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Autore: Sam__    22/08/2016    5 recensioni
[Swan Queen/ Long AU / OOC]
Innamorarsi e ritrovarsi con il cuore spezzato, imparare ad amare ancora, voler restare sul fondo ma contemporaneamente voler essere disperatamente salvati, scoprire la propria sessualità, stringere amicizie con persone che non ti aspettavi, sognare in grande, fare progetti, litigare, urlare, piangere …
Storia su come l’adolescenza può essere un gran casino!
I dolci sedici anni, vissuti da Emma e Regina.
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Neal Cassidy, Regina Mills, Robin Hood
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Scusate se ho saltato l'aggiornamento, la settimana del ferragosto è stata piena di casino a lavoro...
Spero il capitolo vi piaccia, lasciatemi una recensione e grazie a chi mi segue!
Sam.

NB: in questo capitolo è presente l'utilizzo di droghe leggere, se vi infastidisce l'argomento vi consiglio di non leggere!

 



Capitolo 3.
Devi solo accettare un compromesso: me.

 
 
 
Ovviamente Robin e Killian accettarono e quella notte accompagnarono le ragazze a fare l’ennesima delle bravate!
I due ragazzi si erano già occupati delle telecamere di sicurezza e adesso, davanti al cancello della centrale, mentre Regina provava ogni chiave dal mazzo di sua madre per trovare quella giusta, Ursula non era ancora convinta di quello che stavano per fare “è una pessima idea, ci prenderanno sicuro.”
Crudelia le mise un braccio intorno alle spalle “qualsiasi cosa accada, ci sarò io.”
Malefica alzò gli occhi al cielo “allora, la smettiamo di fare le lesbiche?!” poi si rivolse a Regina “e tu che tempo vuoi con quella chiave?”
“Tesoro, sei troppo tesa.” Le disse Killian “relax!”
“Non sono tesa! Vorrei solo non fare mattina!”
“Silenzio.” Intimò Regina “ce l’ho fatta.”
Si affrettarono ad entrare in quel cortile dirigendosi verso una volante della polizia.
“Fermi tutti!” si arrestò Robin dalla sua corsa “siamo sei e una macchina ha solo cinque posti!”
“Porca la miseria quanto sei idiota! Cammina!” gli ordinò Regina.
“Ragazzi dico davvero!”
“Pensi che non lo sapessimo già? Staremo in quattro nel sedile posteriore, genio!”
“Ma va contro la legge…”
“Stiamo rubando una macchina, cazzo! Vuoi davvero dirmi cosa va contro la legge?” sbottò Malefica.
“Okay rilassiamoci tutti!” disse Killian.
“Sai dire solo questo? Perché diamine non ti abbiamo lasciato a casa con Ariel…” rimpianse Crudelia.
“Possiamo andare a litigare fuori da qui?” domandò Ursula.
“Appunto! Smettetela tutti e muoviamoci!” intimò Regina.
Killian forzò la serratura della macchina con il suo coltellino svizzero, fece entrare le quattro ragazze dando loro il tempo di sistemarsi il più comodamente possibile dietro per poi mettersi al posto di guida, seguito da Robin in quello del passeggero.
“Andiamo!” esclamò il ragazzo, premendo a tavoletta l’acceleratore per allontanarsi il più velocemente possibile da lì.
Dopo pochi chilometri, Ursula chiese “okay adesso che si fa?”
Killian rallentò, fermandosi a lato della strada.
“Guardate che vi abbiamo portato!” fece un cenno verso il suo amico che dalle tasche dei jeans uscì una bustina di plastica trasparente piena di erba.
Le ragazze sorrisero a quella vista.
“Grandi!” esclamò Malefica.
“Ci voleva proprio qualcosa per farci calmare.” Constatò Regina.
Riuscirono a preparare sette canne, svuotando del tutto la bustina trasparente dal suo contenuto.
“Okay io direi una canna a testa, ultima facciamo a giro.” Propose Jones.
Tutti acconsentirono.
Dopo essersi passati l’ultima canna, gli effetti cominciarono a manifestarsi diversamente su ognuno di loro.
