Storie originali > Avventura
Segui la storia  |       
Autore: Lord_Envy    19/08/2016    0 recensioni
La vita di Fidel, Léonie e Lothar subirà un grande cambiamento quando scopriranno che il loro coinquilino, Brexton, è una spia internazionale. Vittime della sfortuna, i tre ragazzi saranno costretti a partecipare alla missione, per evitare di essere uccisi. Fra amori, amicizie e tradimenti, ecco a voi una piacevole storia estiva.
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Si comincia

Questa volta fu Brexton ad essere svegliato violentemente. Léonie, Fidel e Lothar si svegliarono praticamente nello stesso momento, ormai abituati ad aprire gli occhi prima ancora del sorgere del sole, ma questa volta si ritrovarono Brexton ancora dormiente al centro del materasso. Si scambiarono uno sguardo complice e a stento trattennero un sorriso.
Si alzarono dal letto e con passo felpato si diressero in cucina. Ognuno di loro prese una bevanda zuccherata e la agitò per bene. Tornarono sul letto e contemporaneamente sfruttarono la spinta del gas presente nelle bibite ed inondarono il corpo di Brexton ormai in posizione fetale per cercare di proteggersi dai getti dei liquidi.
''Ok, me lo merito.'' disse quando svuotarono le bottiglie.
''Siamo stati troppo misericordiosi.'' annuì Léonie gettando il contenitore di plastica pigramente contro il ragazzo sul letto.
''Ah sì?'' domandò prima di tirare Léonie per il braccio e abbracciandola asciugando la sua pelle contro i suoi vestiti. Léonie scoppiò in una convulsa risata mentre Brexton si alzava e minacciava gli altri due dello stesso trattamento.
''Non ci provare!'' rise Fidel ponendo le mani in avanti mentre Brexton avanzava furtivo come un leone.
''Cosa vorresti fare?'' domandò Brexton piegando leggermente le gambe, pronto a saltare.
''MacMillan, attacca!'' ordinò Fidel notando che il gatto si stava incamminando verso i due ma appena raggiunse i polpacci di Brexton, miagolò e si sedette pigramente per terra. ''Traditore.'' aggiunse girando i tacchi per correre via ma Brexton fu più veloce e lo tirò a sé sporcandolo come aveva fatto poco prima con Léonie.
''Oggi che faremo?'' domandò Lothar prevedendo bene che l'amico non avrebbe condiviso la stessa confidenza con chi la sera prima gli aveva dichiarato guerra.
''Non so. Siete liberi fino a stasera alle 18, poi dobbiamo prepararci e con un bagno solo prevedo una lunga fila.'' disse continuando a torturare Fidel che lo implorava di smettere.
''Come liberi?'' domandò Léonie alzandosi dal letto.
''Potete fare quello che volete.'' disse con un certo sforzo poiché Fidel ora iniziava ad opporre resistenza.
''Anche uscire e, che so, fare ancora shopping?'' domandò la ragazza.
''Sarebbe meglio se viaggiassimo leggeri!'' commentò con voce quasi affannata.
''Sai, l'ultima volta che ho lottato con un uomo è finita nel più porno dei modi!'' commentò Fidel e subito sentì la presa allentarsi ed il corpo di Brexton allontanarsi. ''Funzionano sempre questi avvertimenti!'' sorrise vittorioso.
Dopo una doccia per scrostare lo zucchero rappreso sulle loro pelli, i ragazzi si divisero. Fidel si mise a prendere il sole sulla terrazza, Léonie fece lo stesso solo che si diede alla lettura del suo libro preferito Orgoglio e Pregiudizio mentre Lothar si diede allo zapping convulso e Brexton andò decise di nuotare nella piccola piscina che avevano a disposizione. La ragazza cercava di concentrarsi sulla lettura ma ogni qualvolta che Brexton usciva dall'acqua i suoi occhi schizzavano a sondare il suo corpo. Partivano dai polpacci per poi salire sulle cosce, sfiorare il costume il cui contenuto conosceva fin troppo bene, poi si soffermava sugli addominali e sui pettorali per dirigersi verso le braccia, le mani, tornava sul collo e sulle labbra ed infine lo sguardo ricadeva sul costume del ragazzo, lato B compreso.
