Videogiochi > Myst
Ricorda la storia  |       
Autore: crimsontriforce    28/04/2009    1 recensioni
Mondi prigione fatti di idee: sbarre più salde di quelle di carta e inchiostro, che pure li trattengono entro i loro confini. Abbandonati alla mercé di se stessi, non hanno possibilità di vittoria.
1. Vacanze estive: Solo una pausa, per camminare un poco sotto il sole di giugno.
2. Vuoto d'autunno: Sradicate, forse non sopravviveranno al freddo. Ma importa?
3. Generale Inverno: Scende lieve, dichiarazione incessante di guerra.
4. Primavera incognita: Senonché infine, per Volontà, o per sorte...
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Atrus, Catherine, Gehn
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie '2. In cerchio attorno a una voragine di stelle'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Vacanze estive
Per la Quinta Disfida di Criticoni, Faccia a Faccia, in cui verrò bellamente ownata da Julie sul tema delle quattro stagioni. Per la precisione: un racconto singolo su una stagione o quattro capitoli/storie/parti che ne trattino una a testa, lunghezza complessiva da 100 a 10000, divieto d'introspezione pura e obbligo di un protagonista diverso a ogni parte.
Partendo da quest'ameno presupposto, cioè l'ownata assicurata a cuor leggero, ho scritto esattamente quel che mi passava per la testa a tema (Riven e) quattro stagioni, pensieri in libertà.
La prima ipotesi era fare un '100% Riven' con Nelah, Catherine, Gehn e Straniero/a nell'arco di un anno. Poi mi sono detta, “Nelah? Ma chi vuoi prendere in giro?” e...
(...e il tutto è diventato 45% Riven, 20% realMyst, 10% EoA, 10% Caverna, 15% libri, giusto per non far torto a nessuno)


Disclaimer: Gli avvenimenti narrati sono frutto di fantasia. Non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere delle persone descritte né offenderle in alcun modo. Se possibile, anzi, il tutto è da intendersi come tributo di affettuosa stima.



Stasi stagionale







Vacanze estive






Il sogno aveva riconsegnato ad Atrus il ricordo del lambire della risacca sui piedi nudi e della pelle bagnata pizzicata dal vento. Il presente era ugualmente sospeso, senza tempo come le estati di Myst, ma dominato dall'oscurità accogliente delle viscere della terra.
La sua mano scorreva sulle pagine, tracciandovi parole che avevano ormai guadagnato vita e si rincorrevano senza che dovesse prestar loro attenzione. Ogni momento era identico e fermo.
Sentiva caldo.

Vedeva caldo. Senza che se ne accorgesse, l'afa era calata sulla caverna, impossessandosene. Le colonne in lontananza tremolavano come miraggi e le lampade, un tempo salde, erano diventate lucciole evanescenti in una notte senza stelle.

Fuori sarà estate, ragionò, con quello che gli sembrò un ammirevole senso pratico. Ricordava il sole battere con insistenza sulla terra riarsa e immaginò il suo calore discendere per le ferite che le causava, giungendo in profondità, sempre più in basso, segnando ogni pietra, rifrangendosi e amplificandosi all'infinito nei corridoi ricoperti dal nara.
L'immagine si unì alle sue memorie più lontane, in cui quello stesso calore scandiva le giornate seguendolo in ogni luogo, senza tregua né rispetto per l'intimità della casa. La sua ferita nella terra, le sue gallerie scavate nella roccia (e ricoperte di dipinti e teli) non erano mai state sufficienti a tenerlo lontano e nel pieno delle estati della sua infanzia Atrus vi si era abbandonato per giorni interi, nel nulla, rimandando ogni esperimento alla fresca chiarezza della sera.

Ricordava di aver rifuggito quel caldo e l'inattività cui si accompagnava.
Si scoprì a desiderarli.

Chiuse il Libro di Riven. Si alzò, vacillando per la stanchezza e l'oppressione crescente dell'aria. Avanzando come un ubriaco attraversò la stanza, aprì la porta e uscì.

*


La barca, pensò ossessivamente mentre i corridoi e i saloni vuoti di K'veer si aprivano al suo passaggio. La barca. Si portò spesso una mano alla fronte, spalancando gli occhi dietro alle lenti ovali per assicurarsi di non cadere addormentato e perdere tempo prezioso restando vittima di strani sogni. Doveva uscire, per sentire anche solo un unico raggio di sole. Ma la barca, dov'è ormeggiata la barca?

*


La barca era dove la ricordava – l'aveva sempre saputo, si disse afferrando la cima, ma di troppa certezza si fa peccato.

La condusse sul lago con lente remate. L'acqua era immobile, sigillata da una cappa di vapore, e brillava. Pulsava, sotto la superficie liscia. La sua luce ambrata investiva lo scafo, il suo occupante, la Caverna.
È tornata!, gioì in silenzio Atrus, che mai avrebbe sperato di poter vedere il lago tornare a vivere come doveva essere prima della Caduta, se non più luminoso ancora. Sorridendo, fermò la barca. Appoggiò una mano a pelo dell'acqua, sentendola tiepida, e ad occhi chiusi immaginò di essere la minuscola alga che dava all'acqua il suo colore e la sua luce: fu uno fra i milioni di microorganismi che popolavano nuovamente D'ni, provò ognuno dei processi chimici che ne scandivano la vita. Gli sarebbe piaciuto poterli analizzare con i suoi strumenti. Per il momento, si limitò a quella calma comunione immaginaria, senza riscontri scientifici ma così completa, così serena, e ne fu soddisfatto.
Una corrente prese con sé l'imbarcazione e la sospinse verso la riva esterna.

