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Autore: RavyOliSykes    20/08/2016    2 recensioni
Prendete Chris Pine e Zachary Quinto. Ci siete? Ora prendete una vita da liceale e pensate: cosa aspettate più di ogni altra cosa? Un viaggio studio estivo, giusto. Pensate di andare a Dublino. Mixate tutto questo in un pentolone e vedrete cosa otterrete. Nuove amicizie e nuove situazioni li aspettano che potrebbero, ma non dovrebbero, essere più o meno pericolose per entrambi.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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AUTORE: RavyOliSykes
FANDOM: Cast Star Trek Reboot
PAIRING: Chris Pine/ Zachary Quinto
RATING: Giallo
PERSONAGGI: Un pò tutti
GENERE: Slice of life
AVVERTIMENTI: /
NOTE: Missing moments
DISCLAIMER: I personaggi non mi appartengono. Gli eventi narrati sono un puro frutto della mia fantasia. Non scrivo a scopo di lucro.







 

Shut Up and Dance with Me



1.
[POV CHRIS]

Okay signore e signori, oggi è il giorno. Sono con John in aereoporto ed i nostri genitori non se ne vogliono ancora andare. Sì papà, riesco a portare le valigie da solo, non hai cresciuto un figlio maschio buono a nulla, lo sai?
Cosa stavo dicendo? Ah sì... Oggi si parte finalmente, Dublino ci aspetta: saranno due settimane di puro delirio, me lo sento nelle vene. Siamo più di quanti potevo immaginare, credo che i prof impazziranno prima o poi.
La cosa che maggiormente mi preoccupa sono le ore di volo: un normale essere umano cosa farebbe durante sette ore di agonia all’interno di questo strumento di Satana? Dopo un poco ti passa la voglia di leggere... non ci resta che aspettare di cadere tra le braccia di Morfeo.
Spero tanto che, una volta tornati qui, non accada come l’anno scorso: Zachary è con un suo amico(credo si chiami Karl) e penso che ancora non mi abbia notato... meglio così, non avevo poi così tanta voglia di rivederlo. Durante l’anno ci siamo scritti moltissimo ma visti solamente due volte, non ho nemmeno accennato al viaggio per paura di finire in un vicolo cieco. Avrà intuito che ci ho pensato ogni giorno che non lo vedevo? I miei non sanno ancora del mio coming out e credono che siamo come migliori amici. Mi ricordo bene gli ultimi tre giorni dello scorso viaggio, quei bastardi dei nostri compagni di viaggio facevano sospettare anche i professori: stavano sempre dietro la porta aspettando qualche rumore strano o qualche parola di troppo.
Ebbene, mi sono promesso che non sarà così, quest’anno pace e tranquillità... ah, e soprattutto giusta distanza. Chris, cerca di non farti influenzare troppo e di non seguire ciò che fa John alla lettera, pensa a quello che vuoi fare tu: niente potrà rovinarti la vacanza.


 

[POV ZACHARY]

