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Autore: SoyunCasiAngel    17/08/2016    0 recensioni
Lali è una ragazza dalla bellezza molto particolare,ha scuola va bene e ha una relazione con Gaston che va a gonfie vele,tuttavia nella sua vita c'è una persona che sembra far di tutto per darle fastidio e farla innervosire non poco anzi,parecchio.Il ragazzo in questione è Peter il tipico bello ma scemo con cui litiga tutto il tempo ma che guarda caso è proprio il fratellino del suo attuale ragazzo.
ps, storia non mia,ripubblicata con permesso autrice
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Marianella, Rama, Tefi, Thiago
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'amore si odia. Capitolo 16

Cosa ? Una bufera ? 
Ma solo a me potevano capitare queste disgrazie.
Io volevo solo fare un viaggio tranquillo, diretta a Londra e invece ero lì bloccata a New York, con uno stupido troglodita che mi aveva usata e illusa. Non poteva andare peggio.
Ma proprio mentre lo pensavo, mi girai per vedere il mio trolley, che ovviamente non c'era.
No, non era possibile. Dov'era (?).
Ispezionai ogni angolo del check-in, ma della mia valigia neanche l'ombra.
- Peter - picchiettai con un dito la spalla di quel maniaco.
- Che vuoi ? - mi rispose irritato, probabilmente per la situazione.
- Scusami, ma abbiamo un grosso problema. E non riguarda solo me - precisai, iniziando a stancarmi.
Mi guardò aspettando di sentire di cosa si trattava, così indicai l'inesistente oggetto alle sue spalle, che fino a qualche minuto prima c'era.
- Dove diavolo è finito il mio trolley ? - sbottò incredulo iniziando ad imprecare in chissà quale lingua. - Oh, vedo che ora il problema interessa anche te -replicai ironica.
Eravamo bloccati in una città sconosciuta, senza soldi, vestiti e cellulare.
Venni presa dal panico nel momento esatto in cui realizzai che il mio Iphone era scomparso insieme alla mia altra roba.
- Peter - chiamai con voce tremante - dimmi che hai il cellulare con te -
Lo vidi sgranare gli occhi, non era un buon segno, e poi controllarsi le tasche per accertarsi che almeno qualcosina ce l'aveva ancora con lui. Ma quando cacciò le tasche vuote, realizzai che eravamo completamente fottuti. 
- Ok ora andiamo da quella signora e le diciamo che ci hanno fottuto i bagagli - dissi sicura di me andando al banco informazioni, quando quella brutta vecchiaccia girò il cartellino con scritto 'aperto' a 'chiuso'. STRONZA.
Picchiettai nervosamente sulla spessa superficie, ma la donna infischiandosene se ne andò, indicando la bufera che avvolgeva la grande mela.
Esasperata, raggiunsi Peter, che nel frattempo, era beatamente appisolato sulla sedia dura e rigida dell'aereoporto.
- Siamo fregati. La grassona ha finito il turno - sbottai,facendolo svegliare bruscamente.
Peter mi rivolse uno sguardo truce.
- grazie del bel risveglio - roteai gli occhi, ormai scocciata dalle sue continue frecciatine.
- Che facciamo ? - continuai, fingendo che lui non abbia proferito parola.
- Beh, direi di uscire da qui in primis, e poi troviamo un caldo alloggio - lo guardai stralunata.
- Forse ti sei dimenticato un piccolo passaggio - iniziai calma - ma siamo senza un fottuto soldo - sbottai infine.
- Suora, forse ti sei dimenticata che io sono ricco sfondato- mi sorrise sprezzante cacciando fuori da non so dove, una carta di credito platino.
- Porca tro...ta - fissai sorpresa la scintillante carta che mi sventolava davanti agli occhi.
- Ecco, ora andiamo ? - mi strinsi nelle spalle.
- Avrei freddo, sai com'è c'è una bufera - dissi essendo terrorizzata del cambiamento di clima, da dentro l'aereoporto dove si stava al calduccio, all'esterno dove c'era una dura e fredda bufera che minacciava la grande città.
- Allora stringiti a me - mi riservò un'occhiata maliziosa e alquanto illegale.
-Non ci pensò proprio di stringermi ad un maniaco -enfatizzai sul maniaco.
- Allora crepa di freddo - varcò la soglia, esponendosi così al clima invernale e glaciale di New York.
Ma era pazzo o cosa ? Senza indugiare un secondo in più, mi fiondai dietro di lui. In fondo aveva una carta di credito con sè. 
Cazzo però, che freddo.
Il vento gelido mi sferzò il viso, e in men di un minuto, non sentii più il mio corpo.
Mi strinsi istintivamente a Peter, che a quanto pare, era un termosifone.
- Come mai sei così caldo ? - chiesi. Ovviamente la mia domanda fu intravisata da quel pervertito.
- Io sono sempre caldo - mi fece l'occhiolino intensificando la stretta sui fianchi.
-Intendevo come mai non senti freddo, io sto morendo - lo trucidai con lo sguardo.
- Forse perchè ho il sangue argentino - esclamò battendo le mani sul petto.
- Tu sei completamente fuori - ridacchiai trascinandolo in un hotel. Finalmente al caldo, pensai notando poi in che posto eravamo capitati.
Oddio quell'hotel era indescrivibile. Dire che era a cinque stelle era un eufemismo.
Un tappeto rosso portava fino agli ascensori color oro con i vetri lucenti. I lampadari erano almeno dieci, uno più scintillante e luminoso dell'altro. Per non parlare della hall, decorata e rinfinita nei minimi dettagli.
