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Autore: Egg_boy_    19/08/2016    0 recensioni
Andy Biersack, trasferitosi da poco a Santa Monica cerca di integrarsi nella città Californiana dopo essere stato in ospedale per più di un mese. Incontrerà nuove persone, ma una lo incuriosirà più delle altre.
Ashley Purdy, il tipico playboy, il sogno di ogni ragazza della scuola. Tuttavia ognuno ha i propri segreti e Ashley ne custodisce uno gelosamente.
I nostri due protagonisti diventeranno amici o qualcosa di più?
**
Dal primo capitolo:
"Correvo, correvo da troppo tempo, i polmoni sembravano stessero per esplodere così come il cuore il cui battito era al massimo. Non dovevo farmi prendere, la vista si oscurava e poi tornava nitida, sentivo la testa pulsare dolorosamente.
Il mio cervello continuava ad urlare di fermarmi, di farmi prendere, i pugni sarebbero comunque arrivati, ma quella volta era diversa"
(Andley)
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Andy Biersack, Ashley Purdy, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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-Sono innamorato di te Andy.- disse Ashley e io non credei alle mie orecchie. Sorrisi. In un attimo la mia felicità era alle stelle, gli presi il viso tra le mani e lo baciai, sorridendo ancora sulle sue labbra. Ricambiava e non potevo esserne più felice.

-Anch’io, davvero Ash.- appoggiai la fronte alla sua e gli strinsi la vita tra le mani.

Passammo la giornata fuori di casa, i baci che ci demmo non li seppi contare, le labbra di Ashley erano morbide, ma sottili ed era davvero bello baciarlo. Non riuscivo ancora a credere che ora io e lui stavamo insieme.

Fu così che io e Ash dovemmo uscire da quel regno di pace che ci eravamo creati e tornare non solo a scuola, ma anche a fare le prove della band. Il giorno di ritorno alla realtà era stato disastroso. Ashley non c’era quando ero arrivato davanti a scuola e io mi preoccupavo sempre più, tenevo costantemente gli occhi puntati sulla porta nel caso avessi scorto due occhi color caramello. Nessun paio di occhi così caldi mi trovarono e io, deluso, me ne andai in classe. Vidi Ashley solo dopo il secondo intervallo, ad educazione fisica. Non mi venne incontro, ma sorrise e con la palla da basket tra le mani filò in campo dietro un Radke ghignante. Cosa mi ero perso?

Non mi degnò di un’occhiata durante la lezione e io ero deluso da questo comportameno senza senso. Mi sentivo una pezza calpestata. Sentii uno sprazzo di conversazione tra Ronnie e il mio ragazzo.

-Bravo Ash, lo lascerai stare?- disse il più grande stringendo il braccio del castano. Lui fece una smorfia di dolore e scosse la testa.

-No.- il moro fece scattare la mano e Ashley cadde a terra.

-Sei morto.- disse e il ragazzo colpito scattò verso la porta uscendo dalla stanza.

-Andiamo via, ora!- corremmo fino ad arrivare nel cortile e ancora, fuori dal cancello della scuola.

Ashley mi abbracciò subito dopo essersi fermato, con ancora il fiatone che gli impediva di respirare adeguatamente.

-Dovresti lasciarmi andare, Radke ti farà nero.- lui scosse la testa io sospirai e presi ad accarezzargli i capelli.

-Andiamo a casa okay?- mi disse e poco dopo eravamo sotto la pensilina del bus.

Ashley stava rinunciando a tutto per stare con me: la sua popolarità, i suoi amici. Mi sentivo in colpa. Tornammo a casa anche se avremmo dovuto avere ancora tre lezioni ed Ashley aveva anche gli allenamenti di basket, ma non pensai volesse andarci dopo essersi preso un pugno da Radke.

Il padre di Ash aveva la giornata libera quindi fummo costretti a nasconderci a casa mia. Nel pomeriggio avevamo le prove con CC, Jake e Jinxx. Li invitammo per pranzo, nonostante il castano continuasse a guadarmi malizioso.

-Ashley vedo i tuoi sguardi da dietro al muro.- dissi ridacchiando e lui venne in cucina a baciarmi. Mi appoggiai al tavolo e lasciai che mi baciasse, non so per quanto tempo lo facemmo, ma fummo interrotti dal suono del campanello che qualche insistente stava pigiando ripetutamente.

-Fatto, ora posso andare ad aprire ai cazzoni fuori da casa tua.- sorrise e seguii il movimeto delle sue labbra che si incurvavano sopra i suoi denti dritti. Ricambiai e lo seguii alla porta. L’allegria di Christian contagiò tutti infatti dopo pranzo decidemmo di parlare seriamente.

