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Autore: nikita82roma    23/08/2016    6 recensioni
E’ passato circa un mese dalla fine di Always Again. Kate lavora al distretto, Rick segue i suoi progetti. Ma si stanno avvicinando delle date importanti, delle occasioni che Castle vuole festeggiare con Kate, riprendendosi il tempo sottratto dalla sorte e da loro stessi. Sarà un momento per avvicinarsi ancora di più, ma anche per chiarire tante situazioni rimaste in sospeso, guardarsi indietro per andare avanti. Insieme.
Una storia breve di 3 capitoli.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Rick Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Always Together'
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Kate si svegliò la mattina successiva ancora intrecciata al corpo di Castle. Sentiva il suo respiro profondo dietro il suo collo sbuffare tra i suoi capelli, il braccio che le cingeva la vita facendo avvicinare la sua schiena al torace di lui, le sue gambe tra quelle del marito. Era sorpresa di come anche adesso si incastrassero perfettamente come a formare un unico corpo. Prese la mano di Castle abbandonata su di lei. Gli piaceva accarezzare e maneggiare le sue dita morbide, giochicchiare con la fede, erano il suo antistress personale, in più di un senso, pensò maliziosamente mordendosi il labbro ripensando a quello che avevano fatto fino a poche ore prima e di come quelle si muovevano su di lei e in lei. Sorrideva tra se e se, appagata, soddisfatta. 

La sera precedente, infine, erano riusciti a parlare. Si erano confidati molto più di quanto pensava sarebbero riusciti a fare parlando di quello che li spaventava ed anche di alcune cose del loro passato. Si erano poi stuzzicati e cercati ma non erano caduti improvvisamente nel turbinio della passione. Avevano avuto tempo per coccolarsi e quando Castle si era poggiato sui suoi seni, abbracciandola e tenendola stretta a se, era riuscita a sentire una tale unione con lui più forte ed intima di un amplesso, perchè era perfettamente presente ai suoi sensi e sentiva tutta la forza e la dolcezza del suo abbraccio, il desiderio di amarla e di essere amato. Era Castle, il suo grande uomo bambino che si mostrava contemporaneamente in ogni sua sfaccettatura e lei le amava tutte. Molte volte aveva pensato come la sua vita con Rick fosse cambiata e come di conseguenza fosse cambiata lei: se c’era una parola che poteva descrivere ottimamente come si sentiva, la prima parola che le veniva in mente era completa. Castle la faceva sentire completa, sotto tutti i punti di vista e mai come ora ne era assolutamente certa. Era in questo periodo che se ne era resa conto in modo incontrovertibile. Aveva avuto modo di leggere nei mesi precedenti come l’atteggiamento dell’uomo potesse cambiare nei confronti della propria moglie, arrivando ad essere timido o addirittura intimorito dalla sua gravidanza e dalla presenza tra loro di una nuova vita in lei, arrivandola a vedere solo nel suo nuovo ruolo di madre. Suo marito, invece, non era mai stato così. Si era dimostrato sempre il solito Castle, anche durante il periodo della sua amnesia, un uomo che era letteralmente adorante, che non aveva mai smesso di farle capire in ogni modo quanto fosse donna prima ancora che futura madre, quanto fosse desiderabile e desiderata. Non si trattava solo di sesso. Non che non fosse importante, lo era e tantissimo soprattutto in quel periodo in cui Kate si sentiva sempre molto vogliosa delle attenzioni particolari del marito. Era il modo in cui la guardava, come le parlava, come gli piaceva giocare con lei, come non era assolutamente intimorito dal suo corpo, ed anzi la stuzzicava e la stimolava ancora di più e lei così si sentiva bene con il suo corpo in continuo cambiamento, da quando aveva riacquistato la memoria tutti i suoi timori erano spariti, anche grazie a Castle ed alle sue attenzioni particolari. Ed anche la sera precedente aveva voluto giocare con lei. Quando si alzarono dal divano Kate era convinta che sarebbero andati subito in camera a continuare quanto avevano iniziato lì, in posizione molto più comoda, soprattutto per lei, ma Rick aveva altre idee e sul suo visto dopo la tenerezza da cucciolo bisognoso di coccole era apparso quel sorriso malandrino di chi aveva qualcosa da nascondere che presto avrebbe rivelato. L’aveva condotta sì in camera e lì si era seduto su una poltrona che si trovava esattamente davanti al grande specchio in fondo alla parete. Le aveva preso le mani e condotta davanti a se. La guardava, seminuda, con solo i pantaloni addosso e lei non poteva non guardare anche oltre lui, vedendo la sua immagine riflessa dietro Rick e riusciva a farla stare talmente bene che non ne era per niente turbata. Castle le aveva detto tante volte che doveva imparare a guardarsi con i suoi occhi così avrebbe visto quanto era bella: non era arriva ancora a quei livelli, però non si imbarazzava più.