Lo stava fissando ormai da parecchi secondi quando poi Fidel le schioccò le dita davanti agli occhi per farla rinvenire.
''Smettila o se ne accorgerà!'' sorrise il ragazzo con gli occhi chiusi.
''Di fare cosa?'' domandò Léonie tornando a cercare il punto che aveva lasciato quando aveva assistito all'apparizione del corpo di Brexton.
''Devo mettermi a parlare?'' domandò aprendo un solo occhio.
''No no!'' rispose l'amica piazzandosi il libro davanti alla faccia per non vedere Brexton ma puntualmente la sua mente trasmetteva immagini in cui il ragazzo la sbatteva contro il muro ed iniziavano così a fare l'amore nel modo più passionale che la sua immaginazione poteva concederle. 'Basta!' si ordinò ma Mr Darcy prese le sembianze di Brexton e ad ogni occasione si strappava la camicia costringendo Léonie Bennet a toccargli i pettorali e ad ore ed ore di sesso selvaggio anzi no, sesso atomico.
''So a cosa stai pensando!'' canticchiò Fidel dondolando con la testa.
''Smettila, sei lugubre!'' commentò Léonie girando pagina per far vedere che stava leggendo.
''Da quand'è che non fai sesso?'' domandò con naturalezza.
''Be... da quando... cioè...'' balbettò Léonie cercando di sembrare convincente ma la sua mente stava andando in tilt.
''No! Non ci credo! Non dirmi che Brexton è stato l'ultimo!'' disse il ragazzo con gli occhi sgranati. Léonie annuì tristemente e si morse il labbro in segno di profonda distrazione anche se vista dagli occhi esterni la scena poteva sembrare soprattutto comica. ''Tesoro, tu puoi avere chiunque! Hai vinto alla lotteria della bellezza e puoi permetterti di convertire anche un omosessuale accanito come me!'' miagolò il ragazzo con tono speranzoso e convincente.
''E' che era così... bravo...'' si spiegò pesando le parole.
''Oh. Davvero?'' domandò lanciando un'occhiata perplessa a Brexton che nuotava. ''Sembra un imbranato!'' si spiegò.
''Non lo è!'' sospirò Léonie tornando a far finta di leggere.
''Be puoi sempre fartelo e gettarlo via.''
''Fidel!!!'' urlò la ragazza scandalizzata.
''Ok, ho esagerato.'' e tornò a rilassarsi. ''Almeno indossa degli occhiali da sole, così nessuno ti nota mentre lo squadri!'' aggiunse.
Le ore passarono e i quattri amici dovettero iniziare pigramente a prepararsi. Léonie fu l'ultima a chiudersi in bagno poiché sapeva di essere la più lenta e che avrebbe bloccato gli altri tre.
''Dovrei mettere un po' di gel?'' domandò Lothar guardandosi allo specchio.
''Sono finiti gli anni '90!'' spiegò Fidel mentre tentava di farsi la cravatta. ''Usa la cera.''
''Chi vuoi che sappia che il gel è fuori moda?'' disse aprendone il barattolo.
''Le checche e le ragazze.'' spiegò Fidel annodandosi la cravatta in una maniera orribile.
''Quindi alle ragazze non piace?'' domandò Lothar studiando il composto gelatinoso fra le mani.
''Mai piaciuto. Vogliono poter passare le mani fra i capelli senza aver paura di incastrarsi.'' commentò con uno certo sforzo poiché stava tentando di sciogliersi il nodo per l'ennesima volta.
Lothar richiuse il barattolo ed iniziò ad infilarsi i pantaloni neri dello smocking che aveva comprato.
''Ho fatto un cappio!'' gioì in seguito Fidel mostrando la cravatta agli altri due che risero lievemente.
''Vieni qui.'' disse Brexton e lo aiutò a fare il nodo alla cravatta mettendosi di fronte a lui. Con lo sguardo basso Fidel si concentrò sui movimenti delle mani del moro e ripensò al discorso che aveva fatto poco prima con Léonie. Ebbe un brivido di disgusto nell'immaginarsi Léonie e Brexton in atti spinti, era come vedere la propria sorella.
''Stai bene?'' domandò Brexton notando il brivido.
''Diciamo di sì e finiamola qui!'' sorrise il ragazzo mentre rigettava quell'immagine dalla sua mente ed accarezzando la cravatta appena fatta.
