi- disse Melanie, raggiungendo l’amica vicino ad un tavolo nella sala principale.
-Come se avessimo bisogno della sua approvazione! Comunque ok, io vado a casa, tu che fai invece?- rispose Kat, controllando l’orario nel cellulare. Erano le 2 e 30.
-Ehm, io ho rimediato un appuntamento con un tipo molto carino. Perciò, non aspettarmi alzata!- replicò Melanie, ridendo.
-Ma senti un po’! Beh, ci sentiamo per i dettagli salienti su questo tipo, ti lascio andare-.
-Ti farò sapere, a più tardi!- concluse Melanie, allontanandosi.
Kat si era avviata lontana dal locale, e camminava per un marciapiede illuminato fiocamente dai lampioni. Le strade erano quasi del tutto vuote, alcune delle persone restanti si stavano ancora riprendendo dal folle venerdì sera.
Improvvisamente il telefono di Kat s’illuminò. Aveva ricevuto un messaggio da un numero sconosciuto.
“Hai lavorato bene stasera”, diceva il testo.
La ragazza aggrottò la fronte, la testa chinata a guardare il cellulare, il passo costante lungo il marciapiede.
“Grazie di nuovo, Bill”, replicò lei. L’aria fresca della notte si era diffusa nelle strade, e alti nel cielo cominciavano ad apparire alcuni lampi di temporale.
“Non sono Bill”.
“E allora chi sei? Ho il numero oscurato”, replicò la ragazza.
Una bottiglia di vetro si infranse in un vicolo dall’altro lato della strada, causando un forte rumore che Kat avvertì.
“E’ brutto non sapere con chi si ha a che fare, vero? Non puoi mai sapere cosa succederà, ti devi guardare intorno”, leggeva il nuovo messaggio.
“Chi cazzo sei?”, Kat stava perdendo la pazienza, e la voglia di rispondere a quei messaggi intimidatori.
“La tua amica sembra simpatica… non come te, ma è comunque riuscita ad attirare la mia attenzione. Tu che ne dici? Stanno bene insieme?”, dopo il messaggio arrivò una foto che inquadrava Melanie con un ragazzo affascinante, dall’aspetto forte e mascolino. La persona che aveva scattato la foto era fuori dalla finestra di un appartamento, probabilmente non quello di Melanie, perché Kat non lo riconosceva.
La ragazza scrisse un messaggio all’amica, per assicurarsi che tutto andasse bene, la risposta fu tempestiva.
“Sono tornata a casa, quel tipo era uno stronzo, ci sentiamo domani”.
-Perfetto- disse Kat leggendo il testo, poi svoltò in una strada che portava a casa sua.
I messaggi che aveva ricevuto dal numero sconosciuto l’avevano messa a disagio e spaventata, perciò velocizzò il passo e arrivò alla porta di casa in meno di quindici secondi.
“Forse dovrei chiamarla”, pensò aprendo sul telefono il contatto di Melanie. Mentre aspettava che l’amica rispondesse, inserì le chiavi nella serratura della porta. Quando si sbloccò, Kat entrò nella hall e la richiuse.
Fuori dalla porta cominciò a squillare un telefono. Kat terminò la chiamata con Melanie, e la suoneria del telefono di fuori s’interruppe.
La ragazza chiamò di nuovo, e l’altro cellulare riprese a suonare.
-Ma…?- disse aprendo la porta.
Scese gli scalini fino al marciapiede, e seguì la suoneria fino a un bidone vicino. Tolse il coperchio e trovò il cellulare di Melanie.
Il nome di Kat era indicato a grandi lettere.
Prese il dispositivo tra le mani e terminò la chiamata, poi si voltò di scatto, come per cogliere sul fatto qualcuno che la stesse seguendo.
Qualcuno uscì dalle ombre della notte buia, dietro Kat, e la prese per le braccia, trascinandola via dal bidoncino.
La ragazza gridò, e si strattonò via dalla presa del suo assalitore. Raggiunse l’ingresso dell’appartamento incespicando qua e là, con le mani tremanti.
Non riusciva a inserire le chiavi nella serratura, e in quel momento l’assalitore le strinse le braccia intorno alla vita e l’allontanò dalla porta.
-AIUTO!!- gridava senza fiato, lottando per liberarsi.
-PER FAVORE, AIUTATEMI!!- ma nessuno la sentiva, era troppo tardi.
L’assalitore indossava un impermeabile nero e il suo volto era coperto da un cappuccio, i pantaloni scuri scoprivano le scarpe nere.
