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Autore: nettie    19/08/2016    1 recensioni
Rimarrò a luci spente, solo così riuscirò a sentirmi al sicuro. Cullata dalle ombre e dalle tenebre, respirerò come se non avessi mai respirato durante tutta la mia vita.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
- Questa storia fa parte della serie 'Storie brevi scritte in un lasso di tempo breve. '
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Ti lascerò all’aeroporto, ma ti saluterò solo dopo averti visto girare i tornelli. Mi volterò, e non guarderò più indietro per soffocare il dolore crescente nel petto. Cercherò di non pensarti per i seguenti dieci minuti, cercherò d’immaginarti tornare indietro ed afferrarmi la mano. Non succederà. Così cercherò di stare senza pensieri, ma non ci riuscirò.

Tornerò a casa mia: la sentirò più fredda, più vuota, ma nonostante tutto il tuo profumo sarà ancora sul mio cuscino. Mia madre mi accoglierà, ma non sarà il suo abbraccio a scaldarmi l’anima. Mi bacerà la fronte, ma non sarà quel bacio ad illuminarmi nuovamente. Le lacrime lotteranno con tutte le loro forze per uscire e sgorgare via dai miei occhi, ma non darò loro vinta: non proprio davanti a mia madre, non proprio davanti a lei.

Correrò immediatamente a nascondermi nella mia camera da letto, e mi fionderò fra le lenzuola ancora sfatte dalla mattina stessa. Sentirò il cuore esplodere nel petto e far male, ma male da morire. Accenderò il cellulare alla ricerca di qualcuno: alla ricerca di un messaggio, di una parola, di un po’ di conforto. Non troverò nessuno. Mi sentirò sola, mi sentirò stupida.  Affonderò il viso nel cuscino: sulla stoffa soffice ancora il tuo odore. Non mi sentirò ancora al sicuro. Farò il gesto più ingenuo che potrebbe mai venirmi in mente: pigramente mi dirigerò da mia madre con gli occhi gonfi alla ricerca di riparo, ma lei non capirà. Forse troppo adulta per capire adolescenziali strazi, lei non capirà. Lei non capirà, e l’unica cosa che saprà fare sarà urlare: l’anima verrà scossa da quelle crude urla, le orecchie non vorranno ascoltare, e gli occhi vorranno piangere un po’ di più. Mi sentirò ancora più sola, mi sentirò ancora più stupida.

Sgattaiolerò silenziosamente in bagno con la coda fra le gambe e la testa bassa, mi chiuderò la porta alle spalle senza dire una parola. Farò girare la chiave nella serratura, ed inizierò a riempire la vasca da bagno. Lascerò che un dolce tepore invada quelle quattro piccole mura, verserò bagnoschiuma alle erbe dentro l’acqua limpida. Mi guarderò allo specchio e tirerò il sospiro più lungo della mia vita. Vedrò il petto alzarsi ed abbassarsi; insieme a lui tutti i miei sentimenti tremeranno.

Quando l’acqua avrà raggiunto l’orlo della vasca, mi spoglierò di tutti i vestiti. Rimarrò nuda in compagnia di me stessa, e mi immergerò in quel dolce aromatico bagno - in silenzio, senza quasi respirare. Smorzerò la luce con un gesto della mano sull’interruttore, e rimarrò così: a luci spente.

Rimarrò a luci spente, solo così riuscirò a sentirmi al sicuro. Cullata dalle ombre e dalle tenebre, respirerò come se non avessi mai respirato durante tutta la mia vita. Uno spiraglio di luce lunare trapasserà le tapparelle non del tutto serrate, e piangerò.

Rimarrò a luci spente, e piangerò.

Tremerò, piangerò. Tenterò di sentirmi al sicuro, scambiando quella culla d’acqua e profumo per le tue braccia forti. Non ci riuscirò: piangerò più forte, pur rimanendo in silenzio.

Piangerò a luci spente, osserverò figure fatte d’ombra danzarmi intorno, e il cuore non riuscirà a calmarsi. La notte calerà sulla volta celeste, e la Luna si farà finalmente alta nel cielo. Io sarò ancora lì, immobile, col viso rigato dalle copiose lacrime piante. Ma dopo tanto dolore, solo il mio respiro sarà lì a spezzare il silenzio. Ma dopo tanto dolore, solo il ricordo del tuo tocco sarà lì a calmare il cuore. Le tenebre appianeranno la distanza che ci divide, e ricorderò ancora una volta le tue labbra sulle mie. Mi sentirò meglio - subito dopo tornerò a sentirmi peggio. Ti cercherò, e non sarai lì. Vorrò chiamare il tuo nome, ma la ragione non mi lascerà compiere tale gesto: farà a botte col cuore. Vorrò correre fra le tue braccia: mi ricorderò di non saper nuotare. Tornerò a piangere, rinchiusa nel mio personale circolo vizioso. Invocherò nomi di persone non più a me vicine, e mi pugnalerò più e più volte al petto senza neanche rendermene conto. Sarà forse l’attimo di dolore più lungo della mia vita, pur durando solo un’eterna mezz’ora. Un’eterna mezz’ora a luci spente.

Quando finalmente i miei singhiozzi si calmeranno e i miei occhi non avranno più lacrime da piangere, mi alzerò ed uscirò fuori dall’acqua. Un intenso freddo m’invaderà e m’entrerà nelle vene andando a scorrere insieme al sangue, ma rimarrò lì, in piedi, immobile. Scorgerò il mio riflesso nel buio, e vedrò una persona un po’ più nuova di quel che ero. Scorgerò il mio riflesso nel buio, e vedrò occhi diversi incastonati nel viso della bambina di sempre. Scorgerò il mio riflesso nel buio, e tutto ciò che desidererò sarà vedere la tua figura al fianco della mia. Mi convincerò ad aspettare, e sospirerò un’ennesima volta.

Accenderò la luce, e questa mi colpirà gli occhi come una spada può attentare alla vita d’un cavalier rivale. Accenderò la luce, e mi prometterò di non piangere ancora per la tua lunga e costante assenza. Accenderò la luce, ed accetterò ancora una volta una realtà che non mi piace poi così tanto.  Accenderò la luce, e mi tratterrò dal voler rimanere a luci spente.  

 

A te che aspetterò in eterno, nonostante il mar che ci divide, nonostante il passar delle stagioni - fino a quando ne avrò la forza, fino a quando mi donerai coraggio.

 
   
 
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