Dovevamo scrivere un’altra canzone e Jinxx aveva detto di conoscere un tipo di una certa casa discografica. Erano pazzi, per Ashley, lui voleva far successo certo, ma aveva troppi dubbi e paure. Io invece ero sicuro che una canzone come “I’m Bulletproof” avrebbe convinto il suddetto tipo a darci una mano nella nostra ascesa. Chiudemmo la giornata provando due canzoni, “Savior” e “Fallen Angel” avevo scritto tutto di getto in queste due. Tutti i miei ricordi di Miles, il padre di Ashley, i suoi lividi e le sue labbra , le nostre stranezze, il mio amore per Ash e la musica, per i miei compagni di band ed amici.

Io e Ashley stemmo insieme fino a tarda sera poi lui dovette tornare a casa, avevo le labbra gonfie dai troppi, ma non per questo rifiutati, baci che mi aveva dato.

 

 

I giorni passavano e io mi sentivo sempre più opprimere da Ronnie. Mi aspettava davanti alla palestra agli allenamenti di basket e mi seguiva in bagno continuando a cantilenare con la voce che se non avessi fatto la lista di cose che aveva preparato per me avrebbe detto tutto a Bill. Avevo paura.

Quando mi stufai di tutto questo, accettai la sua richiesta, nascondendo a Andy la faccenda. il moro era sospettoso e faceva domande mirate, ma non rispondevo anche se mi sentivo in colpa.

Il mio primo compito era andare a ritirare i compiti da un Sophomore che “lavorava” per Radke. Andai. Lui era spaventato a morte, mi disse che l’aveva minacciato e io mi sentii male per quel ragazzino che probabilmente veniva chiuso negli armadietti e buttato a terra troppe volte in una giornata.

La seconda volta che dovetti fare qualcosa per Ronnie non ce la feci e mi presi un pugno, più la ramanzina di Andy che non mi aveva più lasciato solo un momento. Non volevo mentirgli, ma non volevo nemmeno metterlo in pericolo.

io e il mio ormai ragazzo avevamo iniziato a passare ogni weekend a casa sua. Io dormivo spesso lì e Bill non si faceva vedere per colpa del lavoro. Aveva trovato una compagna, ma non avevo chiesto chi fosse o da dove venisse. Una volta l’avevo vista di sfuggita ed era esattamente come la immaginavo: bionda, labbra e seno rifatto. Qual’era il suo nome? Kina forse, ma potrebbe essere stato anche Kristy o Christina.

Ero in camera di Andy, sul letto in silenzio, lui aveva la testa appoggiata sul mio petto e io facevo scorrere le dita tra i suoi capelli, accarezzando la rasatura sui lati con le dita. Ogni tanto mi abbassavo e lo baciavo poi lui si alzò e si sedette sul mio bacino.

-E-ehi!- esclamai accarezzandogli una guancia. –Questo spirito di intraprendenza da dove viene?- mi sorrise e riprendemmo a baciarci, lasciando che le nostre labbra si lasciassero solo per riprendere fiato da quell’intreccio bollente. Le mie mani accarezzavano la base della  sua schiena, che avevo liberato dalla t-shirt. Andy mi aveva tolto la maglia e con le dita passava sopra il tatuaggio, pizzicandomi ogni tanto.

Io e Andy non avevamo fatto ancora nulla, nessun tocco era andato più in là, ma quel pomeriggio trovai la pelle gelida del ragazzo così irresistibile e entrambi non riuscimmo a fermarci. Le mie mani lo avevano accarezzato e portato al piacere e lui con molto più imbarazzo aveva ricambiato finchè non ci trovammo distesi in uno strano intreccio di arti e coperte.

Il mio telefono squillò.

-Chi è?- dissi con la voce di chi si era appena svegliato.

-Secondo te chi è?- Ronnie.

-Cosa vuoi?-

-Mi servi per un lavoretto a scuola, abbiamo deciso di sostituire i libri in biblioteca con qualcosa di più… istruttivo.- mi passai una mano sulla nuca e guardai Andy che ricambiò il mio sguardo, confuso. –Se non verrai il tuo ragazzo avrà dei problemi, stanne certo. A mezzanotte sotto casa tua. Conto su di te.- chiuse la chiamata senza darmi il tempo di rispondere.

-Chi era?- chiese il ragazzo al mio fianco, lasciandomi un bacio sul collo.

-Radke.- Risposi sapendo che la reazione di Andy sarebbe stata pessima.

-Cosa voleva ancora? Ash tu non puoi continuare a fare i suoi comodi. Ti farai del male.-

Gli sorrisi e mi alzai, recuperando i jeans che erano finiti a terra prima.

