Phones And Consequences
26 Luglio 2016 Ore 6:47
Steve
ha ritrovato Bucky, o almeno quello che è rimasto del suo migliore amico
d’infanzia. Dopo gli Accordi Di Sokovia la situazione si è ribaltata in maniera
così catastrofica che Steve non ha avuto nemmeno il tempo di chiedere come
stesse. Sono passati pochi mesi da quello scontro doloroso con Tony, le
cicatrici si stanno rimarginando lentamente ma resteranno comunque cicatrici e
quindi un ricordo poco piacevole della loro conoscenza. Più volte la cronaca,
Internet e persino il mondo intero lo hanno designato come un Avenger menefreghista
a cui non importa più niente della salvezza delle persone. La verità è che
Steve è stufo di tutto ciò, si sente quasi ferito nel sentire la gente
giudicarlo in tale maniera. La gente ha iniziato a protestare contro di lui
scagliando insulti e accuse infinite.
Steve
passa tra le mani i guanti di cuoio osservando con noncuranza le cuciture. È
seduto sulla poltrona del suo appartamento ripensando ai fatti accaduti recentemente.
Se solo… se solo tutto questo non fosse successo. Il fiume di pensieri viene
interrotto dalla sbattere della porta di casa, qualcuno è dentro. Steve alza il
capo per trovarsi a pochi metri da Bucky, è sudato e le ciocche corvine
scivolano sulla fronte coprendo gli occhi. Si guardano per pochi attimi perché
Bucky interrompe quel contatto dirigendosi in bagno. Steve sente le tubature
dell’acqua schiudersi e poi il corpo di Bucky entrare nella doccia. Steve lo
sa, Bucky è cambiato nel profondo ma è anche consapevole del perché non scappi
da lui, in fondo è uno dei pochi brandelli di memoria cui l’amico può
aggrapparsi. Steve è il punto di riferimento di bucky,
anche se lui non dimostra di avere un profondo legame col biondo. La pazienza è
la virtù di pochi. Steve ne ha così tanta, non c’è bisogno di correre, come
dice lui Tutto tornerà indietro. Ogni
giorno si ripete quella frase in testa finché non si convince pienamente.
Bucky
esce dal bagno con solo un asciugamano legato alla vita, tutto ciò turba Steve
non poco. Un altro degli innumerevoli problemi che si sono presentati negli
ultimi mesi è quello di essere ancora follemente innamorato di Bucky. Di certo
non confesserà il suo amore per il moro, a Bucky basta la sua amicizia e questo
lo sa bene dopo gli avvertimenti dati indirettamente da James su spazi vitali e
invadenze spiacevoli. Lo vede arrivare in salotto con un paio di comodi
pantaloni di felpa e una delle sue t-shirt, è leggermente larga sul corpo di
Bucky ma questo non può che rendere la visione del moro più piacevole a Steve.
Bucky ha ancora i capelli umidi e alcune goccioline corrono lungo la mandibola
acquistando velocità quando raggiungono il collo del moro.
“Che
ne dici se stasera ordiniamo una pizza?”
Gli
occhi di Bucky si spostano dal muro al volto di Steve. Il suo sguardo
penetrante fa arrossire improvvisamente Steve che porta una mano al volto
cercando di nascondere il rossore inaspettato. Bucky solleva le labbra in una
specie di sorriso alla reazione del biondo. Steve è carino quando arrossisce,
in questo momento è l’unica cosa che riesce a pensare davanti al ragazzo.
“Può
andare”
“Funghi
e peperoni?”
Bucky
lo guarda confuso per qualche attimo perché quella sarebbe stata la sua
risposta e si chiede come Steve faccia a saperlo.
“Ora
leggi le menti?”
Steve
resta stupito dalla domanda, ma poi sorride, è normale che sappia la pizza
preferita di Bucky, lo conosce fin troppo bene.
“No
è solo che… beh quando eravamo ragazzi prendevi sempre, pensavo… se vuoi puoi
cambiarla in fondo chi sono io per scegliere la tua pizza”
“No…
va bene”
Bucky
continua a guardarlo per qualche attimo e poi si ridirige in bagno per prendere
un asciugamano e tamponare i capelli, non ci pensa nemmeno a usare il phon,
l’ultima volta si è scottato un dito e non ne ha voluto più sapere. Steve aveva
riso alla sua reazione e si era offerto di asciugargli i capelli ma Bucky lo aveva
squadrato male e dopo quella strana conversazione Steve non aveva più dimostrato
preoccupazione per la sua chioma scura.
James
si siede accanto a lui, anche se ci sono cinquanta centimetri che li dividono.
Porta una mano agli occhi stropicciandoseli e poi si volta in direzione di
Steve osservando il profilo dolce del biondo, le labbra carnose e la pelle
chiara e delicata, si chiede ancora come Steve non risenta tanto dei
combattimenti corpo a corpo. Poi si ricorda del siero e di come non sia più un
gracile biondino con un occhio viola e il labbro sanguinante. Gli manca essere
il suo supereroe, anche se Steve ogni giorno gli dimostra quanto sia importante
per lui. Si ricorda ancora dei primi giorni nel suo appartamento di come si
sentisse un peso e in colpa per occupare Steve così tanto. Riabituarsi alla
quotidianità è stato duro ma Steve c’è sempre stato nonostante gli incubi e
pugni immeritati sul suo volto. Se ora stare nell’appartamento di Steve gli
risulta una cosa normale è sempre pronto a fare le valigie e a scomparire dalla
sua vita; quello che è successo ai suoi amici è stata colpa sua in gran parte.
A volte si chiede perché non sia morto in quel crepaccio invece di resuscitare
in un mostro e ora in un fantasma di se stesso. Non si toglie la vita perché sa
che Steve non lo accetterebbe, sa che senza di lui non potrebbe andare avanti e
quindi vive per lui e per vederlo sorridere anche ad un suo stupido gesto.
“Com’è
andata la corsa con Sam?”
Steve
interrompe il flusso dei suoi pensieri, non gli piace che faccia domande, lo sa
meglio di lui che non è preparato a formulare discorsi articolati.
“Credo
bene”
“Si
è lamentato della sua lentezza?”
