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Autore: Darth Ploly    15/08/2016    1 recensioni
Per Ponyville è un periodo di quiete: la vita scorre serena dopo che, qualche mese prima, una furia omicida si era scatenata contro gli inermi cittadini. Tutto è però tornato alla normalità e adesso ci si prepara per il grande evento: le elezioni che decreteranno chi sarà il nuovo sindaco. Ma qualcosa sta per cambiare: una pony che tutti speravano di aver dimenticato sta per tornare a Ponyville. Quale sarà il suo scopo? Cosa succederà alla città? E quale sarà la reazione di Octavia di fronte alla pony che le ha cambiato la vita?
Tornano le avventure della Melodia della Giustizia, disillusa detective che indaga lungo le strade di una Ponyville cupa ed egoista. Diretto seguito di "Melodia di Giustizia-A trip into madness", si consiglia vivamente di non iniziare questa lettura senza aver terminato la precedente.
Allontanandosi dal giallo tradizionale, questo racconto narra una vicenda più ampia in cui nuovi e vecchi personaggi troveranno maggior spazio e si verranno a instaurare o a sviluppare maggiori rapporti tra ogni protagonista e gli altri pony o la città stessa.
Mi auguro possa piacervi.
Genere: Introspettivo, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Derpy, Le sei protagoniste, Spike, Trixie
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Per i criminali di Ponyville è stata una settimana molto dura. Fin dalla sua prima apparizione pubblica, Trixie ha iniziato la sua personale lotta contro il crimine catturando prima pesci piccoli come spacciatori e scippatori, poi osando sempre di più e chiedendo informazioni alla polizia riguardo casi più importanti. La povera Dash non ha naturalmente potuto rifiutarsi di collaborare, ma ha ottenuto da Nandermane il controllo diretto delle indagini portate avanti da Trixie. È probabile che neanche quell’idiota si senta pronto a lasciare Trixie libera di agire senza essere sorvegliata, ma nessuno sa dire quanto a lungo durerà questa situazione.
Nel frattempo Rich ha dato inizio a una massiccia campagna elettorale. Interviste, volantini, cartelloni e spille: il suo muso ricopre ormai ogni superficie della città. Fortunatamente i primi sondaggi non lo vedono in una netta posizione di vantaggio: la gente ha paura, la popolarità di Trixie resta molto bassa nonostante le sue imprese abbiano spinto alcuni pony a darle fiducia. Quel che mi preoccupa è che effettivamente non c’è nessun candidato in grado di fargli davvero opposizione. Certo, se non ci fosse nessun cambiamento fino alle elezioni la giunta di Rich sarebbe estremamente fragile, ma se il suo piano avesse successo diventerebbe imbattibile. Dannazione!
“Derpy! Vado a fare due passi!”
“Va bene! Torni presto, vero? Ricorda che oggi abbiamo appuntamento con Applejack”
“Non preoccuparti, voglio solo schiarirmi le idee”
Applejack! Sia benedetto il giorno in cui ci siamo incontrate! Dopo aver sentito del ritorno di Trixie, si è subito catapultata qui a tirarmi su di morale e a farmi compagnia. È bastato parlare un po’ con lei per stare meglio. Abbiamo organizzato un picnic nei pressi della Everfree Forest. Inizialmente mi aveva invitata a passare da lei, ma alla fine abbiamo optato per il lago e la foresta dato che la piccola Apple Bloom voleva fare una gita con le amiche Scootaloo e Sweetie Belle. Mi fa piacere stare un po’ anche con le piccole, mi fanno star bene e anche Derpy si diverte tanto a giocare con loro. Va bene, non mi tratterrò molto: ho solo voglia di passeggiare un po’ da sola.

