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Autore: Giuka    27/04/2009    11 recensioni
Raccolta su Jared e Kim, la mia coppia preferita nella saga di Twilight. Nono capitolo: Il sentimento che ci univa era già oltre a tutti i problemi adolescenziali. Era uno scalino superiore, un tale livello di coinvolgimento e adorazione che nemmeno la morte avrebbe potuto spezzare. Ora sapevo che saremmo potuti stare lontani anche anni: il nostro amore eravamo noi stessi. Perderlo avrebbe voluto dire perdere la nostra identità.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Jared Cameron, Kim
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più libri/film
Capitoli:
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My Gravity – Jared and Kim

 

I don’t wanna miss a thing

 

 

 

 

 

 

I could stay awake just to hear you breathing
Watch you smile while you are sleeping
While you're far away and dreaming
I could spend my life in this sweet surrender
I could stay lost in this moment forever
Every moment spent with you is a moment I treasure

 I Don’t Wanna Miss A Thing, Aerosmith

 

 

 

 

Era una mattina gelida, probabilmente, ma lui non avrebbe saputo dirlo con certezza: caldo o freddo che fosse, la sua temperatura non scendeva mai sotto i quarantadue gradi. La casa era perfettamente silenziosa - quel viaggio alle Maldive dei suoi genitori era arrivato proprio al momento perfetto- e la luce delicata del giorno inondava la stanza di grigio, mentre il vento agitava le tende pesanti e sfiorava il lenzuolo che gli copriva la schiena. Jared non vi fece caso: fissava incantato la sua Kim, placidamente addormentata supina con le braccia abbandonate accanto alla testa, sul cuscino, riparata dal suo enorme colpo caldo. Indossava solo le mutandine ed un vestitino leggero dalle spalline sottili, che durante la notte era salito fino a lasciare scoperta la pancia piatta. Era magnifica e Jared non poté impedirsi di allungare una mano bollente e cominciare a sfiorarla lentamente.
Constatò –o meglio, aveva constatato la notte precedente- con un sorriso che le curve delicate del suo corpo si adattavano perfettamente al proprio tocco. Ogni singolo centimetro di pelle finiva per aderire il modo perfetto alla sua, come se fossero stati creati appositamente per aderire tra loro.

 

Il suo corpo era stupefacente: piccolo, proporzionato ed incredibilmente morbido, anche per un’umana. Realizzò in quell’istante più che in ogni altra situazione quanto Kim fosse fragile: stesa sotto di lui, le guance rosse e i capelli sparsi sul cuscino, sembrava potersi rompere in tanti piccoli pezzetti da un momento all’altro.
Le accarezzò dolcemente un seno –stava perfettamente sul palmo della sua mano- e Kim gemette in aspettativa, inarcando la schiena.

Le baciò delicato la pelle fresca tra i seni, facendo forza sui gomiti per non premerle eccessivamente addosso –è così piccola.
“Sei perfetta, Kim.” . Non lasciarmi mai, Kim. Ti amo, Kim. Ti voglio, Kim.

 

