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Autore: Mistralia    19/08/2016    1 recensioni
«[...]Guardi le voglio raccontare una storia.»
«Ah bhe, io sono qui per questo. Lei ha combattuto con i Lightwood, Jace Herondale, l’impavido Lewis e la Fairchild, li conosceva tutti personalmente…»
«Come no, ehm…spenga»
«Ma mi serve, per ricordare i numeri, le date!»
«Spenga»
[...]
«Volevo dire, non si tratta solo di Nephilim, di banali informazioni dell’Anagrafe Italiana… Stiamo parlando di amici, compagni, di mio marito. Stiamo parlando di persone buone e leali, puliti, un esempio per tutti noi. Naturalmente anche loro avevano dei difetti, come tutti. Erano, però, per me, come un’utopia… e non soltanto per me. Come una luce in un tempo buio»
||Magnus POW|| 2100 d.C. || Ogni foto, un ricordo, una lacrima
Genere: Drammatico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Max Lightwood-Bane, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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«Amor verum numquam moritur… L’amore vero…»

 

«Non muore mai…»

 

L’inviato del “Cacciatore Mezzosangue” si aggirava con cautela e insicurezza all’interno di un’immensa villa di campagna, appartenente niente di meno che, all’ormai, ex Sommo Stregone di Brooklyn, nonché uno dei più grandi e carismatici personaggi che i Nascosti ebbero mai visto.

 

Nessuno avrebbe mai pensato che un mondo ottuso e inattaccabile come quello Invisibile, governato com’era da rigidi citrulli insensibili, avrebbe, con l’avvento delle Nuove Riforme, tra le tante cose, accettato anche la creazione di una testata giornalistica, simbolo di una meritata e ritrovata emancipazione delle opinioni.

 

Le Nuove Riforme avevano rappresentato un’immensa conquista per i Nascosti: ora era possibile fare ricorso al Clave dopo un verdetto insoddisfacente in un processo, gli shadowhunters non rimanevano più tanto impuniti, le pene per chi oltraggiava i mezzosangue demoniaci erano aumentate; il Clave aveva allentato la morsa con la quale stringeva l’intero mondo shadowhunters, permettendo così una distribuzione maggiormente equilibrata delle risorse ed una percentuale di risoluzione dei problemi in costante crescita.

 

Era rinata la libertà di stampa, di parola, si poteva amare chi si voleva, quando si voleva e perchè si voleva, farlo sapere all’universo in tutti i modi possibili e nessuno si sarebbe venuto a lamentare o ad obiettare.

 

E così come i sangue d’angelo s’erano ritrovati più forti di prima, l’esistenza che conoscevano iniziava a mutare con loro, modificandosi, adattandosi al domani che la Nuova Generazione aveva iniziato a costruire; c’erano vampiri che convivevano con licantropi, stregoni che avevano abbassato le parcelle dei loro servigi, Figli della Luna che si adoperavano come guardie del corpo dei Nephilim, fate che collaboravano attivamente nella lotta ai demoni, Shadowhunters che sposavano le progenie dei Principi dell’Inferno.

 

Alexander ed Isabelle Lightwood, Clary Fairchild, Jace Herondale, Magnus Bane e Simon Lewis avevano salvato il mondo più di una volta, l’avevano rimproverato per i suoi capricci futili, l’avevano consolato e poi l’avevano rimesso in sesto.

 

E tutto solo perchè una ragazzina dai capelli color del tramonto voleva ritrovare la sua mamma.

 

Ora che l’inviato si aggirava per la stanza alla ricerca di qualche particolare sconvolgente della casa di Magnus, l’aria nostalgica di quei tumultuosi giorni, tornava a farsi sentire, carica e pesante, come una cappa di cianuro che copre il volto, uccidendo i pensieri felici e accendendo il richiamo del passato.

 

«Quel bracciale me lo regalò Alec, il giorno…Prego si accomodi…Il giorno del nostro decimo anniversario di matrimonio. Lui amava quella frase, nemmeno l’avesse coniata lui stesso. »

 

Era strano vedere Magnus Bane sotto quella prospettiva; per la maggioranza della sua vita era stato un Nascosto mondano, amante delle feste, del lusso sfrenato. Era famoso per i suoi molteplici amanti, dalle mille razze e dai mille sessi. Non c’era giorno che passare senza sentire almeno un pettegolezzo sui trascorsi amorosi di quello stregone. 

