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Autore: kissoutmydemons    21/08/2016    1 recensioni
Dopo l'ultima sessione era rimasto nello studio, lo sguardo verso il giardino, pensando solamente ai motivi che potessero spingere qualcuno a provare una rabbia di tal portata. Si chiese cosa potesse scaturirla, come avrebbe fatto a trovarlo ancora e, se ci fosse riuscito, cosa gli avrebbe potuto dire.
Come si affronta la rabbia cieca di un mutante di livello Omega? Nessuno aveva scritto un manuale a tal proposito, magari avrebbe potuto farlo lui se fosse riuscito a portare a termine quella che sembrava una ricerca senza fine.
Genere: Azione, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Charles Xavier/Professor X, Erik Lehnsherr/Magneto, Raven Darkholme/Mystica
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Piccola premessa: la storia da me scritta sarà divisa in due parti. si basa solo e soltanto sulle trasposizioni cinematografiche della saga degli X-Men, ma ciònonostante ho apportato delle grosse modifiche. Prima di tutto, siamo al primo incontro fra Charles ed Erik che - tecnicamente - sarebbe avvenuto negli anni '60, ma che qui è posticipato agli anni '80. La X-Mansion è già entrata in funzione, ma non vi sono ancora comparsi Scott, Storm o Jean.
I genitori di Magneto sono stati uccisi da 4 uomini in maniera brutale, ma non in un campo di concentramento poiché sarebbe davvero difficile per Charles ed Erik essere trent'enni e, per uno di loro, essere stato ad Auschwitz. In alcune parti potranno esserci dei vari riferimenti a delle battute davvero presenti nel film, a cui ho comunque apportato delle modifiche. Come già detto, si parla del primo incontro dei Cherik, ma ho deciso di cambiare completamente la storia rispetto ai film.

Spero sia tutto piuttosto chiaro! Buona lettura ♦



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Tutto era iniziato qualche settimana prima quando, collegato a Cerebro, aveva captato delle frequenze disturbate e potenti, un legame con un mutante che - inspiegalbilmente - non poteva essere rilevato dalla tecnologia ultra-avanzata ideata da Hank.

Era nel bel mezzo di una sua solita routine, cercando possibili nuovi mutanti che potessero aver bisogno degli insegnamenti della X-Mansion, quando si era scontrato con un blocco mentale al di sopra della norma e aveva percepito solo alcuni brevi segnali dell'esistenza di un mutante livello Omega, il primo con il quale avesse a che fare.

Lo stato confusionale in cui si era trovato dopo essersi scollegato da Cerebro era passato in fretta, lasciando spazio a una curiosità e a un'eccitazione che solo il Professore che vi era in lui poteva provare.

Provare a cercarne altre tracce sarebbe stato da folli, si disse, ma sapeva anche che sarebbe stata una follia lasciar perdere tutta quella faccenda e rischiare di non poter entrare in contatto con un mutante di quel livello.

Non era stato facile parlarne con Hank e Mystica; sapeva quanto entrambi tenessero a lui e alla sua incolumità, ma ciònonostante decise che quella non era un'occasione da poter perdere.

Sin da piccolo sapeva di non essere l'unico, anche se tutto era iniziato come una maledizione, come una sorta di pazzia. Lui sapeva che quel dono era stato riservato anche a qualcun'altro là fuori, e la sua teoria era stata confermata quando Raven era finita a rovistare nel frigo della sua enorme casa.

Non poteva lasciare che un mutante con un tale potere e mille potenzialità gli scivolasse fra le mani come sabbia, anzi, sapeva di non poter gettare la spugna di fronte a un blocco mentale del genere.

Era suo dovere trovare questo mutante, questa persona, e sperare di poter condividere il proprio pensiero riguardo a ciò che erano e al rapporto che avrebbero potuto avere col mondo circostante, a quello che si poteva costruire con gli umani, invece che distruggere. Doveva almeno tentare, stabilire un contatto maggiore e, se possibile, localizzarlo.

Ogni giorno, per quella che sembrava un'infinità di ore, si collegava a Cerebro, deciso più che mai nella sua impresa. Mangiava a orari impossibili, dormiva poco e fantasticava troppo, ma Raven e Hank non potevano fare altro se non che supportarlo e cercare di tenerlo sotto controllo, per quel che bastava.

Ci vollero quattro giorni, prima che Charles riuscisse finalmente a captare ancora quel disturbo della frequenza, quel segnale così nascosto ma così potente da fargli dolere tutte le ossa. Si concentrò solo su quella frequenza, come se tutti i mutanti del resto del pianeta potessero scomparire, cercò di afferrare quel breve e flebile luccichio in lontananza, come l'eco di un fuoco d'artificio quando si sta spegnendo.