Killian diventò fin troppo euforico.
Robin farfugliava cose sul non essere più dentro il proprio corpo.
Ursula venne soprafatta dalla paura.
Crudelia rideva come una pazza.
Malefica cantava a squarciagola e infine, Regina si stava interrogando sul perché di troppe cose iniziando un monologo filosofico con se stessa.
“DOBBIAMO ANDARCENE DI QUA!” sbraitò Ursula in preda alla paura.
Killian non riusciva a stare fermo un attimo, saltellava sul suo posto, batteva le mani, dondolava avanti e indietro. Nonostante il freddo di Storybrooke, era tutto sudato.
Crudelia abbracciò la sua amica “rilassati, cara, ci stiamo divertendo!” scoppiò a ridere subito dopo.
Robin aveva gli occhi spalancati “ragazzi vi giuro che non sono più dentro il mio corpo! Sono un corpo astratto che vaga nello spazio adesso!”
“Fate silenzio! Sto cercando di capire perché una goccia d’acqua ha forma sferica!” sbottò Regina, mentre Malefica appoggiata alla sua spalla canticchiava parole incomprensibili.
“Io sto per morire.” Disse Jones, aprendo lo sportello e buttandosi sull’asfalto.
“Ehi amico torna qui! Non posso salvarti in queste condizioni!” affermò il suo amico.
“E’ così fresco qui.” Mugugnò di piacere il ragazzo.
“Jones sei impazzito? Porta il culo in macchina!” ordinò Ursula “ma non capisci che così ci arresteranno?”
“Ma perché non vi fate una bella risata?” chiese Crudelia trattenendosi a malapena dal ridere.
Can anybody find meeee somebody to loooove.
“Malefica, ti prego! Perché stai cantando? E Killian perché è fuori dalla macchina?” Regina era al quanto confusa da tutta quella situazione. Pensò che se qualcuno li avesse guardati dall’esterno avrebbe sicuramente pensato che erano pazzi. Non che dal suo punto di vista non sembrasse così.
“Perché non lo aiutate? Non vedete che è sdraiato sull’asfalto? Fuori c’è il gelo! E perché non chiudete quello sportello? Il gelo sta entrando in macchina!”
Che diavolo di problema avevano tutti? Okay si erano fatti qualche canna, ma lo avevano sempre fatto! Non si erano mai ridotti in quello stato! Stavolta c’era qualcosa di diverso. Forse non avrebbero dovuto fumare una canna a testa.
“Killian alzati, cazzo!” sbraitò Ursula “dobbiamo andarcene lo capisci?”
“Ma io sto bene dove sono.”
“SIAMO FOTTUTI!”
“Okay stiamo calmi!” s’intromise Regina “Locksley scendi da questa macchina e dammi una mano.”
“Tesoro sono paralizzato, te lo giuro.”
“E’ tutto nella tua testa! Riprenditi!” ordinò, mentre a fatica scendeva dalla macchina.
Dopo un po’, Robin respirò affondo e fece lo stesso.
Arrivarono a Killian camminando come zombie, tenendosi sempre nella macchina come supporto per non cadere a terra dal momento che non si sentivano più le gambe.
“Jones, alzati, per cortesia. Adesso!” gli disse Regina, calciando piano il braccio del ragazzo.
“Amico vieni qui, ti aiuto io.” Gli porse la mano Robin.
Killian afferrò quella mano debolmente, ma l’altro riuscì ugualmente a tirarlo su.
“Ottimo! Ora portalo nel sedile posteriore. Guido io.”
Robin annuì, concordando con se stesso che Regina fosse l’unica un po’ più lucida tra tutti loro.
Nessuno si accorse dell’accendino di Killian che dalle tasche del ragazzo finì sull’asfalto.
Dopo essersi sistemati, Regina accese il motore e sudò freddo.
Era molto pericoloso guidare sotto l’effetto di stupefacenti ma non potevano restare lì aspettando che passasse. Le cose si erano già messe abbastanza male.