Rick prese una busta che teneva lì dietro e gliela passò. “Niente regali di compleanno” aveva protestato lei, e lui aveva ribattuto che quello era un regalo per lui, non per lei. Quando l’aprì un sorriso malizioso comparve anche sul volto di Kate e capì esattamente il senso delle sue parole. Un babydoll rosso di pizzo con un tanga ed un paio di sandali dello stesso colore con tacco alto allacciati sulla caviglia. Lei lo guardava in attesa di sapere cosa volesse. “Indossali” gli disse con tono perentorio, così Kate prese quelle cose e fece per andare in bagno a cambiarsi, ma Castle la fermò. “Indossali qui” la sfidava con lo sguardo e lei accettò la sfida. Si tolse i jeans sbottonandoli lentamente senza mai togliere lo sguardo da Castle che la guardava compiaciuto, lasciandoli cadere ai suoi piedi e scalciandoli via e poi fece lo stesso con gli slip, ma ancora con maggiore lentezza, piegandosi provocatoriamente a raccoglierli e lanciandoglieli. Si avvicinò a lui e con un dito gli accarezzò il mento, chiudendogli poi la bocca rimasta socchiusa mentre la guardava. Rick allungò una mano per accarezzarla ma Kate lo bloccò. Non era solo lui a giocare. Si vestì, molto lentamente, indossando prima il tanga, poi il babydoll, aperto sul davanti e tenuto insieme solo da un nastro di raso rosso che chiuse con movimenti lenti. Infine si avvicinò alla sua poltrona, appoggiò un piede sul bordo in mezzo alle sue gambe ed indossò una delle scarpe ripetendo la stessa azione con l’altra e poi, finalmente vestita come voleva lui, gli si fermò davanti, molto vicino, con le mani sui fianchi ad aspettare il suo verdetto, che leggeva già chiaramente sul suo volto. Quei vestiti le rimasero addosso per molto meno tempo di quanto aveva impiegato lei ad indossarli per farlo impazzire ed evidentemente c’era riuscita a pieno.

Appena mosse le gambe ancora intrecciate a quelle di Castle, Kate si rese conto che suo marito le aveva tolto tutto, tranne le scarpe: non si era nemmeno accorta di essersi addormentata indossandole ancora e non capiva come aveva fatto a non fargli del male con quei tacchi. Guardò l’orologio sul comodino. Effettivamente avevano dormito veramente poco e sorrise ancora. Si mosse appena, scostandosi da lui ma Castle appena avvertì la sua seppur poca distanza si avvicinò stringendola di più a se, reclamandola, mugolando qualcosa di incomprensibile nel sonno. Si arrese per un po', godendosi la stretta possessiva del marito, ma poi la sua necessità di andare in bagno vinse inesorabilmente sul desiderio di rimanere lì: questo aspetto della gravidanza non le piaceva proprio. Così dolcemente spostò il suo braccio e si sfilò dalla sua presa districando le loro gambe attenta a non fargli male con i tacchi. Si lamentò molto della sua assenza, Kate gli accarezzò in capelli e gli diede un bacio fermandosi a pensare per un attimo quanto quella scena avesse un sapore materno, quando lui nudo sul letto coperto a malapena dal lenzuolo gli ispirava tutt’altro. Si si tolse le scarpe prima di alzarsi e andò a recuperare la camicia bianca di lui, indossandola chiudendo solo pochi bottoni.