“La
sua scusa è stata che il nuovo braccio di vibranio è leggero e che quindi corro
più veloce”.
Steve
ride alle parole di Bucky e poi si volta nella sua direzione osservando le
iridi grigio blu e la barba lasciata crescere. È così bello pensa. Bucky si
volta di colpo accorgendosi dello sguardo indagatore del Capitano. Gli occhi
del biondo brillano di una luce che Bucky non ha mai dimenticato, soltanto
seppellito, ma mai eliminato dalla sua mente.
“I
tuoi occhi sono belli”
Steve
diventa paonazzo all’affermazione del moro e si scopre il viso cercando di
nascondere il rossore. Bucky sorride lievemente e porta una mano al polso del
biondo scostandolo dal suo volto. Steve lo torna a guardare, le labbra sono
schiuse leggermente, è sorpreso dall’azione del moro.
“Non
coprire il volto quando arrossisci… beh è una cosa che mi piace”.
“Barnes
stai per caso ricordando come si fa a conquistare una ragazza?”
Un
treno di ricordi investe Bucky alla domanda di Steve, innumerevoli balli con
ragazze di cui non ricorda il nome sfrecciano nella sua mente, l’unico nome che
si ferma sulle labbra è Dot, una giovane dalle curve sinuose e dagli occhi
verdi. Ricorda persino di un bacio scambiato tra di loro e dl sapore alla
fragola del suo lucidalabbra. Forse erano stati fidanzati una volta ma poi il
volto rosso di rabbia di lei gli fa capire che tutto è terminato a un tratto.
C’era qualcun altro nel suo cuore in quel momento perché giura che Dot non
l’avrebbe lasciata per un inutile motivo.
“Dot”
Il
viso di Steve si rabbuia per un attimo, Bucky lo nota e un velo di
preoccupazione cala sulla sua faccia. Barnes
sei un cretino! Steve libera il polso dalla presa di Bucky e si alza dal
divano uscendo in terrazza. Steve appena lontano da Bucky tira un lungo sospiro
e passa una mano sugli occhi accertandosi che non stia piangendo. È una dannata
ragazzina che non sa gestire le emozioni ecco cosa vede quando si guarda allo
specchio. Non ha mai pensato che Bucky possa avere un’attrazione per lui ma a
quanto pare il suo cuore non smette mai di sperare, per quanto sia disastrosa
la situazione, il suo cuore vede sempre la luce in qualcosa. Steve vuole
schiaffeggiarsi per tutti i suoi pensieri avuti negli ultimi mesi riguardo
Bucky e la loro lontana relazione.
“Tutto
okay Steve?”
Sente
la voce di Bucky alle sue spalle e si volta notando il volto incastrato tra la portafinestra
e il suo stipite. Certo che va tutto bene è così che deve andare dopotutto, lui
non è quello di cui hanno abusato in più di settant’anni, lui non è quello che
necessita di parlare dei suoi problemi. Steve guarda ancora per un momento il
volto preoccupato di Bucky e poi fa un sorriso forzato mascherando la tristezza
per il nome della ragazza. Come può essere triste dopo aver riavuto Bucky tra
le sue braccia, non può chiedere di più ecco cosa deve capire.
“Si
tutto okay avevo solo bisogno di una boccata d’aria”
Bucky
assottiglia gli occhi, insicuro della risposta del biondo ma non vuole
insistere, si fida di ciò che Steve dice e quindi torna dentro all’appartamento
lasciando socchiusa la finestra in attesa che Steve torni all’interno. Dopo
pochi minuti sente il campanello della porta e il suono espandersi per
l’abitazione, non c’è bisogno che il biondo torni dentro se la può cavare in una
normale interazione con un ragazzo della pizza. Apre la porta e si maledice
mentalmente perché la t-shirt è a mezze maniche e ci manca poco che il ragazzo
svenga alla vista del vibranio gelido e del colore rosso fuoco della stella che
spunta al di sotto della manica. Bucky cerca di non badare la sua reazione,
allunga i soldi e prende le pizze. Il ragazzo sembra che voglia nascondersi nel
colletto della maglietta e in pochi secondi scompare dall’entrata accelerando
il passo sugli scalini della palazzina.
“Ehi
Steve sono arrivate le pizze”
In
pochi secondi Steve è dentro, non sembra più giù di morale com’era pochi minuti
fa e sorride alle pizze fumanti. Ancora una volta non capisce come possa
sorridere, in fondo sono solo due pizze, Bucky non ci vede altro.
“Hai
aperto tu al ragazzo delle pizze?”
“Se
non ci sono altre persone in quest’appartamento credo proprio di si”.
“Beh
è un grande passo. Il fatto che tu abbia parlato con una persona senza... beh...
”
Bucky
lo guarda storto, Steve gli sta dando della persona mentalmente instabile.
Proprio lui che sostiene che non ci sia nulla di strano nella sua mente?
“Che
cosa stai cercando di dire Steve?”
Il
biondo impallidisce, non intende dire ciò a cui Bucky sta pensando, voleva solo
far considerare il grande passo che ha fatto.
“Non
pensare male. Sono soltanto contento”
“Contento
che per la prima volta non abbia cercato di uccidere una persona?!”
Bucky
si alza di colpo gettando per terra le posate e voltandogli le spalle
furiosamente per poi dirigersi senza tante cerimonie in camera sua. Steve
abbandona la fetta di pizza che aveva tra le mani sul cartone e fissa la
schiena di Bucky scomparire nella stanza da letto. Rogers sei un cretino! Bucky ha inteso male ma lui non doveva
parlare, perché non chiude quella dannata bocca quando si creano momenti del
genere? Non andrà a bussare alla porta di Bucky sa benissimo che non porterà a
nulla, ha imparato che il moro è come un gatto timoroso del contatto, non c’è
bisogno di inseguirlo, sa benissimo che tornerà da lui col tempo. Tempo. Già
Steve non sa quanto possa durare questo cambio di umore di Bucky. Non voleva
offenderlo, non era quella la vera intenzione.