Quindi si affidò al fatto che a quell’ora della notte per le strade di Storybrooke non ci sarebbe stato nessuno, e pregò la sua buona stella di avere i riflessi vigili e pronti.
Perciò, accelerò al massimo e si rimise sulla strada.
Aveva già deciso dove andare. Era perfetto!
Un posto lontano da tutto e tutti dove avrebbero potuto tranquillamente aspettare che l’effetto degli stupefacenti sparisse: il bosco.
Ed era a soli pochi metri da lì.
Regina complimentò se stessa mentalmente per la brillante idea che aveva avuto.
Lì nessuno li avrebbe mai trovati! … almeno per il momento.
Prese il sentiero che portava al bosco e quando fu certa di essersi abbastanza addentrata, fermò la macchina.
Si girò alla sua destra verso Robin. Il ragazzo si era addormentato, completamente appoggiato al finestrino, con tanto di bocca aperta e un rivolo di bava che gli colava da essa.
La ragazza storse il naso a quella visione.
Poi si voltò verso il sedile posteriore, ritrovandosi davanti una Crudelia dolcemente appoggiata alla spalla di Ursula che invece aveva gli occhi sgranati verso Regina “siamo al sicuro?”
“Si, puoi stare tranquilla.” La rassicurò.
Diede un’occhiata a Malefica e Killian.
Il ragazzo dormiva con un’espressione beata in volto, forse il sollievo per l’effetto dell’estasi che ormai gli era passato.
Malefica, invece, canticchiava sottovoce ad occhi chiusi una melodia che somigliava ad una ninna nanna.
“Che cosa ne faremo della macchina?” chiese Ursula, non ancora del tutto tranquilla.
“Ci inventeremo qualcosa, come sempre.” Sorrise Regina “non saremmo noi se non riusciremmo a cavarcela!”
 
 
Emma non si aspettava che qualcosa di così inaspettato potesse cambiare quella giornata che si era conclusa in modo perfetto.
Ma si sbagliava.
Sentì suo padre e sua madre discutere nel cuore della notte al pian terreno.
Così scese a vedere cosa fosse successo di così grave da creare tanto trambusto.
“Hanno bruciato la macchina della polizia.” Le spiegò David “rubata e poi bruciata.”
“Chi ha dato l’allarme?”
“Una signora che abita nei pressi del bosco ha segnalato la puzza di bruciato.”
“E adesso stai andando lì?”
Suo padre annuì “devo raggiungere Leroy.”
“Maledetti teppisti…” si lamentò Mary Margaret.
“Hai idea di chi potrebbe essere stato?” chiese Emma.
“Non ancora, ma lo scopriremo!” la rassicurò David “grazie al cielo Storybrooke è piccola.”
“Su, tesoro, torna a dormire.” affermò sua madre, “stai attento” si raccomandò a suo marito.
Lui sorrise e le diede un veloce bacio sulle labbra prima di andare.
Emma ritornò al piano superiore, seguita da Mary Margaret solo quando vide il pick-up di David allontanarsi da casa loro.
La ragazza si domandò chi mai avrebbe potuto fare una cosa del genere…Storybrooke era una città tranquilla, dopo tutto.
Per un millesimo di secondo le Bad Girls attraversarono la sua mente, ma subito scacciò via quel pensiero…era impossibile che delle ragazze bruciassero una macchina solo per divertimento.
E, anche se era stato poco il tempo passato con Regina, aveva intuito che non era una cattiva ragazza per quanto si sforzasse di far apparire il contrario.
Ma Emma sapeva che la compagnia della ragazza non era delle migliori, e non era sicura che non si sarebbe fatta trascinare.
Che Regina c’entrasse qualcosa o no, non erano affari suoi.
Quella ragazza era la figlia del sindaco, dopo tutto, ne sarebbe uscita anche stavolta se c’entrava qualcosa.
 
Quella mattina, Regina fu stranamente svegliata da sua sorella “alzati, dobbiamo andare a scuola” le disse togliendole le coperte di dosso.
La mora piagnucolò. Voleva le sue coperte indietro e almeno altre tre ore di sonno, dal momento che era tornata a casa da appena due.