Non riesco a crederci, ce l’ho fatta: dopo svariati tentativi (finiti nel cesso, come al solito) ho convito Karl a partire con me. Sì, proprio lui gente, il signorino Karl Urban, la persona più ipocondriaca che io conosca. Ancora devo capire se finge oppure no, in ogni caso c’è concesso il beneficio del dubbio.
Secondo viaggio studio, come mi ero ripromesso, e questa volta i prof hanno preso alla lettera il mio consiglio: l’Irlanda mi aspetta. In realtà, non ero il solo ad aver promesso di partire anche quest’anno, mi sa tanto che saremo solo in due. Lì fuori, da qualche parte, c’è Chris con il suo amico ad attendere il check-in.
Chris Pine, uno dei ragazzi più strani che io abbia conosciuto, e ne ho conosciuti eccome di ragazzi strani. Pensa sempre a qualcosa e fa riferimenti strani ogniqualvolta che gli si parli di un argomento insolito, che esso lo tocchi o meno, non ho la più pallida idea di quando metta al riposo quel cervello.
Il modo in cui ci siamo conosciuti, quello è stato ancora più curioso: i nostri genitori, pur non essendosi mai visti, si lanciavano delle occhiate e ci guardavano, notando che stavamo lontani da tutto il gruppo e che eravamo molto simili esteriormente (ma dove?!). Come è finita?
“Zach caro, vai a conoscere quel ragazzino, sta anche lui tutto solo come te. Scusi, posso presentare mio figlio al suo?”
Ed ora eccoci qui: i quasi-migliori-amici Zach e Chris, che poi il bordello che è successo, bhè sarebbe una parte del viaggio da dimenticare, da chiudere in uno stanzino per poi gettare via la chiave. Lo ammetto, forse è stata pure un pò colpa mia, ma non ci posso fare niente: dal primo istante che l’ho visto il mio radar ha capito che tipo di persona era...
E, volete saperlo veramente? Un mio replay, forse un pò più secchione ed intelligente.
Gli errori si fanno solo una volta Zachary, ricordatelo sempre, saranno quindici giorni diversi dall’anno scorso, vedi quello che devi fare e soprattutto, evita di dire frasi del tipo “Vedi di allontanarti, altrimenti ti stupro sul momento” perchè no, non credo proprio funzioni.
Avvistato, crede di nascondersi così tanto bene, ma gli occhiali non m’ingannano mai.
Decisione presa: finito il check-in vado a salutarlo, lui non lo farà mai e poi mai, troppo insicuro, o troppo orgoglioso? Prendi Karl dal braccio, gambe in spalla e si va.


 

[POV CHRIS]

Check-in e controlli superati senza problemi e, sarà la mia fortuna o cosa, sono in aereo proprio accanto a John e questo sta a significare solo una cosa: sogni d’oro mondo, il signor Pine si farà una dormita lunga sette ore.
Ho perso di vista Zachary, questo non è un buon segno. Okay, finiscila di pensare sempre a lui e levati questa mania dalla testa: è la tua vacanza, non il vostro viaggio di nozze. Succederà quel che succederà, odio programmare questo genere di cose: non rende il corso degli avvenimenti naturale come dovrebbe essere.
Una pacca sulla spalla, ah John ci tiene sempre a farmi saltare in aria per niente.
“Ehi, perchè non sei ancora venuto a salutarmi? Ti aspettavo lì in fondo. Ci si vede a terra.”
Bene, definitivamente non era la voce di John ed ora sento il sangue gelarmi nelle vene come non mai: era Zachary ed è venuto a salutarmi prima della partenza, e io non ho detto niente.
Perchè devo avere un sorriso da ebete stampato sulla faccia ogni volta che lo vedo? Saluta come al solito, lui: pacca sulla spalla e sorriso a 32 denti. Ancora porta gli occhiali: solita montatura nera e lenti rettangolari, niente di più azzeccato per il suo volto.
Da questo momento in poi inizio la mia missione, pianificata mesi prima giusto se si fosse presentata un’occasione del genere: ignorare il soggetto durante tutti questi giorni ed evitare di fissarlo negli occhi perchè sì, nessuno ci tiene a rimanere incantato davanti ai compagni di viaggio che nemmeno ti conoscono.
Ora dobbiamo solo aspettare d’imbarcarci: spero di non impiegarci molto tempo, non sopporto vedere John che cerca di fare amicizia con Karl e Zachary.

