Crossover
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Autore: Ash Visconti    17/08/2016    5 recensioni
Europa, inizi del secolo XI: in pieno medioevo due cavalieri d’oro, Crysos dei Pesci e Acubens del Cancro indagano su alcune attività sospette di cavalieri rinnegati, ma ben presto si troveranno coinvolti in un’avventura che coinvolgerà loro e il misterioso Regno Argentato ed il Regno Dorato.
Crossover tra Saint Seiya - I Cavalieri dello Zodiaco e Sailor Moon. Nota AU inserita per il fatto che due universi condividono lo stesso universo.
Da un'idea originale di Suikotsu autore qui su EFP. La storia è da considerarsi in continuity con la sua fic "Le guerre degli dei". Non è necessario aver letto le sue fic per comprendere questa fic.
AVVISO: STORIA PER IL MOMENTO INTERROTTA.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Anime/Manga
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 2 - Il Regno Dorato


Il Gran Sacerdote si apprestò a raccontare tutto quel che sapeva sul misterioso "Regno Dorato".
“Venni a conoscenza del Regno Dorato tanti anni fa, quando ero ancora giovane e portavo l’armatura d’oro del Toro”.
“Ai tempi venni mandato in missione in Mesopotamia, nella città nota come “Baghdad” e le circostanze mi spinsero fino a Samarcanda, città importante per il commercio della seta dalla Cina all’Europa. Lì ebbi modo di parlare con un mercante proveniente dalla Cina che mi raccontò una leggenda diffusa nella sua terra: oltre i confini del Celeste Impero, oltre le steppe attraversate dai nomadi, si estendeva lungo le sponde del Mar Caspio, un rigoglioso Regno Dorato”.
“Esso è abbastanza noto trai popoli dell’Europa, del Medio Oriente e della Cina, sebbene in modo assai vago e pare che le sue frontiere siano inaccessibili ai più”.
“Fu fondato dagli uomini in tempi remoti e mi raccontò in ogni modo come in quel regno gli uomini vivessero in un tale fasto ed in una tale felicità che gli altri comuni mortali se la sognano. “Le pietre preziose sono sassolini con cui giocano i bambini”*, così disse per indicare quanto era ricco questo regno. Gli era giunta inoltre voce che i sovrani di quel regno si proclamassero discendenti di sangue del mitico Endimione”.
“Questo cavalieri, è tutto ciò che so sul Regno Dorato”.
I due cavalieri rimasero zitti per qualche attimo, poi Acubens commentò: “Bene, a quanto pare sappiamo dove cercare questo bel posto: Mar Caspio. Ma... ehm, riva precisa?”
”Non so dirti”.
Acubens borbottò qualcosa ed il fratello aggiunse: "Ma non dimentichiamo che i Rinnegati vogliono agire anche nel Taigeto, la catena montuosa del Peloponneso".
“Ma esattamente chi è questo Endimione?”
“Endimione” spiegò Crysos alla domanda del fratello, “era, stando ad alcune fonti, un semidio figlio di Zeus, rinomato per la sua bellezza. Si unì in matrimonio con la dea delle fasi lunari, Selene, ed ebbero ben cinquanta figli”.
Acubens fischiò. "Accipicchia, cinquanta? Sapevano proprio come divertirsi quei due, eh. E sarebbe vero che i sovrani di questo regno sono i suoi discendenti, proprio come affermano di essere?”
“Così pare” rispose il vecchio sacerdote. “Ma Endimione è realmente esistito nell’epoca mitica, come attestano antichi documenti conservati in queste sale, e non è da escludere che i suoi discendenti abbiamo davvero fondato questo regno”.
Il Gran Sacerdote si alzò in piedi: “Ora basta parlare, cavalieri, vediamo di agire: sappiamo dove colpiranno i Rinnegati ed loro alleati: il Taigeto e il Regno Dorato. Crysos, tu andrai al Taigeto, mentre tu Acubens, viaggerai fino al Regno Dorato coi tuoi mezzi: lì prenderai contatti coi regnanti per trovare insieme un modo per gestire questa situazione”.
Alzò la mano destra. “Andate Cavalieri! E che Atena guidi le vostre azioni!”
 