“Non m’importa se non entri nuovamente, l’importante che ti alzi perché lo sai che mamma si arrabbia se ti trova a casa.”
Già, era vero.
E solo in quel momento Regina si accorse che c’era troppo silenzio in casa.
“Perché mamma non sta urlando?” chiese.
“E’ uscita per una chiamata urgente dalla polizia.” Rispose Zelena, uscendo dalla stanza.
Il sangue le si gelò nelle vene. Doveva immediatamente avvertire le sue amiche.
Prese il telefono al volo e chiamò Malefica.
“Cristo, Regina! Vorrei dormire.” Rispose la voce dell’amica dall’altro capo del telefono dopo molti squilli.
“Non puoi, alzati e vai a scuola. Avverti le altre.” Ordinò.
“Ma che ti prende?”
La mora si alzò, assicurandosi che sua sorella non fosse nei paraggi.
“Mia madre è stata convocata dalla polizia.” Disse a voce bassa.
“Merda.” Rispose Malefica.
“Esatto! Restando a casa desteremo solo più sospetti. Suppongo che le persone che hanno fatto quel casino stanotte, resterebbero a casa a riposare…ma noi no! Noi andremo a scuola. Dovessi finire un correttore per non far vedere le occhiaie!”
“D’accordo, hai ragione. Ci penso io ad avvertire le altre. A dopo.”
Chiusero la chiamata e Regina si precipitò a prepararsi malgrado tutto ciò che voleva in quel momento fosse del caffè.
Questa volta, sarebbe passata da Granny’s prima del solito e ne avrebbe ordinato uno da portare via.
 
Quando s’incontrarono davanti la scuola, la prima a parlare fu Ursula “io l’avevo detto che era una pessima idea.”
“E’ inutile pensarci adesso!” le rispose Regina “piuttosto entriamo e andiamo nei bagni, questo non è un buon posto per parlare.”
E così fecero.
Passando per il corridoio, tutti gli occhi erano puntati su di loro.
“E’un piacere rivedervi!” diceva qualcuno.
Alcuni mormoravano su quanto era invece spiacevole rivederle a scuola.
Ovviamente nessuno di questi veniva minimamente calcolato dalle Bad Girls, che con passo deciso si dirigevano verso la loro meta senza degnare nessuno di uno sguardo.
Anche Emma, Neal e il resto del gruppo –tra cui Zelena- interruppero la loro chiacchierata per fissare le ragazze.
“Strano vederle qui…” disse la bionda.
“Beh almeno una volta l’anno dovranno pur prendere una presenza.” Rispose Neal.
“Sono bellissime!” fu il commento di Ruby.
“Sono così curiosa di sapere cosa fanno, dove vanno…la loro vita deve essere eccitante!” affermò Aurora con tono sognante. Mulan le sorrise, stringendole la mano che teneva intrecciata alla sua.
Gesto che non passò inosservato.
“Non so cosa ci sia di eccitante nel mettersi sempre nei guai…” ribatté Emma.
“Il brivido dell’avventura!” motivò Aurora.
“Emma ha ragione.” s’intromise Neal “e il brivido dell’avventura non ti porterà proprio da nessuna parte nella vita.”
“Intanto hanno un posto a scuola.” Scrollò le spalle Mulan.
“Meglio avercelo nella vita che uscire di qua ed essere dei falliti.”
“Io vorrei tanto avere entrambe le cose: la fama, e un futuro!” disse Ruby “se avessi la fama non mi metterei nei guai, comunque, sarei sempre me stessa…ma con il potere!”
“E’ proprio il potere che ti dà alla testa, Rubs!” la rimproverò la sua migliore amica “essendo popolare e avendo tutto ciò che hai sempre voluto, ti stancherai e vorrei dell’altro e incomincerai a condurre una vita basata su qualsiasi cosa ti dia un po’ di sorpresa, sia essa una cosa buona o cattiva…”
“Okay d’accordo, e tu come fai a sapere tutte queste cose? Non sei mai stata popolare.” Le fece notare Aurora.