Termina
la pizza davanti al divano mentre guarda uno stupido programma di cucina. Il
fatto di mangiare sul divano è una brutta abitudine, lo sa bene e infatti spera
che tutto ciò non diventi un vero e proprio stile di vita. Beve una lattina di
birra terminando la sua pizza e poi riordina la cucina mettendo la rimanente
pizza di Bucky nel microonde. In verità tre quarti della pizza sono ancora lì e
sa perfettamente che il moro ha mangiato poco o niente, è preoccupato per la
sua alimentazione, con tutti gli allenamenti e le missioni settimanali non
crede che il cibo consumato possa compensare lo sforzo che compie. Probabilmente
non è mai stato abituato a pasti, l’Hydra si preoccupava fondamentale che non
fosse debole e sempre pronto a una missione. Finito di lavare le posate e pulito
il tavolo Steve sente scricchiolare la porta della camera, è passata circa
un’ora da quando Bucky si è chiuso dentro. Steve si volta nella direzione del
rumore ma non alza il capo per controllare, sa che parlerebbe o comunque
mostrerebbe il dispiacere sul suo volto e non vuole fare preoccupare Bucky
perché è colpa sua se lui si è chiuso nella stanza, deve solo imparare a
monitorare le emozioni.
Sente
i passi felpati di Bucky avvicinarsi e poi il corpo stendersi sul divano,
nessuno parla, il silenzio sembra la migliore arma che i due possono usufruire
in questo momento. Bucky cambia canale e si ritrova sul telegiornale. Avvisa di
una prossima tempesta e poi salta subito alle notizie sugli Accordi di Sokovia.
Il Capitano Rogers
non potrà nascondersi a lungo dalle numerose accuse del pubblico. Come tutti
sostengono si è arrivato a un punto di rottura, Capitan America deve scegliere
se accettare la supremazia del Governo o scappare dalla giustizia per salvare
il noto Soldato D’Inverno che a quanto pare sembra essere tornato dalla parte
dei buoni. Questo, però, non perdona i numerosi omicidi che ha commesso. Se
Steve Rogers sta guardando questo, il pubblico avrebbe qualcosa da dirgli.
La
telecamera si sposta dal conduttore a una zona della città di New York, gente
che protesta e urla contro gli obiettivi mentre sventola in aria lo striscione
con scritto “Captain America you’re a
coward!” Lo urlano persino e Steve non può fare a meno di sbattere un pugno
sul legno del tavolo facendolo incrinare leggermente. La testa in questo
momento è sul punto di scoppiare e ha bisogno di aria, non può stare un altro minuto
di più in quei metri quadri di appartamento. Bucky, intanto, è stato testimone
della reazione di Steve e vorrebbe fare qualcosa invece di lasciare che Steve
prenda il suo giacchetto di pelle da camera sua ed esca dall’abitazione. Lo sa
che Steve non intendeva offenderlo prima ma il suo lato sensibile e a quanto pare
piuttosto permaloso ha prevalso.
***
Steve
si dirige a passo svelto sul tetto della palazzina, scale e scale interminabili
finché la porta che da sul tetto non compare sotto i suoi occhi e lui tira il
maniglione violentemente. Appena sente la lieve brezza estiva sul suo volto, il
corpo si rilassa leggermente. Si siede su un muretto e osserva la vita di New
York sotto i suoi occhi caotica e inarrestabile come lo sono le accuse delle
persone. È un criminale che combatte contro lo Stato a quanto pare. Si alza in
piedi e osserva il cielo stellato sente il bisogno di piangere e per una volta
non si tira indietro, Bucky non è qui, non c’è bisogno che qualcuno si
preoccupi per lui. Sente delle calde lacrime scendere lungo il suo viso.
“Mamma
cosa ho sbagliato?”
Guarda
verso il cielo in una risposta ma quello che può vedere è solo un numero
indefinito di stelle e la luna che lo guarda impassibile. È stufo di
combattere, stufo di cercare una soluzione a problemi irrisolvibili, stufo di
vivere in questo modo. Nessuna risposta arriva e quella che cresce dentro di
lui è solo rabbia allo stato puro.
“Fanculo!”
Lo
urla a pieni polmoni calciando un vaso di terracotta lontano da lui e tirando
le ciocche bionde tra le sue dita. Si siede sul muretto un’altra volta stanco e
comincia a versare altre lacrime salate che si infrangono sul tessuto blu dei
suoi jeans. Capitan America una volta simbolo di questo Paese sta piangendo.
Non sente la porta aprirsi e i passi impercettibili di Bucky alle sue spalle e
quando il moro si colloca davanti a lui sobbalza leggermente.
“È
tutto okay, è tutto okay…”
Lo
ripete infinite volte finché Bucky non si siede accanto a lui e mette una mano
sulla sua spalla. Steve sta piangendo e l’unica cosa che può fare è consolarlo
in questo modo? Barnes diamine! Sente
i singhiozzi di Steve aumentare quando sente il contatto della mano sul suo
giacchetto.
“Steve
non è vero quello dicono in televisione”
Vede
il biondo alzare il capo di colpo e Bucky può finalmente vedere il volto di
Steve, gli occhi rossi e gonfi e la pelle umida per le lacrime versate. In quel
momento Steve sembra un ragazzino indifeso e spaventato.
“Chi
dice che non è così? Forse è vero sto soltanto sbagliando, come sempre”
“No,
con me non stai sbagliando”
“Prima…”
“Il
passato è il passato. Pensa al presente Steve e per una volta prenditi cura di
te stesso”
Gli
occhi di Bucky sono sinceri e mostrano quanto lui tenga al suo amico ma Steve
allunga una mano verso quella bionica di Bucky e la scosta dalla sua spalla. Bucky
lo guarda confuso per un attimo, ma poi si libera dalla presa di Steve e lo
avvolge tra le sue braccia stringendolo a sé.
“Non
credere che non meriti di essere amato. Dio, Steve. Non pensare che tu sia una
cattiva persona perché non lo sei. Capito?”