 

Eppure ora era davanti a lui, un filo di eye-liner, pochi glitter argento, capelli sale e pepe, residuo di un corvino fiammante, una maglia a collo alto nera, jeans e Hogan; spiccava, al dito, un anello d’argento, simile a quello degli Shadowhunters, che figurava il simbolo dei Lightwood… Niente collane d’oro zecchino, niente orecchini serpeggianti, niente bracciali tintinnati. L’altra mano, quella sinistra, presentava una vera in titanio nero, circondata da disegni assai familiari all’occhio del ragazzo: le rune del matrimonio. 

 

Il giornalista si sentì un po’ a disagio… vestito con una giacca di velluto canna da zucchero, camicia bianca e pantaloni ben stirati, sembrava fin troppo elegante al cospetto di colui che, un tempo, era stato l’icona della moda dei Nascosti.

 

Si sedette e si guardò intorno; l’ambiente era piuttosto semplice, con architetture alla greca e saloni open-space dallo spiccato mobilio bianco e legnoso, simile alle ville mediterranee. C’erano moltissime foto: polaroid, integrali, truccate, photoshoppate, giganti, minuscole, animate, inserite in cornici d’ogni gusto e colore.

 

Dorian riconobbe in quelle foto le immagini di quegli stessi individui dei quali aveva appreso vita, morte e miracoli all’Istituto di Sidney; i Lightwood con l’arco e la frusta, la giovane Fray che disegna mezza sporca di vernice, l’erede degli Herondale inseguito da una…papera?

 

“Si Dodò è una papera, non hai le traveggole” si disse, storpiando la bocca.

 

C’erano scatti di matrimoni, iniziazioni alle rune, Ascensioni, anniversari, una piccola istantanea in bianco in nero di una donna sconosciuta, quella seppia di un bambino che riconobbe essere il terzo figlio di Maryse Trueblood, morto durante la Guerra Oscura.

 

Davanti a questi, la consacrazione di Max Lightwood-Bane a Sommo Stregone di Brooklyn e il primo giorno da Direttore dell’Istituto di Los Angeles del fratello Rafael; d’ovunque giravi la testa, v’era una fotografia, che recava i personaggi di ieri, di oggi e del domani.

 

«Intervista a Magnus Bane, ex Sommo Stregone di Brooklyn, in occasione dell’anniversario della fine della Guerra Oscura…»

 

Dorian accese un piccolo registratore metallico e lo pose sul tavolino da caffè di legno mogano, mentre Magnus lo osservava guardingo.

 

«Tutti noi conosciamo la sua storia, sua, di suo marito, e della di lui famiglia. Nato e cresciuto nel mondo umano, raggiunta la maggiore età, ha cominciato la sua arrampicata verso le vette più alte dell’universo Invisibile, nel campo della magia. Ha partecipato attivamente all’Insorgenza nella protezione dei suoi simili, alla Guerra Oscura in prima linea. È stato un’attivo consigliere del Clave, promulgatore dei diritti dei mezzo demone, consorte di Alexander Lightwood, padre adott…»

 

«Scusi…Aspetti…»

 

«Perchè non è giusto? Max e Rafael non sono suoi figli adottivi? Ho sbagliato qualcosa?»

 

Magnus iniziò a ridacchiare.

 

«No, no, non volevo dire questo…Non si tratta soltanto, come dire, di dati anagrafici o meriti…»

 

«Mi scusi, ma questi sono eventi unici! Lei è stato il primo Stregone simpatizzante nei confronti dei Nephilim!»

 

L’ultra cinquecentenario si guardò intorno con fare imbarazzato.

 

«Certo certo…come no. Guardi le voglio raccontare una storia.»

 

«Ah bhe, io sono qui per questo. Lei ha combattuto con i Lightwood, Jace Herondale, l’impavido Lewis e la Fairchild, li conosceva tutti personalmente…»

 

«Come no, ehm…spenga»

 

«Ma mi serve, per ricordare i numeri, le date!»

