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Autore: Flowerina    19/08/2016    2 recensioni
Chandra è una ragazza apparentemente normale, ma la sua vita sta per cambiare radicalmente. Le sue oscure origini si riveleranno più complesse di quanto crede. Riuscirà ad accettare le nuove scoperte?
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leo Valdez, Nuovo personaggio, Percy Jackson, Quasi tutti, Talia Grace
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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CAPITOLO 5
 
ANGOLO AUTRICE
Rieccomi con il quinto capitolo e con i soliti ringraziamenti. Mille grazie a tutti coloro che hanno letto e seguito la storia, soprattutto ad Anubis347, che mi ha lasciato la sua recensione. Spero che anche questo capitolo vi piaccia e, se avete qualche appunto da fare, non esitate a farvi avanti ;)
Buona lettura
Flowerina
 
 
La compagnia al completo dovette accontentarsi di una colazione veloce, dal momento che la signora Wicked aveva spento l’incendio provocato da Leo in poco tempo ed era scesa giù in sala mensa, costringendo i nuovi arrivati a nascondersi. Tata aveva dato loro la sua stanza e Chandra si era offerta di portare del cibo, sottraendolo di nascosto dal tavolo della mensa; casualmente, la porzione riservata a Percy era risultata un po’ più abbondante delle altre, soprattutto di quella di Leo che, sempre per caso, si era rivelata decisamente striminzita. Quando il ragazzo glielo fece notare, Chandra si limitò ad alzare le spalle con aria innocente, sostenendo con convinzione che un fisico tanto asciutto doveva derivare da uno stomaco piuttosto ristretto che, quindi, non poteva accogliere al suo interno porzioni troppo grandi di cibo. Leo si era quasi fatto convincere dalle argomentazioni della ragazza, ma Percy e Annabeth rovinarono tutto sbellicandosi dalle risate, tanto da spingere l’amico a ritirarsi da solo nel balcone della stanza, rifiutandosi di rivolgere loro la parola per oltre venti minuti. Soltanto quando Chandra fu soddisfatta del risultato, ritenendo di aver ottenuto la sua vendetta, raggiunse il ragazzo per convincerlo a rientrare, anche se dovette promettere in cambio di andare a recuperare nelle cucine un’abbondante scorta di cibo per il viaggio. Quando, un’ora dopo, tutti i preparativi furono ultimati, Chandra portò la sua valigia nella stanza di Tata e vi trovò soltanto Leo.
«Annabeth e Percy sono andati a fare una breve passeggiata romantica per il quartiere» le spiegò il ragazzo, come se le avesse letto nel pensiero. «Talia e Tata sono scese di sotto per rifilare alla direttrice una scusa che la convinca a lasciarti andare via per un po’ dall’orfanotrofio; così, i due fidanzatini hanno deciso di spassarsela attraverso le vie di Middle Village, lasciando al sottoscritto il compito di provvedere a tutto il resto, te compresa!»
«Beh, tranquillo: non ti disturberò a lungo» commentò Chandra, indispettita. «Dimmi solo dove hai parcheggiato il tuo mezzo e vi porterò da sola la valigia.»
«Il mio cosa???» ribatté il ragazzo, irritato. «Piccola, Leo non costruisce “mezzi”, ma opere d’arte!»
«Certo che hai una grande considerazione di te stesso!» disse Chandra, sarcastica.
«Miss Scetticismo, davanti a te hai il più grande meccanico di tutti i tempi» si vantò Leo. «Ho costruito per te la nave più sicura ed efficiente che sia mai stata realizzata.»
«Disse la stessa cosa il costruttore del Titanic» ricordò la ragazza. «E sappiamo com’è finita!»
«Dolcezza, il Titanic non ha nulla a che vedere con la mia creazione!» replicò Leo. «Seguimi e stupisciti.»
Il ragazzo le sottrasse il trolley e lo trascinò sul balcone; poi, aspettò che uscisse anche lei e le chiuse la porta-finestra alle spalle, guardò in su ed emise un fischio lungo e acuto. Per una frazione di secondo, Chandra temette che fosse impazzito, ma dal nulla scese una lunga scaletta di legno, simile a quella lanciata dagli elicotteri. La scaletta non sembrava attaccata a nulla di solido, dal momento che scendeva dritta da una nuvola sulle loro teste, così la ragazza esitò quando Leo le fece cenno di salire.
«Non temere, è sicura e resistente» tentò di tranquillizzarla lui, ma senza successo.
