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Autore: catoptris    23/08/2016    1 recensioni
Al suo posto, un piccolo biglietto rosso, che spiccava sul nero delle fredde lenzuola. "Mi sol", c'era scritto solo questo.
Genere: Angst, Drammatico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Raphael Santiago, Simon Lewis
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
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Il giovane Diurno si rigirava tra le morbide coperte del suo letto, in un sonno agitato. Vedeva Raphael, Magnus e Luke, una stanzina buia, una figura indistinta. Raphael era al suo fianco, il capo chino verso l’arma che gli scintillava tra le mani. Simon tentò di richiamarlo, ma lui non era lì, non avrebbe potuto far nulla.

-Mi deludi, Raphael.- disse la figura. Il vampiro era al fianco di Magnus, ma guardava lui.
-Mi deludi profondamente.- continuò e poi, con un gesto fin troppo veloce perché l’occhio umano potesse vederlo, conficcò la lama nel cuore immobile di Raphael.


Simon si mise a sedere di scatto. Ebbe la vaga impressione di aver gridato. Avrebbe pianto in altre circostanze, ma era come se il suo cuore avesse preso a battere nuovamente, troppo velocemente anche per un essere umano, figurarsi per un non-morto. Scese dal letto in fretta e furia, rischiando di inciampare nelle coperte.
Raphael era morto. Nel senso, morto morto. Più morto, insomma. Corse lungo il corridoio, ancora intontito dal sonno, finché non raggiunse la porta del suddetto vampiro. Non ci pensò due volte prima di aprirla: lui era lì, steso a pancia in giù con le coperte che lo nascondevano fino alle spalle nude. Simon si sentì improvvisamente stupido: lui stava bene, era al sicuro. Nessuno lo avrebbe trafitto con una spada.
-Hai intenzione di restare lì tutto il giorno? So che per te è un orario normale, ma io gradirei dormire.- biascicò il vampiro, muovendosi appena tra le coperte, facendo spazio all’altro nel suo ampio letto. Simon si richiuse la porta alle spalle e si avvicinò cauto a lui. Era così giovane.. cioè, in realtà aveva qualche centinaio d’anni, ma il suo aspetto era ancora quello di un quindicenne spaurito, ignaro del mondo e della sua crudeltà. Si stese al suo fianco, rendendosi conto solo in quel momento di essere in boxer. Se i vampiri potevano arrossire, lui l’aveva sicuramente fatto.
-Cosa ti succede?- domandò allora Raphael, voltandosi nella sua direzione. Alcuni riccioli gli ricaddero sulla fronte, e Simon non ci pensò due volte prima di scostarglieli con un delicato e rapido gesto. Vedendo che non aveva alcuna intenzione di parlare, Raphael aggancio le braccia attorno il suo collo e lo attirò a sé, posando le labbra contro le sue. Non potevano nasconderlo, quel sentimento: stare insieme li faceva tornare in vita, ed era meglio di qualsiasi cuore pulsante potessero desiderare.
-Ho sognato che ti uccidevano.- sospirò dopo qualche istante Simon. In un modo o nell’altro si era ritrovato sotto Raphael, sotto le coperte, e le loro pelli nude premevano l’una contro l’altra. Raphael alzò di poco la testa, accigliato.
-Chi?- chiese. Simon per poco non lo colpì in faccia: sogno la tua morte e pensi a chi può essere stato?
-Non lo so. Non l’ho visto in faccia. C’erano anche Luke e Magnus.- il vampiro si accigliò di nuovo, poi scosse il capo e salì a cavalcioni sul Diurno, premendogli le mani contro le spalle. Stava per premere nuovamente le labbra contro le sue, quando Simon posò le mani sul suo volto. Lo faceva spesso, certo, ma era uno di quei contatti che ti diceva ogni cosa senza bisogno di parlare: aspetta. Lo guardò, i grandi occhi scuri appena socchiusi. Simon adorava i suoi occhi: anni e anni di vita espressi semplicemente da uno sguardo, mentre l’aspetto tradiva ciò che veramente aveva passato. In quel momento, però, gli occhi di Raphael erano pieni del suo Diurno.
-Promettimelo. Promettimi che non ti accadrà nulla.- a quelle parole, così cariche di paura, di supplica, Raphael gli sorrise. Si chinò su di lui, avvolgendo le dita attorno una delle sue mani posate contro la guancia, mentre con la mano libera si manteneva sollevato quanto bastava per non pesargli.
-Non preoccuparti, raggio di sole, ho intenzione di restare vivo con te ancora per molto – si chinò ulteriormente, posando le labbra sul collo scoperto del Diurno – molto – scivolò più in basso, fino alla clavicola – molto tempo.- Simon rise appena, facendo scivolare le dita della mano libera tra i morbidi capelli di Raphael.
-Mi hai davvero chiamato raggio di sole?- domandò, divertito, sebbene le parole del vampiro l’avevano colpito al petto. Solo con lui si sentiva davvero vivo. Sentii Raphael sorridere contro la sua pelle prima di annuire, riprendendo la lenta e dolce tortura lungo la curva del suo collo. Quando fu di nuovo con il volto davanti al suo, la punta dei nasi che si sfiorava e lo sguardo dell’uno fisso in quello dell’altro, sembrò farsi più serio.
-Non ti lascerò, Simon.- lo chiamava così raramente con il suo nome reale, che sentirlo pronunciato in quel sussurro lo fece rabbrividire. Prima che potesse unire le loro labbra, lo senti biascicare: te quiero. Ora, Simon faceva davvero pena con lo spagnolo, ma sapeva che poteva dire due cose: ti amo, oppure ti voglio. Non seppe mai cosa intendesse Raphael, perché quella sera, lui non era più steso al suo fianco, dove si era addormentato. Al suo posto, un piccolo biglietto rosso, che spiccava sul nero delle fredde lenzuola. Mi sol, c’era scritto solo questo. Simon se lo strinse al petto, e quello fu l’ultimo ricordo che conservò di Raphael.

