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Autore: Laix    23/08/2016    4 recensioni
Lo scopo di questa raccolta di one-shot è di sperimentare varie coppie (non solo love couples) sia tra le più conosciute che tra le più impensabili. Alcune delle presenti sono già state suggerite da voi: con diversi personaggi e couple sperimentate, si vede cosa ne esce e si cerca di accontentare tutti! Non siete vincolati alla lettura dell'ultima shot pubblicata... Ogni shot è una storia a sé, quindi liberi di aprire la tendina dei capitoli e scegliere i duetti favoriti! ;) I contesti possono essere dei più svariati, anche passando per l'assurdo :D
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35. Mary Sera e Shuichi Akai ~ [Sei dura, donna. Dura come la pietra, il ghiaccio, sei cemento. Io con te divento calce ma tu non ti rompi mai, una corrente salata che viaggia al contrario e apre le onde. Eppure guarda cosa hai nascosto lì sotto. Dietro le botte, gli insulti, lo sguardo, l'odio, ti stai solo preoccupando per me e per il destino avverso che inseguo. Hai già visto tutto coi tuoi occhi e su un altro uomo.]
Genere: Commedia, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Heiji Hattori, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Vermouth | Coppie: Heiji Hattori/Kazuha Toyama, Ran Mori/Shinichi Kudo, Shiho Miyano/Shinichi Kudo
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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28. Vermouth e Bourbon ~

***







Di punto in bianco


Ormai Amuro si era ironicamente abituato a quella situazione.
Era tipo la terza volta che accadeva (o quarta?) nell'arco di due settimane e, vista la tipologia dell'atto, non era certo rassicurante come frequenza.
Il giovane uomo infatti, mentre guidava tenendo diligentemente lo sguardo sulla strada, sentiva la canna di una pistola attaccata alla tempia. La donna al suo fianco, fissandolo di sbieco e con bocca serrata, rimaneva immobile col braccio allungato nella sua direzione, senza l'intenzione di rimuovere la propria arma da quella posizione.
Come le volte precedenti, il silenzio prendeva improvvisamente padronanza dell'abitacolo e la fredda sensazione dell'acciaio sulla pelle del cranio si acutizzava molto lentamente, assieme al proseguire delle lancette dell'orologio. E, sempre come le volte precedenti, a lui spuntava un sorriso beffardo sul volto. Non sapeva perché, non c'era proprio nulla da ridere, ma in qualche modo quella situazione lo divertiva ogni volta che si generava.
Lei lo divertiva.
- Se premo il grilletto, ridi uguale? - gli chiese cortesemente Vermouth.
- E' probabile, sai? Morire col sorriso non è cosa da tutti. -
- Ci proviamo? -
- Dai. Fai tu il conto alla rovescia, ti va? -
- Five. Four. - iniziò Sharon Vineyard in tono calmo, come se stesse contando le monetine per la spesa. - Three. Two. -
Amuro sentì un rumore secco e metallico sopra l'orecchio sinistro, lievemente echeggiante, segno che lei aveva caricato la pistola.
E pensò che la pistola, però, era la prima volta che la caricava mentre gliela puntava addosso. Non era mai arrivata a quel punto. Tra l'altro quel giorno Vermouth non pareva di buonumore – non sapeva ancora cosa le fosse accaduto, ma aveva intenzione di indagare.
Sempre che lei non stesse facendo sul serio. Bourbon allargò il proprio sorriso, ma corrugò le sopracciglia mentre una goccia di sudore freddo gli solcava la fronte e il cuore martellava nel petto.
- One. - dichiarò lei. Poi premette il grilletto.
Il colpo andò a vuoto, non uscì nulla. Si sentì uno schiocco metallico che vibrò nell'aria e che inflisse una fitta invisibile, di pure spavento, nel petto di Amuro. Lui mantenne le labbra serrate trattenendo il fiato ancora per qualche secondo, mentre lei ritirava il braccio e l'arma. Poi si rilassò, lasciando andare le spalle e il fiato, schiarendosi la gola.
