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Autore: Aladran    19/08/2016    1 recensioni
In ciascuno di noi, persino nell’uomo più magnanimo e sincero, si cela un corvo malevolo.
E quando la follia impedisce alla ragione di domare questo corvo interiore esso
prende il sopravvento, liberando quel lato di perversione intrinseco della natura umana.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Io non sono pazzo. Ecco, ogni volta che inizio un discorso sul mio resoconto personale e sulla "vicenda" questa è sempre la prima cosa che affermo e che ripeto: non sono folle. Non ho problemi mentali, non mi servono gli stupidi psicofarmaci che quei deficienti in camice bianco,che voi chiamate psichiatri, vogliono somministrarmi con tanto orgoglio e sicurezza. Certe volte, nella vita, accadono episodi ai quali non sappiamo dare una risposta...e allora, proprio come è successo a me a seguito della vicenda, possiamo fare due sole cose: decidere di raccontare tutto ed essere presi per folli oppure tacere, trattenendo il peso dell'incredibile avvenimento dentro di noi, permettendogli di gravare sulle nostre anime e sulle nostre vite. No, no, vi ho detto che non sono pazzo...non andate via, vi scongiuro! Rimanete e ponetevi in mio ascolto! Ah! ma a chi sto parlando io? A un lettore che forse nemmeno esisterà in futuro, perché chissà che fine farà questo inutile pezzo di carta sul quale mi ritrovo a scrivere. Chissà se qualcuno lo troverà e lo leggerà. Sì, prendiamo come ipotesi quest'ultima affermazione, e utilizziamo come tesi il fatto che, essendoci per ipotesi un lettore, io debba spiegargli la vicenda che ho vissuto. Naturalmente quando l'ipotetico lettore leggerà questa lettera io sarò già morto, e dunque di che curarsi? Nessuno potrà rinchiudermi in un manicomio, nessuno potrà giudicarmi e squadrarmi con gli occhi di chi contempla un pazzo, perché sarò già morto e sepolto, là dove gli spettri aleggiano nell'ombra notturna sulle fredde lapidi di pietra, là dove non sarò altro che un cumulo di ossa nel migliore dei casi, oppure una pallida figura evanescente destinata alla sofferenza anche dopo la vita. Io spero nella prima ipotesi, spero di diventare un cumulo di ossa che non pensa e che non sa di essere morto, né tantomeno di aver vissuto una mera, inutile vita che é stata solo fonte di sofferenza e dolore per me e per gli altri. Voglio liberarmi del peso che porto sulla coscienza! E niente é meglio della morte per placare il rimorso che mi affligge; voglio abbandonarmi nelle sue braccia come un tenero bambino sul grembo della madre, voglio farmi cullare dalle sue buie spire. Ma prima di farlo, voglio lasciare l’ultima testimonianza della mia dannata esistenza, sperando nella presenza dell’ipotetico lettore. E, soprattutto, voglio raccontare quel che é successo,voglio che chi troverà questa lettera sappia che persona orribile sono stato, voglio che egli mi odi, dal profondo del cuore! Quanto sarebbe bello, essere odiati. E invece mi ritrovo circondato da medici premurosi, da gente che anziché sputarmi addosso per quello che ho fatto mi giustifica dicendo che allora ero “incapace di intendere e di volere”. Quale ignobile insulto! Io, tutto quel che ho fatto l’ho fatto con innata consapevolezza, col solo ed unico scopo di punire una persona ripugnante! Sofferenza, rimorso e infine morte. É stato il corvo, a suggerirlo. Non sai chi é il corvo? Mio caro lettore…mi duole dover contraddire, ma ciò non é possibile; tutti hanno un corvo, solo che esso non sempre é visibile. La sua natura é infatti subdola e maligna, e non sempre emerge in tutta sincerità. Il corvo si nasconde e ci manipola da dentro, mormora alle nostre menti i più orribili pensieri e le più oscene convinzioni. Ma finché esso rimane occultato nei meandri più scuri della nostra coscienza, la sua pericolosità effettiva risulta mediocre. Ma quando il maligno uccello viene represso per troppo tempo comincia a scalpitare nel petto come un cavallo furioso, e allora, mio caro lettore, l’unica scelta possibile é seguire quei mormorii divenuti urla laceranti. Così feci, nella più completa razionalità. Io…ho commesso l’atto più orribile di cui un uomo possa tenersi colpevole. Io ho ucciso. Non l’ho fatto perché bramavo sporco denaro, non l’ho fatto per vendicarmi. L’ho fatto e basta, perché me l’ha chiesto il corvo che non si può contraddire. Il corvo comanda morte? E morte sia. Non ho organizzato il delitto in alcun modo, poiché non temevo la prigione e tuttora non la temo; sarebbe molto più gratificante marcire in una polverosa cella ammuffita, piuttosto che essere rinchiuso in questo maledetto ospedale psichiatrico! I medici dicono che il corvo non esiste, che é solo frutto della mia mente. Dicono che soffro di una certa malattia…non ne ricordo il nome, ma sono certo che essa non é il male che m’affligge. É il corvo ad affliggermi, quell’essere che venne a trovarmi nel sonno indicandomi la scure da boscaiolo per tagliare i ceppi secchi. No, non ho usato la scure per tagliare dei ceppi: l’ho piantata in testa al quel vecchio bisbetico che viveva in paese. Ricordo il grido sommesso dell’anziano, la furia dei colpi che continuavo a inferire sul suo cranio ormai deforme, il sangue che ne fuoriusciva denso e viscoso. E poi ricordo il corvo, appollaiato su un ramo vicino, contemplarmi col suo sguardo compiaciuto, che mi invitava a continuare il macabro lavoro. É così che sono finito qui, in questo ospedale per matti che presto non vedrá più il mio ripugnante volto. E adesso sento il senso di colpa bruciarmi le viscere, mordermi il cuore senza tregua! Quale splendida sensazione per un insetto come me, quale effimero brivido di piacere! Ma adesso sento che la mia punizione é giunta al termine. Voglio porre fine a tutto: alla sofferenza, al rimorso, alla mia esistenza. Nessun medico mi verrà più a dire che sono pazzo, nessuno negherà più l’esistenza del corvo! Basterá una pasticca datami da un infermiere corrotto e il gioco sarà fatto. Queste sono le ultime, preziose parole di un uomo che sta per morire. Un uomo che non é mai stato folle.


Angolo del Corvo

Ed eccoci qui con la prima storia che pubblico. Se proprio devo parlare sinceramente essa non mi convince molto...ma ho deciso di pubblicarla ugualmente, soprattutto per ricevere opinioni altrui che possano aiutarmi a migliorare. Molto probabilmente avrete capito a cosa mi riferisco con la figura retorica del corvo... naturalmente ciò che ho scritto non implica assolutamente che tutti dobbiamo considerarci dei potenziali assassini: come ho specificato nell'introduzione, la ragione ci aiuta a tenere a bada quel lato di perversione che é in noi, ma se siamo pazzi come il protagonista...beh, le cose possono assumere una piega diversa. Ho voluto esplorare questa tematica un po' paradossalmente, e forse con fare troppo crudo e violento, me ne rendo conto. Per quel che riguarda l'html...fa schifo, lo so. Speravo in un'impaginazione migliore, ma purtroppo il mio pc é a riparare e non so quanto tempo ci vorrà, quindi ho dovuto utilizzare un programma di scrittura diverso da word che ha complicato non poco le cose.
   
 
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