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Autore: emme30    23/08/2016    5 recensioni
[Stony College!AU]
Insomma, Steve dovrebbe ormai aver capito che Peggy Carter lo conosce come le sue tasche, soprattutto quando si parla del suo innocuo compagno di stanza Tony Stark. Ma si sa, Steve non è particolarmente brillante, è davvero ancora convinto di poterla fregare. Povero stolto.
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Peggy Carter, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Peggy lo trovò non appena mise piede in biblioteca, anche perché era l’unico presente in tutta la sala. Si trascinò fino al suo tavolo e gli si sedette di fronte, aspettando pazientemente che il proprio migliore amico tirasse su il naso dagli appunti che stava studiando.
“Sarei un po’ occupato,” disse lui, senza nemmeno alzare gli occhi dal foglio.
“Sai, di solito la gente che vuole studiare il lunedì mattina presto lo fa nella propria camera,” si strinse nel suo maglione caldo e non si stupì di vedere un po’ di condensa uscirle dalla bocca. “Non nel luogo più freddo di tutto il campus.”
Peggy notò subito come i lineamenti del suo volto si fossero fatti più aspri. “Lo sai perché sono qui.”
Lei alzò le spalle e si appoggiò allo schienale della sedia, guardandosi annoiata le unghie. “Bucky?”
“E’ da Nat a ripassare con lei per l’esame di domani,” rispose lui, facendo delle virgolette in aria quando pronunciò il verbo ripassare.
“Ma non si erano lasciati?”
“Quello era l’altro ieri. Stamattina mi è arrivato un messaggio che parlava di tatuaggi abbinati. Onestamente, non lo so e non lo voglio sapere.”
Peggy drizzò un sopracciglio. “Ma Nat non deve neanche fare l’esame domani.”
Non so e non voglio sapere.”
Peggy fece roteare gli occhi, certa di passare inosservata, visto che Steve non aveva ancora sollevato lo sguardo dai suoi appunti.
“Sei davvero insopportabile quando sei sotto esame,” commentò ad un certo punto, puntando un gomito sul tavolo e appoggiando il mento sul palmo della mano.
“Lo sai perché sono insopportabile.”
“Oh, certo che lo so,” mormorò lei, forse sperando di non venire sentita, ma fu a quel commento che Steve alzò finalmente gli occhi dal suo libro. E Peggy avrebbe preferito non l’avesse fatto.
“No, non ricominciare. Devo studiare e non ho tempo per mettermi a discutere con te.”
“Sto solo dicendo che-“
“Peggy, e dai-“
“Se tu solo provassi a-“
“No, non ricominciare-“
“Ma ascoltami, non devi per forza-“
“Non mi interessa, Peggy, no è no. Fine del discorso.”
Lei lo fissò per un attimo, per poi incrociare le braccia al petto e appoggiarsi allo schienale della sedia.
“Puoi fare il cocciuto quanto ti pare, ma lo sai benissimo che Stark è cotto marcio di te e si comporta così solo perché non vede l’ora di farsi dare un paio di colpi da-“
Margaret!” Steve la interruppe sembrando visibilmente arrabbiato, ma Peggy sorrise alle sue guance rosse.
“Oh, andiamo! Come se anche tu non volessi farti-“
Steve non la lasciò finire di parlare: si alzò in piedi e indicò l’uscita. “Fuori.”
Lei ridacchiò, ma obbedì. Raccolse la sua borsa a tracolla e lo squadrò con condiscendenza.
“Oh, Stevie… sei davvero carino quando ti imponi così. Chissà quanto è contento Stark quando fai così il duro con lui!”
F-u-o-r-i,” ripeté lui, ormai bordeaux in volto.
“Chiamami quando riuscirà a tirarti fuori quella scopa dal culo!” gli urlò mentre se ne stava andando, senza dargli il tempo di risponderle e lasciandolo imbambolato al suo tavolo.
Peggy uscì dalla biblioteca visibilmente divertita.
Ah, gli uomini.