 
Naja e Federico camminavano a passo svelto in una galleria sotterranea, preceduti dalla luce d’una torcia portata dall’ex cavaliere d’argento.
La luce delle fiamme proiettava i giochi di ombra più svariati sulle pareti formate da blocchi di pietra della galleria.
Silenziosi, proseguirono finché non giunsero in una grande sala dalle pareti e dal pavimento di pietra, spoglia d’ogni mobilio, dal soffitto a cupola, rischiarata quel tanto che bastava da vari bracieri sparsi regolarmente attorno alle pareti.
“Federico. Naja. Fatto buona caccia?”
“Direi proprio di sì, Artemisia” rispose Federico buttando la torcia in un dei bracieri e soffermandosi con lo sguardo sulla figura al centro della sala: un donna alta ed avvenente, dal fisico ben proporzionato e dal volto affascinante, con lunghi capelli neri che le cadevano sulle spalle ed occhi verde smeraldo che però trasmettevano un’aria crudele che ti impediva di fissarli troppo a lungo.
Su un corsetto in pelle sbracciato e pantaloni attillati con stivali, portava un’armatura abbastanza semplice: due ginocchiere che coprivano le rotule, un bracciale sull’avambraccio sinistro, un doppio coprispalla sinistro, un pettorale simile ad un reggiseno, ed un diadema trai capelli.
“L’oggetto che i nostri amici cercavano è stato recuperato senza incidenti” continuò Federico.
“Non ti allargare troppo” ribatté freddo Naja “ Noi non siamo amici siamo solo alleati; voi date una mano a noi per risolvere le nostre faccende e noi vi aiutiamo come meglio possiamo e poi ognuno va per la sua strada”.
“Va bene ho capito, l’avevate specificato sin dall’inizio”
“E comunque quel cavaliere di Atena…”
“Cavaliere?” Artemisia interruppe Naja. “C’era un cavaliere di Atena sul luogo?”
“Il cavaliere della freccia” spiegò Federico. “Un guerriero molto scarso debbo dire” aggiunse poi con un ghigno.
“Secondo me doveva morire” ribatté Naja.
“No” disse Artemisia. “Che sappiano che noi non ci siamo arresi quando ci hanno cacciati dal Grande Tempio”.
Naja rimase un attimo in silenzio, poi fece spallucce. “I Cavalieri di Atena sono faccende vostre, certo, ma se fermeranno anche noi, e non solo voi, - sottolineò fortemente i pronomi - sarà perché non mi avete fatto uccidere quel cavaliere”.
“Non sostieni sempre che tu ed il tuo amico Hyksos possedete una grande forza?” fece Federico.
“Sì, abbiamo un forza pari ai Cavalieri d’Oro, ma siamo solo due mentre ora come ora i cavalieri dorati sono otto: c’è un disparità un po’ forte di numeri”.
“Ed il vostro signore? Non li può annientare facilmente?”
“Non è nelle condizioni idonee, lo sapete” sollevò il fagotto che finora aveva tenuto  sottobraccio, rivelando una piccola cassetta di legno molto antica. “E’ per questo che ci serve la vostra collaborazione: col vostro aiuto e le vostre informazioni possiamo recuperare tutti gli oggetti che servono al nostro scopo”.
“Sta bene, allora come ci muoviamo adesso?”
A parlare era stato un giovane uomo basso e ben piazzato, con folti capelli neri ed occhi neri come la pece la pece. Indossava anch’egli un’armatura d’argento, somigliava abbastanza a quella di Federico, ma sul bracciale destro portava un piccolo scudo di forma triangolare.
“Ci siamo già mossi Georgios” rispose Artemisia al nuovo venuto.
“Ora ci concentreremo sugli oggetti situati nel Taigeto e nel Regno Dorato: in missione in quel lontano regno ci ho spedito Daniel. Sa nascondersi bene, quindi non avrà problemi ad intrufolarsi di nascosto al palazzo. Quanto al Taigeto c’ho mandato… beh c’ho mandato Arles”.
“Arles!?” Georgios sbarrò gli occhi. “Ma quello è completamente matto, e…”
“No, è peggio; è più che matto” aggiunse Federico. “Perché l’hai mandato…”
“Perché ha insistito, ecco perché! Sapete com’è quando si intestardisce su qualcosa: nessuno riesce a tenerlo!”
“Sì, è intenibile, però…”
“Fatemi capire!” intervenne Naja irritato interrompendo Georgios. “Avete mandato per un compito importante un folle?”
“Come t’ho detto Naja, Arles diventa intenibile e violento quando gli neghiamo qualcosa. Ma non preoccuparti: il tuo compare gli è andato dietro proprio per tenerlo d’occhio”.
Naja rimase un attimo silenzio, rimuginando tra sé: sapeva che Arles era un folle ma se c’era Hyksos al suo seguito poteva stare tranquillo, e poi… beh, se Arles ci lasciava le penne per qualche comportamento stupido, era sicuro che nemmeno i suoi compagni l’avrebbero pianto.
“D’accordo, si proceda così”.
“Attenderemo nuove dagli altri, per ora stiamo in guardia” concluse Artemisia.
I Rinnegati se ne andarono, lasciando Naja solo nella sala. Dopo un attimo in cui rimase fermo, aprì la casetta osservando il suo contenuto: una lunga striscia di cuoio intrecciata, parecchio logora ma abbastanza conservata.
“La Fionda di Re David. Il giovane la usò per vincere Golia, il campione dei Filistei noto per la sua stazza. In seguito alcuni ebrei presero l’oggetto e l nascosero in quella gotta reliquia preziosa della loro storia, ma l’oggetto venne quasi dimenticato forse come conseguenza dell’esilio a Babilonia. Ma non andò del tutto perduto l’oggetto: se non era per i nostri alleati io ed Hyksos non l’avremo di certo trovato”.
Richiusa la cassetta, Naja si augurò che in futuro non sarebbero emersi troppi intoppi, soprattutto per colpa dei Cavalieri di Atena. Ma… in fin dei conti i loro alleati servivano anche per distrarre i Cavalieri di Atena il tempo necessario.
Sì, non importava se i loro alleati ci avessero lasciato la pelle in tutta quella accenda: alla fine l’importante era che lui ed Hyksos avessero accolto il loro signore quando sarebbe tornato.
 
