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Autore: nihaltali99    22/08/2016    1 recensioni
La ragazza era distesa sul freddo tavolo metallico, gli occhi chiusi, il corpo immobile. Era molto pallida, sembrava morta.
Il Guaritore la guardò soddisfatto del proprio lavoro, la Cercatrice con impazienza. L'inserzione era avvenuta con successo, tra pochi secondi si sarebbe svegliata.
All'improvviso Beatrice Prior apri' gli occhi
...solo che non era più Beatrice Prior.
NB: fanfiction crossover Divergent/The Host
Genere: Fantasy, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caleb Prior, Christina, Four/Quattro (Tobias), Tris, Will
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest
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CAPITOLO 10: In Viaggio

(POV. Viandante)
< Ora basta! Dimmi dove cavolo siamo!? > urlo esasperata. Mi sento una pazza a parlare da sola. A volte mi chiedo se Beatrice non sia solo una voce nella mia testa. Be’ in un certo senso lo è, ma comunque…non penso mi stia inventando la sua esistenza…giusto?
< A non lo so. Sei tu che stai guidando > ribatte lei acida.
< E tu sei un pessimo navigatore! > sbuffo. Sono ore che siamo in viaggio e ancora non riesco a capire per quale arcano motivo la stia aiutando.
sentenzio
< Problemi tuoi > dice stizzita.
< Vuoi dire nostri > la correggo < Io non ho intenzione di morire di sete. E penso neanche tu. O avremmo fatto tutta questa strada per cosa? > dico e lei rimane zitta. L’ho lasciata senza parole. Non posso crederci. Continuo ad andare avanti anche se non ho la minima idea di dove stia andando. Tris ha deciso di tacere per tutto il viaggio. Meglio, molto meglio così. Avevo bisogno di un po’ di pace. Comincio a riflettere su tutta questa assurda situazione; ma cosa ho fatto? E perché? Anzi la domanda giusta sarebbe “per chi?” ma so già la risposta, per lei. Non avrei dovuto farlo. Ho tradito la mia razza per un nemico. Per salvare la vita di poche persone… che noi anime cerchiamo disperatamente. Ma io… io non volevo uccidere nessuno…ero stanca di uccidere, non volevo anzi non voglio più provare una sensazione simile, non ci avevo mai riflettuto, se non fosse stato per Beatrice non lo avrei mai fatto… forse era meglio non sapere…
Sento la macchina sbandare per poi frenare bruscamente, ma non sono io a guidare, è Tris. Vengo invasa dal terrore. Cosa sta succedendo!?
< Che diavolo ti è preso!? > grida lei agitata < Stavi quasi andando a sbattere! Perché ti sei distratta!? > allora Beatrice ci ha salvato la vita…
< Io…io non lo so! Stavo pensando… > mormoro ancora scossa.
< Be’ sta più attenta la prossima volta! Potevi…potevamo morire! > il suo tono è molto arrabbiato, quasi…apprensivo!? Rimango a bocca aperta… lei ha detto “potevi”, si è davvero preoccupata per me?
< Beatrice tu… hai avuto paura per me!? > dico incredula, felicemente incredula.
< Si e quindi!? Non farti strane idee > ribatte fingendo un tono sprezzante, che in realtà ha una punta di dolcezza. Sorrido.
Dopo un po’ la macchina si ferma da sola. < La batteria è a terra > sentenzia Tris e non possiamo fare altro che uscire e proseguire a piedi. Il problema “acqua” non è stato ancora risolto e cominciamo a patirne gli effetti. Mi sento sempre più debole e ho le labbra spaccate per il caldo. < Forza Viandante, possiamo farcela! > mi incoraggia Tris percependo la mia stanchezza. Mi guardo attorno, nulla, non c’è nulla, almeno lo sterrato è finito e attorno a me si estende un prato verde per kilometri, spunta qualche albero dal terreno, ma è tutto trascurato e all’abbandono, non possiamo farcela. < Come!? Anche se arrivassimo a trovare i tuoi amici… chi ha detto che siano ancora vivi e che vogliano aiutarci? Il posto che cerchi potrebbe essere vuoto e sono giorni che vaghiamo senza cibo o acqua… moriremo qui e per cosa!? Io mi sono fidata…tu ci hai portate alla morte > dico tutto d’un fiato presa dallo sconforto, mi accascio al suolo e scoppio a piangere.
