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Autore: ferao    22/08/2016    5 recensioni
In sintesi, il giovane Percy non sarebbe stato contento del vecchio Percy. Quest’ultimo, sdraiato nel suo letto, se ne rendeva perfettamente conto, tanto da essersi svegliato all’alba con quel pensiero piantato nel cervello. “Non ho ottenuto nulla di quello che desideravo”.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Audrey, Percy Weasley | Coppie: Audrey/Percy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Bright, shiny futures

 

Bright, shiny futures are overrated anyway
(
Battlestar Galactica)

 


 

Quando, ventisette anni prima, aveva studiato i Mollicci a scuola, Percy si era chiesto quale forma avrebbe assunto la creatura se gli si fosse parata davanti. Non era una domanda troppo complicata: l’unica paura che aveva – si diceva il piccolo Weasley – era di non combinare nulla di buono nella vita, dove per “buono” doveva intendersi il raggiungimento di una stabilità economica e di una posizione sociale prestigiosa nel modo più rapido possibile. Per farla breve, a tredici anni Percy aveva paura solo di fallire nel suo sogno di diventare grande e importante.

Ventisette anni dopo, si poteva dire che i suoi timori si fossero realizzati. La sua carriera lavorativa, funestata dalle scelte sbagliate prese in gioventù, non aveva mai decollato nel modo in cui sperava da ragazzo: e se alla fine lo stipendio da membro del Trasporto Magico era di tutto rispetto, lo stesso non si poteva dire riguardo al prestigio che il suo incarico gli conferiva.

In sintesi, il giovane Percy non sarebbe stato contento del vecchio Percy. Quest’ultimo, sdraiato nel suo letto, se ne rendeva perfettamente conto, tanto da essersi svegliato all’alba con quel pensiero piantato nel cervello. “Non ho ottenuto nulla di quello che desideravo” rifletté, sospirando nel silenzio di camera propria; non era diventato Ministro – né avrebbe mai avuto occasione di diventarlo –, non aveva perseguito la carriera internazionale – e ormai era troppo tardi –, il suo impiego era modesto e per tenerselo aveva dovuto rinunciare a occasioni ghiotte ma rischiose – perché un uomo con famiglia a carico non può permettersi azzardi professionali.

Sentì Audrey muoversi; come tutti gli anni, voleva alzarsi per prima e preparare in fretta il suo regalo per lui. Percy lo sapeva benissimo, e tutti gli anni fingeva di dormire per non farla restare male, ma quel mattino non ebbe la prontezza di richiudere gli occhi. Così, quando sua moglie si girò, lo trovò che fissava il soffitto perso nei suoi pensieri.

«Oh, sei sveglio» mormorò.

«Ti dispiace?».

Audrey sbuffò e si alzò a sedere, scontenta. «Volevo alzarmi prima per incartarti il regalo» fu costretta ad ammettere, «ma ormai la sorpresa è andata…».

«Non importa». Percy allungò una mano per accarezzarle la schiena. «Non alzarti, resta un po’ qui con me».

«Volentieri, ma Molly mi ha chiesto di svegliarla presto. Anche lei e Lucy volevano farti una sorpresa...».

«Per favore». Di fronte alla resistenza della donna, Percy si imbronciò. «Sono il festeggiato, ho la precedenza, no?».

Audrey rise, poi lo accontentò: tornò a sdraiarsi e lasciò che lui le si stringesse contro. «Come ti senti?».

«In che senso?».

«Nel senso, come ci si sente ad avere quarant’anni precisi».

Il silenzio di Percy fu eloquente. Audrey gli passò una mano tra i capelli e pensò a cosa dirgli per scacciare quel malumore palpabile. «Non dirmi che ti senti vecchio, eh: non sei nemmeno stempiato».

L'uomo grugnì. «Ci mancherebbe altro» brontolò, provocandole un’altra risata. «No, solo... ».

«Sì?».

Con la testa contro una sua spalla, Percy poteva sentire il respiro tranquillizzante di Audrey. Parlare con lei era sempre stato la cosa più facile del mondo, specialmente in momenti come quello. «Prima, quando mi sono svegliato, ho pensato a quando avevo tredici anni».