Solamente mezz’ora di attesa, tempo record direi.
Siamo capitati in coda ed il finestrino è di John: sappi che la pagherai per questo. Credo che gli altri due siano un pò più avanti di noi. L’esterno dell’aereo è completamente verde con un enorme trifoglio sulla coda: eh, gli Irlandesi ed il loro nazionalismo sfrenato.
Non ce la faccio ad aspettare le spiegazioni in caso di emergenza, sto per crollare sul sedile, se solamente chiudessero quelle dannate luci e spegnessero l’aria condizionata, qui si gela.
Telefono in modalità aereo? Sì.
Zaino sotto il sedile e spalla di John come cuscino per le prossime ore? Fatto.
Non mi resta che chiudere gli occhi e sperare che il viaggio cominci con il piede giusto per tutti.


 

[POV ZACHARY]

I loro sedili sono qualche fila più dietro dei nostri: Karl, come al solito, ha avuto fortuna ed è capitato con il prof Greenwood, io invece con due ragazzi, probabilmente di un altro gruppo di studio, ma completamente diversi da noi.
Capelli a spazzola, cuffie quasi più grandi della loro testa con musica elettronica a palla e parlano in un linguaggio incomprensibile persino per un americano come loro.
E’ il momento di tirare fuori dallo zaino gli elementi utili per la mia sopravvivenza in aereo: libro pescato puramente a caso dalla scrivania ed auricolari. Il cellulare è abbastanza carico da sopportare quasi sette ore di musica senza interruzioni, possiamo metterci all’opera.
Titolo del libro? Il Silenzio degli Innocenti di Thomas Harris e spero che non mi prendano come un pazzo cannibale intento a mangiarsi metà equipaggio.
Impostiamo la riproduzione casuale nel lettore musicale e creiamo una playlist con soli Nirvana, Pink Floyd e Queen, servirà per distendere i nervi.
Sarà un volo lungo ed estenuante, menomale che arriveremo verso le 4pm, un’ora di pullman e saremo in college.


7 ore di aereo dopo...


 

[POV CHRIS]

Ho dormito per sette ore di fila senza svegliarmi nemmeno una volta, spero di non fare l’iperattivo questa notte, anche perchè domani c’è test.
Aspettiamo di trovare i nostri bagagli, perderemo circa tre quarti d’ora così. Un ragazzo del gruppo ha scambiato il suo bagaglio con quello di un tedesco che era praticamente uguale al suo, ora un prof sta correndo dietro a lui per discutere e risolvere la questione.
Siamo seduti qui sulle panchine ad aspettare gli altri: per ora nessun elemento di disturbo, potrei anche mettermi un pò di musica negli auricolari.
“Chris, ci potresti tenere d’occhio un minuto i bagagli con John? Io e Karl facciamo un salto al bagno.”
Ma certamente, ma come no, quel bagaglio te lo apro e lo svuoto proprio sul nastro trasportatore, dirai altro che lavatrice.
John è alle prese con il telefono e cerca disperatamente una presa per attaccarlo: lui, il solito patito di elettronica, non riesce a tenersi salva la batteria per un’ora di fila e pretende di arrivare e impadronirsi di tutte le prese in camera... sarà un dramma.
Ho capito, ma questi non tornano più: ma che hanno fatto sono caduti nel cesso?
“Possiamo avviarci, ragazzi?”
“Scusi prof Greenwood, stiamo aspettando due ragazzi che sono ai bagni. Forse l’unico problema è che sono lì da 5 minuti.”
“Voi restate qui e controllate le mie valigie, torno subito.”
Altre valigie da tenere sott’occhio, ragazzi? 5euro all’ora e mezza, offerta limitata.
Sono appena usciti e si sente Karl parlare con il professore.
“Scusi prof, ho avuto un problema. Non trovavo il mio passaporto.”
...e tu ci hai fatti aspettare per questo? Ma non potevi cercarlo fuori il passaporto ed evitare ci farci preoccupare tutti?
“Ci siamo tutti ora ragazzi. Andiamo, seguitemi. Si va al pullman.”


