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Autore: Persefone3    22/08/2016    6 recensioni
Killian Jones è un giovane e promettente artista di Boston, ma la sua vita non è stata sempre facile. Proprio nel momento in cui decide di iniziare a riprendere in mano la sua vita, una giovane donna fa capolino nella sua vita. Dal canto suo, Emma Swan non ha la minima idea che dopo il suo incontro con Killian tutto quello che l'ha spinta a chiudersi in se stessa sta per subire un forte scossone. Riusciranno a trovare un loro equilibrio? E cosa succede quando uno dei due si troverà nella delicata situazione di dover proteggere l'altro dai residui del proprio passato?
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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XVIII. A Call in the Middle of the Night
 
Era notte fonda e Killian era tormentato come un’anima in pena. Aveva percorso in lungo e in largo il salotto di casa cercando di staccare la testa. Aveva addirittura cercato di fare tardi in qualche locale notturno, tanto per stordirsi un po’. Ma non appena aveva messo piede in uno di essi, la confusione che vi regnava lo aveva fatto desistere immediatamente. Non era più quell’uomo e neanche tutta quella confusione lo avrebbe distratto dal rumore dei suoi pensieri. Rassegnato era rincasato. Avrebbe dato tutto per un buon bicchiere di rhum, ma aveva promesso a David di rimanere sobrio. Dopo quella maledetta mattina di un anno fa, gli aveva fatto giurare che non si sarebbe più dato al rhum in quel modo. Lo aveva accontentato ma con delle rare eccezioni. E quella era potenzialmente una sera rischiosa, una sera in cui probabilmente non sarebbe mai riuscito a fermarsi in tempo. Decise di sedersi al tavolo e disegnare un po’. Era l’unica cosa che riusciva a placarlo quando la voglia di bere sembrava impossibile da dominare. Tutto inutile. Aveva dentro una strana inquietudine, ma non era la solita, quella con cui aveva imparato a convivere da un anno a questa parte. Stavolta c’era qualcosa di diverso, come uno strano presentimento. Si strofinò il naso come se quel gesto potesse scrollare quegli assurdi pensieri dalla sua mente.
Si era appena seduto sul divano con un libro, ovviamente di Emma, in mano quando il suo cellulare iniziò a vibrare sul bracciolo. Sul display un numero sconosciuto. Killian fece mente locale su chi poteva essere lo scocciatore di turno: qualche fidanzato in odore di corna? Impossibile; quella sera aveva chiacchierato con qualche ragazza, ma era più che sicuro di non aver lasciato a nessuna il suo numero; peggio, magari era qualche vecchia conquista decisa a togliersi qualche sassolino dalla scarpa. Chiunque fosse, lui non era in vena di discutere con nessuno. Posò il cellulare sul bracciolo e nel fare ciò urtò il libro che vi aveva posato per occuparsi del telefono. Il libro cadde a terra aprendosi sulla prima pagina: l’inconfondibile calligrafia di Emma aveva segnato la data di inizio del libro. E quando il ricordo di Emma sembrò sopraffarlo, capì che doveva fare qualcosa per venirne fuori, fosse anche rispondere a quel maledetto telefono.
 
- Pronto? – disse con voce piuttosto scocciata
- Parlo con il signor Killian Jones?

Killian rimase interdetto: era la voce di un uomo ed era stranamente tranquilla per essere quella di un uomo che ha appena scoperto di essere stato tradito.
 
- Dipende. Con chi parlo?
- Sono il detective Graham Humbert del terzo distretto di Boston. Allora è lei Killian Jones?
- Temo proprio di sì. Come ha fatto ad avere il mio numero detective? Le giuro che non ho fatto nulla.
- Lo so bene questo. La chiamavo per avere un’informazione.
- Se posso essere d’aiuto.
- Conosce una ragazza di nome Emma Swan?
 
Un colpo di cannone avrebbe fatto meno rumore di quella notizia. Killian si sentì come investito da un tir in corsa .
 
- Signor Jones? – aggiunse il detective a causa del silenzio – mi sente?
- Sì, mi scusi. Conosco una persona con quel nome.
- Bionda, occhi verdi, media statura, snella, molto bella.
 
Killian ebbe un moto di rabbia nel sentire Emma descritta in maniera così precisa da un altro uomo anche se per motivi professionali. O no, c’era qualcosa nella voce di quell’uomo, come se la conoscesse al di là del suo lavoro.
 
- Sì corrisponde alla descrizione. Perché me lo chiede?
- È qui alla stazione di polizia.
 
Il cuore di Killian iniziò a battere furiosamente. Dopo un anno di silenzio e di infruttuose ricerche, ecco che Emma aveva trovato un modo tutto suo per riaffacciarsi nella sua vita.
 