- Ok, questo è un posto per ricconi, per quanto vorrei che pagassi tutto questo, non sono così perfida - neanche il tempo di girarmi che vidi Peter vicino alla reception pagare con la sua carta Express.
Mi avvicinai al mio ex quasi-ragazzo, guardandolo incredula.
- Peter ma sei pazzo, andiamo in un altro più economico - bisbigliai al moro invano.
Prese le chiavi che il fattorino ci porse, fino a scortarci nella nostra rispettiva stanza.
Un momento la nostra ? Ok era comprensibile, costava più delle nostre case messe insieme, ma avrà sicuramente preso una stanza con letti singoli no?
E invece no.
Fissai a bocca aperta quella meravigliosa suite, da cui si poteva ammirare l'imponente e maestosa Statua della Libertà.
Ogni cosa era intarsiata con decorazioni raffinate, lampadari d'oro e il letto matrimoniale più comodo che avessi mai provato.
- questo è il paradiso - trillai felice.
Vidi Peter sorridere di sbieco, aveva il viso pallido e il naso arrossato.
- Peter secondo me hai la febbre - mi avvicinai al moro toccandogli la fronte.
- tu scotti - costatai vedendolo terribilmente malaticcio.
- Stenditi sul letto - gli toccai lievemente il petto spingendolo all'indietro per adagiarlo sul comodo materasso.
Mi sedetti accanto a lui accovacciandomi preoccupata e controllandogli con la guancia la sua fronte.
Si, era proprio bollente. Colpa della bufera, era vestito così leggero.
Peter tossicchiò, portandosi poi, una mano sull'addome come se avesse provato dolore.
- Aspettami qui, ti vado a prendere un brodino. Almeno ti sentirai meglio - lo rassicurai iniziando a scendere per dirigermi nelle cucine.
Chiesi gentilmente allo chef di preparare un brodino di pollo per Peter accompagnato magari da una mela succosa, che lo avrebbe in qualche modo ridato energia.
Presi il tutto ritornando nella suite,una visione paradisiaca mi si parò davanti.
Peter era appisolato teneramente sul letto con un'aria angelica dipinta in volto.
Posai silenziosamente il vassoio sul comodino di fianco, per non svegliarlo.
Gli accarezzai il viso contemplando i suoi meravigliosi lineamenti: il naso perfettamente dritto e all'insù, le labbrasottili ma sexy , le guancie giuste, e quei suoi capelli soffici che gli ricadevano scompigliati sulla fronte imperlata di sudore. Anche in quelle condizioni, Peter Lanzani era paragonabile ad un modello.
Scostai immediatamente la mano, quando lo vidi aprire gli occhi e ghignare per il mio lieve rossore sulle gote.
- Lo so che stavi pensando. Ora me lo faccio, sta dormendo e per di più è malato - rise divertito, allargando gli angoli delle labbra in un ampio sorriso che lo rendeva ancora più bello.
Mi ridestai immediatamente dalle mille contemplazioni mentali che gli stavo riservando.
- Brutto tu eri sveglio ? - replicai piccata.
-Oh si e quando arrossisci sei più bella - mi soffiò sul collo.
Lo ributtai sul letto, inziando a sentire l'esigenza di vendicarmi.
Mi misi a cavalcioni su di lui, baciandogli il collo, graffiandogli la schiena e toccandogli insistentemente il cavallo dei suoi pantaloni. Lo sentii soffocare un gemito e stringermi di più a lui.
Così gli diedi il colpo di grazia, mi avvicinai con malizia e infinta lentezza alle sue labbra, e anche lui desideroso del contatto iniziò a colmare quella distanza.
- E' meglio se mangi il brodino - mi alzai soddisfatta vedendolo leggermente smarrito e molto eccitato.
- Sei perfida Esposito, ti approfitti così di un povero malato ? - mi domandò Peter, assumendo un'aria da santarellino.
Ignorando la sua domanda, presi il vassoio e lo deposi sulle sue ginocchia, intimandogli a bere il contenuto nel piatto.
- Credo che dovresti aiutarmi, sai com'è, mi sento debole - simulò una tosse che poi riuscì male. Esasperata ma anche divertita allo stesso tempo, mi risedetti di nuovo al suo fianco iniziandolo ad imboccare.
- Ok ora mangia però - da sempre avevo avuto un talento innato nell'aiutare e nell'assistere. Sentivo il bisogno di curare e proteggere sia animali che persone. Era come un istinto che mi partiva dal cuore, adoravo l'idea di poter far sentire meglio qualcuno, mi faceva stare bene con me stessa.
Una volta che Peter finì tutta la zuppa fumante, iniziò ad addentare la mela.
Intanto mi andai a fare una doccia bella calda, per sentire un pò di sollievo.
Quando uscii dal box, mi coprii con il telo dell'hotel, sottile ma caldo.
Frizionai il corpo con una spugnetta accanto al lavandino e poi mi rimisi i vestiti che portavo prima.
Quando uscii vidi Peter ancora sveglio, probabilmente mi aspettava.
- Mi stai facendo da infermiera, mi sa molto di erotico - mi mangiò con gli occhi desiderando un'altro contatto.
- Odio contraddirti - dissi ironica - ma non ci succederà proprio niente stasera - gli sorrisi perfida posizionandomi nel letto, accanto a lui.
- Buonanotte Pitt - chiusi gli occhi sfinita.
-Buonanotte Lali - sentì delle labbra posizionarsi sulla fronte, mi aveva dato un bacio.
E non sarebbe stato l'ultimo.

   
 
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