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Autore: myki    24/08/2016    2 recensioni
Era una Mikaelson.
Un vampiro.
Matt non le avrebbe perdonato nessuna delle due cose - e lei non avrebbe mai avuto la possibilità di cambiare ciò che era.

{Una piccola storia, un finale per chi lo avrebbe veramente meritato}.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Matt Donovan, Rebekah Mikaelson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                     Solo
una
donna   

                                                                                                  
 
 
 
 
 
Otto volte. 
Otto volte Rebekah aveva viaggiato da New Orleans a Mystic Falls per vederlo. 
Era stata silenziosa, veloce, e lui non si era mai accorto della sua presenza. 
Quasi mai. 

 
La prima volta arrivò di notte, scarmigliata e sconvolta. 
C’erano stati molti uomini, nella sua vita, Rebekah avrebbe potuto stilare una lista di nomi, di volti, di baci.
Ma non aveva mai guardato nessuno dormire.
E guardare Matt era una sensazione inaspettata, qualcosa che Rebekah aveva desiderato, e in quel momento ottenuto.
Si avvicinò in punta di piedi. 
Lui era sdraiato sul divano, i piatti ancora da lavare impilati in cucina e la televisione accesa. 
Sedette sulla poltrona, appoggiandosi lievemente e annullando il suono del suo respiro. 
Lo vide girarsi, sorridere arricciando appena le labbra, come se sognasse. Quando rabbrividì, lo coprì con una coperta, allontanandosi subito dopo imbarazzata. 
Lo guardò a lungo, le linee del viso riflesse nella fioca luce di una tv a cui lei aveva tolto il volume.
E nell’istante in cui le palpebre di Matt tremarono, lei vide i segni del risveglio, e abbandonò il suo posto uscendo dalla casa. 
Lui si alzò, passandosi le mani sul volto e guardandosi attorno come se non avesse mai avuto una donna a guardarlo dormire.
Rebekah lo osservò fino a quando la sua figura non scomparve oltre la porta del bagno.
[Sarebbe molto più semplice se potessi odiarti – pensò.]
 
La seconda volta Rebekah arrivò in autunno, mentre le foglie scricchiolavano sotto i piedi e i colori caldi si confondevano con le prime ombre dei giorni più brevi.
L’impulso di vedere Matt aveva disturbato la sua mente per giorni, fino a quando si era decisa ad eliminare dal suo fastidioso ricordo l’aggravante dell’astinenza. 
Vederlo le avrebbe fatto tornare a mente tutti i motivi per cui erano sbagliati.
Per cui lui, così giusto, era sbagliato per lei.
Così andò, e lo vide. Lo vide attraverso i vetri del locale, e poi da dietro le scatole del magazzino. Respirò, ed era facile respirare accanto a lui.
Come se il suo petto si sentisse libero dal peso dei secoli che aveva indosso, dalla sua natura, dalla sua famiglia.
Raggiunse i suoi occhi, e in quell’azzurro Rebekah credette di perdere se stessa, ritrovando ciò che era stata. Un’anima bella, intatta.
Smise di respirare, mentre lui si guardava nervosamente attorno, e desiderò intensamente essere un’altra persona. Una qualsiasi altra persona sulla terra che Matt potesse guardare e amare.
Aspettò che uscisse, e si alzò, allontanandosi in fretta.
Non era un’altra persona.
Era una Mikaelson.
Un vampiro.
Matt non le avrebbe perdonato nessuna delle due cose  - e lei non avrebbe mai avuto la possibilità di cambiare ciò che era.