 
*

Peggy aveva sicuramente torto. Non era mai successo prima, ma doveva pur esserci una prima volta, no?
Steve ne era sicuro, perché non riusciva neanche a concepire il fatto che quello sbruffone di Tony Stark fosse cotto di lui o, peggio, che lui ricambiasse.
Steve Rogers e Tony Stark erano due persone essenzialmente opposte: non avevano davvero nulla in comune. Si poteva benissimo dire che appartenevano a due pianeti diversi in galassie differenti, lontani anni luce l’uno dall’altro.
Eppure la sfiga li aveva fatti finire nella stessa camera, il primo giorno di college. Peggy insisteva che si trattasse di destino, ma Steve sbuffava ogni volta che la sua migliore amica tirava fuori quel discorso. In realtà, si era trattato solo della combinazione della lotteria per le stanze del college.
Avevano cominciato a non andare d’accordo fin dal primo momento in cui si erano incontrati. A Steve non era piaciuta l’aria da sbruffone di Tony, a Tony la disciplina di Steve. Il resto era storia, letteralmente.
Tutto il dormitorio sapeva che i due andavano poco d’accordo, e, ogni volta che li sentivano litigare, facevano tutti a gara per accaparrarsi il posto migliore davanti alla loro camera per ascoltarli battibeccare, lanciarsi improperi vari o addirittura oggetti. Una volta, Steve era uscito infuriato dalla sua camera e aveva beccato Bucky a prendere scommesse su chi dei due avrebbe ucciso per primo l’altro. Non aveva rivolto la parola al suo migliore amico per tre giorni.
Con il passare del tempo, le cose non erano migliorate; anzi, si erano sempre di più inasprite tra i due e Steve ormai non poteva neanche sopportare l’idea di respirare lo stesso ossigeno di Tony durante le ore del giorno. Ed ecco spiegato perché era stato costretto a rifugiarsi in biblioteca a studiare il dieci di gennaio e non poteva stare comodo e al caldo nella sua stanza.
Steve alzò lo sguardo dai suoi appunti, maledicendo Peggy che gli aveva fatto perdere la concentrazione.
No, era semplicemente assurdo come ragionamento. Lui e Tony si odiavano. Detestavano stare insieme nella stessa stanza, si lanciavano frecciatine ogni volta che potevano, facevano di tutto per innervosirsi a vicenda e trovavano sempre il modo di lamentarsi l’uno dell’altro.
Peggy non aveva mai torto quando faceva certi discorsi, ma questa volta non poteva davvero avere ragione.
Tony Stark era insopportabile, immaturo, egoista e incosciente. Si rifiutava categoricamente di avere una cotta per una persona del genere. Era diventata una questione di principio, ormai.
Steve ne era così convinto che passò l’intera mattinata a ripetersi che Peggy stesse sbagliando, ignorando completamente gli appunti di storia del teatro che aveva sotto il naso e l’esame che avrebbe dovuto dare il giorno dopo.