La
voce calda di Bucky rassicura Steve che in risposta affonda il naso nel collo
dell’amico e socchiude gli occhi godendosi il profumo che emana la sua pelle
dopo la recente doccia. Dopo pochi secondi Bucky rompe il contatto come
scottato, si guardano negli occhi e Steve stringe le labbra capendo che l’amico
non è ancora pronto a un contatto del genere. È una sensazione così strana
abbracciare Steve, è troppo il peso delle emozioni da sostenere. Bucky non
trova disgustoso abbracciarlo, anzi la cosa si prospetta piuttosto piacevole ma
deve ancora abituarsi al corpo di Steve.
“È
tutto okay”
“No
che non lo è”
“Bucky…”
“Bucky
un corno! Steve smettila di evitare tutto ciò”
Bucky
gesticola febbrilmente mentre dice tutto ciò e Steve non può fare a meno di
ammirare il suo profilo meraviglioso e le labbra che si schiudono dolcemente a
ogni parola. E’ doloroso l’amore per Bucky.
“Non
c’è bisogno Bucky… davvero. Io sto bene”
“Tu
non stai bene”
Steve
si alza e fa un giro intorno a sé. Bucky non deve preoccuparsi per lui, non
merita di sentire i suoi problemi. James ne ha abbastanza per sé. Bucky però
sembra non ascoltarlo, preferisce sostenere le sue idee e non accetta che Steve
non stia bene.
“Steve”
Lo
chiama a sé e l’unica cosa che Steve può fare e voltarsi nella sua direzione e
guardarlo tristemente. Bucky è così dolce e davvero sensibile nei suoi
confronti ma non può, hanno costruito tanto insieme in questi ultimi mesi e
Steve non può permettere che il castello sia distrutto per causa sua. Fa un
piccolo sorriso mascherando il suo dolore, lui sta bene.
“Andiamo!
Torniamo in casa e vediamo se c’è qualche film che può andare!”
Steve
gli da le spalle e si dirige verso la porta del tetto ma Bucky è più veloce lo afferra
per un braccio incastrandolo tra la banchina e il suo corpo. Ora sono a pochi
centimetri di distanza uno dall’altro e Steve crede di non aver mai visto gli
occhi di Buck così azzurri.
“Smettila
di mentirmi!”
Steve
si morde un labbro, il tono della voce di Bucky è gelido e i suoi occhi sono
accesi dalla rabbia mescolata a tristezza. Steve allunga una mano verso il
braccio di vibranio di Bucky che è artigliato alla sua giacca di pelle.
“Buck...”
Il
moro rinsalda la presa e lo avvicina ancora di più a sé, nota l’imbarazzo di
Steve ma non gli importa, non ora che lo ha così vicino e che finalmente ha la
possibilità di fare qualcosa di più che guardarlo storto. Fa un sorrisetto
pestifero quando vede il rossore sulle guance del Capitano estendersi alla velocità
della luce. Steve è così carino quando arrossisce, se lo ripete ogni volta che
questo accade. Allunga la mano libera verso la guancia infuocata e con le dita
di carne percepisce il calore delle gote.
“Stevie”
Bucky
lo ha chiamato Stevie. Tutto ciò è
insostenibile perché quel nomignolo Buck lo usava negli anni 30 quando erano
ancora due ragazzini che si divertivano a giocare con i soldatini di plastica e
a leggere i fumetti. Steve è tornato tutto a un tratto in una Brooklyn
familiare, con l’asma, la scoliosi e l’andatura ondeggiante.
“Buck”
“Shh...”
Le
loro labbra sono a pochi centimetri di distanza, un soffio e si toccano. Bucky
fissa quelle di Steve con adorazione e lui non desidera altro che tutto ciò
accada. Quanto tempo, quanti decenni sono passati prima che tornassero a tutto
questo?
Un
telefono suona. Si staccano di colpo come scottati dal contatto, entrambi
arrossiscono e il capo è rivolto verso il cemento grigio. Nessuno osa parlare.
Steve sfila il telefono dalla tasca posteriore dei jeans e guarda lo schermo
per poi rispondere alla chiamata.
“Ehi
Sam”
Bucky
alza gli occhi al cielo. Sam d’ora in poi verrà soprannominato “L’uomo che
interrompe i momenti perfetti”. Steve continua a parlare con lui per alcuni
minuti soprattutto di Bucky e di come si sia stabilito qui.
“Si
Sam, lo so che è più veloce di te”
Mentre
Steve dice tutto ciò guarda Bucky con amorevolezza e si morde il labbro
inferiore. Bucky ha ancora lo sguardo rivolto verso il basso.
“Si
ci vediamo domani. Alle sei giusto? Okay, ciao Sam”
Steve
termina la chiamata, appena il cellulare torna in tasca sembra che il potere di
alzare lo sguardo come prima non esista più. C’è un breve attimo di silenzio
tra i due ma il primo a spezzarlo è Bucky. Il moro comincia a parlare di cose
di mera importanza e a quanto pare la cosa sembra tranquillizzare entrambi
facendo dimenticare pochi attimi prima quel contatto piuttosto ravvicinato.
***
Steve
chiude la porta della camera alle sue spalle per poi appoggiare la schiena al
pannello di legno. Tira un sospiro appena sente il distacco da Bucky, quello
che è accaduto sul terrazzo non è mai accaduto. Domani faranno finta che tutto
sia normale e torneranno alla solita routine. Steve, però, sa che non riuscirà
a dimenticare il profumo della pelle di Bucky e le ciocche corvine del ragazzo
pizzicargli le guance, i suoi occhi di un blu intenso che lo fissavano con
desiderio e quelle labbra invitanti. Passa una mano sugli occhi
stropicciandoli, si dirige verso il letto buttandosi su di esso e chiudendo gli
occhi. Non ha intenzione di muoversi o cambiarsi, i jeans risultano scomodi e
forzano alcuni movimenti ma Steve non ha la forza di alzarsi. Sente i passi di
Bucky avvicinarsi alla sua porta, il cuore comincia a battere freneticamente al
solo pensare che il moro possa bussare.
James
si sofferma per un attimo davanti alla porta del biondo, avrebbe bisogno di
parlargli. Porta la mano vicino al pannello pronto a bussare ma in un secondo
ritrae il braccio e si dirige in camera sua. Barnes che diavolo stai facendo? Sbatte la porta e si toglie la
maglietta, il caldo dell’estate in quel momento sembra diventato
insopportabile. Scosta bruscamente le lenzuola e si getta sul materasso che al
peso dell’uomo produce uno scricchiolio.