Quando Sebastian colpì Raphael, lui pensò al suo Simon. Si aggrappò a quel pensiero pur di restare in vita, ma ogni sforzo fu vano. Il suo Simon, il suo Diurno, il suo Sole. Gli aveva promesso di non lasciarlo, e ora era un corpo privo di ogni tipo di vita: non era vivo, non era non-morto. Non era e basta. E aveva infranto la sua promessa.

Quando Simon vide Alec e Magnus i suoi occhi si illuminarono. Raphael. Era l’unica cosa che riusciva a pensare. Ma lui non era lì. Incrociò lo sguardo di Magnus, debole, appoggiato al corpo del giovane Shadowhunter. Si guardarono, e lo stregone scosse appena il capo. No. No. Il suo Raphael. Rimase in silenzio per tutto il tempo: rimase in silenzio quando si riunirono, quando discussero, quando evocarono il demone. Rimase in silenzio, finché non li sentì discutere
-Tu devi tornare. Devi tornare nel mondo.- disse Magnus ad Alec. Questo sembrava sul punto di scoppiare, mettersi a urlare e piangere.
-Non voglio il mondo. Voglio te.- e continuarono. Clary si era offerta, quando Simon capì: che senso aveva restare immortale se non aveva Raphael al suo fianco? Che senso aveva continuare a vivere senza Raphael con lui? Si fece avanti.
-Io sono pronto.- ci furono altre discussioni. Simon non voleva continuare in quel modo.
-Sono pronto.- ripeté. Magnus aveva capito, era afflitto.
-Dio, Simon, no.- protestò. Simon si voltò verso di lui e incrociò il suo sguardo. Gli parve di vedere il delicato bagliore del sorriso di Raphael riflettersi nelle sue pupille feline.
-Ho solo diciassette anni. Se prende la mia immortalità vivrò tutta la mia vita.. non morirò qui. Non ho mai voluto l’immortalità, non ho mai voluto essere un vampiro, non ho mai voluto niente di tutto ciò.- mentì. Non era una vera e propria menzogna: non aveva mai desiderato diventare un vampiro, ma così facendo aveva incontrato Raphael, e la sua vita era migliorata. Lui gli aveva insegnato ad amare davvero, gli aveva fatto capire cosa significasse dipendere da una persona, temere per la sua vita, anche immortale.
Avrebbe dimenticato il Mondo delle Ombre. Avrebbe dimenticato Clary. Avrebbe dimenticato Jace, Alec, Magnus. Avrebbe dimenticato Isabelle. Avrebbe dimenticato Raphael e il dolore che gli opprimeva il cuore immobile.
Incrociò lo sguardo di Jace.
-È la scelta di Simon. Dobbiamo rispettarla.- che anche lui sapesse? Non aveva più importanza, a breve li avrebbe dimenticati tutti. Clary sembrava sul punto di andare in pezzi. Le diede l’anello che gli aveva dato a sua volta, e poi il suo cuore prese a battere. Fu doloroso, ma non quanto quello che accadde il momento dopo: lui e Clary bambini a Brooklyn, a Prospect Park, nella fattoria di Luke. Poi al Java Jones, sulla motocicletta – quando era un topo. Poi vide Izzy, la nave di Valentine, Jace e il suo sangue, la cella di Idris, Hodge, e di nuovo Clary, Maureen, Lilith, Clary.. Raphael. Credeva sarebbe stato un sollievo vederlo sfilare davanti ai suoi occhi, svanire, fino a non ricordare più nulla di quel dolore. Ma non era pronto: gridò, con le lacrime che gli rigavano il volto e si aggrappò a un ricordo, uno solo, letteralmente. Lo strinse tra le mani come un uccellino appena caduto dal nido e lo avvicinò a sé. Era l’ultimo ricordo che aveva di lui, quella sera, i loro baci, le loro parole. Pianse, e tutto svanì. Tutto, tranne quel misero, ultimo ricordo del suo vampiro.

Quando gli Shadowhunters tornarono da lui, non li riconobbe, eppure in un modo o nell’altro gli tornò alla mente Raphael. Per giorni si era chiesto chi fosse quel giovane, e perché pensare a lui fosse così doloroso. Aveva deciso che era stato semplicemente un sogno, uno scherzo della sua mente per sfotterlo: non hai ancora la ragazza, sfigato. Ma a lui non importava. Quel ricordo lo faceva sorridere, e il momento dopo cadeva in uno stato di tristezza inumana. Una tristezza che sarebbe potuta durare in eterno, se solo lui fosse stato immortale.
 

These wounds won’t seem to heal,
this pain is just too real,
there’s just too much that time cannot erase.
   
 
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