La terza volta Rebekah arrivò a Natale.
La solitudine che sentiva somigliava ad una mano che squarciava il petto, afferrandole il cuore. Era una sensazione che aveva provato molte volte, e in quel momento, osservando la foto della sorella di Matt sul tavolino del salotto, la sentì di nuovo.
Avrebbe voluto essere umana. Viva. E amata.
Avrebbe voluto sentirsi diversamente da come si sentiva, senza il sordo rumore della sua invidia, e la rabbia dipinta nei lucidi occhi blu. Ma non riusciva ad essere contenta.
Misurò la stanza a grandi passi nel silenzio della fredda mattina di dicembre, sentendo l'odore di Matt dappertutto. Casa Donovan sembrava essere come al solito, nessuna decorazione, nessun albero, solo scatoloni di foto sul pavimento. Le osservò, incuriosita dai sorrisi, dagli sguardi felici.
C'erano Matt con sua madre, con Elena, e molte foto con il ragazzo lupo. C'era una foto di tutto il gruppo, ed una di Matt che guardava Caroline.
Era stato prima che lei diventasse un vampiro, ne era certa.
La prese tra le mani, mentre la porta scattava in avanti con un click. 
Gli occhi azzurri di lui la fissarono impenetrabili, sorpresi, leggermente sospettosi, e poi felici.
Lui mosse i primi passi nella stanza, come a volerla raggiungere. Lei indietreggiò automaticamente, cercando di ritirarsi nell'ombra. 

- "Sei qui" -disse lui, lasciando ricadere le braccia lungo i fianchi- "Sono contento di vederti" 
- "Non esserlo" 
La voce di Rebekah era atona, senza emozione. 
 
- "E' successo qualcosa? Stai bene? ...Rebekah..." 
Lui era più vicino ora. Lei spaventata. 

- "Non ti devi preoccupare per me. Sei tu il patetico umano"
Lui arricciò le labbra, conoscendo i suoi scudi di difesa. 
- "Sei arrabbiata con me? Ci siamo separati da amici mi sembra"

Amici.
Lo stomaco di Rebekah sembrò accortocciarsi in un confuso gomitolo di delusione.
- "Io non ho amici… tu li hai"
Le foto che aveva in mano finirono sul tavolo, lanciate con sgarbo. 
- "Ed una volta eravamo nemici. Dovremo tornare ad esserlo"
[Sarebbe molto più semplice se potessi odiarti – pensò.]

Non lo guardò mentre parlava, ma lui era vicino, e le alzò il volto con una mano, confuso. 
- "Dovresti temermi" - disse lei. 
- "Non è così"
Matt la guardò in fondo agli occhi, e lei credette di tremare sotto quello sguardo. 
- "Perché no?"-chiese mentre le mani di lui si appoggiavano ai lati del suo viso per tirarle indietro i capelli.
- "Perché sei buona, Rebekah, nonostante tu abbia passato tutta la vita a dimostrare il contrario" 
Lei si staccò, indietreggiando di un passo. 

- "Ridicolo. Nessuno mi vede come mi vedi tu" 
- "Probabilmente è così. Ma sono sicuro di essere nel giusto"  
Lei allungò il braccio afferrandogli la mano. La tenne per un istante e poi si avvicinò fissandolo negli occhi. 
- "Scusami"  -disse piano- "non avrei mai dovuto farmi vedere... e infatti non mi hai vista
Lui reagì con prontezza, tirandole uno schiaffo.

- "Scusa" -disse lui con la voce alterata dalla rabbia- "se tu cerchi di cancellarmi la memoria devo fermarti"
Lei sentiva il dubbio assalirla, opprimerla, e rimase immobile, senza reagire, incapace di fare a Matt quello che avrebbe fatto a qualsiasi altro.
Ed era sempre stato questo il problema.
Davanti a lui era sempre stata diversa.
Mai una Mikaelson, e quasi mai un vampiro.
Solo una donna.

- "E se devi cancellarla, almeno sia per qualcosa per cui ne valga la pena" 
Si mosse verso di lei, e la sua mano le passò dietro la testa, arruffandosi sui capelli biondi e portandola verso di sé. 
Rebekah respirò il suo odore, sentendo il suo corpo caldo, inebriata e scossa dalla sua decisa reazione. 
[Sarebbe molto più semplice se potessi odiarti – pensò.]