La
notte è un insieme di pensieri caotici e di ore passate a fissare il soffitto
bianco.
***
27 luglio 2016 Ore 5:30
Steve
sente il rumore della sveglia dal comodino accanto, allunga una mano alla
ricerca dell’apparecchio elettronico. Un tempo si svegliavano con i
bombardamenti dell’esercito nemico. Si alza dal letto stiracchiandosi, prima di
dirigersi in bagno e farsi una doccia. Il getto gelato rischiara i suoi
pensieri e le immagini della notte scorsa lo investono come un treno in corsa.
Avrebbe desiderato tanto sentire le labbra di Bucky sulle proprie, gli è
mancato in questi anni, quando si era risvegliato nel ventunesimo secolo, aveva
ancora in bocca il nome di Bucky prima che lui cadesse. Era un uomo solo in
quell’immensità del mondo e nonostante avesse creato uno stretto rapporto con
tutti gli Avengers, mancava quella complicità che con il moro non era mai
mancata. Bucky era stato l’unico motivo per combattere, l’unico motivo per
uccidere Teschio Rosso. Quando la maschera, che copriva il volto del fantasma
di cui tutti parlavano, era calata, Steve aveva capito di aver perso Bucky una
seconda volta e da quel momento aveva combattuto in ogni modo per salvarlo.
Poi, l’Helicarrier e quella frase I’m
with you till the end of the line avevano fatto tornare alcuni ricordi di
Bucky e lo si vedeva dal suo sguardo confuso e annebbiato da lacrime sul punto
di sgorgare.
Riaverlo tra le proprie braccia
per Steve è stata una benedizione vera e propria, non gli è mai importato di
cosa sia rimasto di Bucky, lui è lì ed è questo che conta.
Esce dalla doccia avvolgendosi un
asciugamano ai fianchi e poi si dirige in camera scegliendo la tenuta migliore
per la corsa con Sam. Un paio di pantaloncini e una t-shirt possono andare. In
pochi minuti è pronto per incontrarlo, dopo aver mangiato un piatto di uova e
strapazzate e qualche striscia di bacon accompagnate da una tazza di caffè
prepara la colazione per Bucky e lascia in microonde il cibo. Su
un post it scrive:
Ehi good morning Bucky.
Scrambled eggs and bacon are in the microwave, also
I’ve made coffee. I’m with Sam. If you need me call me, the phone is on the
table.
Steve
Lascia il foglietto sul tavolo ed
esce da casa. La corsa con Sam si prospetta piuttosto piacevole e per un paio
d’ore lo distrae da Bucky e da quel bacio mancato. Steve crede che la sua
intenzione fosse stata quella di baciarlo ma non ne è certo. La mattinata
trascorre veloce tra le lamentele di Sam e la musica che gli consiglia ogni
cinque minuti, l’amico lo definisce Colui
che si è perso gli anni migliori e forse
ha ragione perché il taccuino, dove trascrive tutto ciò che avvenuto dopo il
suo congelamento, è riempito da decine di avvenimenti importanti, band e film.
Il ritorno a casa sembra faticoso
e le gambe cercano di cambiare direzione o fanno finta di essere pesanti e
stanche. Steve, però, sa che non potrà evitare Bucky fino alla fine dei suoi
giorni e preferisce cancellare il ricordo invece di non scambiare
nemmeno una parola con l’amico.
Appena entrato nell’appartamento,
nota che il post it è rimasto dove lo aveva lasciato e che la colazione non è
stata toccata. Un velo di preoccupazione copre il suo volto. La porta della camera
del moro è chiusa, Steve bussa lievemente.
“Buck?”
Nessuno risponde dall’altro capo
e Steve non sente nemmeno il leggero russare che il ragazzo è solito fare.
“Buck sono io, Steve. Posso
entrare?”
Nessuna risposta. Il biondo si
sente costretto ad aprire la porta senza il permesso dell’amico. Trova il letto
sfatto ma di Bucky non c’è nessuna traccia, volta il capo e lo trova davanti
alla finestra col volto fisso al vetro, sembra non essersi accorto della
presenza del Capitano nella stanza. Steve fa un passo verso di lui incerto se
parlare o restare in silenzio finché Bucky non si accorgerà di lui.
“Почему
?” (Perché?)
Steve non capisce cosa Bucky stia
dicendo, suppone che stia parlando in russo. Fa un altro passo nella sua
direzione, Bucky sembra indifferente al fatto che stia diminuendo lo spazio tra
di loro, di solito la prima cosa che fa è quella di allontanarsi di colpo guardandolo
in malo modo. Ormai sono vicini e Steve può percepire il profumo dei capelli di
Bucky e vedere il riflesso del suo volto nel vetro. Gli occhi del moro
risultano tristi e confusi e Steve vorrebbe fare qualcosa, aiutarlo e cercare
di capire il suo problema ma non sa con quale piede partire, teme di sbagliare.
“Buck è tutto okay?”
Steve allunga una mano verso la
sua spalla ma appena la tocca con la mano Bucky si volta bruscamente e afferra
con il braccio bionico il polso di Steve stringendolo. Il biondo geme
sofferente e ogni secondo di più la pelle stretta nella morsa del Soldato tende
a diventare violacea. Resterà un bel segno, questo è sicuro.
“Buck…”
“Non mi toccare”
A un tratto sembrano tornati ai
primi giorni di convivenza, lo sguardo gelido di Bucky non risparmia la
sofferenza del volto di Steve che cerca in ogni modo di liberarsi.
“Buck per favore… mi fai male”
“Боль ?”
(Dolore?)
“Buck non capisco cosa…”
Il polso ha assunto un colore
viola e Steve sente il sangue bloccato in quella presa mortale. Perché Bucky fa
tutto questo?
“Buck torna a casa”
“У
меня нет
места в мире” (Non
ho alcun posto nel mondo)
“Sono Stevie”
È quel nome che fa desistere la
presa di Bucky, abbandona la stretta tutto a un tratto, Steve si accascia a
terra cercando di sopportare il dolore di quella morsa letale, osserva come la
pelle abbia mutato in poco tempo il colorito. Dovrà fare un salto dal
farmacista chiedendo una pomata. Bucky ha lo sguardo fisso nelle sue mani, le
esamina con occhio attento e nel suo volto il Capitano può leggere paura e
delusione.