 

[POV ZACHARY]

Chris sembra scazzato, solo per averlo fatto aspettare qualche minuto di più. Ci tiene a lanciarmi occhiate di sfida il ragazzo, ma non se la caverà così facilmente.
Ad accoglierci c’è una donna, probabilmente facente parte dello staff del college: non è molto alta, non quanto me almeno, ma ha i capelli biondi lunghi più o meno fino alla spalla e gli occhi azzurro viaggio. Inizialmente quando parla è strana e non si riesce a capire tutto quello che dice, credo solo che bisogni fare l’abitudine all’accento locale ed entro qualche giorno capiremo tutto senza problemi. Ha indosso una maglia a maniche corte e dei pantaloni lunghi fino alla caviglia, brutto segno.
Usciti dall’aereoporto un’ondata di calore assurda ci viene incontro, e noi, con indosso felpe, maglioncini e sciarpe non abbiamo più speranze. Che ci facciano raggiungere al più presto il pullman, che l’autista accenda quell’aria condizionata e che quest’ora passi più in fretta possibile. Oramai i nostri telefoni sono quasi morti: mi sa tanto che i genitori dovranno per forza aspettare l’arrivo in camera, niente da fare.
L’autista è stato veramente accurato a sistemare le nostre valigie: una da una parte ed una dall’altra e non solo, è stato anche tanto preciso da ricreare le catene montuose dell’America del Sud, così sarà molto più facile raggiungerle senza farsi male e non cadranno durante il tragitto. Un maestro.
Siamo saliti e per ora nemmeno un filo di aria condizionata, ci vuole proprio fare crepare questo essere. Karl decide di mettersi dietro Chris e John, non posso fare che seguirlo, dopotutto lui non conosce ancora nessuno e pensa che noi siamo ancora così tanto legati come prima da fare conoscenza subito con tutti, dato che conosciamo pure un prof.
Controllo il telefono e sì, l’orario è esatto, siamo arrivati in tempo. Se solo il conducente avesse la bontà di salire e mettersi a guidare fino al college ci farebbe una grazia, come se non vedesse che siamo stanchi dopo 7 ore di volo.

“Zach, ma anche l’anno scorso erano così le abitazioni, piene di cartelle ‘AFFITTASI’ o ‘VENDITA’? Chiamo subito i miei e dico che mi trasferisco qui, senza pensarci due volte.”
In effetti aveva ragione, le costruzioni erano molto simili a quelle che c’erano ad Edimburgo l’anno scorso: file e file di villette a schiera con un piccolo giardino esterno e le famiglie all’interno a chiacchierare. Ogni secondo vedevi un tipo fare jogging, stranamente senza un cane. E’ pieno zeppo di spazi verdi, infatti ci sono diversi ragazzi sdraiati sull’erba a leggere o anche solo a divertirsi. Vasi di fiori appesi a ciascun lampione, e qui siamo solo in periferia, non vedo l’ora di fare un salto per il centro. Passano ambulanze ogni minuto e questo conferma ciò che mia madre ha sempre pensato sugli irlandesi: non importa che sia mattina o sera, troverai sempre gente ubriaca fradicia in giro. Ma questi sono dettagli ben poco utili.
Una curiosità? Ogni cartello o segnale sull’asfalto è scritto sia in inglese che in lingua irlandese. Mi sa tanto che chiederò a qualche prof d’insegnarci delle parole in irlandese, credo che saranno per la maggior parte insulti ma, meglio di niente.


 

[POV CHRIS]

John si è messo a dormire, in pullman, di nuovo: evidentemente le ore in aereo non gli sono bastate.
Il telefono è morto, non mi resta che guardare fuori dal finestrino, la carta d’identità dell’Irlanda, signore e signori, più verde di quanto tu possa immaginare.
Se solo questi paesaggi fossero più tranquilli nella mia testa e se solo Zachary si fosse seduto qualche sedile più dietro del mio, a quel punto sarebbe stato tutto più perfetto ed in ordine.
Case, case e case in affitto, potrò mai venire a vivere qui nella pace degli angeli? Probabilmente no, ma non si sa mai.