Circa una ventina di minuti dopo, sono seduta su una panchina in una delle principali piazze della città. Riscaldata dal tepore dei raggi del sole, osservo alcuni puledrini giocare a pallone mentre le loro madri, poco distanti, sbirciano dentro le vetrine dei negozi. Al di fuori della piazza il mondo torna a essere caotico e chiassoso come sempre, con pony che camminano a muso chino, come se non sapessero nemmeno dove stiano andando, e rumorose carrozze che sfrecciano rapidamente sulle strade. Dal punto di sosta dei taxi partono tre carrozze; due riescono a immettersi con facilità nella via principale mentre il terzo rischia prima di scontrarsi con un altro calesse che rifiuta di rallentare. Animale! Per questo preferisco camminare. Certo, mi avrebbe fatto più piacere se questa passeggiata mi avesse fatto venire anche qualche idea. Invece mi ritrovo qui, bloccata al punto di partenza e con sempre gli stessi ...
“Mi scusi, signorina …”
pensieri che mi vorticano nella mente. Vi prego …
“Scusi …”
che qualcuno mi …
“Signorina!”
Un ragazzino dall’aria imbronciata mi richiama alla realtà. Non è uno dei puledrini che giocava a pallone, credo si sia avvicinato solo ora ma non saprei dire da dove.
“Scusami, ero un po’ distratta”
“Non fa niente. Un tipo mi ha detto di consegnarle questo” Dice passandomi un pacchetto. Sulla carta non ci sono scritte né francobolli.
“E … chi era questo tipo?”
“Non lo so, volevo solo che le portassi questa. Mi ha pagato bene”
“Capisco … bene, grazie allora” Rispondo un po’ preoccupata. Aspetto che si allontani prima di aprire la busta. Al suo interno c’è uno strano oggetto simile a un auricolare ma senza fili e una lettera con su scritto “Il tasto rosso lo accende e lo spegne, la rotellina cambia il volume. Giochiamo?” e una serie di numeri: 1-1-2-3-8-13. Un gioco, eh? Accendo l’auricolare e me lo porto all’orecchio.
“Pronto?”
“Parlo con la Melodia? La detective Octavia?” È una voce camuffata, impossibile da riconoscere.
“Sono io. Lei chi è?”
“Credo che farebbe meglio ad ascoltare prima quel che ho da dire, non ha molto tempo”
“La ascolto” Non mi piacciono le sfide a tempo.
“Circa un minuto fa, tre taxi sono usciti dal deposito. Ognuno di loro ha una bomba al suo interno: una è a tempo mentre le altre due sono controllate a distanza. Il suo compito è trovare il taxi con la bomba a tempo e disattivarla. Ha il permesso di chiedere informazioni sulle tre carrozze o contattare direttamente il conducente per conoscere il suo tragitto o per dare ordini. Non potrà però parlare delle bombe e la soluzione del gioco dovrà venire solo da lei. In caso contrario farò esplodere tutti e tre i taxi. Se vincerà, potrà rimuovere anche le altre bombe senza alcun pericolo. Cortesemente, tenga acceso l’auricolare. Ha dieci minuti a partire da … adesso! Allons-y!”
Resto scossa per qualche secondo e ripenso rapidamente a quel che ho sentito. Sta accadendo davvero? Non importa, non posso rischiare: devo correre a controllare!
Tre bombe! Merda! Mi alzo di scatto e corro diretta verso il deposito delle carrozze; nell’attraversare la strada vengo quasi investita ma, incurante delle urla dietro di me, continuo per la mia via. Nel deposito ci sono ancora una decina di carrozze sorvegliate da un guardiano; poco distante, due conducenti bevono un caffè. Inizio a controllare i taxi, tutti rigorosamente contrassegnati con un numero, e li confronto con i numeri segnati nella lettera: il numero 8 manca all’appello.
“Serve aiuto?” Il guardiano mi ha raggiunto, probabilmente insospettito dai miei movimenti. Quando mi riconosce, la sua espressione torva cambia rapidamente: “Oh, ma lei è la Melodia!”
“Esattamente. Ascolti, ho bisogno di lei: può mettermi in contatto con la carrozza numero 8?”
“Con il conducente? Certo, ma …”
“La prego, è urgente! Non posso spiegarle ma si fidi, la prego!”