- Era scarica, dunque. Così non c'è divertimento, Vermouth -
- Taci, sei diventato un colabrodo nel giro di cinque secondi -
- Beh, insomma, mettiti nei miei panni... -
- Sono già tantissimi, i panni in cui mi metto, mi mancherebbero giusto i tuoi e non ne ho alcuna intenzione – disse lei con una lieve nota di esasperazione e mettendo via la pistola, scatenando una risata di lui.
- Comunque, mia cara collega... - provò lui in tono calmo, prendendo la situazione molto alla larga e circumnavigandola, - prima non intendevo scatenarti questa reazione. Ti ho fatto una semplice domanda, c'era proprio bisogno di aggredirmi così? Puntarmi addosso una pistola e... -
- Mi hai chiesto qualcosa di cui non avevo voglia di parlare. E me l'hai chiesto un po' troppe volte, finché hai iniziato a scocciarmi. -
Il suo tono non ammetteva repliche, in teoria, ma Amuro si spazientì un poco. Dopo aver individuato una piazzola d'emergenza lungo la strada, inserì la freccia per potersi accostare lì. Uscito dalla carreggiata e posizionatosi lì, spense l'auto e con sguardo serio si voltò verso di lei, la quale invece non gli ricambiò l'occhiata né tanto meno la parola.
- Se fossero solo affari tuoi, ovviamente non mi impiccerei così tanto. Ma quello che stiamo facendo oggi, insieme, riguarda anche me. I soldi che poco fa hai depositato su determinati conti, riguardano la nostra missione. E voglio sapere perché ci hai messo così tanto, Vermouth -
- Rimetti in moto questa dannata auto. Non ti è proprio bastato il trattamento di poco fa? Ho avuto i miei motivi per averci messo più del solito e ti conviene non insistere più con le tue domande idiote. Fuck, e poi ti chiedi perché la gente ti punta pistole alla testa? -
- Non “gente”. Tu lo fai. Soltanto tu. -
- Rimettiti in strada, Bourbon, o lo faccio saltare in aria questo catorcio, con te e me dentro -
- Riesci a fare o dire qualcosa, nella tua vita, che non siano solo minacce?! Non mi muovo da qui! - rispose lui determinato, alzando la voce e sporgendosi verso di lei. - Non mi muovo da qui finché non mi parl... -
- D'accordo, ti dirò tutto, ma adesso vai! - rispose lei con un'evidente ansia nella voce, rinunciando a farlo desistere. Questo colpì il suo collega in modo particolare, che sbarrò gli occhi continuando a guardarla: non era da lei esporsi così tanto emotivamente.
Amuro si risistemò sul proprio sedile, inserì la marcia e ripartì in strada. Aspettò qualche secondo prima di parlare, guardando di tanto in tanto gli specchietti retrovisori.
- Ti sei fatta beccare, Vermouth? Ci stanno inseguendo? -
- Ah, ma figurati. -
- Questa risposta lascia molto spazio all'immaginazione, sai? -
- Cosa vorresti insinuare? Non ti fidi? -
- Oh, te lo spiego io cosa insinuo. - Bourbon recuperò il suo sorrisetto saccente mentre guidava, continuando a controllare gli specchietti per scrupolo e ascoltando, con una piccola parte del cervello, la musica jazz che risuonava alla radio. - Lascio la Donna in Nero accanto al marciapiede, perché deve andare in banca a depositare soldi di provenienza e natura sconosciuta; la suddetta Donna non dovrebbe impiegarci più di cinque minuti, visto il tipo di operazione e la sua dubbia natura legale; ma la Donna dopo mezz'ora ancora non è uscita, il caldo inizia a farsi sentire e a trasformare l'auto in una capsula compressa, il sottoscritto si spazientisce un po' e si chiede che fine abbia fatto, o peggio, se la natura di queste operazioni abbia avuto la meglio sulla Donna e l'abbia fatta scoprire dalle autorità -
Vermouth chiuse gli occhi e inspirò tanta aria dal naso, cercando di non soppesare nel suo cervello il modo assolutamente odioso che Amuro stava utilizzando per emettere la parola “natura” – apposta per infastidirla, tra l'altro.