Siamo quasi arrivati al college, per fortuna: per prima cosa credo di abbandonare le valigie in un angolo, aprire le finestre ed abbracciare il letto, John ispezionerà la stanza e si occuperà di farmi una recensione dopo aver provato il bagno in camera, con la speranza che capiti a noi quella chiave e non ai nostri compagni di appartamento... compagni di appartamento? I nostri quali saranno?!
Okay Chris calmo, prendi un bel respiro e pensa, sicuramente combineranno le coppie puramente a caso, oppure i ragazzi si saranno già messi d’accordo ed hanno già tutte le soluzioni... tranne noi.
Aspetta, ho avuto un colpo di genio, anche se rischierò molto ma molto di brutto.
“Prof, per caso ha già formato le coppie per i vari appartamenti?”
“No, le formeremo arrivati lì. Se già avete qualche idea ci farete solo risparmiare tempo. Vi siete già organizzati, sai già con chi ti vuoi mettere?”
Chris, pensa di fare un danno o meno. Sarà pericolosa la scelta? Ne trarrai giovamento nel corso dei quindici giorni? Ci sarà possibilità che vi parliate? Eccome cazzo, io ho intenzione di risolvere tutto in fretta e senza problemi.
“Veramente sì prof, abbiamo deciso di stare nello stesso appartamento io e John con Zachary e Karl. In fondo, ci conosciamo già da un anno.”
“Mi piace la tua scelta Chris: a quanto pare starete insieme come l’anno scorso.”
Se lo state pensando sì, è lui il prof che sospetta: è uno dei prof migliori che un alunno possa desiderare, ma quando gli capitano sotto mano situazioni del genere diventa un pepe, peggio di una donna.
Torno al mio posto, Zachary ha capito che ho riferito qualcosa al prof che interessava tutti e due, anzi, tutti e quattro.
Perchè sta sorridendo? Cosa sta pensando? Cosa sta macchinando quel suo cervello?
Non voglio saperlo, ora stai calmo, fai meno il nervoso ed aspetta di poggiare di nuovo piede a terra prima d’impazzire un’altra volta.


 

[POV ZACHARY]

Proprio come sospettavo, ha voluto che stessimo in appartamento insieme e non ha chiesto per conferma, troppo sicuro di sè il ragazzo. Crede di leggere nel pensiero le persone, ed in effetti l’ha fatto, ma doveva aspettare che tutto ciò accadesse, senza progettare tutto dall’inizio, ciò non va affatto bene.
Non sa che il destino sa lavorare solo, senza aiuti da una parte e dall’altra? Verrà punito per questo, non di certo da me però. Magari potessi punirlo io quel ragazzo, gli farei girare la testa e l’aggiusterei una volta per tutte.

Arrivati finalmente. Due grandi cancelli, uno per l’entrata e l’altro per l’uscita di mezzi o persone. Il college è relativamente vicino al centro, dicono circa 45 minuti a piedi, per chi non si vuole affaticare c’è la stazione dei bus proprio accanto all’ingresso del college.

Abbiamo recuperato tutti le valigie? Forza, voglio salire a vedere le camere e questo famigerato bagno in corridoio di cui tutti parlano.