Accarezzò dolcemente il suo corpo con un tocco leggero e adorante. Partì dal piede, accarezzandone singolarmente ogni singolo dito, il collo delicato, la pianta più spessa; risalì lungo la caviglia sottile, che stava perfettamente tra l’incavo del pollice e dell’indice, sfiorando il polpaccio magro e morbido. Passò le dita sulle ginocchia un po’ cicciottelle e carnose, accarezzandone l’interno e l’esterno con delicatezza e ricominciando la sua risalita senza fretta. Indugiò sulle cosce sottili e morbide come quelle di una vera donna,  tiepide al contatto con la propria mano, e risalì ancora lungo il fianco morbido, pizzicandone delicatamente la carne. Spostò la mano sulla pancia piatta e rosea, lasciandovi un bacio delicato: adorava il sapore ed il profumo della sua pelle, era qualcosa a cui non avrebbe mai potuto fare a meno.
Poggiò delicatamente le labbra su tutta la superficie della pancia, risalendo fino al seno piccolo e proporzionato coperto dal tessuto rosa pallido; si rese conto di adorare il modo in cui quel colore risaltava sulla carnagione scura di Kim e sorrise contro la sua pelle. Con le mani le accarezzò i fianchi, risalendo lungo le braccia e prendendo le sue mani tra le sue; intrecciò incantato le loro dita, portandosi la destra alla bocca e baciandone il palmo liscio.
Rimase un po’ così, senza fretta né smania di concentrarsi su parti che qualsiasi altro ragazzo avrebbe trovato più interessanti e ringraziando il sonno pesante della sua Kim. Le riappoggiò con delicatezza le mani sul cuscino, ai lati della sua testa, e si concentrò sul volto meraviglioso che giaceva addormentato accanto a lui.
Kim addormentata era semplicemente stupefacente: le labbra carnose ed un po’ gonfie erano un socchiuse e ne usciva un respiro lento e tranquillizzante; la guancia destra, appoggiata al suo avambraccio, era bollente, mentre quella sinistra era rossa per il freddo vento mattutino che entrava dalla finestra – aveva dovuto aprirla, se non voleva farla morire di caldo-; con i polpastrelli le sfiorò le ciglia lunghissime adorante e come sempre incantato dalla sua perfezione: come poteva essere così bella?
Improvvisamente una ventata di aria gelida mosse  le tende pesanti della finestra e arrivò fino alla schiena nuda di Kim, che rabbrividì da sotto le lenzuola. Jared ghignò soddisfatto al pensiero di doverla scaldare e le passò un braccio attorno al corpo, stringendosela addosso. Istintivamentela pelle di Kim si riempì di brividi causati non tanto dal calore del corpo di Jared, quanto dalla vicinanza della loro pelle, come aveva potuto constatare in quei mesi passati assieme: il ghigno se possibile si allargò, al pensiero di come Kim reagisse al suo tocco, al suo sguardo, alla sua voce. Non gli sembrava ancora possibile che Kim lo ricambiasse così assolutamente.

 

 

Si tolse la maglietta, scagliandola lontano sull’angolo della stanza. La luce lunare fece risaltare i muscoli del petto e delle braccia, lasciandola senza fiato. Kim socchiuse la bocca e sgranò gli occhi, osservando imbarazzata ogni singolo centimetro di pelle: era così perfetto da sembrare un dio greco, ma l’analogia non riusciva ancora a rendergli giustizia.
“Respira, Kim.” il ghigno di Jared non era mai stato più largo.
Passò ansimante una mano sui suoi addominali perfetti, risalendo sui pettorali e sui bicipiti, e stavolta fu lei a ghignare –ma era più un sorriso- nel sentire i muscoli di Jared tendersi al suo passaggio.
Jared le alzò il mento con una mano e la baciò con passione, affondando le mani nei suoi capelli e stringendoli tanto da farle quasi male.
Quando si staccò, lo guardò adorante e sorridente, gli occhi lucidi e le labbra gonfie.
“Ti amo, Jared.”

 

 