Non si sforzò di combattere il suo piacevole aggressore e lo afferrò per il sedere mentre lui la baciava profondamente. 
Poi fu tutto uno spogliarsi, un prendersi, un afferrare quello che riuscivano ad avere l'uno dell'altra. 
Rebekah fu dolce, e sollevata, e triste, e apprezzò ogni istante come fosse l'ultimo. 
Lui la guardò sempre, imprimendosi nella memoria quello che lei voleva togliergli, la possibilità di ricordarla nuda, e bella, e sorridente su di lui.
Poi si addormentarono. Lei dormì brevemente, e serenamente come non faceva mai. Si svegliò, e lo accarezzò, baciandogli il viso. 
Quando lui aprì gli occhi stava tramontando il sole. 
- "E' tutto il tempo che posso avere con te?" chiese lui. 
Lei non rispose. Andò a preparargli il caffè, in un gesto normale che poteva esistere in una dimensione in cui lei non era un vampiro e lui la sua preda. 
Sorrise, e mentre lui, bevendo distrattamente, le afferrava la mano, Rebekah cancellò i suoi ricordi. 

Quando il cielo fu buio, Rebekah non c'era più. 
Camminava sotto la pioggia leggera, dando le spalle all'amore più vero e umano che avesse mai sentito. 
Avrebbe voluto pugnalarsi al petto, ma si strinse tra le braccia, e accusò il dolore come ogni altro, circondata dalla disperazione e dalla lieve consapevolezza di aver dato, almeno a lui, la possibilità di qualcosa di reale.
Matt lavava le tazzine, e si chiedeva se fosse stato saggio prendere due caffè. 


La quarta volta Rebekah tornò quasi sperando che lui ricordasse. 
La quinta per raccontargli tutta la verità. 
La sesta per fare di nuovo l'amore con lui. 
La settima per astinenza, per amore, e per convincersi a non immaginare mai più le cose che non avrebbe mai fatto. 
[Sarebbe molto più semplice se potessi odiarti – pensò.]



L'ottava volta Rebekah tornò per dire addio. 
Ogni volta che si era allontanata da New Orleans per lui aveva in qualche modo cercato un'occasione, ma non ce n'era mai stata nessuna. 
Bussò alla porta. Voleva che lui le desse il permesso, per una volta. 
Attese, muovendosi per l’agitazione e facendo ondeggiare il morbido vestito bianco.
Lui aprì, e la guardò spalancando gli occhi leggermente spenti. 
Rebekah sorrise lievemente, perdendosi in occhi azzurro cielo e dolci ricordi.
Non c'era mai stata speranza.
Ma amarlo, era stato per lei come avere un cono di luce a trafiggerle l’anima.

Si abbracciarono dolcemente, sotto il portico riparato dal sole. 
Rebekah era bella come sempre.
Matt aveva le mani tremanti, le rughe sul viso, e un figlio grande che abitava lontano. 
Lei lo strinse, lasciando che la tristezza le cadesse addosso come un manto.
Non c'era mai stata speranza, lo aveva sempre saputo.
Ma lì, sul portico, si abbracciarono a lungo.
Solo un uomo. E una donna.

[Sarebbe molto più semplice se potessi odiarti – pensò.
Amarti mi turba. Mi rende felice, e triste, umana come te.
In quello che non c’è stato, mi hai regalato la cosa che desideravo di più al mondo.
La libertà di poter essere diversa da quello che ero.]

















***********
Questa è una delle mie coppie preferite in The Vampire Diaries, e ho voluto dare una chiusura tutta mia alla loro storia.
Amo Rebekah, il suo personaggio, la sua storia. E a dirla tutta, proprio per la sua storia, non ho mai visto nessuno migliore di Matt per starle accanto. 
Perché sono le persone che tirano fuori il meglio di noi quelle che meritano di essere amate.
So di amare, in questo telefilm, solo coppie secondarie e bistrattate, ma in ogni momento, mese o anno futuro, sarò felice di vedere che qualcuno è passato di qui.





 
  
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