 
Sulle verdi colline attorno al Grande Tempio i due fratelli si salutarono prima di partire.
"Buona fortuna fratellino, e cerca di tornare tutto intero".
"E tu comportati bene, Acubens, sii gentile e rispettoso coi regnanti".
Il cavaliere del Cancro rise. "Tranquillo Crysos, sono greco per metà: ho ereditato anche le buone maniere, anche se (fortunatamente) non la voglia di fare sempre oratoria".
Crysos sorrise, poi lui ed il fratello presero strade diverse, pronti a svolgere i loro compiti e perché no, pronti per l'avventura.


Era un giorno di festa nel palazzo del regno: tutti i nobili e le persone che contavano, ma anche semplici curiosi, si erano radunati nella grande sala del trono.
Addobbata a festa, la sala appariva ancora più magnifica del solito: rose e splendidi arazzi decoravano le pareti, mentre un magnifico tappeto rosso conduceva dall’ingresso fino all’estremità in cui erano piazzati il trono del re e due sedie ai lati su cui sedevano la moglie e l’erede al trono.
Quattro figure sulla soglia del portone, si fecero avanti camminando fianco a fianco, il passo fiero e marziale.
Giunti davanti al trono si bloccarono, allineati sull’attenti.
Il re, alzatosi dal trono, dichiarò a gran voce affinché potessero udire tutti: “Giovani cavalieri! Oggi è il giorno che cambierà le vostre vite, oggi sarete tutti gli effetti le guardie del corpo del mio figlio ed erede! La sua vita, da ora in avanti, è affidata a voi, finché non ascenderà al trono del regno e non genererà degli eredi a sua volta. La sua vita è preziosa, e voi abbiatene cura più della vostra stessa vita”.
Detto questo si risedette, poi il principe si alzò ed avanzò mettendosi davanti a loro. Come da etichetta le future guardie del corpo pronunciarono il loro giuramento di fedeltà.
Uno d l’altro i quattro giovani, in un svolazzamento di mantelli, sguainarono le spade e le misero davanti al volto pronunciando i loro titoli.
“Jadeite, cavaliere di pazienza e armonia!”
Un giovane ragazzo con folti e corti capelli biondi ed occhi azzurri.
“Nephrite, cavaliere di intelligenza e conforto!”
Un bel giovane coi lunghi ed ondulati capelli castani che gli piovevano sulle spalle.
“Zoisite, cavaliere di purificazione e guarigione!”
Un giovane avvenente dai capelli biondi molto lunghi raccolti in un coda di cavallo che gli scendeva lungo la schiena.
"Kunzite, cavaliere di purezza e affetto!”
Un giovane altrettanto attraente con lunghi capelli lisci d’un colore bianco-argenteo che gli scendevano lungo le spalle.
“La nostra vita è vostra Principe Endymion!” Ripeterono in coro.
Il principe sguainò a sua volta la spada e tenendola alta dichiarò: “Ed io mi affido a voi affinché la pace e la prosperità non abbandonino mai il nostro regno”.
Seguirono applausi nella sala, a festeggiare i quattro giovani del Regno Dorato.