- Capisci quindi perché la cosa mi dà da pensare? Che diavolo hai combinato in mezz'ora? Se ti hanno beccata, hanno beccato anche me che sono tuo complice. Per questo sto insistendo. Non sarai mica troppo orgogliosa da non poterlo ammettere, vero? -
Lui ridacchiò, contagiando stranamente anche lei, anche se in un modo diverso e non esattamente allegro. La donna riaprì gli occhi da dietro le spesse lenti blu dei suoi occhiali da sole, mantenendo un sorriso lugubre.
- Se anche mi avessero beccato, me ne sarei tirata fuori in qualche modo. Avrei mandato tutti verso quest'auto per arrestare te e lasciare in pace me -
- Oh, ma questo già lo mettevo in conto – rispose lui quasi ridendo.
- Metti in conto che io da un giorno all'altro possa tradirti, Bourbon? -
- Perché, non è forse così? Esiste forse qualcuno, in questa Organizzazione, di cui ci possa vagamente fidare? -
- Non lo so. Sicuramente, di me no – dichiarò lei facendo spallucce.
- Appunto. E mi sta bene. Faresti bene anche tu ad aspettarti lo stesso da me, magari non sono così gentile e onesto come credi... - mormorò lui, emulando il tono più losco che gli venisse per rendere divertente la situazione.
- Mah, fai come preferisci. Ci sarei abituata. E' più o meno da quando sono venuta al mondo che la gente mi pugnala alle spalle e cerca di ingannarmi, ben poche volte ho conosciuto altro che questo. Perciò tu non sei certo una novità – disse lei con tono piuttosto piatto, abbassando il finestrino per lasciare entrare un po' d'aria. Spostò quindi lo sguardo verso l'esterno, prima di concludere il suo discorso. - Sei in gamba, senza dubbio. Ma non sei una novità. -
Amuro aggrottò lievemente le sopracciglia, piuttosto colpito da quel breve discorso. Vermouth l'aveva detto senza scomporsi né aggravando i toni, come se stesse descrivendo un semplice aneddoto noioso e che tutti bene o male possano comprendere. Ma aveva detto ben altro, qualcosa che Amuro non si era certo lasciato sfuggire.
- Beh, che dire? Credo di essere contento almeno del “sei in gamba”, non immaginavo lo pensassi di me -
- E perché mai? Ammetto che avrei preferito un cagnolino da passeggio che esegue i miei ordini, come assistente. Invece mi hanno dato te, che usi il cervello. -
- Che disdetta. -
- Puoi dirlo forte. Troppo spesso ti fai domande su di me, indaghi, mi metti i bastoni tra le ruote... un cagnolino buono e zitto, pronto a correre per me ad ogni evenienza, sarebbe stato molto più utile! -
- Ma non così divertente come me, ammettilo - rispose lui sarcastico.
Ricordava ancora il giorno in cui aveva scoperto che sarebbe stata Vermouth ad affiancarlo nelle sue nuove missioni all'interno dell'Organizzazione. Soprattutto quelle preparate per l'FBI e altra gente del genere. Roba forte, in cui loro due si erano trovati a collaborare al massimo.
Era piuttosto certo che Vermouth sapesse praticamente tutto su di lui. Ma che, per qualche ragione, lo tenesse nascosto, e per questo motivo non sapeva mai fino a che punto poteva fidarsi di lei.
Con la coda dell'occhio la vide abbassare il finestrino completamente, per poi mettere un braccio fuori. La vide inclinare il viso verso l'esterno e socchiudere la bocca, inspirando aria. Amuro voltò leggermente lo sguardo verso di lei, notando che dietro le lenti dei suoi occhiali da sole lei aveva chiuso gli occhi. I raggi del sole estivo entrarono fiammanti dentro l'abitacolo, illuminandole i capelli biondi a tal punto da risultare accecanti.