Emma soffermò il proprio sguardo sulla figura di Regina.
“Sono un’ottima osservatrice.”
 
Arrivate ai bagni, le Bad Girls chiusero a chiave la porta dietro di loro e si accertarono che non vi fosse nessuno all’interno dei W.C.
“Non dobbiamo fare mai più parola di quello che è successo, nemmeno tra noi.” Disse Malefica.
“E soprattutto, se dovessero prenderci, dobbiamo negare fino alla morte.” Aggiunse Regina.
Ursula, a braccia conserte, annuì semplicemente.
Crudelia si strinse nella sua pelliccia.
“Tutte d’accordo, allora.” Decretò la bionda.
“Abbiamo altra scelta?” chiese Crudelia, ricevendo un’occhiata fulminante da Malefica.
“No, non l’avete infatti.” Rispose acida quest’ultima.
“Beh che altra scelta vorreste?” chiese Regina “costituirvi, per caso?”
Le due scossero la testa.
“Niente domande stupide allora.”
“Concordiamo subito che se ci costringeranno a dare un nome, noi incolperemo Killian e Robin per tutto.” Aggiunse Malefica.
Ursula vacillò “non me la sento di incolpare loro…”
“Siamo colpevoli tanto quanto loro.” Osservò Regina “meglio non fare nomi. Il piano di negare va bene.”
“E tu da che parte stai?” l’attaccò Malefica “infondo è stato Locksley a dare fuoco alla macchina.”
“Lui l’ha proposto!” lo difese Regina “eravamo tutti d’accordo.”
“E’ anche vero che se non fossimo state sotto l’effetto della roba portata da quei due, forse le cose sarebbero andate diversamente.” Considerò Crudelia.
“Quindi concordi che la colpa principale è loro!” sorrise Malefica.
“Li abbiamo coinvolti noi in questa storia!” ribatté Ursula.
Le ragazze si scambiarono sguardi di sconforto, almeno su una cosa erano d’accordo: in quel modo non sarebbero andate da nessuna parte.
“Okay, d’accordo, faremo i loro nomi.” Si arrese Regina “solo se dovesse essere estremamente necessario.”
Maggioranza vinse, ed Ursula sospirò.
A volte si chiedeva se ne valeva davvero la pena di stare in quel gruppo. Ma di certo, non avrebbe mai lasciato sola Crudelia.
“Avete notato le amiche di Zelena?” chiese quest’ultima fingendo disinteresse.
Malefica e Regina aggrottarono le sopraciglia “chi?” “quando?” chiesero.
Mentre Ursula sorrise alla domanda di Crudelia, dal momento che anche lei aveva notato quel gesto.
“Si tenevano per mano.” Spiegò.
“Perché dovrebbe essere di nostro interesse?” chiese la bionda.
Crudelia scrollò le spalle “staranno insieme?”
“Quindi io non potrei fare questo…” diede una pacca nel sedere a Regina.
“Ahi!”
“…perché significa che staremmo insieme?”
“La gente potrebbe fraintendere.” Sostenne il suo punto di vista.
“Tu e Ursula state tutto il tempo appiccicate. Pensate che la gente fraintenda?”
“Non mi è mai fregato nulla della gente.”
“Pensa quanto frega a me! Pensa quanto mi possa fregare delle amiche sfigate di Zelena!”
Regina chinò il capo mentre scrutava Crudelia con curiosità “stai cercando di dirci qualcosa?”
“Magari stanno insieme.” Affermò.
“Penso solo che essendo le più popolari a scuola, forse dovremmo sapere cosa ci succede intorno.” Aggiunse immediatamente dopo.
“Cosa vuoi che me ne freghi di una coppia lesbo!” marcò l’ultima parola appositamente con disprezzo, Malefica.
Il suo tentativo di tastare il terreno era riuscito, e la reazione, purtroppo, era esattamente quella che si aspettava.
“Non so, vuoi che chieda a mia…” provò a dire Regina, ma venne interrotta da un forte bussare alla porta.
“Regina! Aprite, so che siete lì!” esclamò una voce che conoscevano.