Quando rientrò in camera lo trovò girato dall’altra parte, probabilmente rassegnato nel sonno alla sua assenza, lasciando in mostra il suo fondoschiena nudo che fece roteare gli occhi a Kate imponendosi di mantenere un contegno. Doveva essere in grado di non fare l’adolescente vogliosa, no? Insomma… 
Prese i suoi slip e andò quindi sul divano nell’altra stanza dove ancora c’erano il resto dei suoi vestiti dalla sera precedente. Controllò le mail sul suo telefono ed in mezzo alle tante offerte pubblicitarie una aveva catturato la sua attenzione: Peter Wittle, tra membri più influenti del Comitato Nazionale del partito, era uno degli uomini che aveva incontrato al distretto il giorno che aveva fatto la sua relazione su LokSat. Erano passate varie settimane e attendevano ancora una sua risposta alla loro proposta. Certo, c’era tempo, ma loro le avevano spiegato che volevano lavorare bene sulla sua figura, perchè aveva tutto il potenziale per vincere e far nascere una carriera molto promettente. Il suo background era perfetto per quella svolta verso una nuova politica che il partito pensava fosse il momento di intraprendere e lei poteva essere uno dei profili migliori per questo: intelligente, indipendente, carismatica e bella. Aveva immagine, personalità e testa, se fossero riuscito ad inquadrarla in quel mondo erano convinti che Kate Beckett potesse essere il loro asso nella manica.
Ci aveva pensato distrattamente in quelle settimane. La proposta la allettava, così come la possibilità di mettersi in gioco in qualcosa si nuovo, poteva fare bene difendere quei valori in cui credeva in un altro modo, più sicuro probabilmente per lei e per la sua famiglia: non era in quel momento un argomento secondario. Cercò una posizione più comoda, sentiva la piccola che gli premeva proprio sulle costole ora che evidentemente si era spostata anche lei. Faceva male, sì, ma aveva sopportato dolori ben peggiori che non avrebbero portato a nulla di così bello. Si accarezzò un po' e la sentì muoversi ancora, Kate sussultò e poi si rilassò felice che anche lei avesse scelto una posizione più comoda. 
Quella decisione, però, non aveva solo lati positivi. Cominciare una carriera nuova e completamente diversa voleva dire lasciare la sua zona di confort, quel distretto che ormai conosceva alla perfezione sotto ogni punto di vista, voleva dire lasciare i suoi amici e abbandonare un lavoro che comunque le piaceva, per quanto fosse rischioso. E poi voleva dire andare a Washington anche se non sempre avrebbe passato lì tutto il suo tempo. Già una volta aveva rischiato di perdere Castle per quella sua decisione presa in solitudine senza considerarlo. Se ci ripensava sentiva ancora chiaro sulla sua pelle il senso di disagio e la paura mentre Rick le parlava quella mattina sulle altalene e la sua convinzione che la stava lasciando e non si era resa conto di quanto la facesse soffrire quell’idea fino a quando non se lo era ritrovato davanti convinta che sarebbe stata l’ultima volta. Come sempre doveva arrivare al limite, al punto di perderlo per capire quanto invece avesse bisogno di lui. 
Ripensava a come si era sentita quando lui le aveva raccontato di questo episodio durante la sua amnesia, il suo sdegno per come si era comportata lei stessa e quel paragone con Sorenson e con come lui si era comportato con lei che consciamente aveva sempre rifiutato di fare ma che in quel momento era uscito così vivo e vero. Ora ricordava chiaramente la sua paura di quei giorni e la sua insicurezza su quello che erano e su quello che sarebbero stati, se c’era un futuro per loro. Non poteva sacrificare la sua carriera, i suoi sogni, la sua grande occasione per una relazione che non sapeva quanto fosse seria o meglio, per la paura che lo diventasse effettivamente troppo. Ma il destino non aveva fatto i conti con Castle e la sua cocciutaggine ed il voler credere in loro malgrado tutto e malgrado loro stessi. Erano passati pochi anni in fondo, ma sembrava una vita se ripensava a quante cose erano accadute e a quanto era diversa ed ora che era di nuovo nella stessa situazione, non sapeva cosa avrebbe scelto di fare, ma di una cosa era certa, le sue priorità erano radicalmente cambiate e non avrebbe mai sacrificato Castle e la loro famiglia per nessun tipo di carriera: non era molto, ma era l’unica cosa di cui era fermamente convinta. Si rannicchiò un po’ di più sul divano: il sonno ebbe la meglio su di lei e si addormentò di nuovo.