''Fidel, mi aiuti con la zip?'' domandò la ragazza urlando da dentro al bagno. Il biondo fece per muoversi ed esaudire la richiesta ma qualcosa lo bloccò. Vide lo sguardo lievemente mutato sul volto di Brexton e non poté fare a meno di pensare di dare una piccola spinta al suo coraggio, come una chioccia che spinge i pulcini a camminare.
''Non ho finito!'' disse con tono distratto mentre cercava di catturare lo sguardo di Brexton, troppo distratto.
''Vengo io!'' si offrì subito Lothar alzandosi dal letto con un aria leggermente iperventilata.
''Non ci contare!'' rise Léonie dall'altra parte.
''Vuoi che venga io?'' domandò Brexton poggiandosi alla porta e sconvolto dalla domanda che gli era appena uscita dalla bocca.
Léonie si girò verso l'uscio chiuso in preda al panico. Se avesse detto di no, Brexton si sarebbe arrabbiato e se avesse detto di sì Lothar avrebbe messo il muso tutto il tempo.
''Maledetto Fidel!'' sussurrò a denti stretti mentre si sforzava di chiudersi il vestito da sola.
''Allora?'' domandò Brexton abbonandosi i polsi della camicia per far vedere che era interessato da qualcosa di più importante. Lothar era tornato ad allacciarsi le scarpe in modo da cui traspariva evidente ira se non addirittura gelosia mentre Fidel pregava qualche divinità che Léonie dicesse di sì.
''Ho fatto da sola.'' disse qualche secondo dopo.
''Ok.'' rispose Brexton allontanandosi dal bagno e andando ad indossare la giacca con aria delusa mascherata da un velo di indifferenza. Fidel si catapultò in bagno, aprendo la porta senza neanche bussare e guardò Léonie con aria sconvolta e arrabbiata.
''Ma sei impazzita?'' domandò bisbigliando. ''Si era offerto di entrare.''
''Si, grazie, aiutami con il mascara.'' urlò la ragazza per sviare i dubbi dei ragazzi ''Avrebbe solo complicato le cose. Tu perché non sei venuto?'' domandò lei con tono accusatorio.
''Alza l'occhio!'' gridò lui per poi tornare a mormorare ''Perché volevo darvi una mano.'' rispose incrociando le braccia.
''Dare una mano a cosa? Non c'è rapporto, non ci sono intenzioni, solo velleità. Non c'è niente.'' disse con tono nervoso.
''Sei bellissima, comunque.'' disse sospirando e uscendo dal bagno dopo di lei. Il sangue di Lothar e Brexton confluì unicamente nella zona del basso ventre non appena videro Léonie uscire dal bagno. Il vestito era lo stesso che aveva provato al negozio ma ora con un filo di trucco, le scarpe adatte e i capelli alzati, stava ancora meglio.
''Sei...'' iniziò Brexton.
''Stupenda!'' finì Lothar prendendo l'amico in contro piede.
''Grazie.'' sorrise Léonie a sguardo basso. Brexton scoccò un'occhiata di soccorso verso Fidel il quale sillabò muovendo le labbra e senza emettere suono, come il gobbo di un teatro.
''Sei incantevole!'' le sorrise guardandola negli occhi.
''Andiamo?'' domandò Fidel dopo secondi di silenzio imbarazzato. Appena Léonie si girò Brexton fece l'occhiolino al biondo che sorrise in maniera di regale superiorità.
Entrarono in una limousine nera e viaggiarono circa per venti minuti prima di arrivare a destinazione. Brexton spiegò loro come avrebbero dovuto muoversi, cosa avrebbero dovuto fare, quanto tempo avrebbero dovuto usare e distribuì loro una foto del soggetto che dovevano cercare. Si sarebbero divisi in due gruppi: Léonie e Lothar si sarebbero finti cantanti di un locale jazz della zona frequentato da James Carlmichael, il vice direttore dell'industria chimica che avrebbero dovuto sabotare mentre Fidel e Brexton sarebbero andati nel suo appartamento e avrebbero cercato la piantina e i codici d'accesso della fabbrica.