Incredibile come un segnale del genere potesse comparire e scomparire così facilmente, senza lasciare quasi alcuna traccia della sua comparsa. Scollegatosi da Cerebro e tornato in quello che si poteva definire il suo studio, si sentì un po' rintronato, come se avesse preso una botta sul cranio, e indolenzito, come se avesse dormito storto per tutta la notte.

 

"Non hai un bell'aspetto, Charles"

 

Non aveva nemmeno sentito Raven entrare e piazzarsi davanti alla scrivania, mentre lui rimaneva di spalle, assorto nei suoi pensieri mentre guardava fuori dalla finestra. Sapeva di non essere conciato molto bene; sentiva chiaramente il sudore sulla nuca e sulle tempie, e sentiva anche una goccia di sangue secca sotto alla sua narice sinistra.

 

"L'ho captato di nuovo, ce l'ho fatta"

 

"Perché allora non mi sembri così entusiasta come avrei immaginato?"

 

Si voltò verso la bellissima ragazza che considerava come una sorella, a cui era stato accanto per così tanti anni da averne perso il conto.

 

"Non è stato facile scavare in quel breve segnale per trovare qualcosa, ma quando ci sono riuscito ho captato due sentimenti distinti: tristezza e molta, molta rabbia. Ma non saprei verso chi o cosa"

 

"Tutti noi mutanti abbiamo una fase del genere, non vedo cosa ci sia di così strano…"

 

"Hai ragione, ma non così, non di quel calibro. È come se fosse pronto a.."

 

"Pronto a che cosa, Charles?"

 

"A distruggere tutto il mondo da un momento all'altro"

 

 

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Dopo un giorno di pausa passato troppo velocemente - a detta di Hank - Charles aveva ripreso la sua "Caccia al mutante" con ancora più convinzione di quanta non ne avesse in partenza.

Dopo l'ultima sessione era rimasto nello studio, lo sguardo verso il giardino, pensando solamente ai motivi che potessero spingere qualcuno a provare una rabbia di tal portata. Si chiese cosa potesse scaturirla, come avrebbe fatto a trovarlo ancora e, se ci fosse riuscito, cosa gli avrebbe potuto dire.

Come si affronta la rabbia cieca di un mutante di livello Omega? Nessuno aveva scritto un manuale a tal proposito, magari avrebbe potuto farlo lui se fosse riuscito a portare a termine quella che sembrava una ricerca senza fine.

Anche lui era stato triste e arrabbiato in passato, tutte quelle voci che gli erano esplose nella testa da un giorno all'altro, tutto il dolore che percepiva e col quale doveva convivere. Ma era troppo piccolo per sviluppare un senso vendicativo così potente, come una furia omicida.

Credeva in sè stesso e nelle proprie capacità, ma sapeva anche che questo caso avrebbe richiesto una pazienza immensa, un lavoro certosino da fare solo con delle piccole pinze e tanta, tanta camomilla in corpo.

In qualche modo, riusciva a compatirlo e a percepirlo anche in quel momento, come se quei due brevi ma intensi incontri li avessero collegati fra di loro, come se un filo invisibile li tenesse uniti anche a distanza.

Fortunatamente, quel muro che sembrava cercare di separarli, aveva subito qualche crepa grazie alla persistenza dell'incontro precedente, in cui Charles aveva captato un mutante in disperato bisogno di aiuto e comprensione. Era stato molto più facile del previsto trovarlo, come se si fosse abbandonato e avesse deciso di farsi trovare, di farsi aiutare.  

 

"È a New York, qui vicino, dobbiamo trovarlo" comunica ad Hank e Raven appena messo piede fuori da Cerebro.

 

 

Una volta abbattuto quel muro mentale che li divideva, era stato facile localizzare la sua posizione precisa nella Grande Mela. Era bastato visualizzare le strade che il mutante stesso era in procinto di attraversare in quel medesimo istante, per capire dove fosse e cercare di avvicinarlo.

Avevano scoperto fosse un uomo sulla trentina con probabili origini straniere, molto alto e muscoloso. Lo seguirono per diversi minuti, munito di una valigetta e con sguardo serio, all'interno di un hotel di lusso.

Charles percepì la rabbia ancor prima che potesse mettere piede all'interno dell'edificio e, colto da uno spasmo del suo sesto senso, decise di leggere nella sua mente ciò che era andato lì a fare.