Amuro ne fu abbagliato, tanto che per qualche secondo si dimenticò di riportare lo sguardo sulla strada.
Poi la vide portarsi di colpo una mano allo stomaco, mentre una smorfia di dolore le attraversava il viso. Amuro rallentò all'istante.
- Vermouth, va tutto bene? -
- Benissimo. - disse lei con voce flebile e strozzata. Teneva gli occhi chiusi e respirava ancora l'ossigeno che arrivava da fuori con una certa frequenza.
- Non mi sembra. Se non ti senti bene posso fermarmi, so di andare veloce e forse... -
- No. Sta passando. - disse lei, senza tuttavia rispecchiare col suo stato fisico le sue parole. Strinse la mano sullo stomaco, mentre due forti colpi di tosse la coglievano dal nulla.
E in quel momento Amuro capì cosa stava succedendo, e anche cosa l'aveva fatta attardare così tanto in banca.
Rimasero in silenzio per almeno dieci minuti, durante i quali Vermouth ebbe modo di riprendersi quasi completamente, anche se non senza fatica. La donna rialzò poi il finestrino, visto che di punto in bianco il cielo si era inscurito ed aveva iniziato a piovere forte, e si tolse gli occhiali da sole rivelando i suoi occhi cristallini, contrassegnati da alcune minuscole macchie rosse. Capillari rotti.
- Ah, dannazione. Mi ci vuole proprio una sigaretta – mormorò lei allungando una mano verso la propria borsa.
- No. Ferma dove sei. - disse Amuro bloccandole il braccio. Anche se in quel momento il problema era da tutt'altra parte, il giovane percepì senza volerlo la morbidezza della sua pelle. La strinse ancora un po' di più, sia per prolungare la sensazione, sia per la preoccupazione che realmente l'aveva allarmato.
Lei, immobile, mosse solo la testa verso di lui con occhi stupiti e all'erta.
- Che diavolo stai facendo, Bourbon? -
- Fumare ti fa male sempre, ma specialmente in questo momento. Poco fa non so cosa ti abbia preso, ma lascia che il tuo corpo si riprenda da solo, non danneggiarlo ancora di più. Ti sei vista allo specchietto? -
Lei lo guardò in tralice, prima di abbandonargli lo sguardo per aprire lo specchietto dell'auto di fronte a sé. Notò gli occhi rossi, così come le occhiaie profonde che iniziavano a riemergere da sotto il trucco.
Lo richiuse con calma, poi si appoggiò allo schienale fissando la strada di fronte a sé. Scorreva inesorabile. Veloce. Come la sua situazione.
- Beh. Ma a te che te ne importa? - chiese lei, sfrontata. La sua voce ricordava il ghiaccio, il vento freddo.
- Di cosa, scusa? -
- Del mio stato di salute? Di cosa sia meglio o peggio per me? -
Lui rimase in silenzio, assorbendo quelle parole dette in modo così duro da mostrare paradossalmente tutta la loro fragilità. Sempre con la coda dell'occhio, notò la mano destra della donna tremare leggermente, prima che lei la coprisse con un colpo secco dell'altra mano.
- Vermouth, non ho idea di cosa sia meglio o peggio per te. Ma abbiamo tutti la facoltà di prendere decisioni su come muovere le cose, ascoltando tutto ciò che ci viene proposto. In questo momento io ho ascoltato, ho visto che qualcosa non va. E semplicemente ti ho sconsigliato fortemente di fumare in un momento come questo, perché non credo sarebbe la cosa giusta per te -
- Sì, ma perché? Perché non mi hai lasciato a me stessa e basta? -
- Che ti devo dire? Forse perché non faccio parte di quella realtà che tu conosci così bene, quella in cui tutti ti hanno sempre ingannato e pugnalato alle spalle. E che probabilmente ti ha portato al punto in cui sei oggi. Forse ne sono fuori. -
Vermouth sussultò appena, sentendo quelle parole. Significava che lui aveva davvero ascoltato e compreso ciò che lei si era lasciata sfuggire poco prima?