“Va … va bene. Mi segua” Il pony non sembra convinto ma fortunatamente l’essere una famosa detective ha i suoi vantaggi. Dall’auricolare mi arriva il messaggio: “Sono passati tre minuti”
Raggiungiamo una piccola sala di comunicazione dove siede un giovane unicorno occhialuto.
“Sveglia, ragazzo! La detective vuole un contatto con la carrozza numero 8”
Senza dire una parola, l’unicorno preme una serie di pulsanti e mi passa il microfono. Nella stanza si diffonde una voce: “Qui carrozza 8”
“Qui detective Octavia Melody! Mi serve conoscere la sua posizione attuale!”
“Detective, ma cosa … ?”
“È urgente!” I due pony nella stanza con me iniziano a preoccuparsi.
“Mi trovo nei pressi della Celestia Tower. Si è sganciata una ruota della carrozza e sto aspettando aiuto da dieci minuti”
Dieci minuti? No, è impossibile!
“Da quanto tempo ha lasciato il deposito?”
“Direi da un’ora o poco più”
La stanza sembra farsi di colpo più piccola, sembra che le pareti mi stiano per schiacciare.
Ho sbagliato.
Riapro terrorizzata la lettera e rileggo nella mia mente i numeri. Mi colpisce specialmente la ripetizione del numero 1. Ma cos’è, un codice?
“Cinque minuti”
Stai zitto, stai zitto, stai zitto! Cinque minuti andati, me ne restano cinque. 1-1 … cinque minuti … 2-3-8-13 … cinque min … cinque?
“Non è la carrozza 8 …”
“Come, scusi?” Domanda il guardiano.
“Non ho visto la carrozza 5. Da quanto è uscita?”
“Da appena qualche minuto”
“La contatti subito!”
5. Come il numero che manca sul foglio per scrivere la sequenza di Fiponacci, uno dei più grandi matematici di Equestria. Chiunque sia chi mi ha lanciato questa sfida, di certo non è uno stupido.
“Qui carrozza 5”
“Sono la detective Octavia! Mi ascolti attentamente: deve immediatamente fermarsi e far scendere i suoi passeggeri! Qual è la sua posizione attuale?”
“Io … io sono a due isolati dal deposito, in direzione  Ovest. Ma non posso fare quel che dice! Insomma, ho un regolamento da rispettare, ho …”
“Me ne fotto del suo regolamento! Si fermi e cerchi di allontanare tutti dalla zona! Sto arrivando! E lasci la carrozza aperta!”
Restituisco il microfono all’addetto e inizio a correre più veloce che posso; dietro di me sento il guardiano chiedere spiegazioni, ma non ho tempo per dargliele perché dall’auricolare la voce mi avvisa che restano solo tre minuti.
Per strada fortunatamente non ci sono molti pony e questo mi permette di avanzare senza difficoltà. Nonostante questo, impiego circa due minuti a raggiungere il posto.
La carrozza è lì, senza nessuno attorno, parcheggiata con poca attenzione. Alcuni curiosi osservano la scena da postazioni sicure, per strada o dalle finestre dei palazzi vicini.
Raggiungo la carrozza e inizio a cercare l’ordigno dentro e fuori l’abitacolo dei passeggeri, in mezzo ai cuscini, sul tettuccio, ovunque.
“Soltanto trenta secondi”
È poco tempo ma non importa: l’ho trovata. È attaccata sotto la carrozza con del potente nastro adesivo. Non presenta cavi di alcun colore ma solo un bottone rosso.
“Hai detto che se avessi fatto in tempo non sarebbe scoppiata. Non giocherai sporco proprio alla fine, vero?”
“Sono un pony di parola”
Stringo i denti spaventata, chiudo gli occhi e premo il pulsante. L’ordigno emette un suono metallico e nulla più. Intorno a me regna il silenzio. Attendo cinque, dieci, venti secondi. Infine mi abbandono a una risata liberatoria mentre il mio avversario esclama: “Complimenti, detective! Lei ha vinto!”