Entrati nel college si vede un campetto con prato annesso alla destra e qualche capannone alla mia sinistra, strada asfaltata per tutto il percorso. Dietro il campetto una piccola terrazza con qualche tavolino ed al piano interrato un locale grande, credo sia la mensa.
Giriamo l’angolo ed andiamo dritti, superando un garage con all’interno un altro capannone e dei palazzi, credo siano i blocchi dei vari appartamenti. Sempre dritti a destra l’entrata posteriore della mensa ed altri palazzi, dove credo ci siano le aule.
Giriamo ancora a sinistra e finiamo in una piccola piazzetta delimitata da quattro grandi aiuole con panchine annesse: di fronte a noi verde ed ai nostri lati i blocchi, dietro le aule.
Trenta persone, con valigie annesse, in questo spazio piccolissimo: bene, per fortuna che siamo all’aperto.
Si avvicina una ragazza che sembra tutto tranne che stare bene: capelli biondi portati un pò più sopra le spalle, magra come un’acciuga e nevrotica, sembra essersi appena fatta di qualche droga pesante.
“Ciao a tutti ragazzi e benvenuti al nostro college.
Ora vi consegneremo i badge: all’interno troverete la tabella delle attività giornaliere. Ogni sera ci sarà un’attività diversa, troverete maggiori informazioni in mensa ed affisse alla porta del vostro blocco. Quando non sarete in giro per la città, ci saranno anche vari tipi di attività pomeridiane alle quali poter partecipare.
E... consegna delle chiavi! Chi è il primo ragazzi?”
“IO ADRIANA!”
Chris che si propone per primo non me lo sarei mai e poi mai aspettato, speriamo che non ci faccia fare delle figure di merda.
“Bene, ti vedo entusiasta di questo college, e dire che ancora non hai visto niente!”
Se questa era una minaccia? Ancora non l’ho capito, spero non si tratti di una minaccia o siamo rovinati.
“Con chi ti vuoi sistemare?”
“Io e John ci siamo messi d’accordo con Karl e Zachary ed abbiamo deciso di sistemarci nello stesso appartamento.”
Ma quando in tutta la vita ha chiesto di sistemarci nello stesso appartamento?
Karl è scandalizzato, bel biglietto da visita Pine.
“Okay ragazzi, ecco le vostre chiavi. Elizabeth vi accompagnerà fino a sopra, prendete le vostre valigie e seguitela. Ricordatevi la cena alle 18 e l’attività alle ore 19.30.”
Questa tipa è drogata, l’avevo detto io.


 

[POV CHRIS]

Piaciuta l’accoglienza alla Pine maniera? Aspettate solo di vedermi in azione da riposato nel giro di qualche ora.
In cinque in un ascensore non ci possiamo salire, vero? Zachary e Karl salgono con uno, mentre io e John saliamo nell’altro con Elizabeth.
Secondo piano, camera 225, vicina agli ascensori.
“Ehm Elizabeth ti posso chiedere una cosa? Quale camera è quella con il bagno all’interno?”
“La camera con la lettera A se non erro è...”
“Grazie mille.”
Mi vedete sfrecciare per il corridoio, una valigia per ogni braccio: devo essere IO il primo a raggiungere quella camera.
L’appartamento si apre e... è tutto perfetto, vedo una camera di fronte a me, a sinistra la cucina aperta, che vedrò una volta tranquillizzato, ed una porta specchiata alla mia destra, il bagno in corridoio.
Mi fiondo alla porta dell’altra camera... non si apre. Sono rovinato, è tutto rovinato.
“Ehi bambino viziato, prendi le chiavi della vostra camera: un piccolo scambio non farà male a nessuno.”
Zachary mi sta praticamente porgendo le chiavi della loro camera, non ci penso due volte ad afferrarle.
Lo facciamo contento? Ma sì, dai.
“Grazie Zachary.”
Oramai sono già dentro, fa niente. Apriamo la camera, forza e coraggio.
Lo spettacolo, lo spettacolo di questo college dublinese. Due letti separati, ognuno da un lato della stanza, due scrivanie con le rispettive sedie ed i rispettivi comodini, due lampade da tavolo e due cestini per le carte. Due finestroni enormi dai quali ammirare il palazzo che ci sta di fronte e la coda interminabile per la mensa e... i gabbiani appollaiati sopra i palazzi.
Che stavo dicendo? Ah due armadi grandi ed il tanto agognato bagno in camera che rischiavo di non avere, porca miseria. I letti sono fatti così tanto bene: piumoni a righe azzurre e blu, un classico.
Ci hanno pure dato l’asciugamano: grazie per averci avvertito, la valigia sarebbe stata meno pesante se non fosse stato per colpa vostra.
Ho promesso che mi sarei fatto quattro salti sul letto? E facciamoceli dai.
John è andato ad ispezionare il bagno: tutto regolare, c’è un piccola mensola da dividere, c’è uno specchio, ecco l’unico problemino è che la doccia è un telo in pratica, ma ci si farà l’abitudine, sono solo due settimane, per fortuna c’è anche qui una mensolina dove appoggiare i bagnoschiuma.
John ha già uscito fuori adattatori e prese multiple e sta chiamando i suoi. Mi conviene fare lo stesso.