Rimase a fissarla ancora a lungo, ma non avrebbe saputo dire quanto. Sapeva solo che il sole era già alto, quindi probabilmente dovevano essere le undici: non aveva mai dormito. Non si era perso nemmeno un istante della magnificenza di Kim illuminata dalla luce argentea della luna, rosea dell’alba, grigia del cielo plumbeo che quel giorno copriva La Push. Nonostante la stanchezza non era proprio riuscito a chiudere gli occhi e lasciare la sua magnifica immagine: come poteva distogliere l’attenzione da lei ora che era così vicina? Gli era impossibile, non poteva fare a meno di guardarla.
Ricominciò ad accarezzarle dolcemente la pancia con la mano libera, senza distogliere lo sguardo dal suo volto tranquillo e addormentato; adorava Kim, adorava la sua dolcezza, timidezza e intelligenza, ma per un attimo sperò di poter rimanere così per sempre, a guardarla, senza interferenze né difficoltà, adorandola e accarezzandola.
Kim si mosse appena nel sonno, dimenandosi tra le sue braccia e stringendo i propri avambracci attorno al proprio corpo, come ad afferrare qualcosa nell’aria; nel farlo le sue mani finirono inavvertitamente per stringersi attorno alla mano di Jared, che ancora l’accarezzava. Al contatto con la sua pelle Kim si rilassò immediatamente, mentre un sorrisino compiaciuto si aprì sulle sue labbra rosse. Jared, rimasto incantato a fissarla per tutto il tempo, si chiese cose stesse sognando: avrebbe dato tutto l’oro del mondo per poterle leggere nella mente, osservare i suoi sogni e cercare il proprio viso nella sua testa, vedere se occupava i suoi pensieri come lei occupava i suoi. Ma se sorrideva tutto era perfetto: poteva anche sognare Harrison – no, beh, in quel caso forse si sarebbe ingelosito parecchio-, l’importante era che fosse felice, che sorridesse, mangiasse, respirasse e fosse sana, la felicità personale era solo una cosa secondaria. Prima di tutto c’era la felicità di Kim; ogni altro bisogno, fisico o mentale che fosse, passava inevitabilmente in secondo piano. Amarla, prendersi cura di lei e proteggerla era la cosa migliore del mondo, ora, ma Jared a volte non poteva fare a meno di ricordare tutto quello che aveva prima: libertà, essenzialmente. Poter arrabbiarsi senza trasformarsi in un lupo alto come un cavallo, prendere a pugni qualcuno senza paura di ucciderlo, ubriacarsi, divertirsi… Insomma, la normale vita di un qualsiasi adolescente americano. E ora, invece, doveva fare turni di guardia, obbedire a tutti gli ordini di Sam ed amare quella ragazzina che prima non aveva mai nemmeno degnato di uno sguardo. Per un attimo, solo per un attimo, pensò che avrebbe davvero voluto tornare indietro.

Un secondo dopo, si ritrovò piegato su se stesso, boccheggiante per la rabbia, la nausea ed il dolore: come aveva osato immaginare che lei non esistesse?
Era strano, troppo strano, aver pensato a lei in quel modo. Da quando l’aveva vista per la prima volta, non era mai riuscito a pensare nulla di male di lei, che era diventata tutta la sua vita. Da subito, la sua devozione nei confronti di lei era stata romantica, a differenza di quella di Quil, e dopo soli due appuntamenti erano già una coppia. Non era mai riuscito a vederla come una sorella o un’amica: da subito aveva deciso che Kim sarebbe stata la sua ragazza, poi fidanzata ed infine moglie. L’adorazione totale ed incondizionata che sentiva per lei, unita alla dolcezza infinita di Kim, gli aveva impedito di vederla in altri modi; certamente anche il fatto che Kim volesse quello che voleva lui, assolutamente e inequivocabilmente, lo aveva spinto a dichiararsi subito, senza inutili attese. Dopotutto avevano diciassette anni e lui non l’avrebbe mai, mai lasciata o ferita. Mai. Avrebbe preferito patire le più atroci torture piuttosto che ferirla sul serio, abbandonarla o sfruttarla come aveva fatto con tutte le ragazze che aveva avuto in precedenza.  
A interrompere i suoi pensieri fu, come sempre, l’unica cosa che potesse distrarlo quando pensava a Kim: lei stessa. La sentì muoversi con più decisione e subito cercò il suo viso meraviglioso; la vide sbattere leggermente le palpebre mentre un lungo mugugno le usciva dalle labbra. Sentì l’ansia e l’impazienza di incontrare i suoi occhi meravigliosi ed allo stesso il dispiacere che il tempo di adorarla in assoluta tranquillità fosse finito. Il cuore cominciò a battere velocemente, così forte la sembrare che volesse uscirgli dal petto, ed il respiro gli si mozzò in gola; sentì la pelle d’oca sul braccio, non certo dettata dal freddo, i capelli rizzarsi sulla nuca, tutti i suoi muscoli e nervi tendersi in aspettativa, gli occhi spalancarsi e le palpebre smettere di sbattere. Le palpebre di Kim tremarono per un’ultima, interminabile volta, e poi i suoi occhi assonati si aprirono al suo sguardo e osservarono il soffitto assonnati e assorti, come se stesse cercando di ricordate dove fosse; poi, in preda ad un’improvvisa consapevolezza, Kim arrossì e si voltò immediatamente verso di lui.
Jared non poté che stupirsi ancora una volta di quanto quegli occhi fossero impregnati di una dolcezza insostenibile, quando si posavano su di lui. Un conto era che fosse Jared ad amarla, ma il modo in cui lei lo guardava era del tutto simile al suo: adorazione totale ed incondizionata, come la sera prima, quando si era abbandonata completamente a lui, perfetta come sempre anche nella sua inesperienza.