 
Seguì un piccola festa nel cortile del palazzo: era sera ed il cortile era illuminato a giorno dai lampioni. Al centro c’era una fontana che per l’occasione era stata modificata: anziché acqua gorgogliava vino. Il Principe Endymion aprì le bevute riempiendo un calice e facendo un brindisi.
In seguito mentre gli invitati chiacchieravano e mangiavano il cibo posto sui tavoli, il Re si avvicinò al figlio.
Erano molto simili: alti, dal portamento fiero ed aristocratico e di bell'aspetto. Entrambi avevano occhi azzurri e corti capelli neri. Il padre però aveva molti capelli grigi nella sua chioma che nascondeva tingendoli di nero con apposite tinture.
“Ebbene, figlio mi, oggi  ho rivisto me stesso, quando mi vennero affidati i miei protettori. Debbo dire che vedere Kunzite, m’ha messo addosso nostalgia”.
“Era davvero un valoroso guerriero suo padre?”
“Sì.” Il Re sospirò, negli occhi il rammarico. “Amici sin dall’infanzia. Almeno finché…”
“Sono sicuro che Kunzite si farà valere come suo padre, maestà!”
A parlare era stato un uomo dai capelli grigi e folti baffi dello stesso colore. Endymion sapeva chi era: Gabriel, fratello del padre di Kunzite ed anche lui guardia del corpo di suo padre ai vecchi tempi.
"Tuo nipote farà onore alla memoria del mio povero amico, non ne dubito!”
Endymion scoccò un’occhiata a Kunzite non molto lontano che gli sorrise leggermente, forse intuendo quello di cui parlava suo zio. Era cresciuto sentendo parlare lo zio del valoroso sacrifico di suo padre in nome dell’amicizia, e non pretendeva  di fare altrettanto, ma chissà.


La festa proseguì senza intoppi, tutti si divertirono, bevettero e ballarono. Le danze furono aperte da Kunzite, anche Nephrite e Jadeite scesero nella pista da ballo con dame al seguito. Zoisite non ballò ma si offrì di animare le danze suonando personalmente il pianoforte, alla fine tutti gli fecero un meritato applauso, in quanto aveva davvero un grande talento in quel campo.
Quando tutto fini, tutti si ritirarono nelle proprie dimore.
Il Principe, mentre andava verso le sue stanze fu chiamato da una voce femminile: “Sire!”
Riconoscendo la voce, l’erede al trono si girò verso destra e vide una donna dai lunghi capelli rossicci e gli occhi castani vestita con una lunga veste bianca. Sapeva già chi era dalla sua voce.
“Buonasera Beryl”.
“Altrettanto. Non abbiamo avuto occasione di parlare oggi; vi dispiace se vi accompagnò alle vostre stanze?"
La donna sorrideva gentilmente, ed il principe ricambiò il sorriso. “Nessun disturbo”.
Congedate con un cenno del capo le ancelle che la seguivano, Beryl si affiancò al principe e camminarono insieme.
Beryl faceva parte di una delle famiglie più in vista dell’aristocrazia del regno; ultima rappresentante della sua famiglia, era entrata nel consiglio del sovrano senza troppi problemi, date le sue doti diplomatiche.
I due camminarono fino alle stanze del Principe, parlando del più e del meno, e quando passarono davanti ad un vetrata che dava una magnifica vista sulla città con la luna piena sullo sfondo, il principe rallentò per ammirare la visuale, estraniandosi dalle parole di Beryl.
“Sire? Sire!”
Endymion si riscosse e tornò a fissare la donna, vedendo che lo stava fissando con aria curiosa.
“Oh, scusa guardavo la città”.
“Avevate lo sguardo rivolto verso la volta celeste, veramente”.
Endymion sorrise.
“Non sfugge niente ai tuoi occhi vero? Comunque sì, in realtà stavo guadando la Luna è strano, forse sarà un mio vezzo, ma ultimamente penso spesso al regno della Luna”.
Beryl fece spallucce.
“Oh beh, si raccontano tante storie su quel regno…”
Già molte erano le storie che circolavano…  ma Endimyon ora sapeva che molte cose che si dicevano sul Silver Millennium, il Regno Argentato, o sui suoi abitanti erano false o semplici dicerie.
Giunti alla camera salutò la donna ed entrò, ma mentre si coricava sul letto guardò nuovamente la Luna dalla finestra, la mente persa dietro i ricordi.

“Parlami del tuo regno, dimmi com’è.”
 
 
 
 
 
* Piccola citazione a Tolkien così era descritto il regno di regno di Gondor all’epoca del suo massimo splendore.
Nota: Molte cose sulla vita personale del Principe Endymion o dei quattro Shittenou sono di mia invenzione (la Takeuchi d’altronde non ha approfondito molto questo aspetto). L’idea che Beryl fosse un membro del consiglio è di Suikotsu.
   
 
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