“Buck…”
Il moro non lo guarda ma Steve può
leggere la tristezza negli occhi del ragazzo.
“Io…”
“Non è accaduto niente, non eri
in te. Buck per favore guardami”
“Devo andare”
“No Buck, non mi lasciare, non
ora…”
“Io ti ho ferito, mi ero promesso
che non sarebbe accaduto un’altra volta”
“Non eri… Buck ti prego… io”
Il moro lo guarda mentre Steve
cerca di rialzarsi come meglio può senza sforzare il polso leso. Il biondo è
così perso, farebbe di tutto in questo momento per aiutarlo ma sa che lui non è
l’uomo giusto per Steve, non è quello che potrà prendersi cura di lui per tutta
la sua esistenza. La persona che Steve sta cercando è rimasta in quel crepaccio
e non risorgerà mai più. Un mostro ha occupato il suo posto. Bucky darebbe
qualsiasi cosa perché Steve riabbia il Sergente James Buchanan Barnes, ma di
quello sono rimaste soltanto le immagini allo Smithsonian e le vesti da
soldato.
“Ci siamo fatti una promessa da
ragazzi, che non ci saremmo mai separati, fino alla fine della linea giusto?”
“Quella è una promessa fatta con
James Buchanan Barnes”
Bucky lo sorpassa con noncuranza
e si dirige fuori dall’appartamento. Steve si accascia per terra, non ha la
forza per fermarlo. Quando sente la porta chiudersi in uno scatto secco sa che
non rivedrà più Bucky, è l’inizio della sua fine.
***
30 luglio 2016
Sono passati tre giorni da quando
Bucky è andato via da casa. Non si è nemmeno curato di prendere su un
giacchetto o un paio di pantaloni, Steve non vuole gettare via tutto, non ne ha
la forza. Le corse con Sam non sono bastate per riempire il vuoto del suo petto
e gli Avengers notano lo strano comportamento che ultimamente il Capitano ha
acquistato. Sam lo osserva durante le missioni. Steve non si preoccupa
minimante che perda la vita, l’importante è salvare le altre. Non comunica
durante i combattimenti e i suoi sguardi sono fuggitivi, sembra che qualcosa si
sia spento in lui.
Steve torna a casa verso le sette
di sera, il sole illumina ancora l’appartamento ma il cielo sta già tingendosi
di rosa ed è pronto per dare spazio alla luna e alle sue stelle. Apre il
frigorifero e mangia gli avanzi della serata precedente che consistono, come da
diversi giorni, in una pizza ai funghi e peperoni. Sono passati pochi giorni ma
la mancanza del moro nella casa si sente e Steve non riesce a sopportarlo, si
lascia distruggere da quel dolore invisibile. L’ultima volta che un dolore del
genere lo aveva attanagliato Bucky era caduto sotto i suoi occhi e lui non
aveva potuto fare altro se non guardare il corpo dell’amico scomparire tra i
fiocchi di neve.
Prende un sorso di birra dalla
bottiglia che ha tra le mani e socchiude gli occhi cercando di fermare i
pensieri su dove si trovi il moro in questo momento. Non riesce a credere che
Bucky lo abbia abbandonato, si erano fatti una promessa, anche su
quell’Helicarrier che cadeva a pezzi. Si alza dal tavolo del soggiorno, i passi
sono strascicati e sente le membra stanche. Come può Bucky essere diventato
così importante in tutto questo tempo? Steven
Grant Rogers non osare porti questa
domanda, sei totalmente innamorato di lui! La vocina nella sua testa è
piuttosto aggressiva e a volte vorrebbe farla tacere. Forse Bucky prova lo
stesso, Steve è confuso. Dopo aver riordinato la cucina, si dirige nella camera,
indossa qualcosa di comodo e poi torna in salotto stendendosi sul divano per
guardare la televisione.
***
Quando Steve riapre gli occhi, le
lancette dell’orologio segnano l’una di notte. L’appartamento è avvolto
dall’oscurità e Steve cammina a tentoni nei piccoli metri quadrati intorno a
lui. Arriva all’interruttore della luce e finalmente la lampada lascia vedere
qualcosa. La luce soffusa disegna il profilo di un uomo, è seduto al tavolo, il
volto è nascosto in un cappellino logoro e la barba è leggermente incolta.
Steve trattiene il respiro per qualche secondo, gli occhi sono sbarrati e il
cuore martella rumorosamente nella cassa toracica. Bucky lo fissa intensamente,
il biondo si sente improvvisamente a disagio e si sente in dovere di abbassare
il capo sotto lo sguardo indagatore del moro.
“Sono passati tre giorni”
Bucky è il primo a rompere il
silenzio che si è creato tra i due e Steve gli è grato per questo. La voce di
James è roca e seducente, Steve si ricorda ancora il modo in cui gli aveva
detto che lo amava e non riesce a fare meno di sorridere tristemente al
ricordo.
“Perché sei qui?”
“Vuoi la verità?”
“Saresti capace di mentirmi?”
“Lo abbiamo fatto per tutto
questo tempo, no?”
Steve tace alla risposta del
moro, non può dargli torto in fondo. In questi mesi passati insieme nessuno dei
due ha detto la verità, soltanto menzogne infarcite da dettagli futili.
“Il punto è…” Bucky sospira, sta
cercando di dire qualcosa ma il peso delle parole sembra gravare in maniera
esorbitante. “Che non riesco a starti lontano”
Steve alza il capo in un attimo
per guardare il volto di Bucky abbassarsi subito dopo. Le parole del moro sono
state come balsamo per il suo cuore. Steve fa un passo avanti.
“Perché te ne sei andato?”
“Tu non puoi capire…”
“Buck..”
“Io ti ho fatto del male e non
riesco a sopportarlo, io ti ho…”
Steve non indugia più di tanto e
si avvicina a Bucky, i loro corpi ora si sfiorano. James alza il capo
osservandolo con i suoi occhi carichi di dolore. Steve non vuole che Bucky
soffra, non se lo merita.