Le baciò il collo lentamente, succhiandone la pelle e mordendole la mandibola. Risalì lungo il contorno del viso fino al lobo, che mordicchiò delicatamente. Kim gemette forte, affondando il viso nella spalla di Jared mentre il suo tocco si faceva più deciso dentro di lei. Era completamente estranea a quelle emozioni  -si sentiva letteralmente andare a fuoco- e le mani di Jared erano ovunque, ovunque.
"Dimmelo." disse Jared, la voce bassa e roca come non mai. 

Kim arrossì, deglutendo: la testa le girava così tanto che vedeva il soffitto vorticare sopra di lei.
"Dimmelo, Kim." ripetè di nuovo, incatenando i loro occhi.

"Sono tua." riuscì ad ansimare prima che Jared la baciasse per l'ennesima volta.


Si fissarono negli occhi adoranti a lungo –un osservatore esterno probabilmente sarebbe scoppiato a ridere pensando alla sdolcinatezza delle coppie moderne-, ma loro avrebbero potuto rimanere così per sempre senza annoiarsi né stancarsi mai, vittime uno di una magia più forte della forza di volontà e l’altra di quella cosa assurda che è l’amore vero.
Sì, avrebbero potuto rimanere così per sempre e bla, bla, bla, ma Kim era pur sempre un’adolescente timida ed inesperta che aveva appena avuto la sua prima volta con il proprio ragazzo. Il fatto di ritrovarsi seminuda in un letto con il proprio ragazzo nudo accanto a lei la fece arrossire e mandare in iperventilazione, soprattutto se ripensava alla notte appena passata –il corpo perfetto di Jared nudo alla luce della luna, Jared sopra di lei, Jared dentro di lei. Jared, che ormai aveva imparato a conoscerla, non le permise di imbarazzarsi: con dolcezza ma fermezza le strinse il mento con una mano ed il fianco con l’altra, premendosela contro e baciandola con tutta la tenerezza e l’amore possibili. Kim ci mise un po’ a rispondere, o troppo addormentata, o imbarazzata, o intontita, ma poi gli allacciò le braccia al collo e si strinse contro di lui piuttosto di buon grado. Il bacio fu intenso, passionale, amorevole, come tutti i loro contatti: un insieme di emozioni diverse tra loro –amore, affetto, passione- tutte concentrate in quella cosa unica ed inimitabile che è la loro relazione.
Jared si staccò lentamente, lasciandole un piccolo bacio sull’angolo destro della bocca e sorridendo così apertamente da far temere a Kim che la bocca gli si sarebbe paralizzata.
“Buongiorno, Kim.” mormorò contro le sue meravigliose labbra, accarezzandole dolcemente la schiena da sotto il top.
Kim sorrise timidamente, le guancie rosse e gli occhi ancora un po’ assonnati “Jared…” sussurrò appena, guardandolo con una tale adorazione che Jared sentì il proprio cuore svolazzare allegro fuori dal suo petto e depositarsi proprio davanti a Kim, con una sola, pressante richiesta: “Prendimi, calpestami, fammi quello che voi: sono tuo.”.
Si sentì accarezzare il viso dolcemente e subito sentì una devozione senza limiti verso quella perfetta ragazza che teneva tra le braccia. Kim lo guardò con amore e tenerezza, come una madre guarda il proprio figlio per la prima volta, e Jared si chiese –stupidamente, tra l’altro- se per caso non fosse stata lei ad avere l’imprinting con lui.
Per un attimo si perse nella contemplazione di lei, dei suoi occhi, della sua magnifica presenza sul suo letto; poi però il ricordo della notte precedente prese il soppravvento, insieme ad una nuova preoccupazione: quella di averla ferita, e stavolta in senso fisico.
“Kim, Kim! Come stai?” esclamò con urgenza facendola sobbalzare sorpresa ed, allo stesso tempo, improvvisamente imbarazzata. Kim, il centro della sua vita? Era arrabbiato con sè stesso per quell’orribile pensiero, nauseato dallo schifo che si faceva da solo e addolorato, ferito mortalmente quasi, all’idea di una vita senza Kim. Senza il suo sorriso timido, i suoi occhi dolci, i suoi modi affettuosi e amorevoli, l’adorazione totale ed incondizionata che aveva per lui. Non meritava più nulla di tutto ciò, dopo che aveva –per un centesimo di secondo, nella parte più umana della sua coscienza- desiderato tornare indietro, diventare nuovamente quello stupido e borioso ragazzino che era stato. Quello stesso ragazzino che aveva ferito la persona più buona della terra, l’unica che avrebbe mai desiderato al suo fianco, l’unica che rappresentasse una luce, un punto fermo in tutto quel casino colossale che era l’essere un lupo. Senza Kim, che era l’unico motivo per cui aveva imparato a controllarsi, dato che nessuno di loro voleva un’altra Emily nel branco, sicuramente sarebbe stato come Paul, incapace, a mesi e mesi dalla prima trasformazione, di riuscire a controllare se stesso. Doveva tutto a Kim.

