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Autore: Vavi_14    22/08/2016    1 recensioni
Due ragazzi provenienti da esperienze di vita diverse ma ugualmente dolorose, due destini che si intrecciano per caso e una sola, umida cella da condividere.
****
Dal capitolo 2:
Quando, ancora titubante, torni a guardarlo, ti accorgi che ha sollevato entrambe le palpebre e dall'espressione stranita capisci che sta per dirti qualcosa.
«Tu invece sembri proprio un'idiota».
Alzi un sopracciglio, intenzionato ad approfondire il discorso, ma lui si gira dalla parte opposta dandoti le spalle, come a voler dire che per quel giorno la conversazione sarebbe finita lì.
Sbuffi sonoramente, cercando di resistere all'impulso di tirargli un destro, e ti copri il volto con le mani, sperando che due palmi siano sufficienti per contenere tutto lo sdegno che avresti voluto sfogare.
È appena arrivato e già lo detesti.

[La storia contiene accenni NaruHina]
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Nessun contesto
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Accettazione












«Aiutami?»

L’espressione di Sasuke si tramuta in qualcosa di incomprensibile e l’oscurità delle sue iridi diviene un codice estraneo che non riesci a decifrare.

Guardandolo, ti sembra che le sue condizioni fisiche siano decisamente migliorate rispetto a quando, una settimana fa, decidesti di intrufolarti in infermeria per verificare il suo stato di salute.
La guardia carceraria che ti diede la notizia del suo ricovero non mancò di tralasciare neanche il più macabro particolare nel descrivere la situazione critica in cui era stato ritrovato Sasuke; per un attimo avevi considerato anche la peggiore delle ipotesi e data l’impossibilità di parlare direttamente con il dottore perché no, tu non eri di certo Orochimaru, avevi deciso che sgattaiolare via durante l’ora di intervallo in cortile sarebbe stata una buona idea, almeno fin quando l’addetto al controllo dell’infermeria non ti aveva acchiappato per un orecchio, minacciandoti di spedirti in isolamento se ti avesse visto di nuovo nei dintorni senza un buon motivo.
Che poi, a dirla tutta, tu il tuo buon motivo ce l’avevi eccome: verificare che Sasuke fosse ancora vivo. Nonostante le flebo e la pessima cera, lo avevi intravisto dormire un sonno agitato, ma i macchinari sembravano indicare una condizione abbastanza stabile nei parametri di pressione e battito cardiaco, perciò ti lasciasti scappare un breve sospiro di sollievo e decidesti che nei giorni a venire avresti trovato un altro stratagemma per continuare a racimolare notizie. Il tempo, però, sembrava scorrere inesorabilmente senza che potessi domandarti i il vero motivo del tuo agire: per chi è che lo stavi facendo? Per Sasuke, per te stesso, o magari per Shisui?

Il convalescente continua ad osservarti in attesa di una risposta, mentre scansa malamente il tubicino che alimenta l’ago a farfalla infilato nella mano sinistra.
«Non te l’ho detto prima perché non mi sembrava il caso» continui allora, cercando di tornare alla realtà. Il problema di Gaara non ha mai smesso di tormentarti e fin dal primo giorno in cui vi presentaste, sentisti il bisogno di parlarne con Sasuke per ricevere un consiglio. Di lasciare la situazione come stava, non ne volevi neanche sapere.
Sasuke espira lentamente, voltando di poco il capo in modo da non incrociare il tuo sguardo. «In ogni caso non vedo come io possa esserti d’aiuto». Indica il lettino dov’è sdraiato e il ridicolo camice bianco che lo hanno costretto a indossare. «E anche se riuscissi a camminare sulle mie gambe, questo Gaara non è un mio problema» si affretta poi ad aggiungere, per verificare che tu non abbia frainteso la situazione.
Ti senti in colpa per averlo coinvolto, ma non puoi affrontare Orochimaru da solo. Ormai hai quasi accettato il fatto che Naruto Uzumaki, sia da uomo libero che da detenuto, non è in grado di pensare nemmeno lontanamente agli affari propri. Poggi entrambi i gomiti sulle ginocchia e ti lasci sfuggire un lamento soffocato quando intrecci le dita nei ciuffi biondi.