Ancora stesa a terra, tossisco ripetutamente senza però smettere di ridere. Decido di rialzarmi solo quando vedo i primi passanti avvicinarsi alla carrozza. Tra questi c’è anche il conducente che prova ad avvicinarmi, ma io lo evito per discutere con il misterioso giocatore.
“Le altre bombe?” Domando, scrollandomi da dosso un po’ di polvere.
“Gliel’ho detto, non sono un pericolo. Le ho disattivate e oggi stesso mi occuperò di rimuoverle”
“Già, sei un pony di parola …” Ripeto sarcastica “Ma veniamo al dunque: perché l’hai fatto? Chi sei?”
“Immagino che meriti delle risposte. Io sono un giocatore, uno che ama le sfide. Ho voluto sfidarla perché ho sentito molto parlare di lei e delle sue straordinarie abilità. Beh, sembra che le voci fossero vere. Per quel che riguarda la mia identità, mi chiami con il soprannome con cui sono conosciuto nelle altre città in cui sono stato: Master. Master come colui che crea la storia nei giochi di ruolo. Nome appropriato, non crede?”
“Quindi hai … giocato così anche in altre città?” Domando con voce incrinata.
“Sì. Questo la infastidisce?”
Se è qui vuol dire che tutti quelli sfidati prima di me hanno perso. Quali conseguenze ci saranno state?
“Bene! Per oggi è tutto! Mi farò sentire presto, detective. Lei si tenga pronta. Mi raccomando, non getti l’auricolare”
L’apparecchio emette un beep e la comunicazione ha fine. Lo tolgo dall’orecchio e, dopo averlo spento, lo osservo con attenzione respirando silenziosamente. Una nuova minaccia è arrivata a Ponyville, per giunta nel momento peggiore. Ho paura che questo “Master” mi darà del filo da torcere.
“Detevtive, mi scusi” Vengo raggiunta dal tassista, un pony dallo sguardo confuso “Cosa è successo? Le serve ancora la mia carrozza?”
“No, ma ho bisogno di lei. Chiami la polizia e dica da parte mia al commissario Dash di venire qui. E, per favore, mi porti dell’acqua: muoio di sete”.

“Come sarebbe a dire che non può raggiungerci?”
“Ha avuto un contrattempo” Risponde Derpy visibilmente dispiaciuta “È dalla polizia per qualcosa che è successo poco fa, non so cosa. Ha detto di non preoccuparci e che ci raggiungerà nel caso riesca a finire presto”
Non preoccuparci? Sarà dura! Derpy non riesce nemmeno a godersi la giornata al lago con Apple Bloom e le altre. In che guaio ti sei cacciata stavolta, Octavia? Spero che non abbia a che fare con Trixie.
“Sorellona! Derpy! Venite a giocare?”
Apple Bloom ci invita a raggiungerla vicino alla riva del lago e decido di approfittarne per scuotere un po’ la pegaso grigia.
“Ti va un giro nella foresta, zuccherino? Le piccole non l’hanno mai vista e sono sicura che non aspettano altro, ma non sono sicura di poterle tenere a bada da sola. Puoi aiutarmi?”
Intuisce quel che sto cercando di fare ma accetta. Chiamiamo le tre piccoline e, dopo aver stabilito le regole di sicurezza, ci addentriamo nella Everfree Forest.
Non è consigliabile avventurarsi nel folto della foresta ma, finché si rimane ai margini, può anche essere un bel posto per una gita. La luce del sole passa debolmente attraverso il fitto fogliame dei maestosi alberi e illumina fiori colorati, foglie cadute, cespugli e animali di ogni tipo.In lontananza si avverte lo scroscio di un ruscello ma non so come raggiungerlo e provandoci rischieremmo di perderci. Comunque le tre zuccherine si divertono lo stesso, intente come sono a inseguire scoiattoli e a farsi scherzi. Persino Derpy sembra recuperare vigore e tornare se stessa; prova anche a imitare i saltelli di una rana ma fallisce miseramente e cade goffamente tra i fiori, suscitando l’ilarità delle altre.