 

 

Non riusciva più a ragionare, ma capì subito che gli occhi di Jared erano tremendamente diversi. L’aveva guardata con amore, affetto, protezione ed adorazione, ma mai con lussuria. Ora invece la guardava come se fosse stata qualcosa da mangiare in un solo boccone, e Kim si rese conto che quello sguardo le piaceva più del dovuto.
Jared si spostò leggermente sui gomiti, tesi per non schiacciarla con il suo peso, ed i loro corpi erano talmente stretti tra loro che Kim sentì tutto, perfettamente e nettamente. Anche Jared doveva averlo avvertito, perché ringhiò tra i denti –un rumore nuovo e, a differenza di tutte le volte che lo aveva sentito ringhiare contro Alex, per nulla spaventoso.
“Kim…” lo sentì dire, con una voce bassa e roca che le fece venire la pelle d’oca. Inarcò involontariamente la schiena ed il suo petto nudo premette contro quello incredibilmente perfetto di Jared, che gemette frustato.
“Kim.” disse ancora, con più decisione, facendosi spazio tra le sue gambe.
Kim circondò la sua vita con le gambe ed il suo collo con le braccia, stringendosi a lui e tremando inconsapevolmente di paura e aspettativa.
“Kim, io non… Se ti faccio male…” cercò di dire Jared, ma Kim comprese che non poteva più aspettare. La voleva.
Lo baciò delicatamente sulle labbra, succhiandogli dolcemente il labbro superiore, e gli prede il viso tra le mani.
“Fallo Jared.”
Non ricordava benissimo quello che era accaduto dopo. La parte migliore era stata poco prima: scoprire il corpo di Jared un po' alla volta, sentirlo su di se, avvertire le sue mani, le sue labbra ed il suo sguardo che vagavano su di lei adoranti e delicati.
In quel momento non provava piacere, solo dolore: Jared era stato delicato quanto poteva, ma alla fine era pur sempre un ragazzone alto un metro e novanta per novanta chili, e lei uno scricciolo di un metro e cinquantacinque per quaranta chili, completamente e assolutamente vergine.
 Il dolore era divampato sul basso ventre improvvisamente e Kim si era ritrovata ad affondare le unghie sulla schiena di Jared, certa che per lui fossero dolorose quanto una carezza.
Ma, per la prima volta, sentiva di avergli dato qualcosa in cambio, dopo tutto l’amore che Jared nutriva per lei. Sentirlo gemere sopra di sé, sentirlo affondare in lei con passione crescente, era stato semplicemente meraviglioso.
Il piacere sarebbe arrivato un’altra volta.

