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Autore: SoulHunter    19/08/2016    1 recensioni
Un sorriso amaro solcò le sue labbra, mentre camminava al di sotto della luce lunare, ripensando ai vari momenti che aveva passato con Jian Yi.
Si poteva sicuramente dire che quel ragazzo gli avesse stravolto la vita, e che più di una volta avesse desiderato di non averlo mai incontrato, ma, se le cose fossero andate davvero così, allora sarebbe rimasto solo.
Poteva sembrare strano, ma sentiva un profondo senso di riconoscenza nei suoi confronti, nonostante si fosse spesso cacciato nei guai per colpa sua, avesse rischiato di farsi rompere la testa, e avesse avuto a che fare più di una volta con le sue preferenze ancora non del tutto dichiarate.
Era grato a Jian Yi, ma non glielo avrebbe mai detto.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Jian Yi, Zhan Zheng Xi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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When did we end up like this?

 
Jian Yi era un stupido, Zhan Zheng Xi lo pensava da sempre.
E scambiare un bicchiere di vino per uno di acqua minerale era stata la cosa più stupida che avesse potuto fare, contando che di idiozie ne aveva già fatte un bel po’, da quando si conoscevano.
Ora il biondo lo vedeva barcollare davanti a sé, incerto anche su come mettere un piede di fronte all’altro. Sembrava sul punto di cadere.
Era sera, una di quelle sere in cui avevano deciso di condividere una cena tra amici, nonostante fosse stato il portafoglio di Zhan Zheng Xi a pagare, alla fine.
Mai avrebbe immaginato che cosa sarebbe successo dopo aver finito quel salatissimo pasto, che li aveva costretti a spintonarsi per raggiungere il distributore dell’acqua.
Ma Jian Yi aveva optato per la strada più semplice, decidendo di bere da un bicchiere che era già stato posato sul bancone, credendo che il contenuto fosse sempre lo stesso.
Pessima scelta, rafforzata dal modo in cui, rapidamente, l’amico lo aveva appena salvato, evitando che finisse contro un palo della luce.
“Dannazione Jian Yi, stai in piedi!” La voce del sempre più scocciato Zhan Zheng Xi interruppe quel silenzio, facendo sussultare l’altro biondo, il quale, confuso, tentò di guardarsi intorno, per individuare la figura di chi aveva appena parlato.
Fu un interminabile atto, prima che potesse avvertire la solida stretta del ragazzo intorno alle proprie spalle, che gli impedì di inciampare in una siepe.
Venne travolto da un’inspiegabile sensazione di calore, che si diramò in tutto il corpo, seguita da brividi e leggere scosse.
L’espressione, ormai marcia di alcol, era diventata un’immensa massa rossa, che partiva dagli zigomi, e terminava quasi in prossimità delle tempie.
“Stavi cadendo di nuovo!” Jian Yi non sentì quanto l’amico gli avesse appena detto, e si limitò ad annuire, come quando si è costretti ad ascoltare le raccomandazioni di un genitore, nonostante non ne si abbia la minima voglia.
La confusione del momento gli impedì di comprendere che fosse stato appena sollevato, e che quindi si trovasse sulle spalle di un malcontento Zhan Zheng Xi, che si apprestava a riportarlo a casa.
Lasciarlo tornare da solo sarebbe stata una follia, sempre che ci fosse tornato a casa, date le sue condizioni, e l’idea di restare in pensiero fino alla mattina successiva non era di suo gradimento.
Non vedeva l’ora di poter dormire.
“Sei proprio un idiota.” Sussurrò, più a sé stesso che al suo interlocutore, ormai nel suo magico mondo dei sogni.
Un sorriso amaro solcò le sue labbra, mentre camminava al di sotto della luce lunare, ripensando ai vari momenti che aveva passato con Jian Yi.
Si poteva sicuramente dire che quel ragazzo gli avesse stravolto la vita, e che più di una volta avesse desiderato di non averlo mai incontrato, ma, se le cose fossero andate davvero così, allora sarebbe rimasto solo.
Poteva sembrare strano, ma sentiva un profondo senso di riconoscenza nei suoi confronti, nonostante si fosse spesso cacciato nei guai per colpa sua, avesse rischiato di farsi rompere la testa, e avesse avuto a che fare più di una volta con le sue preferenze ancora non del tutto dichiarate.
Era grato a Jian Yi, ma non glielo avrebbe mai detto.
Quanto a lui, invece, si era ormai appropriato della spalla di Zhan Zheng Xi, dormendoci con una guancia poggiata su, e il suo classico sorriso da ebete stampato sul viso.
Passò qualche minuto, prima che il biondo si rendesse conto di un dettaglio che fino a quel momento non aveva preso in considerazione, ma pur sempre importante.
Dove abitava Jian Yi?
Non lo sapeva, perché non si era mai recato a casa sua, ma era sempre successo il contrario.
Non aveva idea di quale via prendere, dove svoltare, e, soprattutto, quanto distasse dal luogo in cui si trovavano.
I suoi passi si arrestarono di fronte ad un muretto, sul quale fece sedere quello che ormai poteva considerare come un “peso morto”.
La mente si focalizzò sull’unica alternativa a disposizione, e, rapidamente, iniziò a scorrere la rubrica del telefonino.
Per fortuna, dall’altro capo qualcuno accettò la chiamata.
“Sì, ho capito. Grazie rappresentante di classe.”
 