“Oh, ma ditemi se non è la giovane Derpy con le sorelle Apple!”
Da dietro alcuni cespugli compare l’unicorno viola che venne alla tenuta per parlare con Octavia mesi fa: Twilight Sparkle. Derpy avanza sorridente: “Dottoressa Sparkle, che piacere! Cosa fa qui nella foresta? Una passeggiata anche lei?”
“Purtroppo non dedico molto tempo al relax, tesoro: sono venuta per fare scorta di erbe per le mie ricerche” Dice un po’ affannata.
Non mi piace la confidenza che Sparkle mostra nei confronti: Octavia dice che potrebbe avere delle idee pericolose. Meglio tenerla d’occhio.
“E invece dov’è la nostra amica detective?”
“Impegnata con la polizia. Sembra ci siano stati dei problemi in città” Rispondo entrando nella discussione.
“Oh! Spero che non sia nulla di grave”
Scuoto le spalle, poi invito le altre ad andare: “Bene ragazze! Vogliamo continuare la nostra gita?” Mi giro verso le piccole ma non vedo Apple Bloom da nessuna parte. Scorgo invece Scootaloo tra dei cespugli in disparte e le chiedo preoccupata dove sia.
“Credo sia qui intorno. Abbiamo visto una grande farfalla e la stavamo seguendo”
Inizio a sudare freddo. Provo a chiamarla a gran voce ma lei non risponde. “Applejack, resta qui con Scootaloo e Sweetie Belle! Io vado a cercarla!” Derpy si lancia nella boscaglia prima che io possa fermarla. Penso di seguirla ma poi guardo le espressioni spaventate delle due puledrine e capisco quale sia il mio posto.
Resto in attesa per … non lo so, non ho idea di quanto tempo sia passato, mi sembra di essere qui da secoli. Scootaloo si guarda intorno senza allontanarsi, sperando di individuare le due amiche che tornano, mentre la dolce Sweetie Belle è seduta tremante vicino a me e cerca rifugio nelle mie carezze. Anche Sparkle è rimasta con noi, sembra stia ascoltando con attenzione ogni fruscio, ogni passo, ogni rumore. Mi infastidisce e inquieta allo stesso tempo.
Improvvisamente si sentono delle urla e dei versi spaventosi. Sparkle spalanca gli occhi e si alza di scatto ma io la anticipo.
“No! Vado io! Stai con le piccole!”
Corro seguendo le urla finché non raggiungo un piccolo spiazzo tra gli alberi dove vedo Apple Bloom e Derpy scappare inseguite da un enorme orso infuriato.
“Di qua! Di qua!” Attiro la loro attenzione e intanto cerco un modo per distrarre la belva dal pelo grigio e dagli occhi rossi. Le due sembrano avere un buon vantaggio sull’inseguitore ma Apple Bloom inciampa su una radice cadendo a terra.
“Apple Bloom!” Cerco di raggiungerla per aiutarla, ma Derpy è più veloce e le fa da scudo ponendosi tra lei e l’orso.
La bestia si ferma e si alza su due zampe, terribile e maestoso. Urla di nuovo e fa scappare un gruppo di uccellini ma non Derpy. Derpy rimane immobile a fissarlo. L’orso si ferma, limitandosi a ringhiare e sbuffare mantenendo i suoi occhi fissi in quelli della pegaso.
Alla fine si calma, senza alcun apparente motivo. Poggia le due zampe anteriori a terra e va via, tornando nella foresta.
Non riesco a crederci.
Mentre guardo l’orso allontanarsi, Derpy cade a terra. Apple Bloom mi chiama spaventata e io raggiungo la pegaso: non si muove più, non sente nulla.
“Oh no, zuccherino! Non farmi questo!” Provo a scuoterla ma lei non ha reazioni “Andiamo, Derpy! Coraggio! Derpy! Derpy …”    
   
 
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