''Indossate questi orologi. Quello di Lothar è collegato all'auricolare di Fidel mentre quello di Léonie al mio. Sentiremo tutto quello accade ma non potremo comunicare fra di noi.'' disse aspettando che gli altri afferrassero con certezza il concetto. ''Bene. Léonie, tu dovrai riuscire a farti dare il numero della cassaforte che io e Fidel apriremo e subito dopo andatevene. Ci rivediamo qui.'' disse porgendo due schede trasparenti a Lothar e Léonie.
''Come dovrei fare a ottenere quelle informazioni?'' domandò Léonie leggermente innervosita.
''A lui piacciono le cantanti e le belle donne.'' commentò Brexton aprendo la portella.
''Non vorrai dire che... dovrò... andarci a letto!?'' domandò lei sconvolta la quiete prima della tempesta.
''Non se sarai abile con le parole.'' disse Brexton. Léonie lo guardò con aria inferocita, quasi demoniaca. Teneva strette le mani contro la piccola scheda trasparente che Brexton le aveva dato e minacciava una discussione imminente. Respirava a fondo come un toro incallito mentre il suo sguardo assassino non si staccava dal volto di Brexton che avrebbe tanto voluto riempire di graffi e pugni.
Come osava? Come si permetteva a parlarle in quel mondo, manco fosse il suo pappone! Tutta la dolcezza di quegl'ultimi due giorni fu portata via da un paio di frasi e tornò l'atmosfera elettrica che regnava da tanto tempo. Lo odiava. Si sentiva umiliata, un oggetto e l'aria di sufficienza con cui lui ne aveva parlato la mandava su tutte le furie.
''Queste schede funzionano in questo modo.'' disse prendendone una terza per mostrargli la funzionalità. ''Agitate e aspettate che vi faccia un documento di riconoscimento. Purtroppo la funzione é Random quindi dovete provare più volte.'' disse mostrando loro quel gioiello della tecnologia. ''Fermatevi quando vi fa un pass come musicisti e poi entrate nel locale.'' disse facendo cenno ai due di scendere.
''Léonie, ricorda che sentiamo tutto!'' puntualizzò Fidel per evitare che l'amica si sfogasse imprecando contro Brexton che in quel momento avrebbe sentito tutto. ''Perché l'hai fatta andare con Lothar?'' domandò quando la limo ripartì.
''Perché lui sa suonare il piano e perché il mondo è più importante di lei.'' commentò mettendosi comodo.
''Finché la penserai così non l'avrai mai.'' spiegò Fidel guardando fuori dal finestrino.


 


 

Lothar e Léonie circoscrissero il locale e si nascosero in un viottolo aspettando che le loro tessere formulassero il pass per il locale.
''Guarda, sono diventato un cuoco.'' disse lui mostrandole il documento digitale appena uscito e tornando a riagitarlo.
''Io una maestra, una dottoressa, una psicologa... ecco!'' disse la ragazza mostrandogli un pass in piena regola dove compariva la voce Cantante Jazz. ''Mi chiamo Elizabeth Warld. Ho pure data di nascita e recapito fasulli. Che fantasia.'' sorrise lei veramente sorpresa da quella tecnologia.
''Sarebbe matematicamente impossibile ma non discuto: sono un architetto, ora.'' disse scuotendo la tessera più energicamente. ''Ecco.:Andreas Halland, Pianista Jazz. Andiamo?'' disse accompagnandola alla porta di servizio dalla quale sarebbero dovuti entrare. Lothar bussò alla porta ed un uomo nerboruto di colore gli aprì l'uscio con un'aria di sufficienza dipinta in volto.
''Sì?'' domandò soffermandosi a guardare la ragazza con un sorriso ebete dipinto in volto.
''Siamo i cantanti.'' disse Lothar mostrando il pass con la mano lievemente tremante.
''E perché state entrando di qui? Dilettanti.'' disse l'uomo facendoli spazio e invitandoli ad attraversare la soglia. ''Parlate con Tracy per sapere la scaletta.'' rispose scorbutico e tornando alla sua postazione.
''Chi sarà mai Tracy?'' domandò Lothar grattandosi il capo e guardandosi attorno.
''Scommetto un drink che è bionda e stupida.'' annuì Léonie sorridendo lievemente. ''Fin'ora tutto bene. No!?'' domandò cercando un po' di sicurezza dall'amico.