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“Ma dove sono finiti tutti?” Zhan Zheng Xi suonò a quel dannato campanello per una decina di minuti, ma nessuno si decise ad aprire.
Quella era decisamente la sua serata sfortunata.
Quindi frugò tra le tasche di Jian Yi, e rimase sollevato dal fatto che non tenesse le chiavi di casa in alcun posto strano.
In caso contrario, l’avrebbe lasciato davanti alla porta, consapevole del fatto che avrebbe dormito per tutto il tempo, e poi qualcuno, trovandolo in quelle condizioni, l’avrebbe fatto entrare.
“Deve essere questa la sua stanza.” Il caos regnava sovrano nel luogo in cui il biondo aveva appena messo piede, non c’erano dubbi: quella era la camera di Jian Yi.
Potè permettersi, finalmente, di tirare un sospiro di sollievo, mentre si avvicinava al letto, per adagiarci sopra il corpo del ragazzo.
Possibile che quest’ultimo fosse anche riuscito a tenere salda la presa sulla propria tracolla, trascinando con sé, sul materasso, anche Zhan Zheng Xi?
Ancora chiaramente sbronzo, si avvinghiò al busto dell’amico, lasciandogli ben poco spazio, sia per alzarsi, che per respirare.
“Dannazione, Jian Yi! Svegliati!” Un sonoro ceffone si infranse contro la guancia del povero ubriaco, che, come risposta, brontolò qualcosa, senza comunque accennare a lasciarlo andare.
Entrambi i bacini combaciavano, sfregando ogniqualvolta tentassero di muoversi, per motivi diversi.
Al rossore presente sulle guance di Jian Yi, si unì anche quello del compagno, che vagava con la mente alle possibili soluzioni, ai gesti da compiere.
Quando si fosse ripreso, l’avrebbe di sicuro ucciso, ma, per il momento, doveva soltanto pensare a come rimettersi in piedi, prima che la situazione si complicasse ulteriormente.
In tutto ciò, non potè non soffermarsi a guardarlo in viso.
Così indifeso, sarebbe andato incontro ad una brutta conclusione di serata, se fosse rimasto solo sulla strada, in balia dell’alcol e di chi avrebbe potuto approfittare della sua semi-incoscienza.
Le palpebre erano socchiuse, ma si sollevavano di tanto in tanto, come a scrutare la figura sopra di sé.
“Zhan… XiXi.” La voce ridotta ad un sottile sussurro, percepibile soltanto a quella distanza, ed un’implicita richiesta di aiuto celata in quella semplice parola, nel nome nel suo migliore amico.
Si sforzò di recuperare un minimo di lucidità, e focalizzò lo sguardo su Zhan Zheng Xi.
Aveva ancora quello stupido sorriso sulle labbra, e parlava come fosse in punto di morte.
“Mi fa male…” Il biondo non avrebbe nemmeno avuto bisogno di finire la frase, che subito l’amico intuì a cosa si stesse riferendo, dal modo in cui stava strusciando la zona del basso ventre contro la propria.
Non era la prima volta che gli capitava di finire in una situazione del genere, nella quale tutto ciò che desiderava era sprofondare, sperando che il giorno dopo nessuno si ricordasse di niente.
“Cosa stai dicendo! Smettila di essere così!” Zhan Zheng Xi alzò il tono di voce, alterato dal modo in cui l’altro si stava comportando, e premette una mano sul materasso, cercando di utilizzarla come leva per sollevarsi.
Quei tentativi vennero abbandonati, però, quando notò sul volto di Jian Yi un accenno di lacrime, le quali, prepotenti, non si risparmiarono di mostrarsi nel giro di qualche secondo.
Ricordava perfettamente quella scena, tant’è che la paragonò ad un deja-vu.
Piangeva per colpa sua, per la seconda volta.
Un fiume di ricordi gli attraversò la mente, e lo riportò con la forza a quel bacio, e a quando gli era stato detto di far finta di niente.
Come poteva cancellare quell’esperienza, dopo aver visto quelle lacrime accompagnare le sue parole, e la sua richiesta di tornare a considerarlo come aveva sempre fatto.
Non gli era mai passata per la testa l’idea di abbandonarlo, nemmeno nei momenti peggiori.
Ed ora rivedeva, di fronte a sé, quello stesso ragazzo che, per chissà quale motivo, si era permesso di premere le labbra contro le sue, e poi aveva preteso che prendesse tutto come un gioco.
Riconosceva quelle lacrime, e sapeva di non essere stato abbastanza comprensivo, quando invece avrebbe dovuto ascoltarlo, da vero amico.
“Questo… È anormale? Io… Sono anormale?” Quelle parole fecero sgranare gli occhi a Zhan Zheng Xi.
Perché erano domande a cui non aveva mai dato una risposta.
Nemmeno lui sapeva se considerare quello un normale ragazzo o meno, ma, di certo, non aveva mai pensato di rompere la loro amicizia per quel motivo.
Se si considerava anormale, era soltanto perché, nel proprio comportamento, qualcosa doveva averglielo fatto pensare, e a quel qualcosa doveva rimediare.
Il benessere di quel Jian Yi era più importante di qualsiasi stupida frase da lui inventata.
Lentamente, Zhan Zheng Xi evitò ogni tentativo di scappare ancora, lasciando che le braccia andassero a cingere in corpo del suo migliore amico.
Poteva ancora considerarlo come un semplice migliore amico?
Per ottenere quella risposta, forse, avrebbe dovuto attendere ancora del tempo, ma, per il momento, sapeva esattamente cosa fare.
Le labbra si schiusero di poco, prima di pronunciare ciò che sarebbe dovuto servire come un tentativo di conforto, ma anche come un pensiero vero, e non una frase di convenienza.
Non ebbe il bisogno di alzare la voce, e il suo tono rimase calmo, mentre con le dita stringeva alcune ciocche dei suoi capelli, nella vana speranza che si calmasse, e che quelle lacrime smettessero di fluire.
“No, non lo sei.”

 
 
   
 
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