 

 

Non poteva certo dirgli che il dolore non era svanito e aveva pulsato, doloroso e martellante, per tutta la notte. Lo avrebbe ucciso di rimorso e Kim non voleva che Jared decidesse di non fare mai più l’amore con lei per non ferirla, anche perché lei contava di poterlo rifare il più presto possibile.
Sorrise, riprendendo ad accarezzargli la guancia “Meravigliosamente.”
Jared, finalmente tranquillo, si chino a baciarla nuovamente, sfiorandole appena le labbra delicate come se volesse solo accarezzarle. Sentì Kim sorridere nel bacio e saperla felice lo fece sorridere di riflesso.
Quando si staccarono il sorriso di Jared, se possibile, si allargò.
“Sei meravigliosa mentre dormi, Kim.”
Kim corrugò le sopracciglia “Ti sei svegliato molto prima di me, Jared?” chiese preoccupata di averlo fatto attendere troppo.
Jared scosse la testa ghignando “Non ho mai dormito, Kimmy. Sono rimasto a guardarti tutta la notte.”
Kim arrossì e boccheggiò “N-non hai dormito? Tu, che se potessi dormiresti a tutte le ore?”
“Avevo di meglio da fare.” rispose semplicemente Jared, gli occhi dolci ed innamorati di sempre; Kim lo abbracciò stretto, affondando il viso nell’incavo del suo collo, sentendo le guancie bruciarle: ancora una volta l’amore e l’adorazione di Jared non potevano che sconvolgerla.
Rimasero così un po’, senza fretta di staccarsi né di rivestirsi e scendere a fare colazione, sebbene lo stomaco di Jared invocasse cibo a gran voce; in quel momento, con il corpo di Kim premuto contro il suo e le sue guancie morbide contro la pelle, mettere a tacere la fame era fin troppo semplice.
Improvvisamente gli venne in mente una cosa a cui aveva pensato a lungo, in quella notte, e desiderò subito condividerla con Kim.
“Amore. Io e te non abbiamo ancora una canzone, giusto?”
Kim –dopo essersi irrigidita inspiegabilmente alla parola “amore”- mugugnò un no delicato, senza scostare il volto dalla sua spalla.
Jared, sciolta delicatamente la stretta di Kim, le premette un dito sulle labbra per bloccarle qualsiasi protesta e scese dal letto in tutta la sua muscolosa perfezione, causando ovviamente un gemito imbarazzato di Kim, che tuttavia non si trattenne dall’osservare ogni singola parte di quel corpo, esaminato così bene la notte precedente.
Un attimo dopo Jared era di nuovo accanto a lei sul letto e le porgeva impaziente una cuffietta del suo lettore mp3, emozionato come un bambino nel giorno di Natale; Kim inserì immediatamente la cuffietta nell’orecchio, impaziente ed incuriosita: subito le noti dolci di quella canzone si diffusero nella sua testa, allo stesso modo in cui le lacrime di commozione le riempirono gli occhi. Jared la circondò con un braccio e avvicinò le labbra al suo orecchio, iniziando a canticchiare sottovoce.
I could stay awake just to hear you breathing , watch you smile while you are sleeping , while you're far away and dreaming.” forse Jared non era nemmeno intonato, ma in quel momento, su quelle parole, la sua voce roca le sembrava perfetta.
Jared continuò, ma la voce era emozionata e rotta “I could spend my life in this sweet surrender, I could stay lost in this moment forever. Every moment spent with you is a moment I treasure.
Kim prese coraggio e, voltando la testa per fissarlo negli occhi, cantò con lui, dedicandogli quelle parole meravigliose così come lui le stava dedicando a lei.
Don’t wanna close my eyes, don’t wanna fall asleep, ‘coz I’d miss you baby and I don’t wanna miss a thing. ‘Coz even when I dream of you, the sweetest dream would never do, I’d still miss you baby and I don’t wanna miss a thing”.
Continuarono per tutta la canzone sorridendo, ridendo e sbagliando alcune parole, ma nessuno dei due se ne curò. Quella canzone, anche se chi l’aveva scritta di certo non poteva certo essere stato a conoscenza di quel loro magico legame –l’imprinting, così assurdo da essere reale-, lo aveva descritto con una delicatezza unica.
La canzone scemò lenta e delicata, fino a spegnersi definitivamente; l’mp3 di Jared volò lontano dal letto e le sue labbra si schiantarono su quelle di Kim con forza e passione. Si strinsero ancora di più –e nessuno dei due credeva fosse possibile- e Kim, sovrastata dal corpo di Jared, si sentì bene, troppo bene. L’imbarazzo, che l’aveva sempre accompagnata da quando ricordava di essere nata, non le impedì di avvolgergli la vita con le gambe stringendoselo contro con foga; affondò le dita nei suoi capelli arruffati e gli fece piegare la testa all’indietro, approfittando della loro posizione per essere per una volta più alta di lui. Quando si staccarono, gli accarezzò di nuovo il viso con dolcezza ed adorazione, sfiorandogli il naso con le labbra.
“Ti amo.” disse fermamente, senza balbettare né arrossire, il tono che non ammetteva repliche: una semplice constatazione.
Incapace di trattenersi, Jared scostò con delicatezza la mano di Kim dal proprio volto e le chiuse il suo tra le mani, baciandola con ancor più passione rispetto a prima. La strinse contro il proprio corpo, facendo combaciare ogni più piccolo centimetro della loro pelle, e la baciò con decisione, mentre sentiva una strana fame, la stessa della notte precedente, farsi strada dentro di lui. Improvvisamente realizzò che il corpo di Kim era proprio lì, a portata di mano, e che tutto ciò che gli impediva di ammirarlo era quel sottile ed inutile pezzo di stoffa. Senza pensarci si ritrovò a stringere un lembo si stoffa nella mano e, in un attimo, brandelli di stoffa rosa danzarono allegramente sopra le loro teste, mentre Kim, inaspettatamente, sorrideva apertamente.