Kate aprì gli occhi ed un profumo di croissant risvegliò i suoi sensi ma non fece in tempo a farsi venire l’acquolina in bocca che vide due occhi azzurri seri che la guardavano. Osservò il volto di Castle e vide come era teso, seduto nella poltrona di fianco a lei senza staccarle gli occhi di dosso. 
Kate si tirò su e solo in quel momento sentì qualcosa di morbido sulle sue spalle: l’aveva coperta lui. Recuperò il cellulare caduto tra i cuscini del divano, evidentemente le era scivolato di mano quando si era addormentata e sorrise a Rick che però non ricambiò il suo saluto.
- Ehy Castle… - allungò una mano verso di lui sperando che la prendesse ma rimase a mezz’aria e dopo un’attimo di smarrimento la ritrasse guardandolo ora anche lei seria, non capiva.
- Perché Kate? - Parlò Rick con la voce eccessivamente bassa e roca, come se fossero giorni che le sue corde vocali erano rimaste inutilizzate
- Perché cosa Rick? - chiese lei di rimando, non capendo proprio a cosa si riferisse
- Cosa è successo? Cosa ho fatto? Perché te ne sei andata e sei venuta a dormire qui da sola? - Castle deglutì rumorosamente. Kate nell’ascoltarlo chiuse gli occhi e lui interpretò anche quello in modo sbagliato - Io credevo andasse tutto bene tra noi.
- No Castle, non va tutto bene tra noi - disse lei altrettanto seria e lo vide sbiancare. Capì che non era il caso di scherzare - Babe, tra noi va tutto benissimo.
Gli sorrise ed allungò entrambe le braccia verso di lui che timidamente le prese e Kate le usò per fare leva ed alzarsi. Andò a sedersi in braccio a lui che la guardava senza dire nulla.
- Mi sono svegliato e non c’eri. Eri qui e dormivi da sola - Si giustificò lui ancora scosso.
- Quando mi sono svegliata tu ancora dormivi. Sono andata in bagno e quando sono tornata in camera tu stavi così bene che ti ho voluto lasciar riposare visto che stanotte ti sei stancato molto - ridacchiò regalandogli uno dei suoi sorrisi luminosi che fecero ne apparire uno timido anche a lui - E poi eri così poco vestito che non potevo stare lì senza cadere in tentazione
Il sorriso di Castle divenne più marcato. Kate portò le mani ad accarezzargli la nuca, appoggiando la testa sulla sua spalla, così da poter avere a disposizione il suo collo da baciare.
- Ho avuto paura - le confessò Castle sincero
- Rick io non vado da nessuna parte senza di te.
- Quando mi sono svegliato da solo ho pensato a quando tu mi avevi lasciato e poi a quando tu eri in ospedale ed io qui da solo e a quando non volevi che dormissimo insieme e poi ti ho visto dormire qui da sola io pensavo…
- Pensi a troppe cose in poco tempo Castle - gli sussurrò vicino l’orecchio per poi baciarlo ancora proprio lì sotto, dopo avergli dato un leggero morso sul lobo.
- La prossima volta svegliami - disse serio
- No, la prossima volta che ti sveglierai solo devi pensare che non sta succedendo nulla. Ero venuta qui e stavo leggendo delle mail, poi mi devo essere addormentata, evidentemente mi sono stancata molto anche io.
- In effetti sei stata particolarmente attiva anche tu Beckett! - sorrise finalmente sincero voltandosi a baciarla - Qualche notizia interessante tra le mail? 
- Una sì, in effetti, ma ne possiamo parlare dopo? Ho una certa fame ed ho sentito un profumino invitante…

Il tavolo della sala da pranzo della suite era già apparecchiato per due e su un carrello lì vicino c’erano cestini con croissant di vario tipo ed un vassoio di muffin assortiti. Sotto le cloche che Rick aprì frutta fresca già tagliata e pancakes con dei vasetti con una selezione di confetture e creme varie. Kate si accomodò, scoprì il suo piatto trovando uova, bacon, salsiccie e verdure grigliate: praticamente un piccolo buffet a disposizione in camera.
- Non avrai esagerato? - Chiese Kate osservando tutte quelle cose
- Non sapevo cosa volevi - Le disse versandole del succo d’arancia mentre lei girava il suo caffè. - Credo che dovresti recuperare le energie, poi ieri non abbiamo mangiato molto.
