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Autore: AliceMiao    23/08/2016    1 recensioni
Una ragazza nuova arriva in città. Lavora al supermercato e vive con il promesso sposo a Seattle. Questa ragazza però colpisce uno dei nostri vampiri. Chi? Quali saranno le conseguenze che porteranno i sentimenti che uno prova per l’altro?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Carlisle Cullen, Esme Cullen, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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~~Passò una settimana e il lunedì di quella successiva accompagnai Charles a fare gli ultimi controlli riguardo alla ferita che si era procurato al lavoro.
“Spero di essere guarito, non ce la faccio a star seduto a far nulla”.
Sorrisi mentre l’infermiera entrava in sala. “Possiamo entrare. Lei aspetti pure qui signorina” ed entrarono.
Mentre sfogliavo distrattamente una rivista sentii una voce dal fondo del corridoio: era la voce del medico di Charles. E quel suono si fece sempre più vicino.
“Buongiorno signorina. Se l’è cavata bene questa settimana il suo ragazzo?”.
Annuii. “Sì benissimo. Anche se molte volte ha tentato di fare qualcosa nonostante glielo avesse proibito”.
“Normale. In un certo senso me lo aspettavo, non sembra un tipo che sta facilmente con le mani in mano. Ci vorrà ancora qualche minuto prima che finisca, posso offrirle un caffè?”.
Mi stava invitando a bere un caffè? Mi stava invitando a uscir… No, non stiamo uscendo, solo un caffè. Solo un piccolo e innocuo caffè.
“Sì volentieri!”. Scendemmo al bar dell’ospedale e ordinai il caffè.
“Lei non beve?”. Avevo preso solo io da bere, lui si era semplicemente seduto al tavolo con me.
“Non vado pazzo per il caffè” fu la sua risposta.
“Allora perchè mi ha invitato a berlo? Aveva bisogno di una scusa per stare con me da solo?”.
“In effetti sì. Siete molto sveglia”. Sorrise. Era un sorriso caldo e affettuoso, non mi capitava spesso che qualcuno me lo rivolgesse, specialmente uno sconosciuto.
Finii il mio caffè e ci incamminammo verso la sala di prima.
“La prossima volta tocca a me pagarlo. Però spero di berlo in un bar in centro, non in un ospedale”, dissi ridendo.
Anche lui rise e il suono della risata si stampò nella mia mente. Ero certa che non lo avrei mai dimenticato.
Un’oretta dopo ero a casa, in soggiorno.
“Dove volete organizzare il matrimonio? Io pensavo all’hotel di lusso in centro, è molto elegante e raffinato”, disse Oscar, il padre di Charles.
“Mi sembra un’idea perfetta!”, disse Charles.
Io ero perplessa invece. Avevo sempre voluto un semplice matrimonio, nulla di stravagante. Ma mi limitai ad annuire, dicendo che ero d’accordo anch’io.
Quella sera, finalmente da sola nella mia camera, scoppiai a piangere. Non sapevo perché, ma avevo ancora meno entusiasmo di sposarmi. Continuavo a pensare al medico biondo e riuscivo ad immaginare un matrimonio solo con lui. Ok, stavo impazzendo. Eppure…
Ero appena uscita dal supermercato quando una leggera pioggia iniziò a scendere e io ero senza ombrello. Fantastico, pensai mentre fradicia mi dirigevo alla macchina. Altro problema: quel maledetto ammasso di metallo non partiva. Di bene in meglio…
“Tutto bene?”. Una voce giunse dall’ingresso del parcheggio: il medico di Charles.
“Non parte la macchina. Ma non si preoccupi, chiamo un meccanico”.
“Ok, ma le voglio dare un passaggio a casa, nessun disturbo”.
Non avevo voglia di discutere, così chiamai il meccanico e feci portare ad aggiustare l’auto, dopodiché salii su quella del biondo.
Per circa metà del viaggio nessuno dei due parlò, finché fu lui a rompere il ghiaccio.
“Come vi chiamate?”.
“Esme. Voi?”.
“Carlisle. Avete un bel nome”.
“Grazie… anche voi”.
“Beh direi che possiamo darci del ‘tu’ ora no?”, disse sorridendo.
Annuii. Gli dissi la via dove c’era la villa di Charles e lui la impostò sul navigatore.
“Di dove sei?”, mi chiese.
“Columbus. Tu?”
Mi disse di essere nato a Londra, ma di essere venuto qui da bambino.
“Quel ragazzo era il tuo fidanzato?”. Annuii. “Ci sposeremo tra un po’”.
Sembrava quasi rattristato dalla mia risposta, anche se non riuscivo a capire perché.
“Tra cento metri voltare a sinistra e poi subito a destra”. La voce del navigatore mi fece capire di essere quasi arrivati a destinazione. Infatti, dopo alcuni minuti, ecco spuntare la villa.
“Grazie mille. Spero di rivederti”.
Lui mi sorrise e poi si allontanò.

(Carlisle)

Era fidanzata e stava per sposarsi. Era fidanzata e stava per sposarsi. Questa frase invase i miei pensieri per tutto il tragitto verso casa. Tentai inutilmente di ignorarla accendendo la radio, ma niente. Quella ragazza mi aveva colpito molto. Forse troppo.
Una volta a casa mi chiusi nel mio studio e iniziai a leggere qualche buon libro di medicina. Dopo qualche ora qualcuno entrò nello studio: Alice.
“Posso parlarti?”.
Annuii e le feci cenno di sedersi, cosa che fece, mentre io mi accomodai di fronte.
“Prima ho avuto una visione: ci sei tu con una ragazza. A quanto pare è la stessa che tu e Renesmee avete incontrato al supermercato qualche settimana fa”.
Aveva avuto una visione di me con Esme… Non sapevo se essere felice o triste di questa cosa…
“Hai visto il luogo, il tempo ecc… di quando avverrà quella visione?”.
Scosse la testa. “No… Se ho novità te lo farò sapere”.
La ringraziai sorridendo e lei uscì.
Sussurrai il suo nome, dopodiché ripresi a studiare, anche se la mente continuava ad andare a lei.

(Esme)

Il suo volto mi osservava da lontano e diventava sempre più grande, infatti si stava avvicinando. Io stavo immobile, mentre lui si faceva sempre più grande e sempre più vicino. Presi il coraggio a due mani e corsi verso di lui, baciandolo. Lui mi ricambiava, ero al settimo cielo. Poi lui scomparve e riapparve vicino a Charles. Entrambi allungarono la mano in avanti, come ad invitarmi a raggiungerli. Non sapevo chi scegliere, non potevo scegliere.

Mi svegliai di colpo, annaspando. Ero tutta sudata e la sveglia segnava le 3.00 a.m.
Avevo sognato Carlisle. Era la prima volta che succedeva da quando lo conoscevo. Il ricordo del sogno che avevo fatto mi invase la mente e rabbrividii.
Non riuscii a prendere sonno per almeno un’ora e mezza e nonostante la stanchezza, mi alzai presto il giorno dopo.
Al supermercato ero molto distratta, tanto che le mie colleghe mi chiesero se stessi bene. Quando finì il mio turno mi chiesi se anche quel giorno fosse venuto a prendermi, dato che ero ancora senza auto e quella mattina era stata Mary a portarmi al lavoro, dicendomi che sarebbe passata la sera a prendermi, una volta finito il suo di turno.
Quando alzai lo sguardo verso il parcheggio lo vidi. Era appoggiato al fianco della macchina e mi sorrideva. Lo feci anch’io e lo raggiunsi.

Note: ecco il secondo capitolo! Spero vi piaccia anche questo!
Baci AliceMiao

   
 
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