''Ci è andata di lusso.'' la rassicurò lei indicandole una ragazza che si muoveva zampettando sui tacchi a spillo.
''Ehi, Tracy?'' domandò Lothar avvicinandosi e la bionda si girò mostrandogli un sorriso a 32 denti.
''Sì?'' domandò sbattendo le ciglia.
''Siamo Andreas e Elizabeth e vorremmo sapere quando dobbiamo esibirci.'' disse il ragazzo facendo avvicinare Lèonie alla bionda.
''Oh, si certo. Piacere, ho sentito parlare molto di voi- strillò stringendo la mano ad entrambi mentre Lèonie e Lothar si scambiavano un'occhiata complice, un drink sarebbe stato versato -Bé la scaletta di oggi è un po' particolare.'' sorrise la ragazza inclinando la testa.
''Cioè?'' domandò Léonie tentando di trovare un motivo per non strappare lo scalpo a quella ragazza con un colpo solo.
''Vi esibirete per tutta la serata.'' rise saltellando e sbattendo le mani. Lothar perse il sorriso e si allentò la cravatta mentre Léonie continuò a sorridere mentre gli occhi le cadevano dalle orbite dalla sorpresa.
''E... cosa dovremmo, insomma, che canzoni dobbiamo fare?'' domandò Lothar schiarendosi la voce.
''Avete carta bianca.'' gioì la ragazza tornando a saltellare e prendendo la mano di Léonie come fossero amiche da anni. ''Non é fantastico?'' domandò tornando stabilmente sul pavimento.
''Certo. Ora, scusaci.'' disse Lothar prendendo Léonie in disparte.
''Avete un'orchestra a vostra disposizione!'' concluse Tracy squittendo per poi tornare ad occuparsi della sua faccenda preferita: non fare nulla.
''Siamo fottuti. Mi senti, Fidel? Siamo fottuti! Dì a Brexton che siamo fottuti!'' disse Lothar avvicinando l'orologio alla bocca. ''Ehi, dove vai?'' domandò Lothar vedendo che Léonie si allontanava.
''A schiarirmi la voce!'' disse lei chiudendosi in bagno in preda ad un attacco di panico. Odiava il palco e ora avrebbe dovuto esibirsi per un'intera serata per rubare delle stupide informazioni. ''Brexton, mi senti? Giuro che appena finirà questa storia ti prenderò a sprangate sulle gengive..!'' disse lei tornando a tapparsi l'orecchio sinistro per meglio sentire i vocalizzi.
NEL FRATTEMPO...
''Come facciamo ad entrare nell'hotel?'' domandò Fidel camminando dietro Brexton.
''Nel più normale dei modi!'' sorrise il ragazzo aprendo la portella e facendo passare il biondo per primo. L'hotel era lussuoso ed affollato. Un grande lampadario di cristallo trasparente spandeva una luce fastidiosamente gialla e la reception era un recinto in legno al centro della sala foderata di marmo e mobili dal gusto pessimamente antico.
''Desidera?'' rispose la donna anziana con la ricrescita argentata sotto una tinta color prugna.
''Una camera per due.'' disse Brexton agitando la tessera sotto il banco sicché la donna non potesse vederlo.
''Matrimoniale?'' domandò guardando Fidel al suo fianco che sembrava estraneo a quella situazione.
''Ovvio!'' disse Brexton cingendo il fianco del biondo e portandolo a sé. Fidel si irrigidì come una pietra davanti a quella affermazione totalmente imprevista e si ordinò di non arrossire.
''Siete in viaggio di nozze?'' domandò la donna iniziando a digitare sul computer dell'hotel per vedere se c'erano camere libere.
''Tsk, magari!'' rispose Fidel. La donna lo guardò leggermente spiazzata da quella razione e Fidel si affrettò a trovare una spiegazione. ''Non vuole decidersi a sposarmi. Dice che col matrimonio metterebbe su la pancia.'' sorrise Fidel iniziando a sudare freddo per la tensione.
''Fate bene a non sposarvi. Favorisca documento.'' disse la donna porgendo la mano. Brexton prese il portafogli e fece finta di uscire la tessera da lì. Le diede un'occhiata veloce e disse: ''Ecco a lei.''
''Bene, signor Theros. A voi la chiave della stanza numero 114, si trova al quarto piano. Avete bisogno di aiuto con i vostri bagagli? Ma, dove sono?'' domandò la donna chinandosi e non vedendo valigie o zaini.