«Chi mi dice che non sia anche tu uno dei semidei che vuole uccidermi per avere i poteri?» chiese Chandra, scettica.
«Come no, sapientona!» commentò Leo. «Ho accettato questa missione e ho costruito una nave maestosa solo per venire ad ucciderti, facendoti cadere da una scaletta sospesa in aria! Era troppo semplice pugnalarti stamattina, mentre dormivi nella stanza di Tata!»
«Okay, okay, mi fido» si arrese la ragazza, arrampicandosi su per la scaletta.
La salita fu più facile di quanto pensasse: il vento complicava un po’ le cose, soffiando e spostando, di tanto in tanto, la leggera scaletta di legno, ma questa sembrava solida e sicura e, dopo qualche passo incerto, Chandra si tranquillizzò e procedette più spedita.
Quando finalmente giunse in cima, non poté fare a meno di sfregarsi gli occhi per lo stupore: era sbucata sul ponte di una nave maestosa, grande almeno il triplo del Titanic, per quanto poteva stimare da quel punto. Si affacciò a prua per guardare di sotto e poco mancò che svenisse per le vertigini: si trovavano ad un’altezza enorme, al di sopra delle nuvole, e sotto di loro Middle Village sembrava solo un piccolo puntino nell’immensa vastità della Terra.
«È bellissimo qui!» riuscì a dire, rivolta più a se stessa che a Leo.
«Benvenuta sull’Argo III!» esclamò il ragazzo, facendole un cenno con la mano come per offrirle l’intera nave.
Lei lo prese in parola e cominciò a percorrere la nave in tutta la sua lunghezza, affacciandosi da ogni parte per vedere quale prospettiva le offrisse del paesaggio sottostante; era, in tutto e per tutto, simile ad una bambina che viene portata per la prima volta in un parco-giochi e prova tutte le giostre al suo interno, per verificare quale sia la migliore e la più adatta a lei. Dopo quelle che parvero ore, finalmente tornò nel punto da cui era partita e si sedette in terra, stremata ma felice.
«Come hai fatto?» chiese al ragazzo, che era rimasto dove l’aveva lasciato ed era intento a sistemare a prua qualcosa che lei non poteva vedere.
«Te l’ho detto: sono il più grande meccanico del mondo!» disse lui, semplicemente, senza distogliere lo sguardo dal suo lavoro.
«Cosa stai aggiustando?» gli domandò la ragazza, sporgendosi per vedere.
«Stavo verificando che non ci fossero problemi in Festus, prima della partenza» spiegò Leo, infilando la chiave inglese, che aveva in mano, all’interno di una cintura legata in vita.
«Cos’è Festus?» chiese la ragazza.
«CHI è, vorrai dire» la corresse Leo. «Festus è il mio drago di bronzo, nonché il mio migliore amico.»
«Un drago di bronzo?!» disse Chandra, scettica. «E magari sta volando sotto di noi, vero?»
«Sempre con questo sarcasmo, Deer!» disse il ragazzo. «Non sta volando sotto di noi, perché, al momento, è solo una testa senza corpo attaccata alla prua. È incaricato di sovrintendere al funzionamento della nave ed è stato lui a far scendere la scaletta attraverso cui siamo saliti.»
Chandra si affacciò a prua, guardando verso la nave, e rimase stupita nel notare che Leo aveva detto, ancora una volta, la verità: effettivamente, la testa bronzea di un drago spuntava dalla nave e ruotava gli occhi in tutte le direzioni; per un attimo, sembrò che avesse rivolto lo sguardo verso di lei e le avesse fatto l’occhiolino.
«Sembra che tu gli stia simpatica» commentò il ragazzo, confermando quanto Chandra aveva appena visto.
«Dov’è il suo corpo?» domandò la ragazza, voltandosi verso Leo.
«È di sotto, nelle stalle che dovrebbero servire per i cavalli» disse lui. «Vuoi vederlo?»
«Magari!» disse Chandra, eccitata. «Ho sempre sognato di vedere un drago, anche se sapevo che non ne esistevano.»
«In effetti, è un po’ che il mio amico non si sgranchisce gli ingranaggi» rifletté il ragazzo. «Ti va di fare un giro?»
«Su Festus?» si stupì Chandra, sgranando gli occhi.
«Hai paura?» la sfidò Leo.
«Io sono nata per cavalcare un drago, amico!» replicò la ragazza.