Kat lo colpì con il gomito nello stomaco, ma cadde a terra prima di poter scappare via. La persona la prese per i piedi, catturandola…
 
…Il pomeriggio seguente, Melanie andò a casa di Kat perché non aveva più sue notizie. Aveva perso il telefono, forse qualcuno lo aveva preso per sbaglio al locale la notte prima.
Al citofono non rispondeva nessuno, ma la vecchietta del condominio uscì proprio mentre Melanie si stava allontanando.
-Signora Jefferson, salve, sono l’amica di Katherine. L’ha per caso vista oggi?- chiese, con un tono di voce dolce ma preoccupato.
La signora non aveva avuto più notizie di Kat dal pomeriggio precedente, quando avevano chiacchierato del turno serale al The Beat e del suo lavoro.
Melanie approfittò della signora Jefferson per entrare nel condominio, e andare all’appartamento dell’amica.
La porta era leggermente socchiusa. La ragazza entrò e la richiuse alle sue spalle.
-Kat?- chiese ad alta voce, guardandosi intorno.
Le stanze sembravano vuote, ma nonostante ciò Melanie percorse la strada fino alla stanza dell’amica.
Un computer inquadrava la stanza, con la webcam posizionata su una pila di libri sui cocktail.
Un codice si visualizzò sullo schermo illuminato, trasformandosi in lettere, in un indirizzo.
“Hotel Luxury, parcheggio esterno. Non tardare. Niente polizia, vieni sola”, poi apparve per qualche secondo un segmento di video che mostrava Katherine gridare.
Melanie sgranò gli occhi, pensò se potesse trattarsi di uno scherzo, ma il video sembrava piuttosto autentico. Prese nota del luogo e corse alla macchina.
Accese il motore, e sfrecciò in direzione dell’apparente pericolo.
Spenta la macchina fuori dal parcheggio del Luxury, un inquietante silenzio pervase l’intera zona desolata. Si era fatto buio.
-Katherine?!- gridò confusa Melanie. Si aspettava di trovare qualcuno, o qualcosa. Il parcheggio conteneva una sola macchina, che era parcheggiata centralmente, tra le strisce di una vernice bianca sbiadita. Il Luxury era di sicuro un hotel abbandonato.
Melanie raggiunse il veicolo rapidamente, continuandosi a guardare intorno.
Fece per aprire il portabagagli ma lo trovò bloccato.
-Kat?- chiese Melanie, avvicinandosi allo sportello arrugginito.
Strinse la fredda maniglia, e spinse.
Dentro al portabagagli c’era il corpo senza vita di un ragazzo.
Melanie lo riconobbe dopo un po’. Era il giovane del bar, quello che la notte prima aveva chiacchierato con Katherine. Sul petto insanguinato c’era un badge dell’FBI.
La ragazza sentì un forte colpo alla nuca, e rovinò sull’asfalto.
-Sorridi alla telecamera- disse chi l’aveva attaccata, inquadrandola con una videocamera. Melanie tentò di rialzarsi, ma svenne.
Il maniaco si tolse il passamontagna che gli oscurava il volto, e si rivelò essere… Katherine.
“Sei corsa ad aiutarmi, Melanie. Sei la prima persona che è andata incontro al pericolo per salvare la mia vita… Per tanti anni ho cercato qualcuno che ci tenesse in questo modo, ma non pensavo che quel qualcuno saresti stata tu. Mia madre lasciò perdere per paura di farsi male, così come altre persone. Ma tu no. Quando ti risveglierai, io sarò sparita. Cambierò città, identità, creerò un’altra me stessa e metterò alla prova altre persone. Ma se loro falliranno, e non correranno a salvarmi, moriranno. E moriranno anche nel tentativo di catturarmi, come quel detective sotto copertura che ieri sera mi ha seguita. Giuro che per un attimo mi aveva fregata… ma io sono più furba”, pensò la ragazza, prima di avvisare anonimamente la polizia dell’attacco e abbandonare Melanie.
Katherine avrebbe inscenato nuovamente il suo rapimento e costruito un mistero che non sarebbe mai stato risolto.
Scomparve nell’oscurità della notte, proprio mentre Mel cominciava a risvegliarsi…
A distanza di qualche giorno e di molti chilometri, un giovane ragazzo stava facendo shopping in un centro commerciale. Il suo fidanzato si era assentato un attimo.
-Quel vestito è fantastico, non trovi?- chiese una bionda che era di passaggio.
Lui si voltò a guardarla.
-Non è male, già…- replicò nervosamente.
Lei tolse gli occhiali da sole che indossava, e gli sorrise.
-Piacere, sono Melanie, la tua nuova migliore amica!- aggiunse entusiasta lei, pronta a cominciare un altro round del suo gioco preferito.
   
 
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