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Autore: GreenWind    16/08/2016    2 recensioni
Raccolta su vari tipi di anti-eroi, frutto dell'immaginazione e, probabilmente, di un pizzico di momentanea follia :)
Spero vi piacciano le mie storie :)
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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-Troppo, troppo, troppo-
 
 
 

"Non ti riconosco più. Sarah mi ha chiamato, era preoccupata, e mi ha pregato di parlarti".
Immaginavo che Paul fosse venuto sotto richiesta di Sarah. Siamo amici dai tempi del college, ma adesso che la sua ombra si staglia sulla parete vuota provo solo disgusto.
"Si può sapere che diavolo ti prende?! Perché la tua ragazza piange in continuazione parlando al telefono con Marika? Cosa le hai fatto? Sono giorni che non ti vedo in giro con lei e mi dai da pensare", continua Paul pensieroso, "E smettila di bere! Il whisky ti darà alla testa... se non l’ha già fatto".
Sollevo il naso dal forte odore dell'alcolico e punto gli occhi sul tappeto, bordato dagli sprazzi di luce che penetrano dalla tapparella.  Mi piace l'odore del whisky: è abbastanza forte da intorpidire i miei sensi. E questo voglio: perdere la lucidità, non pensare. Sorrido. Tutto ciò mi ricorda il Dialogo di Torquato Tasso e del suo genio familiare di Leopardi. Il genio, rivolgendosi al povero Tasso rinchiuso in cella, gli suggerisce alcuni rimedi per far fronte alla noia: sonno, dolore ed oppio. Tutti atti ad intorpidire la coscienza ed il pensiero, nati per distogliere la mente dai problemi di tutti i giorni.
"Io non le ho fatto niente di male", rispondo, "Sto solo cercando di proteggerla".
Lui mi guarda stranito, infila le mani nelle tasche dei pantaloni e tira un sospiro per calmarsi.
"E ti sembra normale che pianga e dica a Marika che tu non l'ami più? Questo dice: non mi ama più e non so perché", poggia i palmi delle mani sul tavolino, contro il muro, "Spiegami".
Poso il bicchiere vuoto per terra, accanto alla bottiglia mezza piena. La luce avvolge il bicchiere e si riflette tenue sul parquet. Essa è troppo debole per destare il mio sguardo stanco e, rassegnato, lo rivolgo al mio amico.
"Va bene, ti spiegherò tutto".
Annuisce serio e tira fuori una sigaretta. Vedo una lucina rossa comparire nell'ombra della stanza ed una nuvoletta di fumo volteggiare poco dopo più in alto, all'altezza della testa del mio amico.
"Anche oggi, come ieri, come due giorni fa e l'altra settimana, le ho detto di non venire a trovarmi. Avverto il suo silenzio preoccupato al telefono, ma non posso agire diversamente. Non posso spiegarle. La verità è che -e non darmi del pazzo- ogni volta che la vedo sento l'impulso di ingoiarla".
Vedo chiaramente che Paul corruga la fronte e permette alle sopracciglia di avvicinarsi, unendosi in un’unica linea sul naso.
"In che senso?".
"È cominciato tutto pian piano. Ci conoscemmo due anni fa, in piena estate. Ci scontrammo sul binario 12 della stazione di Verona. Lei correva per non perdere il treno che l'avrebbe ricondotta a casa, io scendevo; ero di ritorno dal lavoro a Bologna. Cominciammo ad incontrarci prima sulla stazione, poi nella città stessa. Le affinità tra di noi trasformarono l'amicizia, cresciuta col tempo, in amore. Mi innamorai subito di lei. Mi piaceva tanto. Amavo -ed amo- ogni cosa di lei: i suoi capelli trattenuti dietro le orecchie, le mani piccole e sempre gelate, l'abitudine di sedersi poggiando i piedi sul divano. Ogni suo pensiero si è sempre sposato perfettamente con il