- Potrebbe venire a prenderla? – proseguì il detective
- Cosa ha combinato?
- Nulla, ma è stata coinvolta, suo malgrado, in una piccola colluttazione e non può guidare.
- È stata lei a dargli il mio numero? E poi non può farla riaccompagnare da uno dei suoi agenti?
- È l’unico numero che ho trovato sul suo cellulare e non ho agenti disponibili. Rischia di dover passare la notte qui.
 
Il primo istinto di Killian fu quello di riattaccare, ma poi i suoi occhi tornarono al libro. La immaginò seduta accanto a lui si quel divano, con quel libro in mano e la voglia di rivederla si fece fortissima.
 
- Mi dia il tempo di arrivare detective.
 
Nel suo ufficio, Graham stava fissando un’ignara Emma. Sapeva di aver osato troppo e che lei probabilmente non lo avrebbe perdonato tanto facilmente. Era però l’unico modo per cercare di convincerla a collaborare fino in fondo. Non era fiero di quello che aveva fatto, ma nel suo mestiere aveva presto imparato che, a volte, il fine giustifica i mezzi.
 
- Ma quanto ci mette il tuo agente? Non vedo l’ora di stendermi un po’.
- Sta arrivando Emma, sta arrivando.
 
Tra casa sua e il distretto di polizia c’erano all’incirca trenta minuti di macchina. E in quel lasso di tempo, Killian aveva avuto più di una volta la tentazione di girare la macchina e tornarsene a casa. La notizia che Emma era a Boston lo aveva sconvolto non poco. Aveva così disperatamente desiderato di rivederla che ora non era poi così sicuro di sentirsi pronto ad affrontarla. Quel detective aveva detto che aveva solo il suo numero. Non sapeva se gioirne o esserne arrabbiato, perché voleva dire che Emma non aveva potuto chiamarlo, ma che non aveva voluto farlo. La tentazione di chiamare David e Mary era stata fortissima, ma alla fine non lo aveva fatto. Aveva abusato fin troppo del loro tempo e della loro disponibilità. Parcheggiò la macchina a pochi passi dalla stazione di polizia. Prese un respiro profondo ed aprì lo sportello. Pronto o meno stava per rivederla.

Emma stava dando i primi segni di impazienza quando qualcuno bussò alla porta dell’ufficio di Graham.
 
- Era ora! – disse Emma raccogliendo le sue cose.
- Avanti!
 
Quando a Killian fu dato il permesso di entrare nell’ufficio del detective, sentì la mano tremare sulla maniglia. Era stato facile trovare quell’ufficio, infinitamente meno trovare il coraggio di bussare. Si era aspettato di tutto, ma non quello che si ritrovò davanti. Della sua Emma, della donna di cui si era innamorato perdutamente, era rimasto ben poco. Ora aveva davanti una donna stretta in un abito attillato e provocante, con i capelli lunghi e un trucco molto marcato sul viso. A stento l’avrebbe riconosciuta per strada.
Dal canto suo, Emma si era alzata dalla sedia senza neanche guardare negli occhi la persona che stava entrando. Si era girata verso il nuovo arrivato impaziente di essere riaccompagnata a casa. Quando aveva finalmente alzato lo sguardo e lo aveva riconosciuto aveva sentito dentro una forte emozione mista a paura.
 
- Non è possibile – fu tutto quello che riuscì a dire lei – tu cosa diavolo ci fai qui?
- Dovresti dirmelo tu – rispose fermo Killian – sei tu che mi hai fatto chiamare.
 
A quelle parole, Emma capì immediatamente che c’era Graham dietro a quell’incontro. Si girò verso di lui come una furia.
 
- Sei stato tu! Non ci posso credere, sei stato tu!! – proruppe furiosa.
- Emma, calmati – provò Graham a replicare.
- Calmarmi? Come hai potuto farmi questo? Come ti sei permesso di farmi questo?
 
Killian rimase in silenzio. Era chiaro che Emma non aveva avuto alcuna intenzione di chiamarlo o vederlo. Si sentì uno sciocco per essersi illuso, per un momento, che qualcosa tra loro poteva essere ancora salvato.
 
- Ho capito, non sono il benvenuto qui. Sa detective ho fatto una cazzata a venire. Me ne vado.
- Aspetti un momento signor Jones – disse Graham alzandosi – e tu Emma stammi bene a sentire: non ho agenti disponibili al momento così ho pensato che …
- Ma tu non dovevi pensare! – replicò lei secca – me lo dovevi dire e mi sarei arrangiata da sola, non prendere iniziative!
- Puoi arrangiarti tranquillamente Swan, io me ne vado.
 