In effetti ora che ci pensava si sentiva piuttosto affamata e tutti quei profumi diversi stimolavano il suo appetito ancora di più. Mangiò con gusto, assaggiando un po' di tutto, lasciando che fosse Castle a prepararle i piatti. Si offrì anche di spalmarle burro e marmellata sulle sue fette biscottate e lei accettò osservandolo con attenzione, gomiti poggiati sul tavolo e mani a sostenersi la testa, mentre lui faceva quell’operazione per lei con estrema cura, divertendosi a disegnare cuoricini con la confettura proprio come di solito faceva con la schiuma del cappuccino.
Ora che quella settimana da turisti a New York era quasi finita, Kate provava già nostalgia per quelle giornate insieme a suo marito, non lo avrebbe mai immaginato, ma il suo lavoro non le mancava per niente. Evidentemente dopo tutto quello che era accaduto il bisogno di stare insieme era forte per entrambi e Kate si era accorta di come Castle fosse ancora così fragile ed insicuro. Lui aveva bisogno di lei e per Kate far star bene Rick era diventata una priorità, come lo era il loro matrimonio, la loro nuova famiglia: non li avrebbe più messi in secondo piano rispetto a nulla. Ripensava al suo volto impaurito solo per non averla trovata al suo fianco e capì quanto doveva avergli fatto male con le sue scelte e che evidentemente non le aveva del tutto superate. 
Rick gli porse il piatto con le sue fette biscottate artistiche e Kate accarezzò la sua mano mentre lo prendeva. Morse una di quelle fette e poi la passò a Castle imboccandolo. Amavano condividere il cibo, nutrirsi a vicenda. Era come prendersi cura l’uno dell’altra.
- Grazie Rick. - disse Kate infine dopo aver mangiato qualche fetta di frutta.
- Per la colazione? Lo farò sempre! - Le sorrise e lei non ne aveva dubbi.
- Non per la colazione, per tutto. Per aver insistito per questa settimana insieme. È stata bellissima. Stare con te è stato bellissimo ed era esattamente quello di cui avevo bisogno.
- Abbiamo ancora tutto oggi e domani da goderci! E il vantaggio di fare i turisti nella propria città è che potrai andare a lavoro direttamente da qui, senza dover rientrare il giorno prima.
Si sorrisero a vicenda. Solo con Richard Castle, pensò Kate, si potevano fare queste cose e farle sembrare del tutto normali.
- Hey Kate… sono contento che alla fine hai accettato di passare questa settimana insieme, ne avevo bisogno anche io.
- Ne avevamo bisogno tutti e due.
- Siamo mai stati tutto questo tempo io e te da soli? 
- No, Rick, direi di no, mai.
- Sai, non mi è mancato niente. C’eri tu, tutto quello di cui avevo bisogno.
- Sì beh, anche per me è così - si sorrisero ancora sembravano timidi a confessarsi il bisogno di stare insieme.
- Certo, se escludiamo il periodo negli Hamptons, ma lì tu non eri proprio tu, insomma, capito no? - Rick stava tornando su quel discorso spinoso per entrambi e Kate lo bloccò prima che dicesse altro
- Mi piacerebbe tornarci, sono stati dei giorni molto belli, nonostante tutto Rick. Poi comunque mi dovrai spiegare quella cosa della barca, non credere che farò finta di niente eh!
- Uhm… però ti è piaciuta la barca, ammettilo!
- Dobbiamo ancora provare l’idromassaggio Rick…
- Qui? Non lo abbiamo provato due sere fa, quando io sono entrato e tu poi mi hai raggiunto e ti sei seduta molto vicino e poi noi…
- Dicevo nella barca, Rick!
- Ah, ok… anche lì però si possono fare quelle cose, sai?
- Non vedo l’ora - Gli disse passandosi maliziosamente la lingua sulle labbra facendo scuotere la testa a Rick.
- Ok Beckett ora basta, altrimenti ti porto di là e non ti faccio uscire più. Qual era quell’email interessante che hai ricevuto? - Kate rise, si alzò e andò verso il divano invitandolo a seguirla. Si sistemò tra le sue braccia e gli diede il suo telefono per fargli leggere anche a lui il messaggio di Wittle.
- Fantastico, fanno proprio sul serio! Cosa gli hai risposto? - Le chiese Rick tutto eccitato
- Non gli ho risposto.