- Dicendolo in parole più chiare e meno arrovellate... – iniziò lui, prendendo un lieve respiro e umettandosi le labbra prima di continuare. - ...significa che, forse, tengo a te. Sei una collega, e un'amica. Perché non dovrei fermarti, quando vedo che ti fai del male? -
Nel momento in cui lo disse, Amuro stesso lo realizzò. Non ci aveva mai pensato prima, davvero era così?
Davvero era pronto ad ammettere a se stesso di ritenerla come tale?
Vermouth non gli rispose per un bel po', troppo impegnata a guardare il panorama periferico della città con uno sguardo assolutamente indecifrabile. Evidentemente, non aveva proprio niente da rispondere in una situazione simile.
- Non ci credo nemmeno se me lo scrivi col sangue, darling – disse lei ironica, distruggendo quella piccola bolla di realtà alternativa. Ma facendo ridacchiare lui: sapeva che per lei quell'atteggiamento, in quel momento, era solo una copertura.
- Pazienza. Spero che col tempo ci crederai. - rispose lui, senza ancora ricevere risposta. Si chiese cosa stesse pensando lei in quel momento, visto che difficilmente l'avrebbe mai rivelato.
La pioggia intanto era aumentata, incupendo sempre più il cielo. I tergicristalli dell'auto si muovevano velocemente, inversamente all'atmosfera che si era creata in quell'auto, che pareva aver fermato il tempo e i rumori.
- Quel farmaco che hai preso tanto tempo fa... non ti sta dando tregua? - azzardò Amuro, deciso ad accennare almeno all'argomento.
- Esatto. Non so per quanto tempo avrà ancora pietà di me – rispose Vermouth sbuffando e incrociando le braccia, come se non gliene importasse nulla. - Prima in banca è successo questo. Mi sono sentita male e ho dovuto aspettare mi passasse, solo che ci ho messo più del previsto... i sintomi sono sempre più forti e frequenti. -
- D'accordo. Scusa se prima ho insistito così. -
Lei non rispose, e nemmeno gli rifilò uno dei suoi sorrisetti sarcastici. Continuava a guardare fuori quel cielo che, di punto in bianco, si era trasformato. Così come di punto in bianco lui, poco prima, aveva sfiorato la sua pelle di cui aveva la sensazione ancora in mente, così vivida da essere difficile da rimuovere. O quando di punto in bianco, ancora, si era voltato a guardarla mentre i raggi del sole la investivano.
Che giornata strana, che viaggio strano. Amuro sospirò lievemente malinconico, prima di riparlare.
- Se qualcosa ti preoccupa, ecco... puoi sempre parlarne con me -
- Tutto questo tuo affetto mi inquieta, Bourbon... -
- E' normale lo faccia. Mi avresti dovuto incontrare molto prima, Vermouth, nel tuo freddo trascorso pieno di cattivoni, perché ti saresti perdutamente innamorata di me -
- Non sono neanche certa tu fossi nato, quand'ero ragazza – lo zittì lei.
Amuro scoppiò a ridere, perché in effetti si era scordato di fare quei due conti lì. Ma non intendeva fermarsi, voleva distrarla ancora un po' da quella cupa ombra che si era allungata e che rischiava di ristagnare. E anche divertirsi, ovviamente.
- Allora, rimanendo più consoni alle leggi del tempo... puoi parlarmi quando vuoi, perché sei come la mamma che non ricordo di avere mai avuto! - disse lui in tono fanciullesco, deciso a “inquietarla” scherzosamente a quel modo ancora per molto. - Va meglio così? -
- Oh, per carità. Fammi uscire da qui, anche sotto la pioggia! -
- Aspetta, invece di “mamma” forse dovrei dire “matrigna”. Matrigna cattiva va meglio? -
- Sì, decisamente. Ma mi ripugna comunque l'idea – disse lei scuotendo la testa, estraendo di nuovo la pistola di prima. Amuro sospirò, esasperato.