“Buck tu non mi faresti mai del
male, non eri tu”
“Certo, liquidiamo il tutto con
un Non sono stato io”
“Perché è così. Io ti am… accetto
così come sei, non importa quello che mi hai fatto. Guarda!”
Steve allunga il polso
leggermente nero ma che è in via di guarigione poi afferra la sua mano bionica
e la stringe con dolcezza. Bucky non è un mostro, è la più bella rosa che il
Piccolo Principe abbia mai potuto avere.
“Non sei un mostro”
Bucky si alza avvicinandosi a
Steve. Sono a pochi centimetri di distanza e Steve arrossisce come sempre alla
vicinanza del ragazzo. James fa un piccolo sorriso, Steve è così bello e
diamine non può a fare a meno di stargli accanto. Crede di amarlo.
“Io…”
Il corpo di Steve è appoggiato al
bancale della cucina e ha il fiato corto, non riesce a non vedere altro se non
le labbra e gli occhi del ragazzo. Bucky
Barnes ti amo! Perché non lo dice ad alta voce? Parla Steve! Parla!
“Bucky ti amo, non ho mai smesso
di farlo”
Una notifica illumina il display
del telefono di Steve ma Bucky anticipa il biondo prima che lui riesca ad
afferrare il cellulare. Bucky gli sorride vittorioso mostrandogli l’apparecchio
elettronico tra le mani.
“Questo lo mettiamo nella tasca
dei miei jeans”
Steve gli sorride dolcemente e
allunga le mani verso il bacino del ragazzo. Bucky avvolge tra le mani il volto
del biondo continuando a venerarlo con lo sguardo. Steve è così bello, così
perfetto che non saprebbe esprimere nemmeno a parole la persona che è. Basta
poco perché le labbra si scontrino e Bucky lo vuole con tutto se stesso, ma c’è
una piccola parte di lui che ancora chiede di aspettare. Gli occhi di Steve
saltellano dalle sue labbra ai suoi occhi e il suo sguardo è adorabile.
“Buck non ti fermare, non farlo
ora”
“Abbiamo fatto una promessa”
“Fino alla fine della linea”
“E io sono disposto a mantenerla”
Bucky lo bacia con desiderio, lo
scontro delle loro labbra è dolce e passionale e Steve sente lo stomaco
esplodere. Quello che in un primo momento sembrava un dolce bacio per tastare
le acque si trasforma in qualcosa di più passionale e focoso. Le loro lingue si
scontrano facendo cozzare i denti più volte. Steve non è mai stato così felice
in vita sua. Bucky lo stringe a sé afferrando i lembi della maglietta e premendo
i loro corpi il più vicino possibile. Steve si sporge in avanti cercando di
contrastare la forza di Bucky, a tastoni si incammina verso la camera, sbatte
più volte contro i mobili della casa e gli stipiti delle porte delle stanze e
Bucky non può fare a meno di ridere alla goffaggine del ragazzo.
“Per essere Capitan America sei
piuttosto maldestro, non so se tu riesca a sopravvivere in battaglia”
“Oh ma sta zitto!”
Steve lo riprende a baciare
finché non capisce di trovarsi nella sua stanza da letto, il dubbio che Bucky
possa non volere tutto questo lo assale in pochi attimi. James si accorge che
Steve si è fermato e quindi anche lui non continua ciò che stavano facendo.
“Ehi Steve… è tutto okay?”
“Tu… tu lo vuoi? Intendo… io…te”
“Per tutti questi mesi ho pensato
a come arrivare a questo. Stevie ti voglio da un vita”
Alla risposta del moro Steve non
può fare a meno di sorridere, si morde un labbro che viene subito succhiato
dalla bocca di Bucky. Le labbra del Soldato si spostano poi sul collo del
biondo, Bucky mordicchia la pelle creando arrossamenti che svaniscono in pochi
secondi, poco dopo Steve si rende conto che Bucky gli sta lasciando dei grandi
succhiotti.
“Oh cielo Buck…”
“Stevie sei perfetto”
Continuano a baciarsi finché
Bucky non costringe Steve a indietreggiare e a farlo cadere sul materasso. Le
mani del moro sono subito sul suo corpo. Steve socchiude la bocca godendosi la
morbidezza delle labbra di Buck su sul corpo. James si libera della sua maglia
e poi toglie quella di Steve. I pantaloni di entrambi stanno ormai diventando
una costrizione e il contatto dei loro bacini manda scariche di piacere lungo
tutto il corpo. Bucky sbottona lentamente i jeans di Steve godendosi i gemiti
soffocati del ragazzo.
“Buck per favore non stuzzicare
…”
“Oh ci sarà tempo anche per
quello Stevie”
Bucky introduce una mano nei
jeans del ragazzo sfregando il palmo contro il membro rigido del biondo. Steve,
in risposta, non può fare a meno di gemere più forte. A quanto pare Bucky si
diverte a temporeggiare e al biondo non si prospetta molto piacevole come cosa.
Il piacere che brucia nel basso ventre incapace di esplodere è qualcosa di
frustrante.
“Guardati Stevie, così bisognoso
di me potrei farti venire soltanto col suono della mia voce è? Per quanto tempo
tutto questo non è accaduto? Io e te?”
“Troppo e si allungherà se non ti
sbrighi!”
“Mmm stiamo cominciando a
diventare esigenti”
Bucky lo guarda dall’alto mentre
continua a lasciare carezze sul corpo accaldato del ragazzo sotto di lui. Steve
allunga una mano verso gli addominali del moro ma in risposta Buck sposta il
braccio velocemente immobilizzandolo insieme all’altra con la mano bionica.
“Fermo Steve”
“Buck… Buck…”
“Lo so, lo so”
Bucky si avvicina al suo volto
lasciandogli un bacio sulle labbra e scendendo fino alla mascella. In ogni
missione trascorsa insieme non ha fatto altro che pensare a loro due e a quei
ricordi che il museo non sapeva dargli. Erano stati amanti, questo lo ricordava
bene. Il loro primo bacio lo avevano scambiato a casa di Steve.