- Perché? Non hai deciso?
- No. Non posso decidere da sola. Dobbiamo decidere insieme. Non si tratta solo di me. Si tratta di noi e della nostra vita. Non farò lo stesso errore due volte. - Lo guardò negli occhi mentre gli diceva quelle parole e lo vedeva commosso e felice insieme.
- Lo pensi veramente Kate?
- Certo Rick, non posso decidere una cosa del genere da sola. Non adesso. Non più.
- Ci vorresti provare? Vorresti fare questo passo?
- Ho esaminato sia i pro che i contro. Ci sono entrambi, però sì, mi piacerebbe e sarebbe anche qualcosa di meno pericoloso, per tutti. - Castle annuì sentendo le sue parole e capendone bene il senso. Sapeva quanto Kate amasse il suo lavoro, quanto era brava e quanto fosse portata a farlo. Sicuramente per lei doveva essere un sacrificio rinunciarvi, ma se lo avrebbe fatto sarebbe stato anche per loro e non poteva non amarla per questo. - Però Rick, io non voglio fare nulla che tu non sia d’accordo e soprattutto non voglio andare a Washington da sola, se dovesse essere.
- Non dovremo starci sempre, non sarai sempre lì. Staremo un po’ qui, un po’ lì, torneremo spesso a fare i turisti a New York.
- Insieme però Castle. Non ti lascio più solo. - Glielo ripeteva, perché voleva che lui se ne convincesse, perché facesse sparire quei dubbi dalla sua mente. Gli avrebbe dato tutte le conferme che voleva, era un impegno che si era presa. Glielo doveva, in fondo. In quel momento Lily scalciò un po’ più forte del solito e Kate fece un respiro profondo che non passò inosservato a Castle che la guardò chiedendole conferma che tutto andasse bene.
- Con lei? Come faremo? Pensi che sia giusto fare una vita così? Un po’ qua, un po’ là…
- Sarà piccola Kate, non se ne accorgerà nemmeno, si divertirà con noi, sicuramente!
- Come farei senza il tuo inguaribile ottimismo? - Gli disse sorridendogli appoggiandosi sulla sua spalla.
- Non dovrai saperlo mai Kate. - Passò il suo braccio sopra le spalle di lei avvicinandola a se. - Prenderemo una bella casa, grande, luminosa su due piani almeno!
- Rick, come al solito esageri! - Kate gli diede un bacio veloce, mentre lui le faceva segno con la mano di aspettare che non aveva finito.
- Avremo una stanza enorme tutta per noi, insonorizzata! - Rise beccandosi una gomitata dalle moglie - Ehy come se a te non servisse! Comunque dicevo, una grande stanza per noi, con una grande vasca per fare il bagno insieme. Una stanza per lei - le accarezzò la pancia sorridendo sentendola muoversi leggermente - con tanti giochi. Poi un paio di stanze per gli ospiti se ci vogliono venire a trovare i nostri amici o Alexis o mia madre o tuo padre, ci sarà posto per tutti. Poi un grande giardino dove Lily potrà giocare e dove noi ci potremo rilassare magari sotto il patio.
- Esistono case così a Washington, Rick? Ne sei sicuro? - Rise Kate
- Non lo so, ma mi metterò a cercarla fin da ora, così avremo tutto il tempo per trovarla una perfetta, perché te l’ho già detto una volta e te lo ripeto: saremo perfetti e Washington sarà perfetta. Ma soprattutto tu sarai perfetta, senatrice Beckett!
 


 

NOTA: Anche questa incursione nella vita dei Caskett è finita. Spero che siate contenti anche voi della decisione presa da Beckett, ma comunque non influenzerà le loro vite nell’immediato, almeno non in maniera importante, hanno altro ora a cui pensare :)
Per la prima volta ho "accettato una sfida" per scrivere questo capitolo. Mi hanno sfidato ad ispirarmi alla foto postata da Stana a letto con le scarpe rosse (
clicca qui per vedere la foto) e questo è come l'ho inserito nella mia FF, spero che chi mi ha lanciato il guanto sia soddisfatta del risultato.
Domenica parto e starò fuori qualche settimana. Non garantisco che l’altra storia in cantiere riuscirò a finirla e pubblicarla durante questo periodo, se non dovessi farcela ci ritroviamo a fine settembre :)

   
 
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