“Locksley!” sussurrò Regina, sgranando gli occhi.
Malefica fece segno a tutte di stare zitte.
“Aprite! Tutta la scuola vi ha viste dirigervi qui!” continuò Robin “Killian è nei guai, per colpa vostra!”
Il silenzio continuò dall’altro lato della porta.
“Cazzo aprite! O giuro che mi metto in corridoio a urlare ciò che è successo ieri notte!”
Malefica aprì di scatto la porta “non è colpa nostra!” disse a denti stretti, afferrando Robin per un braccio e tirandolo dentro, richiudendosi la porta alle spalle.
“Che è successo a Killian?” chiese Regina.
“La polizia lo sta interrogando. Hanno trovato il suo accendino sulla strada nei pressi del bosco.”
“Merda, merda!” imprecò Ursula.
Regina cacciò le mani sui capelli e prese un respiro profondo “okay stiamo calmi.”
Tutti fecero silenzio, cercando di pensare il più velocemente possibile a cosa fare.
“Atteniamoci al piano.” Continuò Regina.
“Quale piano?” chiese il ragazzo.
“Non dobbiamo più parlare di ciò che è successo. Dimentichiamo tutto!”
“Volete lasciare Killian da solo?”
“Sarebbe rischioso presentarsi in centrale.”
“Siamo suoi amici!”
“Tu sei suo amico! Noi siamo persone che passano del tempo insieme, a volte.” S’intromise Malefica.
Robin scosse il capo, incredulo “non vi facevo stronze fino a questo punto.”
“Ci hai sottovalutate.”
“Io vado in centrale.” E così dicendo andò via.
 
Alcune ore dopo, Regina ricevette una chiamata da parte di Cora che le chiedeva di andare nella centrale di polizia e di portare con sé le sue amiche.
Regina imprecò. Sicuramente Killian e Robin avevano fatto i loro nomi.
Dopo aver concordato ancora una volta sul dire di non sapere assolutamente niente, si diressero alla centrale con la Mercedes di Regina.
“Per l’ennesima volta” sospirò quest’ultima “ricordate tutte il piano?”
“Non sono ancora sicura che sia la cosa giusta da fare.”  Rispose Ursula.
“Okay, cosa proponi?” le si rivolse Malefica con tono acido “qual è la tua brillante soluzione a tutto questo?”
“Mal, vacci piano!” l’ammonì Crudelia.
“No! Tu, vacci piano! Non osare rivolgerti a me in questo modo!”
“Okay credo siamo tutte molto sotto pressione!” intervenne Regina “non facciamo scenate proprio qui davanti con la situazione che c’è di mezzo!”
Le due si ammutolirono.
“Allora, Ursula, hai qualche idea?” continuò.
La ragazza scosse il capo “no, ma non credo che il piano sia una buona idea…avremmo dovuto pensarci meglio.”
“Beh, ora non c’è più tempo per pensare. Né per i rimpianti.” Scrollò le spalle l’altra.
“Giochiamola come abbiamo programmato, fino alla fine. Non c’è altro da fare.” Le regalò uno sguardo dolce Crudelia “come va è destino che deve andare.”
Ursula annuì.
Ma ancora non era convinta.
 
Non appena entrarono, Cora non diede a Regina nemmeno il tempo di avvicinarsi, subito le andò incontro “dimmi che tu non hai niente a che fare con tutto questo.” Disse a denti stretti.
“Non ho niente a che fare con tutto questo.” Le sorrise.
Cora scosse il capo, spingendola verso David che era appena uscito dalla stanza dove stava interrogando Robin.
“Oh, vi siete fatte avanti.” Le salutò Killian, da dietro le sbarre della cella in cui era stato momentaneamente confinato per evitare che scappasse.
“Ti hanno preso, Jones. Dovevi pensarci prima.” Gli disse Malefica.
“Che cazzo stai dicendo? E’ solo colpa vostra!”
“Silenzio! Entrambi!” gli intimò il signor Nolan “ora, una ad una, mi seguirete nella stanza dell’interrogatorio.”
Le quattro ragazze annuirono.
“Prima tu, Regina.”