Dieci minuti dopo, i due volavano a tutta velocità a bordo di Festus tornato tutto d’un pezzo; Chandra era al settimo cielo, letteralmente: era seduta davanti a Leo e teneva le braccia aperte per sentire il vento accarezzarle la pelle, tenuta saldamente dalla stretta del ragazzo, che le aveva avvolto le mani in vita. Si sentiva libera come non era mai stata, come se fosse stata destinata sin dalla nascita a fare quel viaggio su Festus; le sue emozioni erano amplificate e si trovò ad urlare di gioia per evitare di esplodere, sapendo che, a quell’altezza, non poteva essere sentita da nessuno tranne che da Leo. Il ragazzo si unì a lei e cominciò a gridare forte e a ridere follemente, mentre Festus, contagiato dal boom di emozioni dei suoi due passeggeri, iniziò ad emettere folate di fuoco. Percorsero in volo tutto il Queens, osservando l’estrema piccolezza di macchine, persone ed edifici al di sotto. Poi, tornarono sulla nave e si gettarono sfiniti in terra, ridacchiando senza riuscire a fermarsi.
«Rifacciamolo!» propose Chandra.
«Magari un’altra volta» sorrise Leo. «Credo che gli altri ci stiano aspettando.»
«Oh cielo! Sarà preso un infarto a tutti» scattò la ragazza, ricordandosi della missione e dei suoi amici.
«Calma!» la fermò Leo, continuando a sorridere. «Ho mandato un messaggio a Percy e gli ho detto che ti stavo facendo vedere la nave e che ci avremmo messo un po’.»
«C’è campo quassù?» chiese Chandra.
«Non un sms, dolcezza! Per noi semidei i cellulari sono come dei localizzatori amplificati per mostri!» spiegò il ragazzo. «Ho mandato un messaggio-Iride sfruttando acqua e luce per creare un arcobaleno. È una cosa complicata. Comunque, suppongo che per te i cellulari funzionino quassù: ho installato un ripetitore nel caso ci serva un mezzo di comunicazione alternativo!»
«Forse, e dico forse, qualche abilità la possiedi!» ammise Chandra, facendogli l’occhiolino.
«Dolcezza, io sono il grande Leo!» esclamò il ragazzo. «Ho dotato la nave anche di antenne per la ricezione dei canali del digitale terrestre: potrai vedere tutti i film che vorrai.»
«Beh, almeno passerò quelli che potrebbero essere i miei ultimi giorni di vita volando su un drago e guardando i miei programmi preferiti!» commentò sarcastica Chandra, tirando il cellulare dalla tasca. «Ehi, hai ragione: ho ricevuto un messaggio! Il segnale è coperto totalmente.»
«Sempre questo tono scettico» notò Leo.
«È Vivian» disse Chandra, aprendo il messaggio e leggendolo.
«La tua amica?» chiese il ragazzo.
«Sì, lei» confermò Chandra, continuando a leggere. Poi, d’improvviso, si rabbuiò. «Leo, dobbiamo scendere subito a terra» scattò, dirigendosi in fretta verso la scaletta. «Vivian è in pericolo!»
 
 
***
 
 
Erano passati pochi minuti da quando Chandra aveva ricevuto il messaggio dell’amica, ed ora stava correndo veloce lungo le vie di Middle Village, con Leo alle spalle che cercava di fermarla. Una volta scesi dalla nave, nell’orfanotrofio non avevano trovato né Annabeth e Percy, che non erano ancora rientrati, né Tata e Talia, chiuse nell’ufficio della signora Wicked e impegnate a discutere per convincerla a far partire la ragazza. Così, Chandra aveva deciso di correre da sola in aiuto dell’amica, nonostante i tentativi fatti da Leo per dissuaderla. Non aveva avuto tempo per riflettere, dopo aver letto il messaggio di Vivian, perché sapeva che l’amica stava correndo un grave pericolo: le aveva scritto di aver ricevuto un invito ad uscire da David e che si stava recando per incontrarlo presso il bar centrale di Middle Village. Non era neppure riuscita a riferire a Leo il contenuto del messaggio, perché temeva che il ragazzo avrebbe cercato di fermarla. Si era semplicemente precipitata con tutte le sue forze verso il luogo dell’appuntamento dell’amica, senza riflettere sulle possibili conseguenze.
«Chandra, fermati!» sentì la voce di Leo alle sue spalle. «Dimmi almeno cos’è successo.»
Ma la ragazza finse di non sentirlo e si fermò solo quando giunse sul posto indicato da Vivian nel messaggio, bloccandosi di scatto e subendo l’urto del ragazzo.