Il
corpo di Steve era nascosto sotto una coltre di coperte infinita. Era inverno,
precisamente il mese di gennaio, quello più freddo dell’anno. Steve si era
ammalato, di nuovo. Bucky era lì accanto lui, seduto al suo capezzale con lo
sguardo rivolto verso il basso e la piccola mano gelida di Steve stretta tra la
sua.
“Steve
ti prego… non mi lasciare”
“Non
ti lascerò jerk ci siamo fatti una promessa”
Steve
aveva cercato di rinsaldare la presa della sua mano ma il suo corpo era debole
e lui così stanco, sua madre era uscita pochi minuti prima, aveva detto che
sarebbe andata in farmacia. Bucky, da quando aveva contratto la polmonite, non
lo aveva abbandonato un singolo minuto. Il moro era sempre stato lì nella
speranza che migliorasse, ma la luce alla fine del tunnel sembrava scomparire
ogni giorno che passava.
“Punk
rispettala per favore!”
“La
sto rispettando”
“No!
Ti ammali ogni inverno e io… io non posso sopportarlo!”
“Buck
se mai…”
Bucky
però non gli aveva fatto terminare la frase perché le sue labbra si erano
appoggiate sulle sue. Si era staccato qualche secondo dopo, il volto era stanco
ma gli occhi brillavano ancora.
“Non
provarci”
Steve
gli aveva sorriso, uno di quei sorrisi che Bucky non avrebbe dimenticato
facilmente.
“Fino
alla fine della linea”
“Bucky!”
Steve si arcua sotto il suo
tocco, il bruciore è quasi diventato insopportabile e doloroso. Bucky lo priva
dei boxer in pochi secondi facendoli scivolare lungo le sue gambe con la mano
di carne. Steve si morde il labbro, gli occhi sono serrati per l’eccitazione e
geme silenziosamente mentre il moro fa scivolare una gamba tra le sue cosce.
“Oh mio… Buck”
Bucky può sentire quanto sia
rigido Steve in questo momento, dopo essersi liberato dei pantaloni e dei boxer
nota la sua erezione poco trascurabile.
“Cosa mi fai Stevie?”
“Per favore Buck sbrigati, non
posso…”
“Lo so baby, lo so”
Bucky porta un dito davanti alla
bocca di Steve.
“Succhia”
Steve non protesta più di tanto e
per una volta esegue gli ordini di Buck.
“Okay, sei pronto Stevie”
Il biondo in risposta inarca il
bacino verso il suo aumentando la dolorosa frizione fa i loro corpi, Bucky
sorride dolcemente mentre porta un dito all’apertura di Steve cominciando a
stuzzicarla. Steve apre la bocca in un gemito muto quando Buck inserisce il
primo dito, il bruciore è quasi insopportabile ma viene allievato da un bacio
di Buck seguito subito dopo da uno sul collo.
“Steve?” Il tono di Bucky è preoccupato.
“Muoviti Buck per favore”
“Okay, con calma”
Bucky comincia a muoversi
all’interno del corpo del biondo e quando sente che Steve è abituato alla
presenza delle sue dita ne aggiunge un secondo, continuano così per svariati
minuti finché Steve non lo interrompe.
“Buck sono vicino ti prego… ti
voglio dentro di me”
“Okay okay”
Lo bacia con trasporto un’ultima
volta per poi sostituire le dita con il suo membro, Steve geme quando sente la
presenza di Buck dentro di lui, è una sensazione così nuova e allo stesso tempo
familiare. Si ricorda del loro notti passate nella sua stanza, si ricorda dei
loro corpi avvinghiati e delle lenzuola arrotolate intorno alle gambe e delle
gocce di sudore che inumidivano le loro pelli. Ora tutto questo è tornato e lui
non potrebbe esserne più felice, è un ritorno diverso forse più complicato, ma
è pur sempre un ritorno e lui ne è grato. Bucky è con lui e non esiste altro
posto in cui vorrebbe essere in questo momento.
“Buck Buck”
“Stevie… Stevie”
Bastano poche spinte perché
entrambi vengano, Steve sente le membra leggere, socchiude gli occhi mentre un
sorriso si forma sulle labbra rosse e gonfie a causa dei numerosi baci
scambiati. Bucky aspetta qualche secondo prima di uscire da Steve, riavere
tutte queste emozioni è stato magnifico. Si distende accanto a lui. I suoi
occhi percorrono il corpo del biondo e con una mano traccia una linea
invisibile sulla sua pelle accaldata.
“È stato bello” Aggiunge Steve
poco dopo. Bucky si ritrova a sorridere dolcemente e annulla la distanza tra i
loro corpi facendoli combaciare perfettamente.
“Si lo è stato” Gli lascia un
bacio sulla tempia poi lungo il collo ora contrassegnato da diversi succhiotti.
“Ora come farai a nasconderli
Capitano?” Steve ridacchia.
“Oh beh dirò che Bucky Barnes non
sa chiudere la bocca” Bucky in risposta gli da un colpetto sotto le costole.
“Cattivo”
“Non sei il primo a dirmelo”
Steve lo dice con una punta di malinconia.
“Ehi Steve è tutto okay”
“Vorrei che lo fosse”
“Allora risolveremo questa cosa insieme,
come abbiamo fatto sempre”
Steve lo osserva intensamente, i
lineamenti di Buck addolciti e lo sguardo rilassato. Ha combattuto per avere
questo momento, ha persino rovinato un’amicizia e si è trasformato in un
criminale ma quando guarda negli occhi Buck, sembra che gli errori commessi
spariscano, quelle iridi grigie gli dicono che andrà tutto perché accanto a lui
c’è Bucky. È il 2016 e Steve Rogers è ancora innamorato di James Barnes.
Angolo
Autrice: Salve
a tutti e grazie a chi è arrivato alla fine di questa fan fiction : ) Mi scuso
per eventuali errori sia di battitura che di grammatica. Spero che sia di
vostro gradimento perché ultimamente la mia fantasia è stata abbastanza scarsa
ma non vi preoccupate perché qualcosa bolle in pentola ;). Detto questo grazie
ancora!
Alla prossima
Bucky