 

[POV ZACHARY]

Sapevo che l’avrebbe pagata il signorino, la nostra camera è più grande della loro perchè non ha il bagno interno. Spero tu sia contento ora, anche se dubito che ci metterai mai piede dentro.
L’arredamento è semplice, adatto a degli studenti in college, con quel minimo di comfort in più dato dalla luce del sole presente fino alle 10:30 di sera. Ci conviene sistemare le valigie e scendere subito a mangiare, già si è creata fila.
Aspetteremo in corridoio.

Karl è rientrato in camera a prendere la felpa, a quanto abbiamo capito il tempo è imprevedibile qui.
Basta, io busso.
“Siete ancora lì dentro? Sono già le 18:30, la mensa sta per chiudere.”
“Ora arriviamo, finiscila di avere questa fretta, non ti serve a niente.”
Me la sarei aspettata una risposta del genere. Mi sa tanto che dovrò scoprire da solo che cosa affligge quest’anima in pena.
John mi aiuterà? Non lo so ancora, non ci ho nemmeno parlato con lui.
Esce dalla porta... inutile descrivere in che stato si trovi.
“Non ti muovi ora? Forza, vai.”
Okay, okay, non peggioriamo la situazione. Non rispondere, Zachary, o qui si mette male veramente.


Circa un’ora dopo...


 

[POV CHRIS]

Dopo una cena pessima ci aspetta pure l’attività serale? Ma qui sono fusi di cervello.
Entrati in mensa, possiamo comprendere tutto il disagio dal quale i ragazzi dello staff sono affetti. I tavoli tutti messi in fila, una candela al centro, un foglio con scritte strane ed una sedia per ogni lato del tavolo.
“Come inizieresti un appuntamento galante con la persona che hai davanti ai tuoi fottutissimi occhi.”
Il tema, come al mio solito, l’ho saputo solo dopo essermi seduto, e di fronte chi potevo capitare seduto se non di fronte a lui. Eh, che bella la fortuna dei principianti.
Uno speed dating, giusto giusto con Zachary, e guardate che il destino ce ne mette d’impegno a fare le combinazioni, meglio di un’asciugatrice con i calzini di Harry Potter. Per quanto dovremo stare ancora qui a guardarci in faccia quasi quasi, non mi basta l’imbarazzo di questa mattina.
Cominciamo a mandare messaggi a destra e a manca, sono domande praticamente inutili quelle scritte sul foglio: nemmeno un segno di opposizione, questo è un buon indizio.
“Qual è il tuo colore preferito? Film e libro preferito? Dove porteresti al primo appuntamento?”
Ma questi vogliono fare dei matrimoni combinati, sono fuori di testa.
Tre minuti e si cambia turno, per fortuna, la batteria del telefono sta scendendo lentamente.

Ora andiamo piano piano da Adriana, avviciniamoci con cautela alla gabbia dei leoni e...
“Adriana, potrei salirmene in camera? Ho un mal di testa fortissimo, e credo sia pure colpa del fuso orario.”
“Okay, tranquillo non ti preoccupare. Sali sopra, ma domani sera ti voglio vedere sotto con noi, non ci sono scusanti.”
Stai manza zia, domani sera mi vedrai con il telescopio di Galilei: vedrai le stelle, più di quante ne stai vedendo adesso.
Corro subito in camera, spero che nessuno mi stia seguendo o sono rovinato. Sono stato in mensa praticamente una decina di minuti, ora doccia bollente, sistemiamo la valigia e letto, non vedo l’ora di dormire.
Altro che iperattivo, qua il sonno si sente eccome.