 
*


Steve era concentrato sul suo libro quando sentì un colpo secco contro la porta della sua camera. Sollevò gli occhi dalla pagina e non si mosse dal suo letto, pregando vivamente che fosse solo qualcuno di passaggio e non chi pensava lui.
Le sue speranze andarono in frantumi quando la chiave entrò nella toppa, l’uscio si aprì e un Tony Stark visibilmente alticcio barcollò dentro.
Steve si limitò a sospirare, ma non fece neanche in tempo di alzarsi che dalla porta sbucò la testa di una ragazza bionda che Steve aveva già visto in giro. Ignorò Tony, che aveva cominciato a guardarsi la punta delle dita ridacchiando, e prestò attenzione alla ragazza, la quale era abbastanza sicuro si chiamasse Virginia.
“I festeggiamenti per la fine degli esami gli sono sfuggiti un po’ di mano, puoi controllare che non… muoia, o qualcosa del genere?”
Steve la fissò perplesso. “E’ ubriaco? Ma sono solo le quattro del pomeriggio.”
“Che vuoi che ti dica… io più che togliergli la bottiglia di vodka quando è in questo stato e riportarlo in camera non posso fare.”
“Magari potresti evitare che si riduca così?” mormorò Steve, osservando Tony fare le boccacce allo specchio sull’armadio e ridere a crepapelle.
“Vabbè… senti, non ti chiedo tanto! Chiama solo il 911 se ti sembra sul punto di schiattare, ok? Ciao.”
Steve non riuscì a rispondere, visto che la ragazza chiuse la porta della stanza e lo lasciò da solo con un Tony che più che ubriaco sembrava avesse preso una botta in testa, visto che continuava a sogghignare come un bambino.
Steve avrebbe davvero voluto andarsene e stava quasi per farlo, quando Tony gli andò incontro e si lasciò cadere pesantemente sul suo letto. Lo imitò, appoggiando la schiena al muro e lo guardò serissimo, cominciando a lisciarsi la barba.
“Allora, Steve, raccontami…” esordì con aria quasi pomposa. “Come ti va la vita?”
Steve non sapeva se mettersi a ridere o riprenderlo con la telecamera per poi caricare il video su YouTube.
“Vai a dormire, Stark. Alzati da qui.”
“Ma hai detto che sono le quattro di pomeriggio, alle quattro mica si dorme.”
“Oh, e da quando ascolti quello che dico?”
Tony si mise una mano sul cuore e si schiarì la voce. “C’è una prima volta per tutto.”
“Tu sei fuori…” borbottò Steve prima di alzarsi e andare a sedersi alla propria scrivania.
Non appena lo fece, però, Tony si accasciò sul letto e mugugnò qualcosa che Steve non riuscì a captare bene.
“Steeeeeeeveeeee, non te ne andareeeee,” disse stiracchiandosi e sdraiandosi sulla schiena. Steve lo squadrò per un paio di secondi, per poi tornare al suo libro, nella speranza che Tony si addormentasse.
“Steve.”
Ovviamente non poteva essere così fortunato. Steve sospirò, ma lo ignorò.
“Steve, sei sveglio?”
Steve si voltò verso di lui, cominciando ad essere un po’ esasperato. “Cosa c’è?”
“Ti devo dire un segreto.”
Steve alzò gli occhi al cielo, maledicendosi per non essere andato in biblioteca a studiare quel pomeriggio. “Non voglio sapere niente, lasciami in pace.”
“Ma è importante e super confidenziale. Potrebbe risolvere un sacco di problemi globali, come la pace nel mondo o… che ne so… potrebbe anche curare il cancro.”
Steve lo guardò scettico, ma non poté che sorridere perché la cosa aveva davvero del ridicolo.
“Curare il cancro?”
“Esatto! Cioè, pensa te che cosa sto per dirti.”
“E se non lo volessi sapere?”
“Ma come… non vuoi sapere la cura per il cancro?”
Steve si portò una mano alla fronte, esasperato. “Va bene, dimmi questo segreto.”
Tony fece un bel respiro e cercò di darsi un’aria molto solenne.
“Hai un gran bel culo.”
Nella stanza calò il silenzio e Steve si rifiutò di riconoscere di essere arrossito come una fragola matura. Dopo un teso silenzio durato almeno un minuto, si schiarì la gola imbarazzato.
“Grazie?”
“Te lo giuro, sembra così sodo. Ogni tanto mi piacerebbe dargli un morso.”
Steve ignorò quel commento e cercò di buttarla sul ridere, perché okay che Tony era ubriaco, ma sembrava fin troppo serio. “E questo sarebbe il segreto per la cura per il cancro?”
“Certo. Ti basta guardarlo e puff, guarisci da tutti i mali della vita! Meglio di un’aspirina! Non sai quanti mal di testa mi hai fatto passare quest’anno.”
Steve non pensava di poter arrossire di più, ma a quanto pare sembrava possibile.
“Tony, stai delirando… forse è meglio che vai a dormire per smaltire la sbronza.”
“Ma non ne ho voglia! Potresti invece cominciare a passeggiare avanti e indietro e utilizzare il tuo culo magico per farmi stare meglio.”
Steve non sapeva se mettersi a ridere o sotterrarsi.
“Sapessi che voglia ho io di stare a sentirti dire certe cose…”
Tony sbuffò sonoramente, ma non si alzò; anzi, si voltò su un fianco e si mise il cuscino sotto il capo.
“Facciamo che dormo se mi prometti una cosa.”
“Devo proprio?”
“L’unica cosa che devi fare è uscire con me domani sera per cena, poi del resto mi frega poco.”
Steve rimase interdetto e non rispose, visibilmente scioccato da quella rivelazione. Non voleva crederci, ma neanche un po’. Sperò che Tony si addormentasse e si scordasse di quella domanda, ma, ovviamente, non andò esattamente così.
“Allora, promesso?”
“Promesso… cosa?”
“Promesso che vieni a cena con me?”
“Veramente, io non…”
“Ok, è deciso… domani sera ti porto fuori.”
“Ma-"
“Buonanotte Steve! Sicuro mi sognerò il tuo culo stanotte, farò proprio un bel sogno.”
Steve avrebbe voluto dire qualcosa, ma non riuscì a trovare neanche mezza parola: rimase seduto alla scrivania con il cuore che gli batteva a mille nel petto e una confusione indescrivibile in testa.
Aspettò di sentire Tony russare, poi sgaiattolò fuori per prendere un po’ di aria e cercare di fare un po’ di ordine nei suoi pensieri. Aveva bisogno di parlare con qualcuno e quel qualcuno non doveva assolutamente essere Peggy Carter.