Attraccò in un molo dei quartieri bassi, si inoltrò fra le macerie ancora ricoperte di polvere giallastra e, a malincuore, lasciò al lago ogni speranza di vita. D'ni era morta da più di settant'anni: il riflesso di un giorno d'estate senza fine era il suo giusto epilogo. Se c'era ristoro da quell'immobilità, come dal caldo, andava cercato nell'acqua e non altrove.

Atrus si sedette su un masso crollato in mezzo alla strada e guardò comunque avanti, fiducioso, stringendo le palpebre per meglio penetrare la foschia.

*


Nei tunnel, gli sembrò di nuotare contro una corrente viscosa che legava ogni movimento. Non era certo, a tratti, di che corridoio stesse percorrendo, perché con la coda dell'occhio, quando si tergeva il sudore, vedeva rami di pietra intagliata intrecciarsi in archi acuti alle sue spalle e i muri si ricoprivano talvolta di volute e piccoli fiori verde rame e si sentiva ancora su K'veer, come se avesse girato in circolo.

*


Ma anche quelli finirono e con ogni rampa di gradini del Regahrotiwah Atrus ritrovò l'aria e parte di sé.
Si fermò a sentire l'odore della terra, ancora fievole, trasportato da lontano. Era un odore secco, di casa. L'odore del deserto che tornava ad abbracciarlo.

Un cono di luce adornava gli ultimi scalini prima dell'uscita.
La brutalità dei colori di superficie lo colse di sorpresa: non li ricordava così vibranti.

*


Discese il fianco del vulcano di corsa, come un ragazzino, e si fermò ansimante ad appoggiarsi alla leva del generatore elettrico.

*


“Sei tornato, Atrus”, sentì una voce al suo fianco. “Mi sei mancato così tanto.”
E d'improvviso Anna gli era accanto, piena di quella bellezza vitale che ricordava dall'infanzia. Risplendeva al sole – lei, il suo sorriso, le perline cucite in forme d'alberi su una lunga veste rossa – e Atrus si ritrovò, in riverente silenzio, a domandarsi quale sciocchezza avesse avuto il potere di tenerlo lontano così a lungo.

“Ha piovuto mentre eri via”, gli disse ancora, aprendo le braccia in un estatico accenno di danza. “Siamo stati visitati da un temporale. Vieni, nuotiamo: la Fenditura è colma.”

Con la mente svuotata, attenta solo a registrare ognuno di quegli attimi nella sua splendente complessità, Atrus fece un passo incerto nella sabbia e si trovò di fronte al bordo della Fenditura: casa. Guardò oltre la cresta di roccia, verso una memoria sommersa, ma era solo buio – e pieno di stelle.
Non si voltò indietro.

***


Atrus tremò, prima di aprire gli occhi, e si strinse alla penna con l'urgenza di un naufrago – seppur di un mare caldo ed invitante, eterno, nero come il cosmo e punteggiato di luci.
Respirò a fondo nell'oscurità familiare della sua prigione.
Aprì il Libro.
Un nuovo strappo, indisturbato, si era allungato nel tessuto di Riven e presto, quando i sogni l'avessero colto di nuovo o prima ancora, l'intera trama sarebbe sfuggita alle sue mani intorpidite.
Quell'idea di caldo e calma, cullata in seno a chissà che altri pensieri e liberata da una stanchezza atroce, si spense nel gelo della distruzione che lo osservava giorno dopo giorno, in distaccata attesa, acquattata dietro ogni colonna e in ogni ombra lunga di K'veer.
Ricominciò a scrivere.

In superficie, l'alba lasciò spazio a un torrido giorno di giugno spazzato dai venti: stava arrivando l'estate.














Nerdaggine & credits:


@ K'veer: un sentito grazie al fogging di realMyst per l'impatto visivo.
@ timori per la barca: a parte l'assonanza con quel picco di caratterizzazione che è who had the boat? I had the boat! che però non c'entra un piffero, mi è stato fatto notare che 'my fandom is full of failboats'. E in effetti... Stoneship, Myst Shipgate, Haven... fatte tutte lui, eh. Anche questo non c'entra un piffero, ma mi sentivo in dovere morale di comunicare questa scoperta.
@ Regahrotiwah: t3h effin' Great Shaft. Signor traduttore italiano, cordialmente? Vaffanbagno. In fede, un roadrunner di passaggio. In mancanza di un termine italiano civile (che cos'è 'spaccatura', me lo spiegate? Sia di per sé, sia contando che ci sono anche Cleft e Fissure in lizza?), ripiego sul D'ni.
@ lunga veste rossa con motivi vegetali: il complesso di Edipo non era voluto, parola di Giovane Marmotta. Però in effetti è lì... *pokes*
@ Cleft // Star Fissure: me ne assumo ogni responsabilità. Ma mi sembra un parallelo così bello e significativo e soprattutto servito su un piatto d'argento!
@ distruzione che osserva: dopo la bozza del Book of Atrus, su K'veer ci si può sentire autorizzati ad ogni figura retorica ardita, ivi inclusa la personificazione di qualunque cosa. True fact!


Riassunto di dubbia utilità per lettori di passaggio: Atrus è nato nel deserto ed è stato cresciuto dalla nonna Anna nella Fenditura, vicino all'entrata della città sotterranea di D'ni. Al momento (cinquant'anni dopo, a spanne) è imprigionato da mesi in una stanza/caverna murata in D'ni, obbligato a scrivere continuamente sul Libro di Riven per evitare la distruzione del mondo in esso descritto.
K'veer (stanza)K'veer (corridoi)D'niGreat Shaftin superficiela Fenditurala Divina Provvidenza, in variante locale (qui vista dal dentro)Atrus – (per un'immagine di Anna s'ha da aspettare il film)


   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Myst / Vai alla pagina dell'autore: crimsontriforce