«Perché, che ti è successo a tredici anni?».

«Niente, però... Avevo tanti sogni, all’epoca. Tante ambizioni». Si schiarì la gola e le si avvicinò di più. «Ma alla fine, non ho realizzato nulla di quello che volevo».

Audrey si irrigidì leggermente. Percy intuì quello che stava pensando, così si affrettò ad aggiungere: «Non voglio dire di non essere felice con quello che ho, solo non è ciò che avrei pensato di ottenere dalla vita».

«Ho capito».

Per un po’ tacquero entrambi, accarezzandosi distrattamente. «Quindi… Il bilancio dei tuoi quarant’anni è che sei deluso da ciò che sei diventato, giusto?» chiese lei alla fine.

«Deluso?» Percy aggrottò le sopracciglia e si spostò per guardarla. «No, non è quello che intendo. Io… Pensavo che, ecco, se a tredici anni mi avessero detto che sarei diventato un normale impiegato con moglie e due figlie, probabilmente sì, ne sarei rimasto deluso. Però» la fermò prima che potesse intervenire, «se io rivedessi il me tredicenne, gli direi che va bene così, che ci sono cose molto più importanti di quelle che lui desiderava».

Audrey non sembrava ancora convinta. «Cosa desiderava il Percy tredicenne?» chiese.

«Tra le varie cose? Diventare Ministro».

«Cosa? Eri fissato col Ministero già a quell’età?!»

«Ero un ragazzo precoce».

«E cosa sarebbe più importante di diventare Ministro?».

«Tante cose».

«Tipo?».

«Trovare te».

Nonostante la luce scarsa e pallida nella stanza, il viso di Audrey appariva chiaramente commosso. «Diamine, Perce, stai davvero diventando vecchio» scherzò, a dispetto della voce rotta. «Dieci anni fa non avresti mai detto una cosa simile».

Anche Percy fu costretto a sorridere. «Hai ragione. Mi sto rammollendo».

«Decisamente».

Tacquero di nuovo, guardandosi e basta come facevano da ragazzi. «Sta di fatto che non hai avuto il futuro brillante che volevi» riprese Audrey.

Percy fece spallucce. «I futuri brillanti sono sopravvalutati» concluse.

«Bello sentirtelo dire». Audrey gli sfiorò le labbra con un bacio, poi si rimise a sedere. «Bene, visto che sei sveglio è meglio che ti prepari: a quanto ho capito, le tue figlie hanno organizzato qualcosa in grande per pranzo».

Percy arricciò le labbra e, finalmente, tornò più simile all’uomo noioso e asociale che era di solito.

«Oh, no!» esclamò, roteando gli occhi. «Dimmi che Molly ha fatto come le ho chiesto e non ha chiamato nessuno, ti prego».

«Vorrei dirtelo, ma non posso. Ha chiamato tutti, sia i tuoi fratelli sia i miei cugini. Tutti i miei cugini».

Con un gemito, l’uomo sprofondò la faccia tra i cuscini, in un patetico tentativo di dimostrare quanto fosse sconsolato all’idea di una festa. «Non è giusto» si lamentò. «Sono vecchio, dovreste lasciarmi in pace, non costringermi a festeggiare con quel mucchio di selvaggi...».

Audrey rise forte e si alzò del tutto. «Ehi, non è colpa mia se sei membro di una enorme famiglia allargata! Forse dovresti avvertire il Percy tredicenne anche di questo...».

Il Percy tredicenne? Ah! Se lo avesse saputo – pensò il Percy adulto, scendendo dal letto per affrontare il proprio quarantesimo compleanno con la sua caotica famiglia e l’ancor più caotica famiglia di Audrey – forse si sarebbe impegnato ancora di più per diventare Ministro della Magia. Senza se e senza ma.

 




Gli altri hanno imparato ad apprezzarti, io ho imparato a detestarti, ma siamo cresciuti assieme e non posso dimenticarlo.
Buon compleanno, vecchio mio.

 

   
 
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