 
*


Steve tornò nella sua stanza esattamente ventiquattro ore dopo. Rimase a dormire da Bucky, il quale non fu particolarmente contento di quel pigiama party improvvisato, dato che aveva Nat ospite da lui. Steve ignorò le proteste del suo migliore amico e si piazzò sul suo divano, deciso di avere una crisi di panico proprio lì, con Bucky in mutande sul ciglio della porta che gli chiedeva di smammare e lasciarlo in pace con la sua ragazza.
Come Steve aveva previsto, Bucky cedette quasi subito e lo lasciò rimanere lì con lui e Natasha, la quale non sembrò affatto dispiaciuta della sua presenza.
Ordinarono una pizza, guardarono tv spazzatura e Steve vietò a Bucky di telefonare a Peggy o mandarle un qualunque messaggio. Non era ancora pronto per sentirle dire un suo “Te l’avevo detto!”.
Porca miseria, perché Peggy doveva avere sempre ragione?
Steve fece quindi ritorno nella sua ala, certo che Tony si fosse dimenticato tutto quello che gli aveva detto da ubriaco il pomeriggio prima, che da lì a poco sarebbero tornati a litigare e a battibeccare e che tutte quelle affermazioni sul suo culo e su quel fatidico appuntamento sarebbero finite nel dimenticatoio. Si convinse di volere davvero che le cose andassero così mentre attraversava il campus, diretto verso il dormitorio.
Le sue convinzioni crollarono come un fragile castello di carte nel momento in cui entrò in camera e vide Tony sorridergli mentre stava terminando di abbottonarsi la camicia.
“Finalmente! Pensavo mi avresti dato buca!”
Steve rimase impalato sull’uscio, senza ben capire cosa intendesse. Anzi, facendo finta di non capire cosa intendesse.
“Buca?”
“Sì, per il nostro appuntamento.”
Oh, cazzo.
Tony ghignò e si sistemò il colletto della camicia allo specchio. “Che c’è, pensavi mi fossi dimenticato? Sfortunatamente per te, ricordo esattamente tutto quello che dico quando sono ubriaco. Oh, e a proposito…”
Tony fece una pausa, per poi sorridere malizioso. “Penso veramente tutto quello che ti ho detto, ma proprio tutto.” Gli fece l’occhiolino e Steve si sentì avvampare.
Chiuse la porta con un rumore secco dietro di sé e si sentì tutto a un tratto la gola secca.
No, c’era qualcosa che non quadrava… non riusciva a comprendere la situazione.
“Ma tu… Io e te ci odiamo! Litighiamo sempre, ci trattiamo male.”
Tony alzò le spalle. “Mettiamola così: se fossimo all’asilo e tu fossi una ragazzina, ti tirerei le trecce per attirare la tua attenzione, per poi mandarti un fogliettino con scritto ‘Ti vuoi mettere con me?’ e le caselline con scritto sì e no.”
“Perché dovrei essere una ragazzina?”
“Perché sto facendo un esempio calzante… su, non essere sempre così fiscale.”
Steve alzò le sopracciglia e lo guardò contrariato. “Scusa, Tony, ma non voglio-“
Non riuscì a finire di parlare perché, nel giro di un istante, Tony aveva annullato la distanza tra di loro e aveva catturato le sue labbra in un bacio, alzandosi sulle punte dei piedi e portandogli una mano delicatamente dietro il collo.
Steve rimase interdetto solo per una frazione di secondo. Poi pensò di doversi staccare da quel bacio: lo pensò davvero intensamente, si concentrò sul fatto di allontanarsi da Tony, ma l’unica cosa che fece il suo corpo fu rispondere a quel gesto e approfondire il bacio, avvicinandosi ancora di più a Tony e lasciandosi inesorabilmente andare. Stupido corpo traditore.
Tony interruppe il bacio, allontanandosi un poco e leccandosi le labbra umide. Lo guardò intensamente con un ghigno.
“Allora, posso portare te e il tuo culo che cura il cancro fuori a cena?”
Steve provò a dire di no, ma dalle sue labbra uscì ben altro suono.
“Ok.”
“Ok,” ripeté Tony, per poi tornare a baciarlo e a intrecciare le braccia dietro al suo collo.
Steve si lasciò cullare in quell’abbraccio e in quel bacio, ma, prima di lasciarsi andare completamente tra le braccia di Tony, riuscì a formulare un singolo pensiero concreto.
Non c’erano dubbi: Peggy aveva sempre ragione.


 

Ho scritto questa storia per il contest tenuto da Slash Radio e, contro ogni mia aspettativa, ha vinto il primo premio, quindi posso dire di andarne davvero fiera ♥
È dedicata a quelle cinque balorde che mi hanno spronata a partecipare al contest ( vi amo ♥) e soprattutto alla mia dolcissima metà che ha betato il mio tremendo italiano, grazie moglie mia ♥
   
 
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