< Io…mi dispiace molto Viandante, non volevo che succedesse tutto questo, io volevo solo tornare a casa. Dalle persone che amo… io credevo di essere morta, di non poter più essere felice, di non poter avere un futuro, un figlio, con il mio fidanzato… > si interrompe e riesco a percepire tutto il suo dolore < Ma quando mi sono risvegliata, non potevo crederci, ero così felice, credevo che avrei trovato Tobias accanto a me, ma ho trovato te. Perdonami se ti ho trascinata in tutto questo…io devo tornare da lui > quelle scuse mi fanno stare male “Credevo che avrei trovato Tobias, ma ho trovato te” egoisticamente chi sa cosa speravo, so che è tutta colpa mia, ma credevo che non mi odiasse così tanto.
< Ho capito > dico atona continuando a camminare, lei cerca di scusarsi, dice che non intendeva ferirmi, ma lo ha fatto e francamente sono così stanca che ho solo bisogno di silenzio.

Sono passate ore e dato che non eravamo in grado di camminare abbiamo deciso di dormire un po’, era ancora pomeriggio ma a causa dell’adrenalina ieri non eravamo riuscite a chiudere occhio. Mi sveglio che è già sera e il sole sta tramontando, i campi dei pacifici in cui abbiamo deciso di riposare si ricoprono di arancione e rosa, mentre le ombre della notte cominciano ad inghiottire questo magnifico paesaggio. Non credevo che la Terra potesse essere così spettacolare, le piante inghiottiscono quasi tutto, incolte e malate, eppure alla luce del tramonto sembrano così perfette, non ero mai stata in un pianeta simile, dove tutto può essere meraviglioso se lo guardi con occhi diversi.
Piano piano sento la stanchezza prendermi dolcemente e mi addormento. Quando mi risveglio è già notte fonda, ma finalmente mi sento bene, relativamente, dato che sto morendo di sete. Mi metto a sedere sentendo la testa pesante e sbatto le palpebre per abituarmi alla poca luce che vedo, aspetta… luce?
Il mio cuore perde un battito quando vedo delle torce muoversi attraverso la vegetazione, il loro bagliore mi illumina e sento delle voci < C’è qualcuno lì > grida una voce che non riesco ad identificare. Merda!
Mi alzo di scatto, non vedo nulla di ciò che mi circonda, è tutto così buio. Mi metto a correre senza sapere dove sono diretta. < Ferma! E se fossero degli umani? > Mi ammonisce Tris e io ribatto immediatamente < È per questo che sto scappando >
< Non capisco, possono aiutarci > dice cercando di convincermi. < Oppure ci sgozzeranno non appena avranno visto i nostri occhi > mi mordo un labbro con forza per il nervoso. Le voci sono fin troppo vicine, le grida aumentano sempre di più e il mio sconforto cresce ad ogni passo, soprattutto quando sento uno strano verso provenire da più in basso. Non capisco cosa sia fino a che non mi ritrovo una di quelle cose davanti; i ricordi di Beatrice mi suggeriscono la parola “cane”, non dovrei temerlo in teoria, gli umani lo usavano come animale da compagnia, ma questo ringhia come se stesse per saltarmi addosso, è furioso e non capisco cosa potrei aver fatto per farlo arrabbiare così. Tris sembra intuire i miei dubbi < Lo stanno usando per inseguirci. È normale > spiega
< Normale!? > chiedo contrariata. Come può essere normale? E come possono far fare quello che vogliono al cane. Che mondo assurdo. Dato che non ho idea di come comportarmi faccio ciò che mi dice l’istinto e continuo a correre cambiando direzione e meritandomi tutti i peggiori improperi di Tris dato che ora il cane è ancora più incentivato ad attaccarci.