La ragazza lo seguì senza proferir parola e si accomodò nell’unica sedia presente nella stanza.
David era in piedi di fronte a lei.
“Sai perché sei qui?” le chiese.
Regina incrociò le braccia “si.”
“Dov’eri ieri notte?”
“A casa.”
“Tua madre dice che non c’eri.”
“Sono rientrata tardi.”
“Che ora, precisamente?”
Regina ci pensò su. Doveva fare un conto veloce in modo che l’orario non corrispondesse a quando pensavano fosse avvenuto il furto o l’incendio.
“Le due.” Rispose con fermezza.
“Chi ti ha riaccompagnata?”
“Malefica.”
“Quindi lei può confermarlo?”
“Assolutamente.”
“Killian vi ha accusate di aver coinvolto lui e Robin nel furto dell’auto e nell’incendio. Idem Robin.”
“Io accuso loro di essere degli irresponsabili bugiardi.”
Da che pulpito …
“Quindi dici di non essere coinvolta in questa storia?”
“Esatto.”
“Se confessi, la pena sarà minore.”
“Non ho niente da confessare.”
“D’accordo, se questa è la tua risposta definitiva, per il momento abbiamo finito.”
Dopo Regina seguì Malefica, poi Crudelia e infine Ursula.
Erano sicure di avercela quasi fatta quando anche Ursula uscì dalla stanza.
Ma c’era qualcosa negli occhi della ragazza, nel modo in cui le fissava. Uno sguardo di paura misto a delle scuse.
“Ursula ha confessato. Siete tutti colpevoli di reato contro il patrimonio di un’attività istituzionale della comunità.”
“E’ la sua parola contro la nostra!” sbraitò Malefica.
“No, sono le vostre tre diverse versioni dei fatti con un’unica versione in comune di altre tre persone. Più una confessione.”
Regina si rivolse a Cora “mamma ti prego fa qualcosa!”
“Tutto quello che farò sarà mandarti in un istituto! Magari lì imparerai le buone maniere che non hai mai avuto voglia di seguire!”
Questa volta erano guai seri.
Non c’era nessuno da cui farsi aiutare, nessun posto dove scappare.
C’erano solo le conseguenze delle azioni che avevano fatto. C’era l’affrontare faccia a faccia le responsabilità.
E, per la seconda volta in vita sua, Regina ebbe una paura tale da farle tremare le gambe.
 
Quando David tornò a casa, quel pomeriggio, raccontò l’esito della vicenda alla sua famiglia.
“Cora ha deciso di mandare Regina in un istituto correzionale. Robin e Killian andranno in un riformatorio. Le altre tre ragazze resteranno qui, ma si trasferiranno in convento.”
Emma era dispiaciuta per Zelena, sarebbe stata distrutta a non avere più sua sorella accanto.
E pensava a come Regina fosse arrivata a tanto. Quella ragazza era intelligente, si capiva. E non era nemmeno così cattiva come voleva far credere. Erano più le persone che frequentava a farla sprofondare sempre più giù. Sembrava come se non avesse una testa o ragionasse in altro modo quando era con loro.
Le era bastato stare quel poco con lei e avere conferma di tutte le considerazioni di Zelena, su quanto sua sorella fosse diversa qualche anno prima e poi, in seguito a uno spiacevole evento, fosse cambiata tutto d’un tratto.
E questo la portava a combinare sempre guai, che adesso erano diventati dei veri e proprio reati.
Se solo ci fosse stato qualcosa da poter fare.
Emma sapeva che le cose possono cambiare, che le persone possono riscattarsi.
Ma sapeva anche che era giusto pagare ed essere puniti per un’azione sbagliata.
C’era questa sensazione dentro di lei al pensiero di Regina chiusa dentro un istituto. Avrebbe voluto fare qualcosa. . .
Forse!
“Posso essere la sua punizione!” dissi a voce alta, interrompendo il discorso dei suoi genitori.
“Cosa?” chiesero perplessi.