 “I don’t wanna miss a thing, Kim.”

 

 

 

 

 

***

 

 

 

 

Ehm.

Ritardo assurdo ed ingiustificato, lo so. Spero vi ricordiate ancora di me, della mia fanfiction e di questi poveri Jared e Kim, che hanno dovuto aspettare tanto per tornare su Efp –se non ci penso io, a loro, due, non ci pensa nessuno. Mi dispiace tanto di aver tardato così tanto, ma l’ispirazione era davvero andata a farsi un giro e tutt’ora adesso non è granché presente. Cioè, le idee ci sono, ma non sono psicologicamente in grado di postare un capitolo banale o poco curato e quindi preferisco non postare affatto. Quindi, ho cercato una valida ispirazione esternamente e gli Aerosmith hanno aiutato: la prima parte, quella in cui Jared osserva Kim dormire, segue quasi alla lettera la canzone. Lo ammetto, non è molto originale e mi dispiace. Spero vi sia piaciuto lo stesso.
Volevo descrivere –ancora una volta, lo so, sto diventando monotona- l’adorazione di Jared nei confronti di Kim ed anche la loro prima volta. Ora, essendo il incapace di scrivere scene di sesso e lemon, ho optato per questa versione “dico non dico”, descrivendone solo alcuni momenti (le parti in corsivo sono dei piccoli flashback sulla notte appena trascorsa). Anche qui, spero abbiate apprezzato. Chiedo nuovamente scusa per il ritardo.

Come sempre grazie a coloro che hanno recensito. È per voi che desideravo aggiornare e solo per voi mi sono cavate le parole fuori dalla testa con la forza, e vi assicuro che non è stato facile.

 

Maka_Envy: sono contenta che ti sia piaciuto, perché a me sembrava sottotono, ma se dici che era bello ti credo! Non preoccuparti per non aver recensito, anzi, sono io a scusarmi per il ritardo!