''Li abbiamo lasciati in macchina, andremo a prenderli più tardi.'' sorrise Brexton prendendo la chiave e dirigendosi velocemente verso l'ascensore. Appena si chiuse la porta, il moro si scaraventò contro il biondo affondando il suo naso nell'incavo del suo collo e chiudendogli ogni via d'uscita con le braccia. Fidel si sentì morire dentro mentre senza forza cercava di convincere il corpo a reagire ma quest'ultimo aveva deciso di ammutinarsi. Arrossì violentemente mentre sentiva che Brexton saliva lentamente per il collo fino per passare alla mascella e sfiorare l'orecchio senza auricolare.
''Calmati, è perché stanno le telecamere!'' sussurrò notando l'irrigidimento del biondo.
Fidel non rispose, si limitò a respirare profondamente e a visualizzare scene disgustore per frenare il processo di erezione ormai avviato. Brexton era indubbiamente bello ma non era certo il tipo di Fidel, allora perché il suo corpo reagiva così?
'Basta, basta, basta!' pensò strizzando gli occhi e sentendo il din dell'ascensore che come la campana per lo studente, significava libertà. Illuso. Appena furono nel corridoio, Brexton gli prese la mano e camminarono uno affianco all'altro per tutto il tragitto.
''Hai la mano sudata.'' commentò Brexton distrattamente mentre cercava la 114. Fidel aprì bocca per puntualizzare qualcosa ma tutte le accuse caddero. Non sapeva cosa dire. Lui, Fidel, che non sapeva cosa dire? Stava veramente nella merda.
Brexton infilò la chiave nella serratura e la fece scattare rivelando loro una stanza lussuosa. Appena furono dentro, Fidel si staccò da Brexton e lo guardò stendersi sul letto con fare pigro e tranquillo.
''Ora?'' domandò Fidel con le braccia alzate mentre sperava che qualche missione gli avrebbe occupato la mente ed il corpo almeno per un po'.
''Aspettiamo.'' disse alzando le spalle.
''Ah.'' rispose sedendosi per terra appoggiando le spalle al letto.
''Anzi, cerca di trovare la stanza di Carlmichael.'' bisbigliò Brexton accendendo la tv. Eseguendo l'ordine, Fidel prese in mano l'iPod che aveva preso dalla dispensa di Brexton e lo accese. Sullo schermo apparve l'intera Australia e man mano che Fidel girava la rotella, lo zoom avanzava fino a raggiungere la struttura nella quale stavano. Andò nel menù e selezionò la voce 'postazione' e vide comparire se stesso in un pallino azzurro e Brexton in uno color arancio. Successivamente applicò il filtro 'nomi' e su ogni stanza comparve il numero ed il nome dell'occupante, su ogni persona comparve una nuvoletta con sopra scritto il proprio nome e mestiere.
''E' al settimo piano, stanza 359.'' miagolò Fidel.
''Bravo!'' convenne Brexton grattandosi la fronte. Minuto di silenzio. Brexton notò Fidel che si portava un dito all'orecchio con auricolare ed esercitava una lieve pressione. Gattonò fino ad avvicinare la sua testa a quella del biondo ma quando fu vicino non sentì niente.
''Perché ha detto che sono fottuti?'' domandò Fidel con le sopracciglia inarcate.
''Spero nulla di importante se no rimarremo qui tutta la notte.'' sospirò quasi offeso.
''Ma che ti prende?'' chiese Fidel.
''In che senso?''
''E' da quando sei entrato in quella limousine che ti comporti diversamente. Prima dici che Léonie è meno importante del mondo, poi ti fingi mio fidanzato e ora l'unica cosa che ti preoccupa è che passiamo una notte ad aspettare il nulla mentre forse i nostri amici sono in pericolo. Ma stai bene?'' domandò quasi con tono di rimprovero. Brexton aprì la bocca per rispondere ma il suo auricolare gli trasmise la voce di Léonie che lo minacciava.
''Stanno bene. Léonie mi ha minacciato.'' disse il ragazzo apatico e stendendosi supino sul materasso decidendo di ignorare quello che aveva detto Fidel.

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Avventura / Vai alla pagina dell'autore: Lord_Envy