mio. Sono rimasto sorpreso da questa complementarità, ho creduto di aver trovato la ragazza perfetta. Con il nostro primo anniversario di fidanzamento le proposi di passare l'estate con me, nella mia casa al mare. Era tutto meraviglioso, lei era meravigliosa. Mi sono perso dietro di lei, dietro la sua infinita dolcezza. Allora accadde. Pensavo sempre a lei, desideravo passare il tempo solo con lei. Anche a lavoro, anche alle conferenze con vari clienti, cominciavo a fissare il vuoto e le immagini di lei si succedevano ballando nell’aria, talvolta sostituivano i diagrammi sul proiettore. Per le strade, ogni cosa, anche la più stupida, come una commessa che pulisce la vetrina di un negozio, mi portava alla mente Sarah. La vedevo spolverare l’ampio tavolino di casa sua, porvi sopra un vassoio di cioccolatini e sorridermi invitandomi a sedermi vicino a lei. Temetti di essere impazzito. Te ne parlai, ricordi?: mi dicesti che i miei sentimenti erano più che normali se ero innamorato e che mi sarei dovuto preoccupare del contrario. Per un po' di tempo mi convinsi delle tue parole e mi legai ancor di più a lei. Non sarebbe mai dovuto accadere. Capii che l'amore che provavo era troppo profondo, troppo, troppo profondo e mi spaccava dentro. Mentre mi beavo delle sue dolci attenzioni, dei suoi abbracci, delle suoi baci, sentivo crescere in me il folle desiderio che diventasse parte della mia essenza. Doveva diventar parte del mio corpo, eterna, parte di me, che avvertivo un vuoto incolmabile. E come avrei potuto far ciò? Come posso far ciò? Devo ingoiarla; lei deve scendermi giù per la gola e piantare radici nel mio cuore. Lei, con la sua delicata vita, le sue braccia, i suoi lisci capelli... Solo in questo modo i nostri corpi potranno fondersi ed essere un tutt'uno. Solo così potrò sentirla totalmente mia".
Paul si lascia cadere sul tappeto, si siede con la schiena contro il tavolo ed allunga le gambe. Poggia le mani sul basso ventre ed intreccia le dita.
"Martin, ti rendi conto di quello che hai detto?", chiede fissandomi impassibile, "È un'assurdità. Non puoi far una cosa del genere".
"Lo so", gli sorrido amaramente, "È per questo che Sarah non deve più vedermi".
Sentiamo dei passi provenire dalle scale del condominio. Paul spegne la sigaretta nel posacenere e mi lancia un'occhiata curiosa.
"Aspettavi qualcuno?".
Ma io non rispondo. Annuisco in silenzio e mi accarezzo le guance, incontrando la barba di due giorni che le rende ruvide al tatto.
Ha le chiavi di questa casa, sono stato io a dargliele. Sarah.
I passi si fermano. Scorgo un’ombra sottile penetrare nello spiraglio tra il pavimento e l'orlo della porta. Essa ha un leggero tremito, si calma, ed io sento la chiave entrare a fatica nella toppa. Riprendo il bicchiere e mi verso dell'altro whisky, mentre sul viso di Paul si dipinge un terrore contenuto.
Se entra la ingoio, non potrò fermarmi. Le dimostrerò tutto il mio amore.
 
 








 

Nota dell’autrice

Salve! :)
Ringrazio tutti coloro che si saranno soffermati per leggere questa brevissima storiella. Spero vi sia piaciuta.
Non datemi della pazza. L’idea mi è venuta a motivo di un pensiero che a volte ha sfiorato la mia mente e che durante una lezione a scuola è stato come confermato da una frase. La frase: il corpo è per gli amanti contemporaneamente ciò che li unisce e ciò che li divide.
Bene, ringrazio infinitamente e di cuore i cari scrittori che hanno recensito le mie precedenti storie! 🌺
A presto :)
   
 
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