< Lascia fare a me > dichiara la ragazza nella mia testa, improvvisamente lucida e calma. Le lascio il completo possesso del mio corpo, che in fondo è ancora suo anche se non voglio ammetterlo. Tris rallenta piano piano e si gira verso il cane, la paura in me però è troppo forte e riprendo possesso del corpo cercando di scappare nuovamente.
< Viandante, calma, i cani percepiscono la paura e questo li spinge ad attaccare. Respira e non guardarlo negli occhi > dice paziente, la sua reazione così calma mi stupisce e contribuisce a calmare anche me. Non capisco come possa restare calma in una situazione del genere. Piano piano però noto qualcosa di strano, il paesaggio sta cambiando, non sono più nei campi, ma in una sala mensa di una scuola, o così la classifica Beatrice. È circondata da specchi che riflettono la mia immagine nervosa e spaventata, non ho più i miei vestiti, ma sono completamente abbigliata di grigio, come gli abneganti, mi ricordo. Il cane è sempre lì di fronte a me e ringhia rabbiosamente abbaiando, ogni volta quel rumore mi attreversa da capo a piedi facendomi tremare le ossa. Io e Tris ci inginocchiamo e abbassiamo la testa, mi sto sottomettendo, sento i pensieri di Beatrice che si susseguono velocemente e mi dicono come devo comportarmi. L’animale sembra stranamente apprezzare questo gesto e sento la sua lingua umidiccia sulla guancia insieme al suo fiato caldo. Alzo lo sguardo, tutto è tornato come prima, sono nuovamente nei campi e il cane non mi fa più paura, anzi sembra quasi docile.
< Cos’era? > chiedo confusa ripensando a quello che ho appena visto.
< Un ricordo, del giorno del test attitudinale > spiega lei è dal suo tono capisco che se potesse sorriderebbe, sono ricordi lontani, di un passato che non le appartiene più.
Stiamo per andarcene cercando di non far innervosire ancora l’animale, quando sentiamo un fischio acuto che spinge il cane a cambiare atteggiamento. Ricomincia a ringhiare e dalla fitta vegetazione esce il suo padrone; un uomo alto e con spalle enormi con un atteggiamento minaccioso. Indietreggio spaventata.
L’uomo dà alcune pacche affettuose, per quanto possibile, al cane < Ma che bravo, hai fatto un ottimo lavoro. Vediamo cosa hai preso > lo vedo sorridere furbescamente e ad un tratto mi sento afferrare da dietro e qualcuno mi tira per i capelli fino ad illuminarmi gli occhi con la sua torcia. Grido istintivamente e non riesco a sentire i consigli di Beatrice su come liberarmi, dato che anche lei è piuttosto spaventata.
< È una di loro > dice una voce femminile, appartenente alla stessa persona che mi sta trattenendo e che finalmente abbassa la torcia. Le pesto un piede e mi dibatto, ma lei sembra rimanere impassibile.
< Lasciami! > grido.
< Non posso farlo. Purtroppo per te vali molte scorte di cibo > risponde la donna freddamente per poi assestarmi un forte colpo alla nuca. L’ultima cosa che vedo prima di perdere i sensi e cadere a terra è una fascia nera con disegnato al centro un cerchio bianco che la donna porta legata al braccio. La mia mente suggerisce un termine: “Esclusi”.

ANGOLO DELL’AUTRICE:
Ciao a tutti! : ) Sono molto contenta, in un giorno ho aggiornato due storie (l’altra è frozen heart), ma non abituati troppo XD Eh bom, vi adoro, bacioni :3
  
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