- Eh, no, Vermouth... ho capito che è un periodaccio, ma te la prendi proprio per tutto? -
- Ma che dici, idiota? - rispose lei ridendo sarcastica. - Le devo solo dare una ripulita, visto che poi non avrò tempo... -
Quando Vermouth riaprì il tamburo della pistola, Amuro perse almeno due battiti cardiaci. Sbarrò gli occhi, guardando l'interno dell'oggetto metallico col fiato sospeso. Era carico per una munizione.
Quell'arma che gli era stata puntata alla testa, poco prima, in realtà era carica. Tra i diversi buchi vuoti e privi di cartucce, ce n'era uno contenente una pallottola. Le possibilità di incappare proprio in quel turno al momento dello sparo sono ridotte, ma ci sono.
Uno degli altri spazi vuoti gli aveva salvato la vita.
- Vermouth, ma... quella pistola... - provò lui, senza più molta voce e la gola secca.
Lei, in tutta risposta, rialzò lo sguardo su di lui con un sorriso accennato e sprezzante, sotto due occhi grigi taglienti. L'espressione che Amuro conosceva molto bene.
- Sì, Bourbon. Roulette russa. - mormorò lei sogghignando. - Sei stato molto fortunato, poco fa. -
Appurato che lei aveva corso il rischio di fargli esplodere la testa sul posto giocando alla roulette russa, Bourbon la fissò ancora per qualche istante. Poi sorrise, inevitabilmente. Perché anche in quello stato piuttosto pietoso, quella donna non intendeva perdere il proprio smalto.
Forse anche Amuro stesso aveva qualche problema alla testa, anzi, sicuramente. Perché, nella sua mente, poté riconfermare ciò che aveva provato all'inizio di quella traversata: le situazioni che ricreava con quella donna lo divertivano troppo.






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Okay, all'improvviso sembrano diventare due idioti e ho dovuto ricorrere alla roulette russa per fermare quel putiferio XD Scherzi a parte, questi due personaggi insieme mi hanno sempre intrigato un sacco! Ditemi che non sono l'unica! Ovviamente per la scena iniziale ho preso spunto da una vicenda che davvero accade nel , cioè quando Vermouth gli punta la pistola alla testa (in auto mentre lui guida... intelligente mossa .__.) perché Amuro accenna vagamente al suo “segreto” e al fatto che ne è a conoscenza. Ma stare zitto, mai?
Invece la parte centrale si basa sull'ipotetico fatto, sondato spesso anche da altri, che il farmaco tosto probabilmente assunto da Vermouth non si comporterà “bene” per sempre, scaturendo prima o poi i suoi effetti. Diventa perciò, in questa shot, il motivo su cui fa leva il rapporto tra i due, trasformando Amuro in un apprensivo kawaii e lei in una sciagurata indecisa se uscire dalla macchina in corsa o rimanere lì tramutandosi in pietra. Yeah
E' possibile poi che qualcuno di voi abbia avuto una sensazione di dejà vu leggendo alcune parti di questa shot, perché effettivamente alcuni dialoghi li ho ripresi pari pari da un'altra mia FF pubblicata qui tanto tempo fa (incentrata prevalentemente sul passato di Vermouth e sui risvolti sbagliati che lei stessa si è creata, fino alla decisione di entrare nell'Org. Because I love her ù_ù) e precisamente dalla scena in auto tra lei e Amuro. Come battute mi sembravano molto azzeccate per il tipo di shot, e le ho rivangate volentieri ;)
Ho finito, bene! Dilungarsi è sempre bello, ma dopo un po' mi scappate XD Grazie, grazie come sempre ai magnifici recensori che ogni tanto mi ritrovo sulle shot e per il vostro interesse!!! Siete grandi e spero di sentirvi quanto più possibile! :')
Alla prossima guys!

  
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