“Regina Mills. La costringerò a seguire le lezioni, a studiare, a garantirsi un futuro. Non mi sopporta e fare queste cose con me sarà una punizione sufficiente.” Spiegò speranzosa la ragazza.
Sorrisero a vedere quanto loro figlia stesse crescendo bene.
“E’ ammirevole da parte tua, tesoro” le disse Mary Margaret “ma credo che questa questione non ti riguardi.”
“Vorrei ugualmente poter aiutare.”
“Magari i Mills si offenderebbero se ti intrometti nei loro affari.”
“Beh, ma il loro affare è legato anche a papà e comunque oramai tutta Storybrooke né è a conoscenza.” Scrollò le spalle “non voglio intromettermi, voglio offrire il mio aiuto.”
Non vedeva dove fosse il problema.
“Sai, allora credo che dovresti dirlo a loro.” Le sorrise David.
Emma non perse tempo, afferrò la sua giacca rossa e le chiavi del maggiolino, carica di determinazione si dirigeva a casa Mills.
Voleva fare la differenza.
 
Cora avrebbe ucciso chiunque stesse suonando in modo assillante il campanello della sua villa.
“Che vuoi?” aprì la porta bruscamente, rimanendo sorpresa dalla presenza di quella ragazza.
“Ho una proposta alternativa al mandare Regina in un istituto.” Sorrise Emma.
La donna scoppiò a ridere “ma davvero?!”
Notò come il sorriso di quella ragazza non vacillò nemmeno per un momento. C’era fermezza nel suo sguardo.
Cora s’incuriosì “d’accordo, sentiamo.”
“Zelena soffrirà molto a non vedere sua sorella ed è una mia cara amica, e credo che a lei mancherebbe sua figlia. Credo anche che Regina sia abbastanza influenzabile. Voglio proporle di farla supervisionare da me. Mi assicurerò che segua le lezioni e che studi, e soprattutto, che non combini guai. Non mi sopporta nemmeno il che non sarà piacevole per lei. Se non dovesse funzionare, allora la manderà in un istituto.”
Cora assottigliò gli occhi. Pensando che la proposta di quella ragazza era al quanto allettante.
Ma prima ancora che potesse rispondere, Regina arrivò come una furia “come osi!” spinse Emma con forza.
“Nemmeno ci conosciamo e vieni a chiedere di aiutarmi? Chi sei, l’Eroina dei poveri?”
La bionda sorrise a Cora “come le dicevo, non mi sopporta.”
La donna rise “sicura che sarai capace tu di sopportare lei?”
“Mamma tu non darle corda!” sbraitò sua figlia “preferisco marcire in un istituto che stare con questa perdente ogni giorno!”
“No che non lo preferisci.” Rispose Emma con una calma che fece infuriare maggiormente Regina.
“Resterai a Storybrooke, a casa tua, con la tua famiglia, nella tua scuola. Devi solo accettare un compromesso: me.”
“Neanche per sogno!”
Cora rise ancor di più, era decisamente meglio approvare l’idea di quella ragazza e vedere sua figlia diventare matta che rinchiuderla in un istituto “per me va bene!”
La bionda sorrise a quell’affermazione.
“Mamma!!” piagnucolò Regina “sentiamo, perché mai dovresti farlo?” si rivolse ad Emma.
“Mi devi un favore, ricordi? Questo è il favore che ti chiedo: la possibilità di aiutarti.”
Regina si ammutolì a quelle parole.
Scosse il capo lentamente.
Poi annuì.
“Ti conviene accettare, cara.” Le suggerì sua madre “è la tua unica alternativa. A me no che tu non preferisca davvero un istituto.”
Quelle parole fecero rabbrividire Regina, ancora una volta.
Perfino Emma Swan era un’alternativa migliore.
“E tu ricorda, Emma.” Continuò Cora “hai solo una possibilità.”
Quello era tutto ciò che chiedeva.
Avrebbe fatto la differenza.
Regina guardò la ragazza di fronte a lei.
“Mi stai evitando l’istituto, Swan” constatò “sembra che io ti debba un altro favore.”
Si girò, tornando dentro casa “e levati quel sorriso dalla faccia.”
 
  
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