-Devo…insomma Andy io ti amo, non voglio che lui ti faccia del male.-

Il ragazzo mi prese per mano e si portò il palmo alle labbra, baciandolo. Chiuse gli occhi.

-Stai attento, ti chiedo solo questo. Torna qui dopo, per favore.- lo abbracciai di slancio, finendo per cadere sopra di lui, che era ancora steso a letto.

-Starò attento, te lo prometto- detto questo mi preparai e dopo aver baciato Andy uscii di casa.

Ronnie mi aspettava davanti alla macchina, mi sorrise, anche se sembrava un ghigno e io salii in macchina insieme al mio possibile aguzzino.

-Bene, cosa dobbiamo fare?- il ragazzo al mio fianco accelerò e imboccò la strada per scuola.

-Domani ci sarà una mostra in biblioteca e voglio darli il meglio di Santa Monica.- disse indicando un borsone pieno di libri, immaginai. Non preannunciava nulla di buono.

Scendemmo dalla macchina, Ronnie prese la borsa e io corsi a scavalcare il muretto. Dopo che il moro mi raggiunse cercammo un’entrata. Era la porta di emergenza, ma era collegata alle telecamere della stazione di polizia della città. Il ragazzo mi passò del nastro isolante nero e io, attento a non farmi vedere, ne appicicai due pezzi davanti alle due telecamere che coprivano l’ingresso.  In quel momento mi fermai e Ronnie si avvicinò.

-So che probabilmente non vuoi che il tuo ragazzo non finisca male per questo devi aiutarmi. In un libro là in biblioteca c’è della cocaina che mi ha lasciato un mio caro amico e..non vuoi che il tuo nome, o quello di Andy venga fuori, vero?- scossi la testa e seguii il moro.

“sei un criminale..” questo urlava la mia testa. Una volta entrati un viso conosciuto ci accolse.

-Molly?- lei mi guardò e si passò una mano tra i lunghi capelli, ora colorati di un rosa pallido. Ero confuso.

-Ce ne avete messo di tempo e Ashley, caro, non hai portato il tuo ragazzo?-

-Pensavo che tu e Andy foste amici, mi sbagliavo, evidentemente.-  la ragazza alzò un sopracciglio.

-Ti sbagliavi molto, sono la sorella adottiva di Ronnie e indovina chi gli ha detto che tu te la spassavi con il mio amichetto?-

Strinsi i pugni e i denti, feci per replicare, ma il ragazzo prese parola.

-Andiamo, prima che si accorgano delle telecamere.- andammo nella biblioteca. Era buia, ma Ronnie tirò fuori tre torce.

-Tu. Disse indicando me –Andrai alle vetrine sulla sinistra e cambierai i libri con questi.- disse porgendomi una borsa colma di tomi.

Erano tutti volumi vecchi e tutti parlavano di sesso o violenza, ne rimasi quasi disgustato.

Vidi che anche Molly stava iniziando a cambiare i libri, mentre Ronnie era sparito. Vidi una luce da fuori e mi sbrigai a sostituire i libri. Quando finii sentii la porta che si apriva. “Merda” pensai mentre mi abbassavo, cercando di nascondermi. Delle voci, la bibliotecaria e due poliziotti, la divisa sembrava quella.

Cercai di andarmene, ma passai di fianco ad una scrivania con una pila di libri in bilico sull’angolo, la feci cadere e di conseguenza  mi videro.

Corsi, cercai di scappare e ce la feci per un pelo, arrivai nel cortile e scavalcai, mi misi a correre. La macchina di Ronnie non c’era più, probabilmente avevano programmato tutto i due “Fratelli”. Corsi finchè non mi trovai davanti casa mia, composi velocemente il numero di Andy al telefono.

-Pronto..- la voce assonnata del mio ragazzo mi fece sorridere.

-Sono vivo.- dissi passandomi una mano sulla nuca leggermente bagnata dal sudore.

-Dio, Ashley! Vengo giù, aspetta.- mi bloccò, quasi gridando con la sua voce calda e roca.

-No, sai lì, riposati, io vado a casa. Ti passo a prendere domani alle otto.- aspettai che desse una risposta, che fu affermativa e chiusi la chiamata.

Entrai in casa, Bill era addormentato sul divano e io stetti attento a non fare il minimo rumore. Salii in camera e mi spogliai. Solo in quel momento mi misi a pensare sul serioa quello che avevo fatto. Avevo sicuramente infranto molte leggi, avevo aiutato Ronnie a recuperare della droga e Molly era la sua sorellastra. Mi ero messo in pericolo ed ero stato minacciato. Cosa mi era passato per la testa?