Killian stava per uscire mentre Emma stava tornando alla sedia, quando una fitta alla caviglia la fece barcollare. E quando vide la smorfia di dolore sul quel viso che aveva amato immensamente, tutto quello che era stato il risentimento nei suoi confronti si cancellò per un istante. La rabbia si spense lasciando il posto alla preoccupazione per lei. Perché potevano litigare, battibeccare e non parlarsi per tantissimo tempo, ma sostenerla era un istinto innato in lui. Ed Emma quando sentì il corpo di Killian entrare in contatto con il suo, provò una gioia immensa, incontenibile: le dava ancora quella bellissima sensazione di completezza. Ma si lasciò andare a queste emozioni solo per un momento. La posta in gioco era troppo alta.
Graham osservò la scena attentamente. C’era ancora qualcosa di saldissimo tra quei due, qualcosa che il tempo aveva forse arrugginito, ma non di certo scalfito. E su questo contava per convincere Emma a fare il suo dovere.
 
- Stai attenta – disse Killian aiutandola a rimettersi seduta.
 
Emma si sedette distogliendo lo sguardo da lui. Non ce la faceva a guardarlo in quegli occhi che aveva amato fino alla follia. Fu questo il segnale per Graham di tornare in scena.
 
- Vediamo di calmarci tutti. Signor Jones, potrebbe cortesemente attendere fuori un momento?
- Ormai sono qui.
- La ringrazio davvero.
 
Quando Emma e Graham furono di nuovo soli, la donna tornò a prendersela con lui.
 
- Questa non te la perdono Humbert! Come hai potuto? Ti ho già detto che basto io per le tue indagini!
- Non credo proprio Emma, visto che non mi racconti tutto.
- Ti ho raccontato l’indispensabile. Hai fatto ricerche su di lui per avere il suo numero? Ti avevo espressamente chiesto di lasciare fuori le persone che frequentavo qui a Boston! Erano questi i patti.
- Non ho fatto nessuna ricerca, sei stata tu a servirmi il numero su un piatto d’argento.
 
Graham guardò il cellulare tra le mani di Emma e lei capì. Lo strinse forte. Aveva fatto di tutto per tagliare i ponti con la sua vecchia vita a malincuore. Dopo il carcere aveva vagato un po’ per il paese in modo da far perdere le sue tracce, ma poi il richiamo di Boston e della felicità che qui aveva assaporato era stato più forte di tutto, anche della prudenza e del buon senso. Aveva ovviamente cambiato zona e sia era confusa tra la fauna dei locali notturni per sparire. Perché per mantenere l’anonimato si poteva sempre contare sulla discreta confusione dell’ambiente. Aveva, però, pensato mille volte a cancellare quel numero dal cellulare, ma ora per un motivo ora per un altro non l’aveva mai fatto. Quel numero e la possibilità di chiamarlo erano stati il suo unico appiglio per non affogare nella disperazione e nel dolore. Sapeva che nonostante il dolore di cui era stata causa, se avesse chiamato lui si sarebbe precipitato a salvarla. Dopo la sua fuga aveva immediatamente cambiato il suo di numero: i tentativi di contattarla di Mary e Killian erano stati pressanti e per non cadere in tentazioni aveva optato per il cambio. Il suo viso fu rigato da una lacrima a quel ricordo.
 
- Dovevo cancellarlo quel numero e dovevo aspettarmi che prima o poi avresti fatto il piedi piatti anche con me.
- Ho fatto semplicemente il mio lavoro
- E quale, ficcanasare nella mia vita senza autorizzazione?
- Sai benissimo che non è così. Non posso allontanarmi quando sono di servizio. Io faccio lavoro di ufficio e ho cercato di contattare un tuo conoscente. Ho seguito il regolamento.
- Strano che te ne ricordi proprio ora del regolamento, non so quante volte lo hai infranto con me.
- E ho sempre sbagliato! Il fatto che siamo amici non ti rende immune dalle regole. Quindi ora sta a te: o torni con lui o il primo agente disponibile rientrerà tra due ore dal suo giro di pattugliamento.
- Bravo, te la sei architettata proprio bene. Non ho altra scelta, non mi lasci altra scelta.
 
Emma si alzò e aprì la porta dell’ufficio: prima lo affrontava prima avrebbe potuto sfogarsi in solitudine.

Per tutto il tempo che Killian aveva aspettato fuori, era sicuro di essere prossimo ad un infarto. Era lei per davvero. Nel delirio che lo aveva accompagnato fino alla centrale, aveva anche pensato ad uno scherzo di pessimo gusto. E forse lo avrebbe preferito, o magari no. Non sapeva nulla in quel momento. Fortunatamente il rumore della porta che si apriva gli impedì di rispondersi a quella domanda. Ne uscirono Emma e il detective Humbert.
 
- Ci scusi per l’attesa – esordì l’uomo – dovevamo finire il rapporto. Allora, potrebbe cortesemente riaccompagnare la signorina Swan a casa?
 
