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Autore: AliceMiao    21/08/2016    2 recensioni
Una ragazza nuova arriva in città. Lavora al supermercato e vive con il promesso sposo a Seattle. Questa ragazza però colpisce uno dei nostri vampiri. Chi? Quali saranno le conseguenze che porteranno i sentimenti che uno prova per l’altro?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Carlisle Cullen, Esme Cullen, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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L’aereo era appena atterrato, portandomi nell’ultimo luogo dove avrei voluto trovarmi: Seattle. Già che pioveva, la giornata era iniziata bene diciamolo. Ero (e un po’ lo sono ancora) una di quelle persone che vedendo la giornata iniziare con un po’ di pioggia parte con la convinzione che quella giornata sarebbe stata un disastro. Appena uscii dall’aeroporto una folata di vento freddo mi investì, facendo svolazzare i miei capelli color castano caramello. La pioggia cadeva fitta e sembrava non accennare a smettere.
Poco lontano dalla porta di uscita mi stava aspettando un uomo, più o meno sulla quarantina d’anni e un ragazzo più giovane. L’uomo aveva i capelli neri e corti, piuttosto robusto e di media altezza; indossava una felpa nera e un paio di jeans, con delle scarpe sportive. Il ragazzo invece aveva i capelli neri leggermente lunghi, piuttosto alto e con un leggero accenno di muscoli; indossava una camicia bianca e un paio di jeans, con delle scarpe da ginnastica. Quei due uomini erano Charles, il mio promesso sposo, e suo padre.
Li salutai con un sorriso stampato in volto, sebbene forzato. Non ero ben felice di trovarmi lì, ma non potevo farci nulla. Mentre salivamo sull’auto che ci avrebbe portato alla loro villa appena fuori città mi persi nei miei pensieri.
Ero stata costretta a sposarlo perché i suoi genitori erano molto ricchi e, dato che i miei genitori non hanno mai alzato un dito per arricchirsi, hanno pensato di imparentarsi con una famiglia benestante. Io e Charles ci conoscevamo da un anno e di lì a alcuni mesi ci saremmo sposati. Io avevo sempre desiderato di conoscere la mia metà perfetta, il mio principe azzurro sin da quando ero bambina, ma a quanto pare il destino non aveva pensato a un futuro simile per me.
Ci impiegammo una mezz’oretta per arrivare a casa. La loro villa era molto grande e moderna. La mia stanza era al secondo piano, arredata molto bene (almeno avevano buon gusto). Ovviamente non avrei alloggiato gratis, infatti mi offri di contribuire alle spese della casa facendo un piccolo lavoretto nel paese lì vicino, Forks. Avrei fatto la commessa nel piccolo supermercato di quella città.
Fu proprio lì che mi recai l’indomani, dopo aver perso mezz’ora per cercare la via dove si trovava l’edificio. Appena arrivata venni accolta con piacere da tutti i colleghi e come primo incarico dovevo sistemare dei dolciumi sugli scaffali.
Iniziai a sistemarli, quando una bambina e un uomo, che doveva avere circa sui 23 anni mentre la bambina doveva avere almeno 6 anni, si avvicinarono per chiedermi un’informazione.
Cercai di restare indifferente nonostante la bellezza di quell’uomo mi avesse colpita in pieno. Era alto, biondo, ma la cosa che mi colpirono di più furono i suoi occhi, quando mi guardò sorridendo: erano dorati. Non avevo mai visto nessuno con quegli occhi, come minimo erano lenti a contatto colorate.
“Chiedo scusa per il disturbo, ma saprebbe dirci dove possiamo trovare i pomodori?”.
Lo guardai, pregai di non essere diventata rossa come la verdura che stavano cercando e risposi sorridendo: “Certo, sono là in fondo”. Indicai la parete in fondo allo scaffale, dove erano esposti dei magnifici pomodori e altre qualità di verdure.
“Grazie mille, buon lavoro!” e detto questo si allontanò con la bambina.
Sussurrai un “Grazie” con molta timidezza e lo dissi talmente piano che lui non mi avrebbe sentito. Il giorno di lavoro continuò normale e non rividi più quel signore e quella bambina. Tuttavia mi sorpresi a farmi film mentali su loro due: erano fratello e sorella? Oppure padre e figlia? O magari cugino e cugina? Sarà fidanzato? O addirittura sposato?
Mi sentivo una stupida a fare quei pensieri, ma non potevo evitarlo, era come se la mia mente si controllasse da sola. Il mio turno finì alle 2.00 p.m. e una volta tornata a casa trovai sul tavolo della cucina un bigliettino: siamo usciti tutti, ti abbiamo lasciato un pezzo di pizza nel forno, spero sia ancora caldo. Mary.
Mary era la madre di Charles, mentre suo padre si chiamava Oscar.
Nel forno trovai un trancio di pizza ai funghi, che mangiai volentieri. Una volta finito pulii tutto e salii nella mia camera. Come promesso, mi avevano fatto portare un cavalletto da disegno e alcuni utensili da disegno, così iniziai a disegnare. Mi sarebbe sempre piaciuto restaurare vecchie abitazioni come lavoro, ma anche su quello il destino aveva avuto da ridire, così mi accontentavo di arredare stanze immaginarie sui miei fogli da disegno.
Fuori aveva ricominciato a piovere e solo quando Charles  tornò dal lavoro mi accorsi che erano già le 6.00.
“Stai disegnando?”. La sua voce arrivò dalla porta della stanza. Annuii, posando la matita sopra il tavolo.
Lo sentii avvicinarsi e dopo poco me lo ritrovai davanti, che mi dava un bacio. Ogni volta che mi baciava mi sentivo a disagio, come se fosse sbagliato. Eppure non potevo farci nulla.
“Andiamo a cena?”, mi chiese porgendomi la mano. Senza prenderla mi alzai e mi incamminai verso la sala da pranzo.