«Si può sapere cosa ti ha scritto la tua amica?» chiese Leo, irritato.
«Sta per incontrare David» confessò Chandra, terrorizzata.
«E tu ti sei precipitata qui, conoscendo il pericolo che corri???» l’apostrofò il ragazzo.
«Leo, Vivian non sa che lui vuole uccidermi» gli ricordò Chandra, urlando e tremando. «Vorrà usarla per ricattarmi!»
«Calma, non ti agitare» cercò di tranquillizzarla il ragazzo, vedendola tanto scossa e spaventata. «Non permetteremo che le faccia del male. Arriveremo prima di lui.»
«Dove sono? Io non vedo nessuno» disse la ragazza, guardandosi intorno freneticamente.
«Stai calma, Chandra!» disse Leo, osservando anche lui la zona circostante. «Sta arrivando una ragazza: è lei?»
«Sì, è Vivian!» gioì Chandra, muovendosi per andarle incontro.
Leo, però, intervenne in tempo per impedirglielo, tenendola per un braccio.
«Tu stai qui!» le intimò, fulminandola con lo sguardo. «Andrò io e la porterò da te. Nasconditi dietro quella traversa e cerca di non attirare l’attenzione più di quanto tu non l’abbia già fatto.»
Poi, senza nemmeno ascoltare la replica della ragazza, si guardò intorno e si diresse verso Vivian, tirando fuori dalla sua cintura quello che sembrava un cacciavite.
Chandra si infilò in una stradina secondaria e rimase ad aspettare il ritorno di Leo; ma, dopo qualche minuto, Vivian la raggiunse senza il ragazzo.
«Chandra, amica mia, ce l’hai fatta a venire?» si rallegrò la ragazza, abbracciandola. «Sono contenta di vederti.»
«Vale anche per me, Vivian» ricambiò Chandra, sciogliendosi subito dall’abbraccio. «Hai conosciuto il mio amico?» le chiese.
«Chi, il ragazzo magro?» le domandò la ragazza. «Leo, mi pare...»
«Sì, lui» confermò Chandra, cercando di guardare verso il bar per individuare il ragazzo. «Dov’è?»
«Ha detto che doveva controllare una cosa» spiegò Vivian. «Ci raggiungerà. Ora, ti va di incontrare il mio David?»
«Cos... Leo non ti ha detto niente?» si meravigliò Chandra.
«Ah, basta con questo Leo» si spazientì Vivian. «David è molto più bello! Vero, amore?»
«Non c’è paragone, piccola» disse una voce alle spalle di Chandra, facendola agghiacciare.
«David!» riuscì a dire la ragazza, prima di essere avvolta dalla ormai familiare stretta del ragazzo. «Vivian, chiama la polizia!» urlò all’amica; ma questa si limitò a sorridere, come se tutto ciò che stava avvenendo davanti ai suoi occhi fosse normale.
«Tranquilla, ha detto che non ti vuole fare del male» disse lei, continuando a sorridere.
«Era una trappola!» si stupì Chandra, spalancando gli occhi come se vedesse per la prima volta la ragazza che aveva davanti. «Tu lo sapevi e mi hai attirata qui con l’inganno?!»
«Senti, non so cosa ti abbia fatto» cominciò l’amica, «ma vuole rimediare. Dagli l’occasione di farlo: vuole esserti amico.»
«Vivian, apri gli occhi!» urlò Chandra, dimenandosi infuriata. «Mi sta tenendo le braccia. Non è affatto un atteggiamento amichevole.»
«Tu ascolta quello che ha da dirti» disse la ragazza, stampando un bacio sulle labbra di David e voltando le spalle per andare via. «Ci sentiamo più tardi e mi dirai se avete chiarito.»
«Ma sei scema?!» le gridò dietro Chandra. «Non ci sentiremo stasera, perché sarò morta! Va’ e chiama Leo.»
«Esagerata!» esclamò Vivian. «Leo è fuori servizio per un po’: ha ricevuto una piccola botta in testa e ha perso i sensi; l’abbiamo fatto sdraiare in una stradina, aspettando che si riprenda.»
«Tu sei pazza, Vivian!» urlò Chandra, contrariata.
«Ciao, tesoro! A più tardi» la salutò lei, svoltando a destra e svanendo alla sua vista.
«Hai sentito la tua amica, Chandra?» disse David, con un ghigno stampato in faccia. «Noi due dobbiamo parlare.»
   
 
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