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Autore: Uni    14/08/2016    1 recensioni
[Tratto dal testo]
La vaporiera sfrecciò tra le rotaie e abbatté la quiete che esisteva solo prima che il sole tramontasse, poiché una volta perito il sole, il mondo degli spiriti si rianimava dando sfogo a tutti i loro capricci, a tutti i loro vizi. Il rumore della locomotiva si estinse, facendo del silenzio un nuovo sovrano. Un sovrano austero, ma dalla vita breve.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Luce che si estingue, soffocata dal mare

Le parole che ci siamo detti nella sera. Le tengo ancora a manciate qui sul mio cuscino, nel mio cuore, sul letto. Le appendo a un filo e le annodo come tante collane nel buio. Felice di non dormire.

— Fabrizio Caramagna.



Gli occhi persi in quel blu che era il mare scrutavano con attenzione i gabbiani comporre melodie con le ali maestose, che glissando il vento riversavano un suono smorzato, che appariva quasi come uno strido, un grido soffocato, ma che accompagnato dalla voce del mare e dal cigolare lontano dei binari, rendeva il crepuscolo quasi sopportabile alla vista di Kumo. La vaporiera sfrecciò tra le rotaie e abbatté la quiete che esisteva solo prima che il sole tramontasse, poiché una volta perito il sole, il mondo degli spiriti si rianimava dando sfogo a tutti i loro capricci, a tutti i loro vizi. Il rumore della locomotiva si estinse, facendo del silenzio un nuovo sovrano. Un sovrano austero, ma dalla vita breve. Pian piano la luce solare si fece più opaca, fino ad estinguersi ai confini del mare e le lanterne della città incantata si illuminarono della tipica luce rossa da festa. Eppure non vi era nulla per la quale valesse la pena festeggiare, ma gli spiriti festeggiavano comunque. Banditi dalla terra e indesiderati dai celi, gli spiriti alleviavano la loro agonia nei vizi e nei rancori.
Schifato da quello spettacolo barbarico, scese dal poggia-mani di quel ponte in legno e lo varcò in silenzio. Ma, infondo, anche se avesse urlato, nessuno lo avrebbe sentito. Il cielo sembrava beffare – o forse compiangere – la sua misera vita, così pianse le sue lacrime che salate infuriavano il mare e bagnavano Kumo. In cerca di riparo, si nascose sotto lo stipite di una catapecchia: «che vita disgraziata – sospirò – perfino i crucci degli spiriti sono nulla in confronto a questa vita.»
«Di che ti lamenti?, stupido insetto» una vecchia intervenne nel suo soliloquio. Kumo non sapeva come quella vecchia fosse arrivata accanto a lui, sapeva solo che guardarla lo incuriosiva: aveva la testa dannatamente enorme e il naso aquilino era lungo e bitorzoluto. Curva sulla sua schiena, se ne stava lì ad ammirare il cielo scuro. «Se pensi che tutto ciò che hai vissuto fosse misero, allora che ne dici se ti mostrassi cosa invece penso sia vivere davvero in empietà?» gli porse un foglio e glielo poggiò a terra, in modo tale che Kumo con le sue otto zampe potesse salirvi sopra. Piano lei lo alzò, fino all'altezza del suo viso «firma quel contratto.»
Kumo, quasi stregato dalla sua voce, iniziò a muoversi in circolo, poi in linea retta, sul quel foglio bianco, fino a scrivere il suo nome: “Kuroi Kumo”. Appena finì di digitare, Yu-Baba lo scacciò via dal foglio e agitando la mano di fronte a quel nome, ne sottrasse tutti i caratteri, per poi ideare un nuovo scritto. Rise in un ghigno e annunciò: «Ora mi appartieni. Da oggi il tuo nome sarà “Kamaji”, con i kanji di “vecchio” e “caldaia”, e lavorerai nelle mie terme.» agitò di nuovo la mano di fronte a quel piccolo ragno, che pian piano divenne grande, massiccio, immane, uomo.
Fu allora che conobbe la vera miseria, poiché nulla per lui era peggiore che essere simile a quelli che una volta popolavano la terra, ma che adesso sprofondavano nei vizi della città incantata.


 


Okay, eccomi qui con questa nuova shot. 
Premesso che, questa è la seconda shot che scrivo su "La Città Incantata", e che volevo - da matti - scrivere qualcosa su Kamaji. Ho scritto di come è davvero diventato "Kamaji" - l'uomo delle caldaie - poiché pria, secondo me, era solo un semplice ragno. Infatti Kuroi Kumo, vuol dire proprio Ragno Nero.
La procedura di Yu-Baba è sempre la stessa, sul "catturare" i nomi altrui, dunque non ho riscontrato difficoltà su questo particolare aspetto. Duuuunque, godetevela!

 

   
 
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