Strofinai le mani sugli occhi e mi spogliai velocemente, volevo farmi una doccia prima di coricarmi. Mi sentivo sporco, come se quella serata mi avesse lasciato una patina di orrore sulla pelle. Strofinai la spugna un numero indicibile di volte poi andai a letto, sperando che gli occhi blu di Andy mi venissero a trovare durante la notte.

La sveglia suonò prima del previsto, mi sembrava di non aver dormito. Mi bruciavano gli occhi ed ero sicuro che fossero striati di un rosso acceso. Mi vestii e uscii di casa, intravedendo Bill seduto al tavolo della cucina.

Andy mi aspettava fuori dalla porta, mi accolse con un sorriso ed un abbraccio. Fra le sue braccia mi sentivo a casa, la vera casa. Mi strinse forte per un po’ poi mi lasciò un bacio sulla testa e io alzai il viso per incontrare le sue labbra. Non so per quanto stemmo lì a baciarci, ma ci risvegliò la voce di sua madre che ci diceva di andare a scuola.

Facemmo come ci aveva detto la voce. Andammo a scuola, impallidii appena vidi una folla di ragazzi attorno all’entrata. La porta era sbarrata dai poliziotti che stavano sopra i gradini dell’entrata. Andy  mi guardò e mi prese per mano. I nostri amici: CC, Jake e Jinxx ci raggiunsero dopo pochi minuti. Restammo in silenzio finchè Christian lo ruppe.

-Sono entrati in Biblioteca, c’era della droga, non sanno chi è stato.- mi sentii mancare, i sensi di colpa erano troppi. Mi avvolsi tra le braccia di Andy e lui prese ad accarezzarmi la nuca. –Una ragazza è stata accoltellata. Molly.- Sbiancai, Andy mi guardò interrogativo e io scossi la testa. Ronnie aveva accoltellato Molly ed era scappato con la droga?

Tornammo a casa dopo un’ ora circa, dove cercai di mantenermi a distanza dai poliziotti che avevano fatto alcune domande agli studenti.

Anche Andy voleva delle risposte, infatti appena mi chiusi la porta di camera sua alle spalle lui parlò.

-È stato Radke vero?- io annui. –Perché?-

-C’era della droga e Andy, se lo avessi saputo non sarei andato, ci hanno quasi preso.- dissi tutto di un fiato. –Non so cos’èsuccesso, sono andati via: Ronnie e Molly. Sono scappati, non ho guardato se Molly era ancora dentro. Mi ha ricattato, ha minacciato te.-

Stavo tremando. Mi sentivo una pezza. Il viso di Andy era scuro e sicuramente era arrabbiato, ma mi lasciò un bacio sulla fronte e scese in cucina, non lo seguii. Quando tornò aveva fra le mani due tazze di the, lo presi volentieri. Mi fece cenno di andare da lui, sul letto. Lo accontentai e mi sedetti, facendolo sedere tra le mie gambe.

-Non approvo quello che hai fatto, mi dispiace però Ashley. Ronnie è un bastardo, dovrebbe morire per quello che ha fatto, e ti ha ricattato. Dio, Ash. Ti amo, mi dispiace.- finì la frase sussurrando e io gli lasciai u bacio fra i capelli. Appena finimmo il the ripresi a baciarlo. Le sue labbra erano morbide e il piercing creava un piacevole contrasto con il calore delle nostre bocche.

Ora dovevamo aspettare che Ronnie facesse un altro passo falso per farlo scoprire, non sarebbe stato facile.

Il giorno seguente andammo a trovare la ragazza in ospedale. La stanza di Molly era vuota, niente palloncini o fiori, asettica. La puzza di disinfettante era quasi fastidiosa. Stava dormendo e non osammo svegliarla. Le lasciai un biglietto di scuse sul comodino e ce ne andammo.

I giorni passarono veloci, ma di Ronnie neanche l’ombra, a scuola non veniva più. Ne ero ossessionato, lo vedevo ad ogni angolo. Andy mi stava vicino e mi rassicurava come poteva, avevo paura di diventare un peso per lui e cercavo di non lamentarmi. A noi due era successo di rimanere da soli ancora qualche volta, in cui ci eravamo spinti ancora più in là. Il corpo di Andy era caldo, sarei stato ore ad abbracciarlo ed accarezzarlo. Eravamo arrivati a spogliarci completamente. Solo in quei momenti riuscivamo entrambi a dimenticare il mondo. C’eravamo solo noi: Andy e il suo respiro affannoso contro il mio orecchio, le sue mani che mi stringevano i bicipiti e mi pizzicavano la pelle sopra il tatuaggio. Mi aveva confessato che quel gesto era una sua mania, che adorava il mio “ Outlaw” e doveva tracciarne i contorni come se le sue dita fossero calamitate da esso.

Attendevo con impazienza il giorno in cui Andy sarebbe stato mio,

solo mio.

  
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