(Carlisle)

Quella mattina era iniziata in modo un po’ turbolento. Vi spiego, Renesmee aveva voglia di pasta al pomodoro, quella senza salsa ma con i pomodorini interi che ci mangi insieme, così lei e Bella erano venuti da noi a chiederci se avevamo dei pomodori, che non avevo.
“Posso accompagnarla al supermercato prima di andare al lavoro e poi lasciarla alla riserva da Jacob, non c’è problema”.
All’inizio Bella non voleva costringermi a fare un giro più lungo del solito, ma alla fine cedette e fu così che mi ritrovai nel supermercato.
Dato che nessuno dei due aveva idea di dove trovarli, chiedemmo a una commessa. Ok, credo che se avessi avuto ancora il cuore che batte, nel momento in cui incrociai lo sguardo della commessa avrebbe perso un battito. Era una ragazza molto carina, che dico, bella, con più o meno la mia età (apparente, non età reale), capelli color castano caramello e occhi castano.
Ci disse dove si trovavano i pomodori e dopo averla ringraziata ci allontanammo, ma la sentii sussurrare un timido “Grazie”. Ero sicuro al cento per cento che lei credesse che non l’avevo sentita.
Pagammo alla cassa e lasciai Renesmee alla riserva, dopodiché andai al lavoro. Quella notte, a causa del temporale, c’era stato un incidente e quindi l’ospedale era affollato. Sarei andato volentieri anche quella notte, ma sarebbe risultato sospetto se avessi lavorato tutto il giorno senza dormire un secondo. Quella mattina rimanevano solo i casi meno gravi: una gamba rotta, due braccia lussate e vari tagli. Il resto della giornata feci come sempre visita ai miei pazienti, anche se continuavo a pensare alla commessa del supermercato.
Mi sorpresi a pensare se fosse sposata o fidanzata, pensieri che non mi erano mai passati per la mente. Ero single da più di trecento anni e nessuna donna aveva mai fatto colpo su di me, eppure quella ragazza mi aveva fatto qualcosa, non mi sentivo più lo stesso.
Tornai a casa che erano le 8.00 p.m. passate. Cercavo di passare più tempo possibile in ospedale senza destare sospetti. Una volta a casa un odore di pasta invase il mio naso: finalmente Renesmee era riuscita a mangiare quella famosa pasta!
Mi ritirai nello studio seguito da Edward. Aveva visto nella mia testa l’immagine della commessa del supermercato e aveva percepito un cambiamento in me. Ormai mi conosceva troppo bene, così non gli nascosi che quella donna mi aveva colpito, anche se non era nulla di importante.

(Esme)

Nei giorni seguenti continuavo a sperare che quel ragazzo entrasse dalla porta del supermercato, ma niente. Nei seguenti dieci giorni non si fece vedere.
Quel giorno stavo uscendo dal mio turno di lavoro quando mi arrivò un messaggio da parte di Charles che mi diceva di aver avuto un incidente (non grave per fortuna) e che si trovava in ospedale.
Andai subito da lui e quando entrai nella stanza dove lo avevano portato c’era anche il medico che lo aveva curato. Appena si girò il mio cuore perse un battito: era l’uomo del supermercato. Anche lui sembrava sorpreso di vedermi, ma dopo un veloce sorriso riprese il suo portamento da medico.
“È stato fortunato, poteva andarle peggio, quello scatolone avrebbe potuto ucciderla, invece le ha sfiorato il braccio. Ha un corpo molto resistente, mi creda. Stia a riposo per qualche giorno”. E con il suo solito sorriso uscì dalla stanza.
La famiglia di Charles aveva un’impresa di trasporti e lui si era fatto male quando uno scatolone sistemato male gli era caduto quasi addosso.
“Sono contenta che non ti sia fatto nulla”. Sorrisi e lui ricambiò.
Quella sera, dopo cena, mi rintanai nella mia stanza e iniziai un nuovo progetto e mi accorsi, dopo aver finito, di non aver disegnato una stanza, bensì il ritratto di quell’uomo. Solo in quel momento capii quanto volevo rivederlo.

Note: questa storia avviene dopo Breaking Dawn, ma con una piccola variazione: Esme e Carlisle non si sono mai conosciuti perché lei è umana nell’epoca in cui lo è anche Bella. Spero vi piaccia!
Baci AliceMiao

   
 
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