Killian guardò Emma negli occhi. Lei sostenne il suo sguardo per poco. Lui ci aveva capito poco di quella nottata, ma era sicuro di meritarsi una spiegazione. Ed era del tutto intenzionato ad averla in un modo o nell’altro.
 
- Certamente detective – rispose sicuro per poi rivolgersi ad Emma – andiamo? La macchina non è lontana.
 
Emma annuì con la testa e poi si avviò verso l’uscita zoppicando vistosamente.

C’era silenzio nella macchina ed Emma sapeva che Killian la stavo guardando. Era ovvio che si sentiva spaesato di fronte a quella nuova versione di lei. E lei sapeva di dover tenere fino alla fine quel personaggio che aveva scelto di interpretare. Si rilassò e suadente allungò una mano sulla sua coscia. sapeva cosa fare per allontanarlo da lei.  
 
- Mi ricordo che per arrivare al cuore di un pirata bisogna puntare al suo fegato. Che ne dici di un bicchierino?
 
Killian arrestò la macchina bruscamente: di certo non si era aspettato una reazione del genere. La sua Emma non giocava a fare la femmina fatale. Ma a quel tocco il suo corpo aveva risposto in maniera incontrovertibile: eccitazione. No, non poteva cederle così.
 
- Credo la cosa più importante sia riaccompagnarti a casa. Allora dove abiti?
- Andiamo Killian, un bicchierino che sarà mai.
- L’ultima volta che mi hai fatto bere è finita male e non voglio ripetere l’epsperienza. Ma se proprio non puoi farne a meno, nel cruscotto c’è la mia fiaschetta di rhum, se ti accontenti.
- Ecco il pirata che ricordo.
 
Emma si chinò in maniera provocante a prendere la fiaschetta. Sapeva di avere i suoi occhi addosso. Avrebbe dato qualunque cosa per gettare la maschera e buttarsi tra le sue braccia, ma non poteva. Doveva spaventarlo e allontanarlo da lei. Mostrargli una Emma diversa da quella di cui si era innamorato era l’unico modo per continuare a proteggerlo, nonostante il goffo tentativo di Graham. Non doveva tornare a cercarla.
 
- Perchè fai così? - chiese lui
- Che ti piaccia o no, questa sono io ora. 
- Ma questa non sei tu! Cosa è successo quella dannata sera di quasi un anno fa?
 
Emma buttò giù una lunga sorsata di rhum per cercare di affogare la sua voglia di lui e per non cedere alla voglia di dirgli tutto.
 
- Rispondimi per la miseria! – continuò Killian – me la merito una spiegazione dopo quello che mi hai fatto!
- Vorrei poterlo fare
- Puoi dirmi tutto – il tono si era momentaneamente addolcito
 
E a quel punto Emma sapeva esattamente cosa fare: Killian le aveva sempre detto che si era innamorato di lei perché era diversa dalle altre. E lei ora doveva essere esattamente come le altre.
 
- Sono stanca di parlare. Allora vogliamo divertirci un po’?
 
Emma si protese verso di lui e Killian reagì esattamente come lei sperava facesse. Si ritrasse. Non era decisamente quella la sua Emma.
 
- Scusa Swan. Questo, magari, è ciò che credi di essere, ma io non sono così. E ora dimmi dove devo lasciarti.
 
Emma lo guardò con un emblematico sorriso. Neanche lui era fortunatamente cambiato dopo tutto. 

Quando Emma rimise piede nella sua squallida stanza, si gettò sul letto in un piano irrefrenabile. Era riuscita a convincere Killian a lasciarla in una via parallela al fatiscente palazzo che abitava. Sperava di averlo convinto a lasciarla in pace. Sperava, niente più. Decise di sdraiarsi prima di pensare alla prossima mossa da fare.

Nel suo appartamento, Killian era ancora sconvolto. L’aveva rincontrata e come era diventata era davvero inspiegabile. C’era qualcosa di strano in lei, qualcosa di sfuggente. Non poteva continuare ad essere il suo punto interrogativo. Doveva trovare un modo per rivederla e capire. A qualunque costo.

ANGOLO DELL'AUTRICE:

Eccoci!!
Allora finiti i bagordi della settimana di ferragosto siamo di nuovo qui.
Eccoli che si sono reincontrati nostri e come era prevedibile non è stato un incontro sereno davanti ad una tazza di cioccolata.
Graham ha fatto un passo azzardato ma non aveva molte altre scelte se vuole scoprire davvero cosa si porta dentro Emma. Credo che il nostro detective provi qualcosa per la nostra cara Emma ... ma potrei sbagliarmi ... ;P
Sono entrambi sconvolti da questo incontro proprio perchè è stato inaspettato.
Grazie a tutti per le letture e le recensioni. Spero che anche questo sia di vostro gradimento.
Un bacione
Persefone
  
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