Non appena comprese cosa sarebbe successo di lì a poco e avvertiti gli altri, i tre mutanti si buttarono all'inseguimento del mutante per i vari piani dell'albergo. Egli, Erik a quanto pare, aveva intenzione di far fuori quattro uomini che classificava come la causa della sua tristezza e della vita che conduceva.

I quattro uomini si sarebbero incontrati al 26esimo piano, in una stanza adibita a conferenze e riunioni di lavoro.

Grazie alle abilità di Mystica, era stato facile poter accedere anche alle zone adibite al personale e poter raggiungere la sala in cui si sarebbe svolto il massacro. Purtroppo, una volta arrivati, tre uomini erano già agonizzanti sul pavimento, fiumi di sangue che scorrevano sulle mattonelle costose e sull'arredamento sottosopra.

Riuscì a intercettare il mutante proprio mentre cercava di uccidere anche l'ultimo uomo rimasto, quello per cui provava più odio in assoluto, ed entrandogli nel cervello lo obbligò a sedersi in un angolo della stanza, il fiato ansante e gli occhi luccicanti di rabbia.

 

 

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Lo avevano portato con loro alla X-Mansion, nonostante l'evidente ripulsione che in quel momento stava provando nei confronti di quei tre mutanti sbucati dal nulla.

Era arrivato a un passo da quella missione che gli era costata tantissimi anni di ricerca, quella missione che aveva il solo scopo di rivendicare una vita di ingiustizie e sofferenza. La vita che loro gli avevano costretto a vivere.

I ricordi del passato vividi nella sua mente si mischiarono a un senso di vergogna, vergogna che provava di fronte alla memoria di sua madre, perchè non era stato in grado di finire ciò che aveva cominciato e uccidere l'uomo che le aveva tolto la vita.

Gli umani e la loro sete di potere su chi è nettamente e geneticamente superiore era la causa di tutto ciò, ma presto avrebbero scoperto che la terra sarebbe appartenuta agli homo superior - razza mutante - e non ai loro fragili, deboli e limitati corpi da homo sapiens.

La furia omicida che lo aveva investito fino a qualche ora prima, andava ora scemando, aprendogli gli occhi e facendolo svegliare da una sorta di stato di trance in cui era caduto.

 

"Chi siete e cosa volete da me? Dove ci troviamo?"

 

"Quante domande, Erik" un uomo dai capelli neri e gli occhi color del ghiaccio lo prese in giro.

 

"Come fai a sapere il mio nome?"

 

"Mi chiamo Charles Xavier e sono un mutante anche io, un telepate per la precisione. Per questo so il tuo nome e sono riuscito a fermarti prima"

 

"Perchè lo hai fatto? E come mi hai trovato?"

 

"Seguimi"

 

Attraversarono i corridoi della grande casa in cui si trovavano, che sembrava ormai essere più una scuola da come era stata arredata in alcune stanze, fino ad arrivare ad un corridoio completamente differente da tutti gli altri.

Aveva un aspetto tecnologico, moderno, sicuramente qualcosa all'avanguardia che aveva a che fare con la sua presenza lì, in mezzo a loro.

L'uomo si posizionò davanti a un arcata in metallo, dove un laser gli consentì l'accesso a una stanza enorme, nella quale non vi era nulla a parte un pannello di controllo di qualcosa.

 

"Questo è Cerebro, che in spagnolo vuol dire cervello. È una tecnologia inventata da Hank, e serve per potenziare la mia telepatia affinché io possa collegarmi a tutti I mutanti del mondo, così che possa trovarli e poi farli venire qui"

 

"Che posto è questo?"

"Un tempo era casa mia, ora è una specie di scuola. I giovani mutanti possono stare qui, studiare come in una scuola normale e imparare anche a controllare I propri poteri, stare insieme ad altri simili"

 

"E io cosa centro in tutto ciò?"

"So cosa ti è successo in passato, Erik, e so che provi una rabbia tale da poter distruggere qualsiasi cosa controllando ogni sorta di oggetto fatto di metallo, anche quelli a livello atomico nella terra che ci sta sotto ai piedi. Ma in te ho visto anche molto di più, non vi è solo rabbia o tristrezza o sete di vendetta, in te c'è anche del buono"

"Credo che tu veda la realtà in maniera distorta, Charles"

 

"Io invece credo che tu possa far parte di qualcosa di molto più grande, se decidi di rimanere con noi. Con me"

 

Quella sera, Erik decise di restare.

 

 

                                                         

Fine prima parte.


 

  
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