 

[POV ZACHARY]

Ancora non ha afferrato il concetto, non ha capito che non è niente di serio ed è solo un modo per farci conoscere. Certo, la musica è un pò azzardata e forse un pò troppo da discoteca ma non ci possiamo fare niente, devono accontentare tutti.
Ha avuto il coraggio di chiedere di salire, lui che esita anche a chiedere un bicchiere di acqua in più, direi che è abbastanza cresciuto in un anno.
Karl parla con i francesi, io con i tamarri del mio gruppo che incontrerò probabilmente solo in classe.

Uh ecco John.
“Ciao John. Sei l’amico di Chris, vero?”
“Afferrato, e tu dovresti essere Zachary, giusto? Chris me ne ha parlato un poco di te, mi ha raccontato cosa avete fatto l’anno scorso. Gli piacerebbe mummificare qualcuno anche questa volta o srotolare la carta igienica fuori dalla finestra.”
“Davvero? Per ora sembra avere tutt’altre intenzioni, sarà perchè non mi vede da tempo oppure il primo impatto. Ricordo che l’anno scorso ad Edimburgo è stato un trauma, ma non solo per lui. Appena siamo arrivati siamo sbiancati dal terrore, quelle camere non ci piacevano affatto: evidentemente lui ha retto così poco lo stress e si è messo a piangere ed imprecare...”
“Sul serio Chris ha fatto tutto questo? Non me lo sarei aspettato, eppure lo conosco da molto più tempo di te, quasi cinque anni. Non credo che una volta saliti voglia riunirsi con noi. Possiamo riunirci noi tre in camera vostra?”
Il campanello suona, okay questo momento di conoscenza dello sconosciuto è durato forse un pò troppo poco.
“Okay, appena finisce puoi venire in camera mia.”


E così è stato: siamo qui a parlare di quanto siano rilassanti i gabbiani con le loro grida, anche se uno ci stava per entrare in camera. E’ vero comunque che il sole rimane alto fino a sera tardi, è così suggestivo.
Sento Chris che parla, sarà sua sorella sicuramente: anche lei voleva partire, Katherine, ma era troppo grande per parteciparci, sarebbe stato bello conoscerla.

Che facciamo, ci mettiamo a dormire? Veramente è tardi e sveglia domani mattina all’alba, ricominciano le lezioni. Tutti a letto, ma non prima di aver provato la delicatezza della nuova doccia, nostra amica fidata che ci accompagnerà per quindici giorni e che cercherà di dispensarci dagli slogamenti di caviglia.
Apriamo la valigia, và.

Sbaglio o hanno appena suonato alla porta dell’appartamento, a quest’ora?!
E’ andato Karl... è Adriana.
“Ragazzi siete tutti dentro? Chris come sta?”
“Sta già dormendo Adriana, era veramente distrutto dal viaggio.”
“Ah okay... Ciao Zachary, non ti avevo visto. Bhè, buonanotte a tutti ragazzi.”
Vengono pure a fare l’appello al coprifuoco, benissimo.







NOTE AUTORE
Salve a tutti cari amici! O almeno... a chi leggerà questa storia. Pensavo da tempo di pubblicare questa serie di capitoli su EFP, ma non sono sempre stata così sicura a dir la verità. Non ho idea secondo quali intervalli usciranno gli altri i capitoli, aggiungiamo il disagio scuola e siamo messi bene. Spero che vada tutto bene e... che piaccia o che faccia anche solo ridere un poco. Ci si vede al prossimo capitolo. Live Long and Prosper.

 

 

  
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