«Spenga»

 

Il giornalista si sporse dalla poltrona per fare ciò che Magnus gli aveva ordinato, con una smorfia di incertezza e incredulità dipinta sul volto.

 

«Volevo dire, non si tratta solo di Nephilim, di banali informazioni dell’Anagrafe Italiana… Stiamo parlando di amici, compagni, di mio marito. Stiamo parlando di persone buone e leali, puliti, un esempio per tutti noi. Naturalmente anche loro avevano dei difetti, come tutti. Erano, però, per me, come un’utopia… e non soltanto per me. Come una luce in un tempo buio»

 

Gli occhi felini iniziarono a divenire lattiginosi ed umidi, perchè la fatica di riportare a galla tutti quei ricordi, comportava uno sforzo enorme; non ci si limitava, infatti, solo ai momenti felici, ma anche ai dolori, ai pianti, alle cose mai dette, ai lutti, a guardare una tomba bianca senza poter far niente per dissotterrarla, vedere la gente che ami morire.

 

«Lei non può sapere com’era ridotto il nostro mondo, al tramonto dell’Insurrezione di Valentine o durante la Guerra Oscura. Come potrebbe? Non era nemmeno nato… Idris, gli Istituti, in ginocchio, distrutti. E questi ragazzi erano armonia, in mezzo ai contrasti. Loro, come altri, Jocelyn Fray, Luke Garroway, Tessa Gray, Fratello Zaccaria, Hodge Starkweather, avevano dato una speranza al nostro Paese, una speranza di ricostruire. Erano umani, ma invincibili…Un sogno…E Alec era il mio…»

 

Magnus tacque per un attimo, si asciugò le lacrime dal volto e si diresse verso il frigo bar per prendere una Pepsi; da quando Alec era morto, a ottantaquattro anni suonati, aveva cambiato molte delle sue abitudini: aveva smesso di bere, di vestirsi sgargiante, truccarsi abbondantemente, cospargere di lustrini anche il caffè.

 

Ogni mattina si ripeteva che non poteva spegnersi, non poteva chiedere a suo padre di mettere fine a tutto quel dolore, non poteva andare in Accademia e prendere un pugnale in prestito… non doveva e non poteva; le sue uniche ancore erano stati Max e Rafe, Catarina e Tessa erano servite a poco, e, quando anche l’ultima della compagnia -Clary- si era riunita con gli altri in Paradiso, l’oggi dello stregone si era incrinato definitivamente.

 

Le giornate si erano ridotte ad un guscio vuoto, in balia del rimorso e del rimpianto, dei ricordi che gli venivano a far visita troppo spesso; se era ancora vivo, dunque, doveva ringraziare Alec, la famiglia che avevano costruito, che aveva donato lui una miriade di figli, nipoti e pronipoti che avrebbero impedito qualsiasi malsana idea di ricongiungimento del magico mezzosangue.

 

«C’è una cosa che, però, Signor GoldAge, deve tenere a mente…»

 

«Cosa Signor Bane?»


«La cosa più importante che fecero quei ragazzi, non furono le battaglie, ma dimostrare che Valentine aveva torto: amare non era distruggere, ed essere amati non era essere distrutti.»
 


Ehm...Buena Tarde?
Lo so, lo so...dovrei aggiornare "Good as You" invece di pubblicare un'altra long...ma ho appena finito di vedere il film "Il Grande Torino" e mi è venuta in mente questa ridicolissima storia.
Che dire? Recensite perfavore?
...Anche perchè ne ho talmente poche che, tra poco, mi suicido io (se significasse andare da Alec, però...)...
Mistralia.♠️

Se volete passate dalle altre mie storie:
Good As You:http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3494293&i=1
Amor Omnia Vincit:http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3508832&i=1
That's the way it is:http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3402371&i=1

P.S. Per i prossimi capitoli vorrei che voi mi proponeste dei prompt che potessero far pensare a delle foto...Potete contattarmi sia su Facebook (lo dovreste trovare sulla BIO), che nei messaggi di EFP, che nelle recensioni. Grazie in anticipo. 👋🏽


 
   
 
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