 
Princess of vegeta6: per biologia, spero che alla fine tu non abbia preso quattro, perché io ne prendo che bastano per entrambe XD In effetti scriviamo in modo simile, curando soprattutto pensieri ed interpretazione dei personaggi, anche perché trovo molto difficile scrivere i dialoghi, quindi alla fine faccio tutta descrizione! E poi dai, entrambe scriviamo sui personaggi dimenticati dalla Meyer ed almeno questo ci rende onore! Basta fanfiction su Edward e Bella, ne ho lette di tutti i tipi, alcuno davvero pietose, la Meyer ha scritto cinque libri su di loro, è ora di cambiare!
Jared è, in effetti, OOC, ma volutamente! Un ragazzoto sborone che, di colpo, BA BUM!, diventa il principe azzurro. Renderlo non è facile anche perché penso che, oltre a dipendere in tutto e per tutto da Kim, Jared mantenga una personalità propria; ho cercato di farlo notare in questo capitolo, quando lui per un attimo vorrebbe tornare indietro, ma il legame che ha con Kim prende immediatamente il soppravvento. La Meyer avrebbe dovuto approfondire un po’ di più l’imprinting perché non so davvero se è come lo descrivo io o tutta un’altra cosa. Quindi quando Jared è geloso, possessivo e preso dalla situazione (vedi terzo flashback in questo capitolo) credo diventi un semplice diciassettenne con ormoni al seguito.
Sì, ho visto le foto dei licantropi in New Moon, ed un secchio da quanto ho sbavato. Alex Meraz, ovvero Paul, è sconvolgente. Taylor Lautner, non so se hai visto il video su youtube in cui mostra per bene bicipiti e addominali, mi spinge ad amare Jacob ancora più di prima: non vedo l’ora di vedere New Moon proprio perché i licantropi girano perennemente senza maglietta (benedetta sia la Meyer *__*). Ma il mio Jared è e sarà sempre Steven Strait, sebbene l’attore che lo interpreta sia discretamente carino.
Il rapporto del branco secondo me è molto forte, fraterno e profondo, ma dopotutto sono solo ragazzi! Qualche rissa ci sta, no? E poi si sfottono di continuo anche in quel poco che la Meyer ci permette di leggere su di loro, quindi figurati quando lo faranno ogni giorno! Sono ADORABILI. Maledetta la Meyer che ne parla così poco.
Grazie di aver recensito come sempre la mia fanfiction e mi dispiace tanto per il ritardo. Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto come l’altro (che a me sembrava pessimo, ma invece sembra essere piaciuto!, quindi grazie).
Speriamo di scongiurarlo davvero il bimbominkismo, ma penso sia una missione suicida XDXD.

 
Virgi_lycanthrope: cara, hai ragione, nemmeno a me convinceva fino in fondo. Proprie per questo ho aspettato tanto prima di postare: volevo essere pienamente soddisfatta del risultato. Spero che questo ti sia piaciuto come i precedenti e grazie ancora una volta per aver commentato. Non ti sei persa un capitolo! Grazie di cuore.

 
Ele_Cullen: la lite tra Jared e Paul meditavo di metterla già da un po’ e nello scorso capitolo c’è stata l’occasione perfetta! Mi fa piacere che ti sia piaciuta. Per quanto riguarda la descrizione dell’imprinting, è proprio il modo in cui me lo immagino, ho parlato attraverso Jared, diciamo. Purtroppo non ho aggiornato molto presto, chiedo scusa anche a te. Spero che questo capitolo ti sia piaciuto.

 
Wanda nessie: (Wanda, hai lette L’Ospite *__* ?) Grazie, grazie, grazie di cuore per tutti i tuoi complimenti. Mi fanno davvero piacere, così come sono contenta del fatto che apprezzi Kim, Jared e tutta la storia. Grazie per avermi tirato un po’ su (il capitolo davvero non mi piaceva) e per aver recensito la storia. L’imprinting è davvero difficile da scrivere, ma ci provo! P.S. Amo Nessie e amo Wanda–Viandante. Se il tuo nic è perché anche tu le ami, ti stimo davvero!

 

Grazie a tutti voi, di cuore. Un bacio.

Giuka

  
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