«Quello che sarebbe?»

Sasuke fissa severo i punti di sutura che svettano sulla cima del tuo indice destro, ancora in attesa di ricevere una medicazione per poi essere fasciato.
«La ragione che mi ha permesso di essere qui a parlarti, no? Andare a trovare il proprio compagno di cella a quanto pare non è un buon motivo per entrare in infermeria».
Eviti l’occhiata perplessa e stupita di Sasuke scompigliandoti i capelli con la mano sana, ma quando rialzi lo sguardo il ragazzo ha ancora le iridi puntate su di te.
«Che c’è?» domandi, volgendo i palmi verso l’alto.
«Tu hai qualche neurone fuori posto».
«Già, senti da che pulpito. Si può sapere cosa avevi in mente di fare in quella cella?»
«Niente che ti riguardi».
«Oh certo, come sempre».
«Nessuno ti ha mai chiesto di venire, comunque».
«Certo che no, scusa se ero preoccupato per te!» Esclami l’ultima frase alzandoti dalla sedia con uno scatto, per poi bloccarti sul posto e tendere l’orecchio in ascolto. Dal corridoio principale si sentono dei passi, probabilmente il medico sta tornando per controllare Sasuke; a parte voi, infatti, la stanza dove solitamente tengono in osservazione i detenuti è deserta.
«Eri preoccupato oppure ti serviva una mano?» Scorgi una punta di acidità nel tono di Sasuke.
Non sai bene come interpretare l’atteggiamento del tuo compagno, perciò opti per la verità.
«Beh… entrambe le cose. Sono stato qui altre volte, mentre eri ancora incosciente».
Ti penti un secondo dopo di quella confessione, anche se in qualche modo sembra aver sortito uno strano effetto su Sasuke, che non sembra intenzionato a voler ribattere.
«E per quanto riguarda Gaara – continui, sulla soglia della porta – potrebbe essere l’unica occasione che abbiamo per avvicinarci ad Orochimaru».
Sasuke incrocia le braccia, alzando un sopracciglio. «Non eri tu quello che voleva restarne fuori?»
«Non se qualcuno chiede il mio aiuto in quel modo!»
«Oh, abbiamo il paladino della giustizia carceraria».
«Accidenti ma che ti prende oggi?! Sei insopportabile!».
Sbuffi rumorosamente e fai per andartene, ma Sasuke è più veloce.«Ti ha detto qualcos’altro mentre ero ricoverato? Gaara, intendo».
Quasi non credi alle tue orecchie. «Non ci siamo più parlati – ammetti, dopo un attimo di silenzio in cui metabolizzi la domanda -  ma a giudicare dalla brutta cera che ha, non credo che le cose siano migliorate nel frattempo, anzi».
Il tuo compagno piega le gambe e poggia la schiena contro le sbarre in ferro sul retro del letto.
«Cerca di avvicinarlo allora. Sarà meglio farsi dare qualche informazione in più».
Non ti sembra affatto una cattiva idea, anche se già prevedi che non sarà facile. Annuisci per approvare la proposta di Sasuke, dopodiché gli punti un dito contro. «Resta il fatto che una volta uscito da qui, io e te dovremmo parlare, che ti piaccia o no».
«Parlare?» Sasuke è di nuovo stranito e non te ne stupisci.
«Già, del tuo tentato suicidio ad esempio». Anche di Shisui vorresti aggiungere, ma ti trattieni.
«Non… non volevo suicidarmi».
Apri la bocca per replicare, ma riesci solo ad ingoiare saliva a vuoto, del tutto impreparato a quella rivelazione. Aggrotti le sopracciglia, ti senti anche un po’ stupido in effetti, ma non avresti mai pensato che il gesto di Sasuke avesse potuto avere un altro fine.
«A-allora che-»
Ha di nuovo lo sguardo perso chissà dove, eppure riesci a percepire chiaramente la sincerità delle sue parole.
«Volevo solo… uscire da lì».






  
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